ROBUSTI, Maria (Marietta), detta Tintoretta. – Figlia del pittore Jacopo Robusti, detto Tintoretto, da cui derivò il nome d’arte, nacque a Venezia dalla relazione del padre con una donna tedesca (di cui non si conosce il nome), precedente il matrimonio con Faustina Episcopi. Una Genealogia della famiglia di Tintoretto, tramandata dagli eredi nel XVII secolo, racconta che Jacopo la ritrasse insieme alla madre in uno dei teleri della chiesa della Madonna dell’Orto, verosimilmente nelle ante d’organo con la Presentazione di Maria al Tempio (Checa Cremades, 2004, p. 205). Sulla base della datazione dell’opera suggerita da Rodolfo Pallucchini (Coletti, 1940, pp. 16 s.), questo aneddoto fisserebbe la data di nascita intorno al 1553, anticipandola di sette anni rispetto al 1560 indicato da Carlo Ridolfi nelle Maraviglie dell’arte (1648), dove si sostiene che la pittrice morì all’età di trent’anni nel 1590. Nel Riposo di Raffaello Borghini (1584)
, che afferma di scrivere quando Marietta aveva all’incirca ventotto anni, lo scarto si riduce sensibilmente. Tenendo conto che le sue informazioni risalgono a circa due anni prima dell’uscita del volume, è possibile collocare la data di nascita verso un più realistico 1554.
Le testimonianze dei contemporanei – restituite da Melania Gaia Mazzucco (2009) in un volume sull’epopea familiare dei Robusti (a cui si rimanda per la documentazione citata) – non dicono nulla sulla sorte della madre, ma lasciano intendere che la bambina crebbe nella casa paterna dove, appena undicenne la vide il pittore olandese Pieter Vlerick (van Mander, 1604).
La giovane ricevette un’istruzione convenzionale, in linea con i precetti rinascimentali sull’educazione donnesca: «oltre alla bellezza e alla grazia, e al saper suonare di gravicembalo, di liuto e d’altri strumenti, dipinge benissimo, e ha fatto molte belle opere» (Borghini, 1584, 1967, p. 558). Come musicista, con spinetta e spartito, compare nel presunto Autoritratto della Galleria degli Uffizi (Marinelli, 1996, pp. 61 s.).
Questo aspetto della sua personalità stimolò la fantasia dei biografi secenteschi, che ne perfezionarono la leggenda attraverso il paragone con celebri poetesse e pittrici più o meno contemporanee, quali Gaspara Stampa, Lavinia Fontana o Irene di Spilimbergo, la giovane allieva di Tiziano prematuramente scomparsa.
Ma è soprattutto la sua attività di pittrice che accrebbe il mito di aneddoti romanzeschi, come l’abitudine di vestire abiti maschili o il desiderio che la fama della sua bellezza suscitò nei principi di mezza Europa, i quali la richiesero a corte: dall’imperatore Massimiliano II all’arciduca del Tirolo Ferdinando II d’Asburgo, al re di Spagna Filippo II.
Mentre era ancora in vita, Moderata Fonte la citò nel Merito delle donne (pubblicato postumo nel 1600), e alla bellezza delle «Tintorette» Luigi Groto, detto il Cieco d’Adria – che il padre avrebbe ritratto nel 1582 –, dedicò alcuni versi nella prima parte delle Rime (1577).
Nel 1578 Marietta sposò il gioielliere Marco Augusta, che Joachim von Sandrat (1683) e la Genealogia definiscono tedesco. Dopo il matrimonio gli sposi andarono a vivere nella contrada di S. Stin (S. Stefano), nel sestiere di S. Polo, e il 9 aprile 1580 tennero a battesimo la figlia Orsola Benvenuta.
L’unico documento autografo di Marietta, datato 12 marzo 1583, riguarda una ricevuta per 50 ducati ereditati dopo la morte del prozio Antonio Comin.
