Benigni, Roberto
Un comico irriverente
Attore toscano dalla forza travolgente, Roberto Benigni si esprime attraverso i movimenti di un corpo snodabile e con battute irresistibili e provocatorie pronunciate a raffica in dialetto. Ha così reso inconfondibile il suo personaggio, che unisce la vivacità e la malinconia del clown secondo la lezione dei più grandi comici del cinema, da Charlot a Totò.
Nato a Misericordia, in provincia di Arezzo, nel 1952, Benigni si è trasferito negli anni Settanta a Roma, dove ha cominciato a recitare in teatro. Nello stesso periodo ha conosciuto il regista Giuseppe Bertolucci e con lui ha creato un personaggio comico, il Cioni Mario, contadino toscano dalle continue battute provocatorie, con il quale è apparso anche in alcuni programmi televisivi e in un film diretto nel 1977 dallo stesso Bertolucci, Berlinguer ti voglio bene. Esuberante al limite dell'irriverenza, incontenibile nella sua comicità, ha scelto anche di dirigere i film di cui era protagonista. Così Non ci resta che piangere (1984), diretto e interpretato insieme al grande attore napoletano Massimo Troisi, è una divertente favola che narra un viaggio nel tempo di un maestro elementare e di un bidello. I due, a causa di un improvviso diluvio, cercano rifugio in una locanda e di colpo si ritrovano nel lontano 1492 dove finiranno per incontrare Leonardo da Vinci.
In Il piccolo diavolo (1988), Benigni interpreta un diavoletto dispettoso e irriverente impegnato in dialoghi esilaranti con un prete (interpretato dall'attore americano Walter Matthau). Questi cerca inutilmente di riportarlo sulla retta via dopo averlo liberato, con un esorcismo, dal corpo di una grassa signora di cui si era impossessato. Le divertenti gag del film si reggono anche sulla contrapposizione fisica tra i due attori protagonisti: l'uno, Benigni, piccolo di statura e concitato nei gesti, l'altro, Matthau, alto, controllato nei movimenti e dal volto impassibile.
La maturazione di Benigni come regista si è rivelata pienamente nel 1997 in La vita è bella, per il quale ha ottenuto due premi Oscar, per il miglior film straniero e come migliore attore protagonista. Quest'opera rappresenta un mutamento nel percorso artistico del regista-attore, deciso ad affrontare il tragico tema della Shoah, ossia lo sterminio del popolo ebraico avvenuto durante la Seconda guerra mondiale, pur non rinunciando ai tratti tipici della sua comicità. Ambientato nell'Italia fascista degli anni Trenta, La vita è bella inizia con i toni della commedia nel raccontare l'amore di Guido per la graziosa maestra Dora, la loro felice unione e la nascita del piccolo Giosuè. La proclamazione delle leggi razziali e l'inizio della Seconda guerra mondiale travolgono la famiglia: padre e figlio, in quanto ebrei, vengono deportati in un campo di concentramento e divisi da Dora. Guido, deciso a impedire che Giosuè capisca la drammaticità della situazione, gli fa credere che quanto sta loro accadendo faccia parte di un gioco. L'amore del padre verso il figlio appare evidente nei sorrisi che nascondono la paura, nei tentativi di trasformare tutto in un gioco; così anche la durezza e l'aggressività dei soldati nazisti sono attribuite dal bambino semplicemente al loro desiderio di vincere la 'partita'. Nel film le battute e gli atteggiamenti buffi di Benigni servono a sottolineare ancora di più la tragicità degli eventi raccontati.
Nell'anno 2002 il regista-attore ha affrontato invece il ruolo di Pinocchio, cercando e trovando nel burattino-bambino e nelle sue peripezie divertenti ma anche tragiche il senso più profondo dei suoi personaggi: candore e ingenuità, uniti al gusto per lo sberleffo più spietato, presentati con toni ora amari, ora ricchi di poesia.
Come attore:
Chiedo asilo (1979) di Marco Ferreri;
Il pap'occhio (1980) di Renzo Arbore;
Daunbailò (1986) di Jim Jarmush;
Tuttobenigni (1986) di Giuseppe Bertolucci;
La voce della luna (1990) di Federico Fellini;
Il figlio della Pantera rosa (1993) di Blake Edwards.
Come attore e regista:
Tu mi turbi (1983);
Johnny Stecchino (1991);
Il mostro (1994).