BANDINELLI, Roberto
Nacque a Firenze da Michelangelo, figlio di Bartolomeo, detto Baccio, il noto scultore fiorentino. Nel 1617 lasciò Firenze e nella primavera del 1618 si stabilì a Cracovia prendendone la cittadinanza. Poco tempo dopo, senza rompere i rapporti con i mercanti cracoviesi, si trasferì a Leopoli dove svolse un'intensa attività, fruttuosa soprattutto per il commercio della seta importata dall'Italia. Tale attività e il patrimonio che aveva in Toscana permisero al B. di costruire un grande palazzo ove organizzò la posta cittadina.
Il 12 marzo 1629 ottenne dal re Sigismondo III il così detto servitoriato, cioè fu inserito nell'elenco delle persone che prestavano servizio presso la corte. Da questa posizione derivò il prestigio che lo poneva come il maggior concorrente della famiglia Montelupi, gerente la posta a Cracovia. Nello stesso tempo il re, approfittando dei rapporti del B. con il suo paese, gli affidò l'incarico di amministrare regolarmente la posta fra la provincia russa e i paesi stranieri, soprattutto con l'Italia. Ricevette inoltre il diritto esclusivo d'amministrare la posta interna fra Leopoli, Cracovia, Varsavia, Danzica e Lublino. Questo privilegio fu confermato nel 1633 dal re Ladislao IV. Anche Stanislao Lubomirski, il voivoda russo, e Stanislao Koniecpolski, etmano della corona, emanarono simili disposizioni ordinando alle autorità civili e militari di aiutare il B. nella sua carica di soprintendente alla posta reale.
Nello stesso anno 1629 il B. presentò al comune di Leopoli un'"Ordinatio postae", ove si stabilivano le tariffe postali, il termine di recapito della corrispondenza, ma anzitutto si tentava di codificare una sorta di monopolio per l'attività del B. in base al quale i borghesi di Leopoli non potevano più utilizzare i propri messaggeri. Per questo motivo si inasprirono i rapporti fra la cittadinanza e il B., il quale dovette subire un processo e la prigionia in base a un procedimento apertamente illegale, in quanto, come servitore del re, egli non poteva essere soggetto alla legislazione della città. Il processo durò qualche anno, e tutta la vicenda ebbe come effetto un ritardo nello sviluppo dell'organizzazione postale del B., che venne infine completamente stroncata.
A questi insuccessi s'aggiunsero quelli commerciali. Il B. fu costretto a chiudere il suo magazzino di seta, assai redditizio in altri tempi, non potendo sostenere la concorrenza del compatriota Giulio Attavanti, al quale il comune di Leopoli aveva conferito privilegi particolari e riduzioni delle tasse, sembra allo scopo di ostacolare indirettamente l'attività del Bandinelli. Fu questa una decisa presa di posizione della città contro quest'ultimo, che aveva offeso i borghesi con la sua violenza e il suo disprezzo verso i diritti municipali. Il B., nel 1639 circa, aveva intenzione di lasciare la Polonia e a tale scopo ricevette dal re Ladislao IV una lettera di raccomandazione per il granduca di Toscana. Ma in seguito decise di restare a Leopoli, dove riuscì a ripristinare la posta che diresse fino alla morte, avvenuta nel 1650.
Secondo il testamento redatto in italiano, che si conserva negli Archivi della città di Leopoli, il suo patrimonio fu diviso fra quattro figli: Lauro, Michelangelo, Carlo e Stanislao. La moglie Anna e, finché non si sposarono, le due figlie, Costanza e Caterina, rimasero comproprietarie del palazzo prospiciente la piazza centrale.
Il minore dei fratelli del B., Angelo Maria, si trasferì in Polonia nel 1650 circa e fu segretario reale. Dopo qualche anno trascorso in Toscana, tornò in Polonia e nel 1662 successe a Carlo Montelupi nell'ufficio di capo generale reale della posta. Svolse questo incarico per sette anni tornando intorno al 1670 in Italia, al servizio del granduca di Toscana.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Cracovia: Consul. Grac. 463, pp. 786-787, 868; Consul. Crac. 466, pp. 1211-1212; S. Ciampi, Bibliografia critica, Firenze 1834, I, pp. 207-209; W. Loziński, Patryciat i mieszczaústwo Iwowskie w XVI i XVII wieku, Lwów 1892, pp. 177-183; A. Boniecki, Herbarz polski,Warszawa 1901, I, p. 95; P. Dabkowski, Rys urzadzeú pocztowych, Kraków 1903, pp. 20 s., 53-59; J. Ptagnik, Z dzieiów kultury wùoskiego Krakowa,Kraków 1907, Rocznik Krakowski,IX, p. 69; Id., Gli Italiani a Cracovia,Roma 1909, pp. 83-85, 97; Polski Sùownik Biograficzny,I,p. 256.