Michels, Roberto
Sociologo ed economista tedesco, naturalizzato italiano, nacque a Colonia nel 1876 e morì a Roma nel 1936. Formatosi dal punto di vista politico-ideologico nei ranghi della socialdemocrazia, si avvicinò successivamente al movimento sindacalista italiano, per poi aderire al fascismo nel 1923. La sua fama, anche odierna, come studioso è legata all’opera Sociologia del partito politico, la cui prima edizione apparve in Italia nel 1911. Ha dedicato studi importanti al nazionalismo e alle basi psicosociali del patriottismo, agli sviluppi teorici del marxismo, all’evoluzione storica del socialismo e alle trasformazioni della democrazia di massa. Ma la sua produzione intellettuale, eclettica e per molti versi dispersiva, ha spaziato anche in altri settori: dalla storia delle dottrine economiche alla sociologia del femminismo, dalla teoria dell’organizzazione al diritto corporativo, dalla morale sessuale alla demografia, dal problema coloniale alla questione della razza. Ha insegnato nelle Università di Basilea, Torino e Perugia. L’ultima sua opera importante, il Corso di sociologia politica, è apparsa nel 1927.
Insieme a Gaetano Mosca (→) e Vilfredo Pareto (→), Michels viene tradizionalmente inserito – sulla scia dei classici studi di James Burnham e Henry Stuart Hughes – nella schiera dei ‘neomachiavelliani’, fautori di una visione della politica direttamente ispirata all’autore del Principe e basata sul pessimismo esistenziale, sul realismo storico, sulla critica alle ideologie e alle costruzioni intellettuali astratte, sul rifiuto della morale religiosa, sull’esaltazione della forza quale strumento di governo e, per quanto riguarda in particolare gli eredi novecenteschi del Fiorentino, sulla critica della democrazia e della società di massa. In realtà, Michels non ha mai scritto alcunché di organico o sistematico sull’autore del Principe. Risulta dunque difficile stabilire in che misura ne sia stato influenzato o ne abbia rielaborato criticamente gli insegnamenti. Il nome di M. è praticamente assente negli scritti michelsiani della giovinezza e nemmeno viene mai richiamato nel suo classico lavoro sui partiti del 1911. Non compare dunque nella sua produzione di militante della causa socialista e in quella più scientifico-sociologica incentrata sui partiti politici e sul rapporto tra democrazia e oligarchia. Riferimenti espliciti al Segretario fiorentino si trovano invece nei suoi studi sul tema del nazionalismo e del patriottismo, a partire dallo scritto del 1913 Zur historische Analyse des Patriotismus («Archiv für Sozialwissenschaft und Sozialpolitik», 1913, 36, pp. 14-43, 394-449): qui M. viene presentato come il teorico
di una forma di patriottismo nazionale che, per realizzarsi, deve prevedere il rivoluzionamento dell’assetto politico della penisola e la sua riconduzione all’unità politica attraverso la ‘cacciata dei barbari’ (Malandrino 2006, p. 214).
Ma è soprattutto nella produzione michelsiana degli anni Venti e Trenta, quando ormai lo studioso italo-tedesco ha abbracciato la causa del regime mussoliniano, che si rinvengono citazioni e richiami direttamente riconducibili all’opera di M., presentato in più occasioni come un antesignano della dottrina fascista. Nei suoi testi di storia economica, per es., Michels ne parla come uno dei primi esponenti in Europa dell’indirizzo mercantilista e della teoria del popolazionismo. Ma il legame tra benessere economico, potenza politica e sviluppo demografico era appunto uno dei temi qualificanti della propaganda fascista. Nel volume Italien von heute. Politische und wirtschäftliche Kulturgeschichte von 1860 bis 1930, del 1930, si parla invece di M. come del teorico della «dittatura rivoluzionaria patriottica e del realismo dell’arte dello Stato», dal quale il fascismo ha ereditato «la dottrina del capo dittatoriale carismatico di conio messianico che non ha ereditato il proprio potere». Il «principe nuovo», idealizzato a suo tempo dal Fiorentino, diventava così il «Capitano nuovo» giunto alla guida dell’Italia fascista grazie a una rivoluzione teorizzata da un Michels divenuto ormai intellettuale organico del regime mussoliniano.
Bibliografia: Potere e oligarchie: organizzazione del partito ed ideologia socialista (1900-1910), a cura di E.A. Albertoni, Milano 1989; Corso di sociologia politica, a cura di A. Campi, L. Varasano, Soveria Mannelli 2009.
Per gli studi critici si vedano: R. Medici, La metafora Machiavelli. Mosca, Pareto, Michels, Gramsci, Modena 1990; C. Malandrino, Michels ‘machiavelliano’ o interprete di Machiavelli, in Machiavelli nella storiografia e nel pensiero politico del XX secolo, Atti del Convegno, Milano 16-17 maggio 2003, a cura di L.M. Bassani, C. Vivanti, Milano 2006, pp. 207-26.