Roberto Grossatesta
La vita di R. Grossatesta (Grosseteste) si distribuisce, geograficamente, tra Stradbrok (nella Contea di Suffolk) dove nacque nel 1168, Oxford (dopo studi compiuti anche in Parigi) come suo principale centro di attività scientifica e, da ultimo, Lincoln come diocesi da lui diretta (donde l'epiteto " Lincolniensis " spesso tramandato dai codici delle sue opere). Morì nel 1253.
Più che semplice ‛ personaggio medievale ' impegnato su vastissimo fronte scientifico e organizzativo, R. Grossatesta è autentico ‛ protagonista ' mirabilmente riuscito ad affermarsi in ognuno dei molteplici settori in cui tal vastissimo fronte si articola; in ciò indubbiamente agevolato non solo dalla sua lunga vita, ma anche dalla imponente équipe di collaboratori entusiasticamente operanti alle sue dipendenze.
Per quanto riguarda il fronte del sapere c'è, anzitutto, da ricordare l'imponente mole di scritti da lui lasciati, così catalogabili (limitandoci ai soli sicuramente genuini, in base ai risultati trasmessici da L. Baur nel suo Die philosophischen Werke des R. G.): 1) propedeutica: De Artibus liberalibus; De Generatione sonorum; 2) filosofia della natura: a) astronomia: De Sphaera; De Generatione stellarum; De Cometis; b) meteorologia: De Impressionibus aëris, seu de prognosticatione; c) cosmologia: De Luce, seu de inchoatione formarum; Quod homo sit minor mundus; d) ottica: De Lineis angulis et figuris, seu da fractionibus et reflexionibus radiorum; De Natura locorum; De Iride; De Colore; e) fisica: De Calore solis; De Differentiis localibus; De Impressionibus elementorum; De Motu corporali; De Motu supercaelestium; De Finitate motus et temporis; 3) metafisica: De Unica forma omnium; De Intelligentiis; De Statu causarum; De Potentia et actu; De Veritate; De Veritate et propositionibus; De Scientia Dei; De Ordine enucleandi causatorum a Deo; 4) psicologia: De Libero arbitrio.
Accanto alle opere attestanti vera produzione filosofico-scientifica c'è subito da sottolineare lo zelo dal Grossatesta esplicato in qualità di traduttore (delle opere di Aristotele, ad esempio, come l'Etica Nicomachea) o di commentatore (si pensi già qui allo pseudo-Dionigi). C'è poi da rievocare (lungo quel progressivo rivelarsi del Grossatesta organizzatore già implicito, come documentato da E. Franceschini, nella stessa abbondanza delle traduzioni a lui risalenti) la parte da lui avuta nella nascita dell'università di Oxford (di cui non a caso sarà anche primo cancelliere) nonché il merito da lui aggiudicatosi con il fondare, e per un certo periodo di tempo dirigere, l'agguerrito studio francescano di Oxford cui, nella stessa Parigi, si dovette il meglio della feconda alternativa neoplatonica avutasi nei confronti della linea aristotelica difesa invece dalla scuola domenicana.
Capitolo a sé (e d'importanza assolutamente primaria) costituisce l'impegno dal Grossatesta esplicato in campo più direttamente sacro. Di ciò fu principale occasione la sua nomina a vescovo di Lincoln; ma sarebbe un far torto a questo suo impegno sacro non ricordare anche l'influsso esercitato sull'intera Chiesa del suo tempo, ad esempio, con le riforme vivamente sollecitate al Concilio di Lione.
Agli effetti di un possibile inserimento di R. Grossatesta nel discorso esegetico concernente D., l'attenzione andrà posta soprattutto sui preziosi trattatelli (alcuni di brevissimo respiro) cui è necessario far capo come origine prima di una ‛ metafisica della luce ' tecnicamente metodologizzata. Mi riferisco a quell'insieme di sviluppi che, partendo dal De Luce seu de inchoatione formarum, felicemente si completano nel De Lineis angulis et figuris seu de fractionibus et reflexionibus radiorum, nel De Iride seu de iride et speculo, nel De Colore e in altri contributi, pure leggibili nella già ricordata edizione del Baur. C'è, alla base, l'identificazione della ‛ luce ' con una ‛ materia prima ' neoplatonicamente concepita e con ciò messa in grado di divenire essa stessa elemento primigenio di tutte le cose: " lux = forma prima corporeitatis ".
Tutt'altro che irrilevante, però, agli effetti di questo auspicato inserimento del Grossatesta nell'esegesi dantesca, è l'importanza delle sue traduzioni (e commento) dello pseudo-Dionigi, come attestatoci dal riscontro più fondatamente fattibile: il superillustrans claritate tua di Pd VII 2, che allo pseudo-Dionigi del De Mystica theologia si rifà proprio attraverso la traduzione del Grossatesta.
Bibl.-Da consultare, anzitutto, A.C. Crombie, che al termine del suo R. G. and the origins of experimental science 1100-1700 (Oxford 1962²) presenta una rassegna bibliografica completa sotto tutti gli aspetti. Particolare segnalazione, comunque, meritano i contributi di L. Baur, soprattutto in Die philosophischen Werke des R. G., Bischofs von Lincoln, in Beiträge zur Geschichte der Philosophie des Mittelalters, IX, Münster in W. 1912 e, per la sua speciale attenzione alla ‛ metafisica della luce ' dal Grossatesta strutturata, in Das Licht in der Naturphilosophie des R. G., in Festschrift Georg von Hertling, Friburgo in B. 1913; D.A. Callus, R. G. Scholar and Bischop, Oxford 1955; E. Franceschini, R. G. vescovo di Lincoln e le sue traduzioni latine, in " Atti R. Ist. Veneto Scienze Lettere Arti " XCIII (1934); I.T. Muckle, R. G.'s Use of Greek Sources in his Hexameron, in " Speculum " IX (1934); S.H. Thompson, Grosteteste's topical Concordance of the Bible and the Fathers, ibid.; U. Gamba, Il commento di R. G. al " De mystica Theologia " dello pseudo-Dionigi Areopagita, Milano 1942. Per i rapporti con D., vedi E. Guidubaldi, D. Europeo, II (Il Paradiso come universo di luce), Firenze 1966, 257-300.