SEDIMENTARIE, ROCCE
. Rocce sedimentarie sono quelle formatesi per sedimentazione nell'aria o nell'acqua. In opposizione alle rocce eruttive, dette anogene, vengono chiamate catogene, perché formate alla superficie della litosfera per l'azione della gravità; o esogene, perché originatesi alla superficie della terra, o anche deuterogene, perché derivano da rocce preesistenti, talora da minerali esistenti nelle acque allo stato di soluzione. Come conseguenza del loro modo di formazione sono sovente disposte a strati e ogni strato corrisponde a un periodo del deposito e forma, in un dato momento, la superficie della litosfera.
Le rocce sedimentarie possono suddividersi in 3 ordini in base a criterî genetici: 1. rocce risultanti da sedimentazione di detriti, dette perciò detritiche o clastiche; 2. rocce derivanti dal deposito di sostanze sciolte nelle acque, sia questo avvenuto per via puramente chimica, sia per via organogena; 3. rocce formate dall'accumulo di detriti di origine vulcanica, dette anche piroclastiche.
1. Le rocce clastiche si suddividono in rocce psefitiche e psammitiche e in rocce pelitiche.
a) Rocce psefitiche o conglomerati e psammitiche. - Sono quelle alla cui formazione prendono parte i detriti più grossolani; questi possono essere sciolti o incoerenti, come nei detriti di falda recenti e nelle ghiaie, oppure cementati.
Per la forma dei frammenti si sogliono distinguere, tra i conglomerati, quelli a frammenti angolosi e quelli a forma arrotondata dipendente dal lungo trasporto subito. I primi si dicono brecce, i secondi puddinghe. Il conglomerato può essere monogenico, se formato da frammenti di una sola qualità di rocce, e poligenico, se i frammenti appartengono a più generi di roccia.
Brecce calcaree monogeniche sono quelle di Stazzena, note sotto il nome di marmi brecciati; poligenica è la breccia pavonazza o pavonazzetto.
Le rocce psammitiche, risultanti da detrito più fino, sabbioso, sono denominate arenarie. La natura del cemento è assai varia; spesso è calcarea, argillosa o mista. Non sono rare le arenarie a cemento siliceo, ocraceo, ferruginoso oppure gessoso.
Rispetto alla composizione mineralogica, le arenarie sono rocce assai più varie delle psefiti: in quelle poligeniche, che sono le più comuni, predominano naturalmente i materiali più resistenti all'alterazione: oltre al quarzo e ai feldspati, le miche, le cloriti, lo zircone, il rutilo, la tormalina, gli epidoti, la staurolite, il granato almandino sono tra i più comuni.
Le arenarie formano un discreto materiale da costruzione. In Italia ve ne sono molte; quella chiamata pietra simona, di Darfo in Valcamonica; la molera della Brianza; il macigno dell'Appennino, la pietra forte e la varietà detta pietra serena di Toscana, ecc.
I depositi arenacei incoerenti sono le sabbie.
Quarziti sono le arenarie quarzose a cemento siliceo, molto compatto.
b) Rocce pelitiche. - Sono quelle comunemente chiamate rocce argillose, e risultano almeno originariamente dalla sedimentazione del più fino detrito misto a quantità molto varie di sostanza argillosa; questa presenta un grado molto più elevato di suddivisione e ha pertanto i caratteri fisici dei colloidi. Le argille, non profondamente modificate da processi metamorfici, presentano un grado spesso rilevante di plasticità. Il colore dell'argilla è di solito grigio o grigiastro; una tinta più oscura può essere data da sostanze carboniose; la tinta azzurrognola viene attribuita alla diffusione di solfuro di ferro. L'argilla fresca, plastica non presenta normalmente una stratificazione evidente. La conseguenza dei processi metamorfici subiti dalle rocce argillose, è principalmente una cristallizzazione dalle sostanze colloidi, che cessando di essere tali perdono la loro plasticità. Si sviluppano minerali micacei e cloritici; contemporaneamente gli elementi lamellari assumono una disposizione subparallela e la roccia diventa più o meno scistosa; nei casi più avanzati, come nelle ardesie, essa viene ad assumere una struttura più tipicamente scistosa, sì da potersi dividere con tutta facilità in lastre estremamente sottili.
Si passa così per gradi dalle argille plastiche agli scisti argillosi e da questi per gradi alle vere filladi, e perciò sono chiamati scisti o argilloscisti filladici. In Italia esiste gran copia di scisti argillosi: una varietà alquanto calcarifera è data dalle lavagne della Riviera di Levante.
Ardesie sono le varietà facilmente divisibili in lastre sottili.
Agli scisti argillosi e agli argilloscisti marnosi, come possono chiamarsi gli argilloscisti calcariferi, vanno ascritti gli scisti bituminosi, quelli a ittiolo; gli scisti alluminiferi, gli scisti coticolari, ecc.
Rocce di deposito chimico o organogeno. - Vi appartengono: il salgemma (v.); il gesso e l'anidride (v.), ecc.; le rocce carbonate; le rocce fosfatiche; le rocce silicee; le rocce ferrifere; i carboni fossili.
