Cinquini, Roberto (propr. Cinquina, Roberto)
Montatore cinematografico, nato a Roma il 14 luglio 1924 e morto ivi il 18 luglio 1965. Si può considerare, pur nella sua breve carriera troncata da una morte prematura, tra i più rappresentativi montatori italiani degli anni Cinquanta e primi Sessanta: ben 138 film lo videro infatti aiuto regista o montatore, benché accreditato soltanto in 75. Collaborando con registi dalle più diverse personalità, ha lasciato testimonianza di raffinati montaggi basati su uno spiccato senso del ritmo, derivante anche dalla sua conoscenza della musica. Questa conoscenza gli permise in molti casi di rinunciare al dialogo nella fase di primo montaggio per affidare il significato del racconto, in alcune sequenze, alle sole immagini con il commento musicale.Figlio d'arte, C. visse fin da piccolo l'esperienza del carro di Tespi al seguito dei genitori: il padre Alberto, romano, diresse dapprima la compagnia teatrale girovaga, e in un secondo tempo numerose produzioni cinematografiche; la madre Gina Moneta, milanese, era attrice nella compagnia teatrale. Dal 1941, a soli diciassette anni, entrò nel mondo del cinema come aiuto regista, lavorando con Flavio Calzavara, Mario Mattoli, Camillo Mastrocinque, Mario Bonnard. Ma fu Carlo Ludovico Bragaglia, di cui divenne aiuto regista dal 1943, a scoprire le sue capacità nel montaggio e ad affidargli i suoi film L'altra (1947) e Totò cerca moglie (1950). Dotato di grande equilibrio e di una naturale tendenza alla sintesi, negli anni Cinquanta venne apprezzato per il fatto di non essere un mero esecutore delle intenzioni del regista, ma quasi un 'coautore' capace di individuare le inquadrature essenziali ai fini del racconto filmico. In quel decennio avvennero proficui incontri con Mario Soldati, Mauro Bolognini, Luciano Salce, Marco Vicario, e nel 1960 realizzò per Roberto Rossellini il montaggio di Era notte a Roma e di Viva l'Italia, uscito poi nel 1961, e per Gillo Pontecorvo quello di Kapò. Un vero sodalizio artistico si formò sul set delle commedie di costume nei primi anni Sessanta (Il federale, 1961; La voglia matta, 1962; Le ore dell'amore, 1963) tra il regista Salce, il montatore C., gli sceneggiatori Franco Castellano e Giuseppe Moccia (Pipolo), il protagonista Ugo Tognazzi. La sua maturità professionale si arricchì ulteriormente nell'esperienza con registi come Pietro Germi e Sergio Leone. C. fu al fianco di Germi nella realizzazione di Un maledetto imbroglio (1959), Divorzio all'italiana (1961) e Sedotta e abbandonata (1964), opere che gli permisero di misurarsi con disinvoltura nel poliziesco, nella commedia satirica e nel melodramma. Nel 1964, contribuì all'avvio del fortunato quanto 'coraggioso' filone del western all'italiana, affiancando, con lo pseudonimo di Bob Quintle, il regista Bob Robertson (pseudonimo di Sergio Leone) per il montaggio di Per un pugno di dollari, ma firmando con il suo vero nome l'edizione italiana, laddove, per mancanza di fiducia nel successo del film, molti dei credits figuravano sotto nomi anglofoni. C. ebbe il merito di rielaborare le sequenze non compiute per la conclusione degli ingaggi degli attori; tra queste, la celebre scena del massacro della famiglia Baxter, dopo l'incendio della loro casa a opera della famiglia rivale, venne da lui arricchita con maestria, utilizzando i primi piani dei messicani che erano stati inizialmente accantonati da Leone.
S. Masi, Nel buio della moviola, L'Aquila 1985, pp. 102-103, 202-03, 260; Ch. Frayling, Sergio Leone: something to do with death, London-New York 2000, pp. 146-47 (trad. it. Milano 2002).