Ardigo, Roberto
Filosofo italiano (Casteldidone, Cremona, 1828 - Mantova 1920). Sacerdote (1851), insegnante (1852-67) nel seminario di Mantova, canonico (1863), fu poi prof. (dal 1869) di filosofia nel liceo pubblico della stessa città. Nel 1869 un suo discorso in memoria di Pomponazzi fu messo all’indice e la mancata ritrattazione portò, nello stesso anno, alla sua sospensione a divinis; nel 1871 smise l’abito ecclesiastico. Dal 1881 al 1920 fu prof. di storia della filosofia nell’univ. di Padova, coprendo anche per alcuni anni gli incarichi di lingua e letteratura tedesca (1885-86) e di pedagogia (1888-91). A. è il massimo rappresentante del positivismo italiano; il suo sistema, peraltro, è piuttosto un grandioso tentativo di metafisica monistica che uno sviluppo dei motivi più propriamente empiristici del positivismo. Da un lato egli considera tanto la realtà fisica quanto quella psichica come aspetti di una realtà oggettiva sostanzialmente unica, e propende così verso uno schietto materialismo; d’altro lato, concepisce il processo evolutivo di tale unica realtà come un moto di continua genesi del «distinto» dall’«indistinto». Tra i suoi scritti (quasi tutti raccolti in Opere, 11 voll., 1882-1912) si devono ricordare: La psicologia come scienza positiva (1870); La formazione naturale nel fatto del sistema solare (1877); La morale dei positivisti (1878); Il vero (1891); La ragione (1894); L’unità della coscienza (1898); Scienza dell’educazione (1903).