ROBOAMO (ebraico Råéabh‛am; i Settanta ‛Ροβοάμ; la Volgata Roboam)
Figlio di Salomone, a cui successe sul trono di Gerusalemme, regnandovi circa dal 932 al 915 a. C. Egli successe a suo padre per regolare diritto dinastico, ma l'eredità da lui ricevuta era così malsicura che quasi subito avvenne la rivoluzione. Il popolo ebraico infatti, lungo il fastoso regno di Salomone si era sempre più polarizzato attorno a due centri, la tribù di Efraim al nord, e quella di Giuda al sud, fra le quali esistevano antichi antagonismi: questi poi si erano acuiti durante il regno di Salomone, sia a motivo degli aggravî fiscali da lui imposti per le dispendiose costruzioni compiute a Gerusalemme, sia a motivo delle condizioni privilegiate in cui erano le tribù di Beniamino e di Giuda, che attorniavano la capitale Gerusalemme. Tuttavia, finché regnò il vecchio e glorioso Salomone, il malumore fu rattenuto: scoppiò invece all'avvento di R. Egli, probabilmente già proclamato dalla tribù di Giuda, si recò a Sichem per farsi riconoscere re anche dalle tribù settentrionali. Ma queste colsero l'occasione per presentare le loro proteste, soprattutto riguardo alle enormi tasse. R. domandò tre giorni di tempo per dare risposta alla commissione inviatagli al riguardo; nel frattempo si consigliò con i suoi ministri, e scartato il parere dei più anziani che gli proponevano una risposta conciliativa, segui quello dei più giovani: la risposta fu quindi una ripulsa sdegnosa e sprezzante. La replica delle tribù settentrionali fu immediata: esse si proclamarono indipendenti dalla dinastia di David, elessero a proprio re Geroboamo I e costituirono il regno indipendente conosciuto sotto il nome di regno d'Israele o di Efraim. A R. non restò che il regno di Giuda, formato dalla omonima tribù e da gran parte di quelle di Beniamino e di Simeone. Il regno di R. fu incolore e segnò un enorme regresso dall'epoca salomonica. Verso il 930 a. C. il faraone Šešonq I (Sesac) fece un'incursione in Palestina, conquistandovi Gerusalemme e depredandovi il tempio costruito da Salomone. Il regno di Giuda fu certamente il più danneggiato; tuttavia dall'incursione risentì danni anche il regno d'Israele, come risulta sia dalla lista delle città conquistate iscritte dal faraone nel tempio di Ammone a Karnak, sia dal ritrovamento di una pietra col nome di Šešonq fatto nei recenti (1926) scavi di Megiddo, che fu dunque anch'esso conquistato benché appartenente al regno d'Israele. Anche dal lato religioso, il regno di R. dovette segnare un forte declino dalla purità del jahvismo, essendoci attestata una grande diffusione di pratiche sincretistiche e idolatriche (I[III] Re, XIV, 23-24). I lavori di fortificazione di cui dà notizia il cronista (II Cron., XI, 5-10) dovettero esser compiuti da R. dopo l'incursione del faraone, essendo tutti diretti a proteggere le frontiere meridionali del regno, da dove era venuta l'invasione egiziana. Ivi R. pose a comandare i varî presidî i suoi numerosi figli, ritenendo però con sé a Gerusalemme il figlio preferito Abia, che alla morte di lui gli successe sul trono.