DE VITO, Roberto
Nacque a Firenze il 19 febbr. 1867 da Francesco Saverio e da Carmela Buonincontri; fu fratello di Eugenio. Laureatosi in legge, intraprese la professione forense conseguendo il titolo di procuratore legale e l'iscrizione all'albo degli avvocati di cassazione.
Esperto di questioni economiche ed amministrative, il D. si occupò in modo particolare di compravendita, espropri e concessioni. Su tali argomenti tenne conferenze e scrisse articoli e saggi. Ricoprì anche cariche in società di assicurazioni.Nel 1909 venne nominato membro del Consiglio di Stato. Il 19 maggio 1912 il D. fu eletto deputato nelle elezioni supplettive del collegio di Giulianova (Teramo), resosi vacante per la morte del deputato Giuseppe Cerulli. L'anno successivo, alla normale scadenza elettorale, il D. non ebbe difficoltà ad essere riconfermato nel seggio parlamentare per il medesimo collegio, dove peraltro non dovette competere con alcun avversario. Alla Camera aderì al gruppo democratico sociale che sosteneva la politica giolittiana. Appunto come "amicissimo" di G. Giolitti il D. fu segnalato dal direttore della Rivista politica e parlamentare, C. A. Cortina, a P. Boselli, allorché questi ebbe, nel giugno 1916, l'incarico di formare il governo. Il D. fu infatti nominato sottosegretario ai Lavori pubblici ed altresì commissario ai Combustibili. Mantenne entrambi gli incarichi, dal 19 giugno 1916 all'agosto 1917, e vi fu confermato nel successivo governo di V. E. Orlando, dall'ottobre 1917 al 23 giugno 1919.
Il compito del commissariato ai combustibili era quello di provvedere all'acquisto e all'imbarco in Inghilterra ed in America, al trasporto, allo sbarco e alla ripartizione dei carboni occorrenti alle amministrazioni statali, alle industrie rifornite dallo Stato, nonché all'acquisto e all'imbarco dei carboni concessi a privati consumatori e commercianti.
Riconfermato alla Camera nelle elezioni politiche del 1919 e del 1921, il D. venne nominato ministro dei Trasporti marittimi e ferroviari nel governo presieduto da F. S. Nitti. Ricoprì tale carica dal 23 giugno 1919 al 14 marzo 1920, allorché il ministero fu soppresso. Anche da ministro il D. mantenne l'incarico di commissario generale per il Carbone ed i Combustibili nazionali.
Nel gennaio 1920, durante lo sciopero dei ferrovieri, il D. entrò in contrasto con Nitti sull'opportunità di concedere il pagamento delle giornate di sciopero; mentre Nitti era disponibile ad accogliere la richiesta del sindacato, il D. si manifestò decisamente contrario.
Nel 1921 il D. aderì al nuovo gruppo della Democrazia unitaria, nato dalla fusione dei due gruppi della Democrazia liberale e della Democrazia sociale. Il D. presiedeva, insieme con F. Cocco Ortu, il direttivo del gruppo, composto, tra gli altri, da G. Amendola, G. A. Colonna di Cesarò, L. Facta e G. Paratore. Il 4 marzo 1921 il D. presentò in Parlamento un ordine del giorno sulla riforma del pubblico impiego.
Fu nominato ministro della Marina nel primo governo Facta, dal 26 febbraio al 1º ag. 1922, e riconfermato nell'incarico nel secondo governo Facta, dal 1º ag. al 31 ott. 1922. Come responsabile di questo dicastero il D. si trovò a dover affrontare la riforma dell'organizzazione dei porti ed il problema della sovvenzione dei cantieri navali e delle linee di navigazione, in una fase particolarmente critica per la marina mercantile italiana. Questa era infatti invecchiata, danneggiata e non più in grado di reggere la concorrenza delle marine estere.
In occasione del dibattito parlamentare sulla questione navale, nel marzo 1922, il D. rilevò la necessità di procedere all'ammodernamento della flotta, mentre si espresse per un sovvenzionamento limitato al minimo indispensabile a quelle linee di evidente importanza politica. Il D. richiamò altresì l'urgenza di avviare la ripresa e lo sviluppo del porto di Trieste, favorendo il convogliamento del suo traffico verso l'Europa continentale e centrorientale, in crisi dopo la disgregazione dell'Impero asburgico.
La questione navale rivestiva un particolare rilievo economico e politico ed intorno ad essa si sviluppò, oltre che in Parlamento, tra le forze sociali e sulla stampa un vivace dibattito. "Se - ha osservato in proposito D. Veneruso - la riorganizzazione su nuove basi dei porti riguardava direttamente il mantenimento o meno delle conquiste dei lavoratori negli ultimi decenni, la questione della sovvenzione ai cantieri riguardava l'avvenire produttivo della siderurgia italiana, per tanti aspetti legato ad una politica di produttività cantieristica".
Recependo le richieste degli ambienti armatoriali, il D. predispose un disegno di legge per la sovvenzione delle navi da carico che fossero state impostate nei cantieri italiani. Questo progetto, che fu presentato in Parlamento il 5 giugno 1922, incontrò la decisa opposizione dei settori liberisti e, tra gli altri, degli economisti G. Luzzatto e L. Einaudi sulle pagine del Corriere della sera. Favorevole incondizionatamente al progetto era la Destra, nazionalisti e fascisti, che vedevano nel rilancio della politica cantieristica e marinara un mezzo essenziale in una prospettiva imperialistica, tesa ad assicurare una maggiore presenza del naviglio italiano nel Mediterraneo. Il progetto, come altri del governo Facta, non riuscì tuttavia ad essere trasformato in legge.
L'avvento del fascismo pose fine alla carriera politica del De Vito. Egli aderì al regime ottenendone cariche più che altro onorifiche. Il 20 marzo 1924 fu nominato senatore, ma soltanto cinque anni più tardi, il 16 marzo 1929, si iscrisse al Partito nazionale fascista (iscrizione retrodatata al 1º marzo 1926 in considerazione dei meriti acquisiti verso il fascismo).
Fu quindi per lungo tempo, fino al 7 ott. 1941, presidente dell'Istituto di previdenza dei postelegrafonici "Costanzo Ciano". Fu inoltre presidente onorario del Consiglio di Stato, presidente del Consiglio superiore del traffico, membro del Consiglio superiore dei lavori pubblici, presidente di sezione della Commissione centrale delle imposte e consulente economico del Registro navale italiano.
Nel dopoguerra tornò a svolgere attività in campo legale ed assicurativo.
Il D. morì a Roma il 13 ag. 1959.
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