BRACCO, Roberto
Nato a Firenze il 29 giugno 1903 da Domenico e da Margherita Parenti, in una famiglia di operai di origine piemontese, per mantenersi agli studi fu costretto giovanissimo a trovarsi un impiego. A quindici anni fu assunto come scritturale presso gli uffici del comune di Firenze, dove divenne poi capo ripartizione e, infine, capo di gabinetto. Mentre era impegnato in questa doppia attività di studente e lavoratore, trovò anche il tempo per frequentare il circolo Italia nuova, un vivace centro di formazione per la gioventù studentesca fiorentina che aveva in don G. Facibeni e in don R. Bensi il punto di riferimento. Negli anni universitari fu attivo nella Federazione universitaria cattolica italiana (fu vicepresidente del circolo A. Conti dal 1921 al 1926). Si laureò in scienze politiche presso l'Istituto superiore "Cesare Alfieri" di Firenze nel 1926; quindi si recò in Svizzera, per perfezionare gli studi economici presso l'università libera di Friburgo, e tornato a Firenze completò gli studi giuridici sotto la guida di G. VaIeri, allora titolare di diritto commerciale presso la facoltà di economia e commercio. Conseguita nel 1935 la libera docenza in diritto commerciale fu chiamato prima come professore incaricato nell'università di Ferrara (1935-36 e 1936-37), poi nella facoltà di economia e commercio a Bologna (1937-38 e 1938-39).
Furono anni scientificamente molto attivi per il B., che pubblicò tre monografie: La legge uniforme sulla cambiale, con prefazione di G. Valeri (Padova 1935), Le società commerciali non manifeste (Milano 1938) e Depositi a risparmio (Padova 1939), oltre a numerosi articoli e note a sentenza comparsi in varie riviste giuridiche.
La legge uniforme sulla cambiale, ha per oggetto lo studio della legge cambiaria del, 14 dic. 1933, entrata in vigore il 1° genn. 1934 insieme con le convenzioni internazionali. Il B. vi svolge sia un ampio commento, tenendo preienti i lavori preparatori sul testo uniforme di Ginevra, sia una ricerca puntuale e dettagliata sulle numerose e complesse questioni di diritto cambiario, tanto che nell'ultimo capitolo dei lavoro egli costruì uno schema di teoria dell'obbligazione cambiaria (si veda in proposito le osservazioni di W. Bigiavi, in Rivista di diritto commerciale, XXXIII [1935], 1, pp. 370 ss.). Nel volume Le società commerciali non manifeste il B. mostra "un'attitudine all'analisi e una abilità nel maneggio degli strumenti da farne un ragionatore di grande finezza" (vedi, la recensione, siglata C., in Rivista di diritto e procedura civile, XV [1938], pp. 348 ss.). L'opera è suddivisa in tre parti: la prima è dedicata all'esame dei limiti, del concetto e della cabistica di tali fattispecie, la seconda si impernia sulla struttura delle società occulte partendo dall'esposizione delle tesi avanzate in dottrina, ma che il B. rifiuta, ritenendo che la società occulta sia una società commerciale dotata di personalità giuridica, in quanto non esisterebbero società commerciali atipiche; la terza parte è dedicata allo studio della responsabilità dell'ente e dei soci nei confronti dei terzi, nonché alla disciplina applicabile. L'A. inquadra il fenomeno nel campo associativo, rilevando che per società occulta deve intendersi "un complesso sociale che imprende il compimento di una attività di commercio usando della forza sociale ma restando questo complesso nascosto ai terzi di fronte ai quali comparisce invece soltanto una persona singola" (p. 11). E proprio sulla funzione della società occulta nel mondo mercantile, come strumento per limitare la responsabilità dei soci, il B. ferma in particolare la sua attenzione.
Con I depositi a risparmio il B. colmava una lacuna della dottrina italiana. Dopo aver definito come risparmio sia l'attività risparmiatrice sia la ricchezza risparmiata (capitolo primo), egli inserisce i depositi a risparmio - definiti come strumenti principi predisposti dalle aziende di credito per attrarre il risparmio monetario e funzionalizzati alla formazione del risparmio e nella categoria dei depositi fiduciari, accanto ai depositi semplici e ai depositi in conto corrente. Limitati i depositi a risparmio soltanto a quelli documentati dalla presenza dei libretti di risparmio, il B. li inserisce fra gli atti di commercio, individuando i contrassegni comuni e uniformi delle prestazioni bancarie nei due elementi della interposizione nel credito e della molteplicità delle interposizioni. Il deposito a risparmio, secondo il B., pur rientrando per l'affinità dello scopo nella categoria generale del deposito comune, può partecipare della natura sia dei mutuo i sia del deposito irregolare, a seconda dello scopo che le parti hanno inteso perseguire e che può consistere sia nella disponibilità (deposito irregolare) sia nell'impiego (mutuo). Per quanto riguarda la natura giuridica, il B. afferma che si tratta di un contratto non solenne, unilaterale, reale, indifferentemente oneroso o gratuito. Nell'ultimo capitolo viene esaminata la sorte dei depositi a risparmio nei casi di crisi delle aziende di credito alla luce soprattutto della legislazione bancaria, allora vigente, in materia di fusione, amministrazione straordinaria e liquidazione coatta.
