SEGRE, Roberto
– Nacque a Torino il 6 aprile 1872 da una famiglia ebrea originaria di Saluzzo. Il padre, Giacomo, si distinse nella presa di Roma del 1870 come ufficiale dell’esercito del Regno d’Italia; la madre si chiamava Annetta Segre.
Già nel 1885 fu al Collegio militare di Milano, quindi frequentò brillantemente l’Accademia di Torino, da cui uscì sottotenente di Stato maggiore di artiglieria (16 novembre 1890), l’arma di cui divenne un noto esperto. Dopo la formazione alla Scuola di applicazione di artiglieria e genio e le prime assegnazioni a Genova, nel novembre del 1895 fu traferito all’Ispettorato delle costruzioni di artiglieria in Roma, dove poté dedicarsi alle prime ricerche (nel 1895-97 pubblicò studi su nuovi sistemi di sviluppo tecnologico e d’impiego dell’arma). Frequentò la Scuola di guerra di Torino (1897-1900) e si dedicò all’approfondimento delle lingue (fu in Germania nel settembre del 1900). Nel corso del 1900 fu al 3° reggimento di Bologna, allo Stato maggiore della 12ªͣ divisione di manovra e, a Roma, presso il Comando del corpo di Stato maggiore. Nel maggio del 1901 fu trasferito a Napoli, al Comando artiglieria del X corpo d’armata. Promosso capitano nel dicembre del 1902, fu trasferito al 20° reggimento di Padova.
Il 6 aprile 1905 – da febbraio era presso il Comando della divisione militare di Perugia – sposò la contessina Paolina Corinaldi, da cui ebbe tre figli.
Nel novembre del 1907 poté tornare, non senza ostacoli, al suo incarico a Roma.
Seguirono anni di servizio effettivo, studio e lavoro editoriale, corsi di perfezionamento e attività addestrative. Alcuni studi teorici d’artiglieria trovarono applicazione tardiva durante la guerra di Libia (1912-13) e nella Grande Guerra, altri – nonostante le novità tecniche e operative – vennero osteggiati sia da colleghi sia dal governo italiano (Zarcone, 2014, pp. 17 nota, 21-23, 30 s.).
Dal 20 settembre 1911 – alla vigilia dell’intervento italiano in Africa – Segre fu in Tripolitania presso l’ufficio coloniale, dove predispose uno studio per il nuovo assetto difensivo delle località occupate dal corpo di spedizione italiano. Partecipò anche alle operazioni belliche dell’estate del 1913 (fu, comunque, in Italia da marzo a settembre del 1912).
Con l’entrata dell’Italia nella Grande Guerra, nel maggio del 1915 il promosso maggiore (aprile 1914) raggiunse il fronte in qualità di capo di Stato maggiore della 23ªͣ divisione fanteria e, in settembre, ottenne il grado di tenente colonnello.
La competenza di Segre – che dovette, tuttavia, incontrare non pochi ostacoli in ordine alle promozioni – determinò l’efficacia delle azioni di fuoco in diversi frangenti del conflitto: durante la terza battaglia dell’Isonzo (novembre 1915), quale sottocapo di Stato maggiore d’artiglieria del duca Emanuele Filiberto di Savoia (qui sviluppò i criteri per un uso principalmente offensivo dell’arma), per la sesta battaglia dell’Isonzo (agosto 1916, con promozione a colonnello) e per la decima (maggio 1917) – a seguito di una sua missione osservativa sul fronte della Somme (Fondo F1, b. 97); nel 1917-18 fu capo di Stato maggiore del V corpo d’armata sugli Altipiani e, quindi, comandante della 6ª armata, ottenendo nel luglio del 1918 la promozione a maggiore generale per merito di guerra per la ‘battaglia del solstizio’ del giugno precedente.
Il nome di Segre è principalmente legato al comando della missione viennese del 1918-22 per il rispetto delle clausole dell’armistizio del 4 novembre 1918 (Fondo E8, bb. 147, 159; Fondo E15, bb. 38, 44). Gli fu consentita una grande libertà nelle modalità d’azione e nelle scelte operative, benché le clausole del protocollo di Villa Giusti prevedessero, principalmente, smobilitazione e disarmo dell’esercito nemico, amministrazione provvisoria delle aree occupate e rimpatrio dei prigionieri italiani. Di fatto, Segre intese svolgere un’effettiva rappresentanza diplomatica, con il tentativo di salvaguardare anche gli interessi commerciali italiani sui territori ex asburgici. Incontrò, tuttavia, ostacoli e inimicizie anche da parte dei commissari politici italiani in Austria, dei colleghi militari e della stampa progressista.
