ROCCAMONFINA (A. T., 24-25-26 bis)
Rilievo vulcanico dell'Italia peninsulare situato alla estremità settentrionale della pianura campana e precisamente sulla sinistra del basso Garigliano, tra questo e la piana solcata dal Volturno. Una bassa sella (128 m), lo divide dal gruppo di M. Maggiore a SO, un'altra, elevata meno di 200 m., dal calcareo M. Massico a sud. L'apparato vulcanico è molto simile a quello del Vesuvio per forma e costituzione: consta infatti di una cinta craterica più antica del diametro di 5-6 km., il cui orlo, meglio conservato a ovest e a sud, raggiunge i 926 m. nel M. Frascara o Cortinella, a ovest, e di un cono centrale più recente, che si leva entro quella e raggiunge m. 1005 nel Monte S. Croce. Alle falde vi sono alcuni coni avventizî o parassiti. L'apparato abbraccia nell'insieme un'area di circa 225 kmq. e per le ampie dimensioni orizzontali in confronto all'altezza e per la conseguente scarsa inclinazione dei pendii, non spicca, nonostante la regolare forma conica, dalla regione pianeggiante che lo circonda, in maniera così caratteristica, come il Vesuvio.
Come nel Vesuvio, la lava leucitica rappresenta l'elemento costitutivo più importante, soprattutto nella grande massa del cono antico; ma del resto la varietà dei materiali vulcanici è molto notevole, il che dimostra che probabilmente periodi di grande attività si alternarono con lunghi riposi. L'inizio dell'attività si riporta alla fine dell'Eocene o all'Oligocene: un primo periodo di grandiosi parossismi, caratterizzato appunto dalle grandi correnti di lava leucitica, diede origine al cono esterno: i materiali sbarrarono il cammino al Liri e al Volturno che prima formarono dei bacini lacustri, poi si aprirono il varco per altra via; il lago del Liri sotto Montecassino perdurò a lungo, fino al Quaternario, allorché sulle sue rive vivevano ippopotami, elefanti e altri proboscidiani. Un secondo periodo di attività meno intensa, diede luogo alla formazione del cono centrale. L'altezza di tutto l'apparato era naturalmente in origine molto maggiore: forse la cinta craterica esterna raggiunse i 3000 m. L'attività vulcanica in modesta misura, proseguì fino in età storica: le ultime eruzioni sembrano essere state quelle del 269 a. C. ricordate da Orosio. Più tardi si ricordano nella regione terremoti limitati, ma spesso disastrosi: ultimo fra i più gravi, quello dell'8 febbraio 1728. Tuttora vi sono nei limiti dell'area vulcanica sorgenti termominerali, come quelle di Suio (fino a 44°), di Sezza (28°), delle Caldarelle presso Teano (18°), e l'Acqua Catena di Francolise (22°).
La montagna è in gran parte rivestita di vegetazione arborea, con prevalenza dei boschi di castagno, che coprono tutta l'area più elevata; alle falde sono ricchi vigneti, che dànno vini alcoolici pregiati (Marzano), e folti uliveti. La leucite viene scavata in parecchie località (soprattutto a Fontanaradina) ed è utilizzata per l'estrazione dell'alluminio, della potassa e per la fabbricazione di concimi chimici.
Tutta la regione è fittamente abitata. Alle falde sono i due centri maggiori: Teano a SE. (176 m.) e Sessa Aurunca a SO. (203 m.) entrambi interamente costruiti con pietra del vulcano. Sul versante nord sono Galluccio, Conca (410 m.), Tora, a NE. Marzano (431 m.), Caianello, Magnano e un grandissimo numero di piccoli centri e abitati minori. Il meno intensamente abitato è il versante occidentale che scende al Garigliano. Nell'atrio fra la cinta craterica esterna e il cono centrale, a 605 m., è il paese di Roccamonfina, composto di numerosi gruppetti di case fra i folti castagneti. Sul vicino M. Lattani, che fa parte del cono centrale, è il famoso santuario di Santa Maria, a 815 m., luogo solitario e suggestivo. Il vulcano di Roccamonfina è percorso e anche traversato da buone rotabili: alle falde orientali e di SE. corre la ferrovia Roma-Cassino, alle falde meridionali la Sparanise-Gaeta. La direttissima Roma-Napoli passa anch'essa alla base del monte prima di traversare il Massico in galleria.