Primo ternato nel concorso a cattedra di diritto commerciale del 1939, il B. fu chiamato nel 1940 come straordinario (ordinario dal 1942) dall'università di Siena, dove rimarrà fino al 1953. Impegnato nella lotta antifascista a Firenze, dopo la liberazione della città fu designato a far parte della giunta comunale creata dal Comitato toscano di liberazione nazionale, ricoprendo la carica di assessore dall'11 ag. 1944 al 10 nov. 1946. Successivamente, fino al 27 maggio 1956, fu consigliere comunale, sempre eletto nelle liste della Democrazia cristiana. Già collaboratore (tra il 1929 e il 1931) dei Frontespizio, la vivace rivista cattolica diretta da P. Bargellini, nel primo dopoguerra ebbe incarichi direttivi nel Corriere del mattino e fondò e diresse il mensile Rassegna (aprile 1945 - giugno-luglio 1946), al quale collaborarono, tra gli altri, C. Bo, A. De Gasperi, G. Dossetti, G. La Pira, A. Fanfani, A. Piccioni, G. Pieraccini, A. Segni. Dall'anno accademico 1953-54 fu chiamato dalla facoltà di economia e commercio dell'università di Firenze a ricoprire prima la cattedra di diritto industriale e poi (fino alla morte), quella di diritto commerciale. In questo periodo pubblicò L'impresa nel sistema del diritto commerciale (Padova 1960).
In quest'opera si avverte maggiormente la peculiarità dell'impostazione scientifica del B., interessato a una costruzione dogmatica degli istituti giuridici sempre filtrata e verificata attraverso la sua esperienza di operatore economico. Ponendosi contro la dottrina dominante, egli.sostiene la tesi secondo cui nel codice civile non esisterebbe una definizione (e quindi una disciplina) dell'imprenditore e dell'impresa in generale. L'art. 2082 del codice civile fornirebbe- è questo il filo conduttore di tutto il volume - la definizione dell'imprenditore e dell'impresa commerciale, perché altrimenti si dovrebbe affermare che il legislatore ha definito soltanto l'imprenditore agricolo e il piccolo imprenditore, lasciando fuori quello che è il centro di tutta la disciplina del 1942: l'imprenditore commerciale.
L'affermazione del B. nella carriera accademica fu accompagnata dal successo che egli raggiunse nella vita economica e finanziaria. Dal 3 luglio 1947 al 7 luglio 1955 ricoprì la carica di presidente della deputazione del Monte dei Paschi di Siena; consigliere della Banca toscana dal 27 sett. 1947, ne divenne presidente fino al 26 marzo 1955 (da questa data, fino alla morte, fu vicepresidente). Fu anche presidente dell'Istituto federale di credito agrario della Toscana e vicepresidente dell'Associazione sindacale fra le aziende di credito. Dall'ottobre 1951 al dicembre 1959 fu presidente dell'Istituto nazionale delle assicurazioni (INA) e, in seguito, delle due società collegate, le Assicurazioni d'Italia (dal 1955) e la Fiumeter (dal 1953). Lasciata la presidenza dell'INA, rappresentò questa nei consigli di amministrazione dell'Ente finanziario interbancario e dell'Istituto mobiliare italiano (IMI). Dal 1964 al 1966 fu presidente della Camera di commercio di Firenze e della Società metallurgica La Magona d'Italia.
L'esperienza fatta nel settore assicurativo si riflette in alcuni degli ultimi lavori scientifici del B., Le imprese in posizione dominante secondo il primo regolamento di applicazione degli artt. 85 e 86 del Trattato di Roma e l'industria assicurativa italiana (in Scritti giuridici ed economici, Padova 1972, pp. 279-293) e Il settore assicurativo (ibid., pp. 297-374; relazione presentata dal B. nel dicembre 1962 alla Commissione parlamentare d'inchiesta sui limiti posti alla concorrenza nel campo economico).
Il citato volume, pubblicato postumo, di Scritti giuridici ed economici raccoglie, oltre ad alcuni studi sulla riforma dei codici, soprattutto articoli di diritto bancario: Titoli di credito a documentazione aperta, 1937 (pp. 131-139), fra i quali il B. colloca il libretto di deposito bancario al portatore, "per la mutevolezza e la rinnovabilità del contesto e, di conseguenza, l'accrescimento dei rapporti sottostanti"; La prova dei depositi bancari, 1938 (pp. 89-107); Esecuzione coattiva sul contenuto di una cassetta di sicurezza, 1940 (pp. 109-117); Sequestro di somme depositate in banca e responsabilità del banchiere, 1946 (pp. 110-129). Notevole interesse presentano anche gli studi in tema di titoli di credito, fra i quali quelli sull'emissione di tratte non autorizzate: In tema di autorizzazione a trarre cambiali, 1940 (pp. 141-155), Ancora sulla emissione di tratta non autorizzata, 1942 (pp. 157-167); e quelli sulla forma e la volontà nella dichiarazione cambiaria: Forma e volontà nella dichiarazione cambiaria, 1941 (pp. 16924). Rimane, infine, da ricordare il saggio La compensazione (Milano 1942, purtroppo rimasto incompiuto proprio nella parte ricostruttiva), in cui il B. si cimentò su uno degli istituti più complessi che la scienza giuridica conosca, seguendone l'evoluzione dal diritto romano ai giorni nostri.
Il B. morì a Firenze il 20ag. 1967.
Fonti e Bibl.: Oltre al necrologio di A. Trabucchi, R. B., in Rivista di diritto civile, XIV (1968), pp. 561-562, si veda la voce di P.L. Ballini in Diz. stor. del movimento cattolico in Italia 1860-1960, III, Le figure rappresentative, I, Casale Monferrato 1984, pp. 123 s. (con le fonti e bibl. ivi citate).