Benigni, Roberto
Attore e regista cinematografico, nato a Misericordia (Arezzo) il 27 ottobre 1952. Capace di sprigionare energia con la parola e con il corpo, B. ha assunto spesso, con i suoi personaggi, movenze clownesche, facendo propria la lezione dei comici del muto (Charlie Chaplin e Buster Keaton), arricchita dagli umori di una tradizione dialettale mai esasperata anche se spesso trasgressiva. Come regista, ha realizzato film apparentemente studiati per servire l'attore B.: in realtà, grazie anche alle sceneggiature di Vincenzo Cerami, le sue opere si sviluppano secondo un preciso modello nel quale la gag verbale è spesso subordinata all'impianto visivo e i meccanismi tipicamente slapstick della ripetizione e dell'equivoco vengono rielaborati e rinnovati. Tra i pochissimi registi-attori italiani in grado di garantire considerevoli successi al botteghino, si è affermato anche nel cinema statunitense con autori come Jim Jarmush e Blake Edwards. Con La vita è bella (1997) ha ottenuto nel 1998 il Gran premio della giuria al Festival di Cannes e, nel 1999, i premi Oscar per il miglior film straniero e il migliore attore, oltre a quello per le migliori musiche assegnato a Nicola Piovani.Trasferitosi a Roma all'inizio degli anni Settanta, ha recitato in spettacoli d'avanguardia al Teatro dei Satiri, al San Genesio, al Beat '72 e all'Alberichino. In questo stesso periodo ha conosciuto Giuseppe Bertolucci con il quale ha creato il personaggio di Cioni Mario, contadino toscano protagonista di un monologo (Cioni Mario di Gaspare fu Giulia) in cui sono presenti molti elementi autobiografici. Con questa maschera è apparso anche nei programmi televisivi Onda libera (1976) e Vita da Cioni (1977), nonché nel film Berlinguer ti voglio bene (1977) dello stesso Bertolucci, che ha rappresentato il suo debutto cinematografico come attore. Sempre in televisione, nel 1978 ha raggiunto una notevole popolarità nella trasmissione di Renzo Arbore L'altra domenica, in cui dava vita a un bizzarro critico cinematografico. Nel 1979, dopo i ruoli minori in Clair de femme (Chiaro di donna) di Constantin Costa-Gavras e La luna di Bernardo Bertolucci, ha interpretato un preside irascibile in un episodio di Letti selvaggi di Luigi Zampa e soprattutto, ancora nel 1979, si è messo in luce in Chiedo asilo di Marco Ferreri, delineando con sottile ironia il personaggio di un maestro d'asilo. È stato nuovamente un professore di scuola in I giorni cantati (1979) di Paolo Pietrangeli, prima di lasciare esplodere senza freni la sua esilarante esuberanza verbale nei monologhi di Il pap'occhio (1980) di Renzo Arbore. Dopo altre apparizioni televisive, è stato protagonista di Il minestrone (1981) di Sergio Citti, esordendo poi dietro la macchina da presa con il film a episodi Tu mi turbi (1983), opera imperfetta e libera che ha essenzialmente la funzione di offrire un supporto agli irriverenti monologhi dell'attore.
Nel 1984, con Massimo Troisi, ha diretto e interpretato Non ci resta che piangere, favola surreale che racconta un viaggio nel tempo (un bidello e un maestro elementare che vengono risospinti nel 1492), in cui la comicità dei due protagonisti scaturisce da uno scontro dialettale, dalla loro capacità di accumulare le battute prima di farle esplodere e da una serie di sketch isolati. È stato poi chiamato negli Stati Uniti per interpretare Down by law (1986; Daunbailò) di Jarmush dove, esprimendosi in un esilarante anglo-toscano, è un carcerato che evade assieme ad altri due prigionieri. Dello stesso anno è Tuttobenigni di G. Bertolucci, autentico one man show, con B. che disserta di politica, religione e sesso. È poi tornato dietro la macchina da presa con Il piccolo diavolo (1988), in cui ha dato prova di una maggiore consapevolezza nella costruzione delle situazioni comiche: accanto a Walter Matthau, il prete esorcizzatore, il corpo di B., diavolo irriverente, viene calato in un contesto ora ludico ora onirico, immerso spesso nei cromatismi notturni della fotografia di Robby Müller. Nel 1990, assieme a Paolo Villaggio, è stato protagonista di La voce della luna di Federico Fellini, nel ruolo del sognatore e funereo Salvini. Successivamente ha realizzato Johnny Stecchino (1991), quasi un film di mafia costruito sulla struttura della commedia degli equivoci, in cui la sceneggiatura di Cerami prepara con voluta lentezza la fase preliminare delle gag che poi si susseguono con un ritmo forsennato; è stato quindi nuovamente diretto da Jarmush nell'episodio romano di Night on earth (1992; Taxisti di notte ‒ Los Angeles New York Parigi Roma Helsinki), nella parte di un tassista che con i suoi racconti scandalizza un malcapitato prete. Continuando nel suo percorso di interprete, in Son of the Pink Panther (1993; Il figlio della Pantera rosa) di Edwards ha portato all'estremo il nonsense e i toni farseschi calandosi nel ruolo del gendarme Gambrelli, figlio del defunto ispettore Clouseau; B. si è qui ispirato direttamente al modello comico di Jacques Tati, in specie al personaggio del postino François di Jour de fête (1949, diretto dallo stesso attore). È stato in seguito regista e protagonista di Il mostro (1994), basato su collaudati meccanismi comici, come la ripetizione di gag o della stessa scena da differenti punti di vista, e giocato sul contrasto tra l'inganno delle apparenze e l'ingenuità del protagonista, assolutamente inconsapevole della portata delle sue azioni.
Con La vita è bella sono arrivati quei riconoscimenti della critica che, per la prima volta, ha letto la sua opera come vera opera d'autore. Ambientato nell'Italia fascista della fine degli anni Trenta, il film sembra apparentemente diviso in due parti: la commedia sentimentale (il protagonista corteggia e sposa una maestra), la tragedia della Shoah (il protagonista viene rinchiuso con il figlio in un campo di concentramento); ma la scissione risulta superata dallo stile evocativo adottato da B., che produce una sorta di distanziamento dalla Storia, nonché dalla capacità di dichiarare l'inadeguatezza della comicità di fronte al dramma. Successivamente, in Astérix et Obélix contre César (1999; Asterix e Obelix contro Cesare) di Claude Zidi ha mostrato una fisicità da fumetto, mettendo in luce una scatenata e compiaciuta cattiveria nel personaggio di Lucius Detritus.
S. Parigi, Roberto Benigni, Napoli 1988; G. Simonelli, G. Tramontana, Datemi un Nobel: l'opera comica di Roberto Benigni, Alessandria 1998; S. Masi, Roberto Benigni, Roma 1999.