SACCHETTI, Roberto.
– Nacque a Torino il 7 giugno 1847 da Teodoro, restauratore di quadri e modesto pittore, e da Rosa Pasta.
Gli anni dell’infanzia e dell’adolescenza li trascorse insieme ai genitori e al fratello minore Guido nella città sabauda.
L’ambiente torinese preunitario influì sulla formazione ideologica di Sacchetti che, non diversamente da molti suoi coetanei, fin da bambino si entusiasmò per i valori risorgimentali. Tra le prime amicizie non a caso vantò quelle di Giorgio Imbriani e Vittorio Turletti, suoi compagni di scuola. Il conseguimento dell’Unità non gli impedì di dare un contributo simbolico alla causa nazionale: nel maggio del 1866, non ancora diciannovenne, partecipò alla terza guerra d’indipendenza, indossando con Antonio Galateo, Giovanni Massa e Giuseppe Cesare Molineri la camicia rossa dei volontari garibaldini nella campagna del Tirolo.
Conclusa l’esperienza risorgimentale, Sacchetti terminò gli studi universitari cominciati a Torino, laureandosi a Napoli in giurisprudenza nel 1868. Fatto ritorno a Torino, entrò nello studio legale di Guido Giacosa, padre del drammaturgo Giuseppe, con il quale strinse subito amicizia. Nonostante l’attività lavorativa Sacchetti assecondò la propria vocazione giornalistica e letteraria, distinguendosi per la dedizione con la quale animò gli ambienti della Scapigliatura piemontese: nel 1869 fondò con Giuseppe Coggiola, Giovanni Faldella, Francesco Mora e Luigi Muggio la rivista Il Velocipede; e insieme a Faldella, Giacosa e Molineri frequentò la Società Dante Alighieri, coinvolgendo nelle riunioni il magistrato-poeta Giovanni Camerana, il fisiologo Angelo Mosso e gli scapigliati del milieu lombardo Arrigo Boito ed Emilio Praga.
Nel novembre del 1870 Sacchetti aprì uno studio legale a Montechiaro d’Asti per fare fronte alle difficoltà economiche della famiglia seguite alla paralisi del padre. Nell’aprile del 1872 si sposò a Torino con Iginia Colombo, figlia di Delfino, ingegnere-architetto che nel Regno di Sardegna aveva ricoperto incarichi di rilievo alla corte di Vittorio Emanuele II. Dal matrimonio nacquero quattro figli: Renzo, Rina, Maria e Rosetta (che fu poi attenta biografa del padre). Tra il marzo del 1873 e quello dell’anno successivo Sacchetti perse entrambi i genitori. Sgravato dalle responsabilità familiari si trasferì a Milano dove poté dedicarsi a tempo pieno al giornalismo. Entrato nella redazione del Pungolo, l’organo di stampa del moderatismo lombardo diretto da Leone Fortis, Sacchetti abbandonò definitivamente l’avvocatura.
Oltre al Pungolo, di cui fu redattore capo, collaborò con alcune tra le testate più in vista del tempo (Corriere di Milano, L’Illustrazione italiana, Rivista minima, Serate italiane) dividendosi tra rubriche giudiziarie – sulle quali si firmò con gli pseudonimi Giunio e La Paglietta –, rassegne teatrali, interventi di critica d’arte e letteraria.
A Milano Sacchetti conobbe Luigi Capuana, Salvatore Farina, Ferdinando Fontana e Giovanni Verga. Da questi incontri, avvenuti per lo più al Biffi e al Cova, trasse ispirazione per uno dei racconti più noti, La vita letteraria a Milano, apparso nella miscellanea Milano 1881 (Milano 1881, pp. 427-455), pubblicata per l’Esposizione industriale. All’attività di giornalista Sacchetti affiancò quella di scrittore pubblicando racconti e romanzi nei quotidiani e nelle riviste con cui collaborava.
Sulle appendici del Pungolo tra il giugno e il novembre 1877 pubblicò Le memorie del presbiterio, portando a termine l’opera lasciata incompiuta da Praga, e nel novembre 1879 il romanzo Vecchio guscio. Nella seconda metà degli anni Settanta fu molto intensa anche la produzione in volume. Esordì con il romanzo di ambientazione napoletana Cesare Mariani (I-III, Torino 1876), per tensione stilistica e temi affrontati la più scapigliata delle sue opere, e proseguì con Tenda e castello e Cascina e castello (Milano 1878), due romanzi brevi riconducibili alla costellazione realista, pubblicati in un unico volume. Nel biennio successivo pubblicò Candaule (Milano 1879), silloge di racconti che oltre a quello eponimo ne comprendeva altri tre (Vigilia di nozze, Riccardo il tiranno, Da uno spiraglio), e La Mecca d’Italia, racconto risorgimentale edito nel volume commemorativo Torino 1880 (Torino 1880, pp. 187-203).
