Siodmak, Robert
Regista cinematografico tedesco, nato a Dresda l'8 agosto 1900 e morto a Locarno il 10 marzo 1973. Costretto all'emigrazione dal nazismo, fu uno dei nomi più noti della diaspora culturale e artistica dalla Mitteleuropa negli Stati Uniti dopo l'ascesa di A. Hitler, affermandosi a Hollywood soprattutto come autore di film noir. Cineasta dallo stile camaleontico e versatile, si adattò ai diversi sistemi produttivi con ottimi riscontri di pubblico, finendo con l'identificarsi con il cinema di studio, alla cui fine non sopravvisse. Nei suoi film la sensibilità nei confronti della cultura di massa si accompagnò alla perfetta comprensione del dispositivo cinematografico. S. applicò il suo talento visivo soprattutto alla costruzione di thriller e noir immersi in atmosfere ossessive, spesso costruite come incubi allucinati, coniugando la suspense psicologica con i chiaroscuri di marca espressionistica. Fu candidato all'Oscar in due occasioni: nel 1947 per la miglior regia con The killers (1946; I gangsters) e nel 1958 per il miglior film straniero con Nachts, wenn der Teufel kam (1957; Ordine segreto del III Reich); inoltre nel 1955 vinse l'Orso d'oro al Festival di Berlino con Die Ratten (I topi).
Proveniente da una facoltosa famiglia ebrea, S. scelse la carriera teatrale. Dalla metà degli anni Venti fu a Berlino insieme al fratello Curt, sceneggiatore e regista, e nella capitale fu attivo nel cinema con varie mansioni. L'esordio registico, Menschen am Sonntag. Das Dokument der Gegenwart (1930), lo impose: si trattava di un'opera collettiva, cui parteciparono a vario titolo altre future celebrità (Billy Wilder, Edgar G. Ulmer, Fred Zinnemann); i personaggi erano interpretati da attori non professionisti, ritratti durante un fine settimana berlinese. L'attenzione per la metropoli e la cultura di massa, unita all'assimilazione delle ricerche sovietiche sul montaggio e degli studi sulla plastica dell'inquadratura effettuati nell'ambito dell'avanguardia tedesca, inscrisse Menschen am Sonntag nel movimento della Neue Sachlichkeit. S. fu quindi assunto alla UFA, dove realizzò alcuni film gialli e d'ambiente criminale: Der Mann, der seinen Mörder sucht (1931), Voruntersuchung (1931; Istruttoria), Stürme der Leidenschaft (1932; Tempeste di passione). Di particolare rilievo anche il dramma intimista Brennendes Geheimnis (1933; Segreto ardente), tratto da un racconto di S. Zweig.
Dopo aver lasciato la Germania, proseguì la brillante carriera in Francia, dove firmò commedie come La crise est finie (1934), e thriller come Pièges (1939; L'imboscata). Allo scoppio della Seconda guerra mondiale, si trasferì a Hollywood. Dopo un faticoso avvio, nel 1944 passò alla Universal Pictures. In pochi anni diresse alcuni dei più cristallini risultati del film noir, con cui è fondamentalmente identificata la sua fama. Phantom lady (1944; La donna fantasma), tratto da un romanzo di C. Woolrich, The spiral staircase (1946; La scala a chiocciola), The dark mirror (1946; Lo specchio scuro), The killers, tratto da un racconto di E. Hemingway, The cry of the city (1948; L'urlo della città) e Criss cross (1949; Doppio gioco). Colse ottimi risultati anche nel film d'avventura con The Crimson pirate (1952; Il corsaro dell'isola verde), interpretato da un acrobatico Burt Lancaster.
Fu però soprattutto nel noir che S. unì una sapienza narrativa, fondata sullo spessore psicologico dato ai personaggi e sull'articolazione delle vicende, con codici specifici del cinema: si distinse soprattutto per la ricchezza tonale dell'illuminazione, l'inventività delle soluzioni sonore e la varietà dei movimenti di macchina. Per es., in Phantom lady o The spiral staircase, l'illuminazione, che crea violenti contrasti, varia con lo stato psicologico dei personaggi (nel primo caso un uomo immerso nel delirio persecutorio di una colpa ‒ l'uxoricidio ‒ di cui è innocente; nel secondo caso uno psicopatico e la sua vittima designata, una ragazza muta); mentre in The dark mirror il sonoro muta con le condizioni psichiche delle protagoniste, due sorelle gemelle entrambe interpretate da Olivia De Havilland. Spesso il regista impiegò complessi spostamenti di macchina a fini di economia narrativa: in tal senso sono particolarmente pregevoli alcune sequenze di The killers, Criss cross e The file on Thelma Jordan (1950; Il romanzo di Thelma Jordan). Inoltre, sua caratteristica stilistica fu la capacità di articolare uno sviluppo narrativo nella costruzione visiva di una sola inquadratura, senza frammentare lo spazio attraverso il montaggio. Nel caso dei noir, questo artificio determinò la creazione di suspense attraverso la puntuale collocazione del punto di vista e dei personaggi, ripresi in profondità di campo, e contraddistinse le sue opere per intelligenza formale.A partire dagli anni Cinquanta lavorò in Europa, soprattutto in Germania, dove realizzò anche alcuni manierati film antinazisti, come Die Ratten e Mein Schulfreund (1960; Nella morsa delle S.S.). È stata pubblicata postuma una sua raccolta di memorie (Zwischen Berlin und Hollywood: Erinnerungen eines grossen Filmregisseurs, hrsg. H.C. Blumenberg, 1980).
Ch. Higham, Robert Siodmak in America, in "Film journal", 1958, 9, pp. 3-24.
H. Dumont, Robert Siodmak: le maître du film noir, Lausanne 1981.
E. Dagrada, Robert Siodmak, Firenze 1987.
G. Spagnoletti, Siodmak (Billy e gli altri…), in Schermi germanici. Ufa 1917-1933, Venezia 1993, pp. 209-21.
Siodmak Bros. Berlin-Paris-London-Hollywood, hrsg. W. Jacobsen, H.H. Prinzler, Berlin 1998.
Robert Siodmak. Il re del noir, a cura di E. Martini, Bergamo 2000.