Le rocce carbonate sono formate essenzialmente da calcite o da dolomite o da una miscela di entrambe; si distinguono facilmente, nonostante le loro grandissime varietà di struttura e aspetto, per la solubilità in acidi diluiti con effervescenza e separazione delle impurità insolubili. La dolomite però è solubile solo a caldo in acidi diluiti.
Fra le rocce carbonate va messo in prima linea il calcare, la più diffusa fra le rocce semplici. Esso può originarsi o per via chimica o per via organogena.
D'origine chimica, per deposito concrezionato di acque calcarifere, sono gli alabastri (v.) calcarei o orientali a struttura fibrosa o fibroso-raggiata; il travertino (lapis tiburtinus, pietra di Tivoli); la pietra spugna; la panchina, formatasi lungo le spiagge marine, quando nel mare sgorghino acque calcarifere.
Però nella grandissima maggioranza le rocce calcaree sono dovute a processi organogeni; risultano cioè dall'accumulo, in seno alle acque del mare, più raramente dei laghi, di spoglie di organismi vegetali o animali. Questi calcari costituiscono masse che presentano una importanza e una estensione incomparabilmente superiori a quelle di deposito chimico. Essi perciò sono fossiliferi, a meno che non siano intervenuti fenomeni posteriori alla loro deposizione, che ne hanno distrutto le tracce.
Chimicamente è ben raro che al carbonato di calcio non si associno altre sostanze; così i calcari si possono distinguere in magnesiaci, se contengono carbonato di magnesio; marnosi, se contengono forti impurità di sostanze argillose; siliciferi, se contengono silice organogena; glauconitici, se contengono granuletti verdi di glauconia, ecc. Le impurità possono pure essere di origine organica (e allora i calcari si distinguono in fetidi, bituminosi, ecc.).
Anche la coerenza è molto varia: si ha la creta (fr. craie), che è una roccia bianca, farinosa, adoperata sotto il nome di bianco di Spagna o bianco di Mentone per pulire i metalli e fare gessi da lavagna.
Maggior grado di coerenza e porosità minore contraddistinguono i calcari compatti, il più tipico dei quali è la pietra litografica di Solenhofen (Baviera); ricorderemo inoltre la maiolica lombarda; il biancone veneto, ecc.
I calcari compatti, oltre a essere adoperati come pietre da costruzione, servono anche come pietra da decorazione, quando possiedono particolarità di struttura, disegno e colorazione, uniti o variegati e vanno allora sotto il nome di marmi (v.). I calcari oolitici sono formati da piccole cerette e globuletti ovoidali, sparsi in una massa calcarea che funge da cemento; i globuletti hanno struttura concrezionata e fibroso-raggiata.
I calcari cristallini, o marmi propriamente detti, devono la loro struttura saccaroide a fenomeni di metamorfismo.
Le dolomie (v.), oltre alla dolomite, che è il eostituente essenziale, contengono spesso una quantità sensibile di calcite. La struttura delle dolomie, più spesso di quella dei calcari, tende alla cristallina e non rare sono le varietà saccaroidi.
Rocce fosfatiche (v.). - Sotto questo nome si accenna rapidamente alle masse fosfatiche, di natura organogena, sedimentaria, stratificate e intercalate tra le altre rocce sedimentarie.
Di natura sedimentaria organogena è il guano, prodottosi dal secolare accumulamento di escrementi di uccelli marini (pellicani) in alcune isole desertiche; il giacimento più noto è quello delle isole di Chinchas, presso la costa del Perù.
Alle rocce silicee (v.) appartengono il tripoli, la farina fossile, i diaspri, le ftaniti, le radiolariti, gli scisti silicei o diasprigni, duri, compatti, a colori variati, spesso vivacissimi.
Selci molari sono chiamate alcune rocce silicee risultanti dalla decalcificazione di calcari siliciferi lacustri.
Rocce ferrifere. - Depositi attuali di questo genere si formano in fondo a laghi, paludi, in raccolte di acque stagnanti ricche di composti di ferro in soluzione sotto l'effetto di microrganismi, fra cui prevalgono alcune batteriacee filiformi (Leptothrix, Ctenothrix, ecc.).
Assai più importanti sono i sedimenti ferriferi oolitici di origine marina, del Lias, estesi su vaste zone come nella Lorena, Lussemburgo, ecc. Sedimentarî e marini sarebbero gli strati e banchi di siderite, come quelli intercalati tra le arenarie scistose del Trias delle Prealpi lombarde, ecc.
Carboni fossili. - Sono costituiti essenzialmente da depositi organici d'origine vegetale.
Rocce piroclastiche. - Tra i tipi più importanti e più noti, ricorderemo i tufi porfirici, i tufi liparitici, i tufi trachitici, ecc.
Un tufo trachitico poco coerente o affatto incoerente è la pozzolana (v.). Nell'Italia centrale sono poi abbondanti i tufi vulcanici di varia natura, più o meno ricchi di leucite, saldamente cementati, usati come materiale da costruzione, detti peperini; classico quello dei Colli Albani.
Degno di speciale menzione, tra i tufi basaltici, è il tufo palagonitico, dei dintorni di Palagonia in Sicilia: la palagonite, che ne forma parte caratteristica, è una sostanza di colore giallastro o bruno amorfa o criptocristallina, di composizione basica, ricca d'acqua, che deriva da alterazione di frammenti di un vetro basaltico nero che, allo stato fresco, viene chiamato sideromelano.