La difficoltà di riconoscere personalità distinte all’interno della bottega paterna ha reso vano qualsiasi sforzo di restituirle una sua coerente fisionomia artistica: la Tintoretta continua a rimanere una pittrice senza opere. Tuttavia, i tentativi non sono mancati, a cominciare dai contributi di Adolfo Venturi (1929) e di Erika Tietze-Conrat (1934). Borghini ricorda solo due quadri: un Ritratto di Jacopo Strada e un Autoritratto inviato a Massimiliano II. Ridolfi rimpolpa la serie con un Ritratto di Marco Episcopi, suocero del padre, che in passato si è creduto di riconoscere nel Ritratto di vecchio con giovinetto del Kunsthistorisches Museum di Vienna (Rossi, 1974). Di sua mano potrebbe essere il disegno con una Testa di Vitellio già nella collezione Rasini di Milano, su cui si legge l’iscrizione «Questa testa si è di man de madonna Marieta» (Rossi, 2008). Venturi le attribuì due Madonne con il Bambino – una delle quali alla National Gallery of art di Washington (inv. n. 1947.6.6) – e alcune parti del Miracolo di s. Agnese nella cappella Contarini alla Madonna dell’Orto e del Battesimo di Cristo in S. Pietro Martire a Murano. Luigi Coletti (1940) ipotizzò una collaborazione con il padre anche per il Martirio di s. Orsola nella chiesa di S. Salvatore presso l’ospedale degli Incurabili e per le Storie di s. Caterina dell’omonima chiesa veneziana. In tempi più recenti Roland Krischel (2000) le assegna il Ritratto di Ottavio Strada del Museo nazionale di Amsterdam.
Cadono nel vuoto tutti i tentativi di riconoscere il suo volto nella pletora di ritratti muliebri attribuiti a Tintoretto o alla bottega.
Marietta morì qualche anno prima di Jacopo, stando a Ridolfi nel 1590. Le cause non sono note. Secondo la tradizione venne sepolta alla Madonna dell’Orto, nell’arca di Marco Episcopi, dove ancora oggi una lapide la commemora accanto ai nomi del padre e del fratello Domenico.
Fonti e Bibl.: L. Groto, Le rime (1577), a cura di B. Spaggiari, I, Adria 2014, p. 341, n. 304; R. Borghini, Il riposo (1584), I, Milano 1967, pp. 558 s.; M. Fonte, Il merito delle donne (1600), a cura di A. Chemello, Mirano 1988, p. 160; K. van Mander, Het Schilder-Boeck..., Haarlem 1604 (trad. it. Le vite degli illustri pittori fiamminghi, olandesi e tedeschi, a cura di R. de Mambro Santos, Roma 2000, p. 243); C. Ridolfi, Le maraviglie dell’arte (1648), a cura di D.F. von Hadeln, II, Berlin 1914, pp. 78-80; J. von Sandrat, Academia nobilissimae artis pictoriae, Nürnberg 1683, p. 169; A. Venturi, Storia dell’arte italiana, IX, La pittura del Cinquecento, 4, Milano 1929, pp. 684-689; E. Tietze-Conrat, Marietta, fille du Tintoret, in Gazette des beaux-arts, s. 6, LXXVI (1934), 12, pp. 258-262; L. Coletti, Il Tintoretto, Bergamo 1940; P. Rossi, Jacopo Tintoretto. I ritratti, Firenze 1974, pp. 9, 96, 129, 138 s.; Ead., in R. Pallucchini - P. Rossi, Tintoretto. Le opere sacre e profane, I, Milano 1982, p. 164, n. 159; S. Marinelli, Marietta Robusti, in Le tele svelate..., a cura di C. Limentani Virdis, Mirano 1996, pp. 52-62; R. Krischel, Jacopo Robusti detto Tintoretto, 1519-1594, Köln 2000, pp. 130-132; F. Checa Cremades, El Marqués del Carpio (1629-1687) y la pintura veneciana del Renacimiento, in Anales de historia del arte, 2004, vol. 14, pp. 193-212; P. Rossi, Jacopo Tintoretto: disegni respinti, precisazioni attributive, in Arte veneta, 2008, vol. 64, p. 77; M.G. Mazzucco, Jacomo Tintoretto e i suoi figli..., Milano 2009.