Dei diversi uffici svolti dalla missione alcuni rivestono, per le loro caratteristiche di novità, un certo interesse: la composizione di un ufficio stampa efficiente e l’organizzazione di una rete territoriale di delegazioni – al fine di significare e tutelare la presenza italiana; l’istituzione, per volontà dello stesso Segre, di una commissione artistica di persone qualificate (che determinò il rientro in Italia di migliaia di preziose opere d’arte trafugate nei decenni precedenti); le iniziative umanitarie per la popolazione bisognosa viennese.
Nell’ottobre del 1919 Segre fu coinvolto in un’inchiesta governativa, alquanto torbida nei procedimenti, relativa alla missione viennese (Direzione generale personale militare, ad nomen; cfr. anche Fondo E11 - Missioni militari varie), a proposito di affari illeciti che coinvolsero interi uffici (irregolarità riconosciute dallo stesso Segre), il cui scandalo fu poi sollevato dalla stampa austriaca e italiana (dicembre 1919). Due successive inchieste amministrative nel 1920 – Segre era stato rimosso dall’incarico in gennaio – ne decisero il deferimento al magistrato penale per gravi responsabilità (Direzione generale personale militare, ad nomen, Inchiesta Meomartini) e l’arresto, nel maggio del 1921, costringendolo ad abbandonare il comando del corpo d’armata di Milano. Benché scagionato per inesistenza di reato (2 aprile 1922) – e assolto anche da un Consiglio di disciplina (maggio-giugno 1923) – la sua carriera dovette interrompersi.
Il riconoscimento del grado di maggiore generale e la piena riabilitazione da parte della commissione voluta dal ministro della Guerra Armando Diaz (giugno 1923) non fermarono le polemiche precedenti relative alle graduatorie e le richieste di riparazione avanzate da Segre (ibid., per i lusinghieri giudizi dei superiori, ma anche per i vari contenziosi relativi agli avanzamenti di carriera).
Il 23 gennaio 1924 ebbe il comando della 7ª divisione militare territoriale di Brescia; seguirono due anni di polemica con il comandante del corpo d’armata di Milano. Il 19 dicembre 1926 fu collocato a disposizione per ispezioni e, negli anni successivi, si dedicò allo studio e alle pubblicazioni, di cui la più importante resta quella sulla missione viennese.
Ancora nel 1932-33 dovette essere coinvolto in una querelle giornalistica – protrattasi fino alla sua morte – con il maresciallo d’Italia Gaetano Giardino, a proposito della paternità del successo della ‘battaglia del solstizio’.
Dopo le ultime di numerose onorificenze, nel giugno del 1934 Segre fu collocato a disposizione e, nell’aprile del 1936 – con la promozione a generale di Corpo d’armata –, in ausiliaria per età.
Morì il 22 settembre 1936, evitando – lui ma non la famiglia, costretta in seguito a lasciare l’Italia – l’oltraggio delle leggi razziali (1938).
Fonti e Bibl.: Roma, Archivio dell’Ufficio storico dello Stato maggiore dell’esercito, Carte Segre (il carteggio privato doveva essere distrutto, secondo testamento dello stesso Segre, da alcuni colleghi amici); Fondo E8-Commissione Interalleata di Parigi-Austria, bb. 147, 159; Fondo E15-Commissione Interalleata di Controllo-Austria, bb. 32, f. 2 (raccolta e trasmissione, da parte di Segre, di documenti di guerra del Comando austroungarico), 38, 44; Fondo F1-Registro del carteggio del Comando supremo, b. 97; Direzione generale personale militare, ad nomen (copioso carteggio ufficiale e privato); Fondo H5-Riservatissimo, b. 20, f. 5 (vertenza Giardino-Segre); I documenti diplomatici italiani, VI serie, Roma 1956-2007. R. Segre, La Missione militare italiana per l’armistizio (Vienna, dicembre 1918 - gennaio 1920), Bologna 1928 (per gli altri scritti di Segre cfr. Zarcone, 2014, pp. 21 ss., 29 ss., 240).
A. Rovighi, I militari di origine ebraica nel primo secolo di vita dello stato italiano, Roma 1999, p. 88; A. Ungari, Introduzione, in A. Alberti, L’importanza dell’azione militare italiana. Le cause militari di Caporetto, Roma 2004 (in partic. pp. 16-32); A. Zarcone, Il generale R. S. “Come una granata spezzata nel tempo”, Roma 2014.