Nel 1879 il Comitato costituzionale torinese affidò a Sacchetti la direzione del quotidiano Risorgimento, in sostituzione di Biagio Caranti che lo aveva fondato nel 1876. Tra i suoi sostenitori, Quintino Sella, membro del Comitato, che di Sacchetti apprezzava molto le doti di cronista politico. Agli occhi di Sella, così come di buona parte degli ambienti conservatori torinesi, Sacchetti si era messo in luce già nel 1876 con Una gita a Legnago, reportage del tour elettorale di Marco Minghetti apparso nell’Illustrazione italiana, e con gli articoli pubblicati sul Pungolo nel gennaio del 1878 per la morte e i funerali di Vittorio Emanuele II (Rosetta Sacchetti, 1922, pp. 153-155). Tuttavia alla fine del 1880 Sacchetti si dimise dalla direzione del Risorgimento per non scendere a compromessi con le posizioni reazionarie assunte dai finanziatori del giornale in occasione dell’inaugurazione del monumento ai caduti di Mentana.
Nel gennaio del 1881 Sacchetti si trasferì a Roma per succedere a Faldella come corrispondente politico della Gazzetta piemontese diretta da Luigi Roux. Tuttavia, agli inizi di marzo si ammalò di una violenta forma tifoidea che rese vane le cure prestategli fino all’ultimo da Faldella e Giacosa.
Morì a Roma il 26 marzo 1881, a nemmeno trentaquattro anni, e fu sepolto al cimitero del Verano.
Opere. Subito dopo la scomparsa di Sacchetti furono dati alle stampe Entusiasmi (I-II, Milano 1881), romanzo ambientato nella Milano del 1848, tra i migliori scritti sul Risorgimento, e Le memorie del presbiterio (Torino 1881), opera che gli permise di entrare a pieno titolo nell’aneddotica più suggestiva della galassia scapigliata (Sacchetti riferì di averla completata attenendosi fedelmente alle indicazioni dategli da Praga sul letto di morte). Fra le edizioni successive si vedano: Entusiasmi, rispettivamente a cura di B. Croce (Milano 1948) e di C. Colicchi (Bologna 1968); Cesare Mariani, a cura di G. Catalano (Firenze 1973); Il forno della Marchesa e altri racconti, a cura di G. Zaccaria (Firenze 1979); Vecchio guscio, a cura di A. Brosio (Asti 1983); Candaule, a cura di F. Lioce (Roma 2007); Cascina e castello, a cura e con introduzione di F. Lioce, postfazione di G. De Santi (Roma 2009).
Fonti e Bibl.: G. Faldella, La morte di un giornalista, in Id., Roma borghese. Assaggiature, Roma 1882, pp. 127-177; Rosetta Sacchetti, La vita e le opere di R. S., Milano 1922; B. Croce, R. S., in Id., La letteratura della nuova Italia. Saggi critici, V, Bari 1939, pp. 147-165; G. Petrocchi, R. S., in Id., Scrittori piemontesi del secondo Ottocento, Torino 1948, pp. 51-60; Renzo Sacchetti, L’anima e il volto della Scapigliatura lombarda, in La Martinella di Milano, IX (1955), 9, pp. 546 s.; A. Borlenghi, R. S., in Narratori dell’Ottocento e del primo Novecento, III, a cura di A. Borlenghi, Milano-Napoli 1963, pp. 57-63; G. Mariani, Storia della Scapigliatura, Caltanissetta-Roma 1967, ad ind.; R. Bigazzi, I colori del vero. Vent’anni di narrativa: 1860-1880, Pisa 1969, pp. 297-309; G. Catalano, Da Praga a S. Le memorie del presbiterio, in Nuova Antologia, CIV (1969), 2021, pp. 86-112; G. Zaccaria, Torelli e S.: dal romanzo autobiografico al romanzo storico-politico, in Id., Ottocento letterario in Piemonte, Lecce 1997, pp. 133-165; G. Farinelli, R. S., in Id., La Scapigliatura. Profilo storico, protagonisti, documenti, Roma 2003, pp. 179-183; A. Debenedetti, Passione e avidità nel Piemonte dell’800, in Corriere della sera, 24 marzo 2009; M. Venturini, Tra castello e cascina, in Caffè Michelangiolo, XVI (2011), 1, pp. 63 s.