GRITTI, Rocco
Nacque il 17 dic. 1827 a Rota Dentro, frazione di Rota d'Imagna, nel Bergamasco, da Faustino e da Lucia Manzoni. Rimasto orfano di entrambi i genitori in età infantile, frequentò le prime scuole a Ficarolo, presso Rovigo, quindi studiò a Verona e a Bergamo, ove conseguì la licenza liceale. Nel 1847 si iscrisse alla facoltà di medicina dell'Università di Padova, ma dopo pochi mesi si trovò coinvolto nell'insurrezione antiaustriaca e per un certo tempo abbandonò gli studi. Partecipò alla prima guerra di indipendenza nel 1848: arruolatosi volontario come soldato semplice nelle truppe pontificie, fu aggregato al II battaglione delle guardie nazionali di Ancona, comandato alla difesa dei confini dello Stato della Chiesa, e con il suo reparto, che aveva superato il Po per muovere contro gli Austriaci, rimase in zona di operazioni fino alla metà di giugno. Subito dopo lo scioglimento del corpo cui apparteneva, si arruolò tra i volontari e partecipò alla spedizione del Tonale contro gli Austriaci.
Ripresi gli studi di medicina, il G. si laureò nel 1853 a Pavia discutendo una tesi sull'anestesia. Si avviò subito allo studio e alla pratica della chirurgia e chiese di essere ammesso a frequentare l'ospedale Maggiore di Milano, ove operava il valente chirurgo A. De Marchi Gherini. Nello stesso anno si recò a Vienna per frequentare il prestigioso istituto di perfezionamento chirurgico, che ogni anno riservava posti per giovani laureati meritevoli del Lombardo-Veneto. Vi rimase dall'autunno 1853 al 1855, allievo nella clinica chirurgica di Franz Schuh, frequentando contemporaneamente l'istituto di anatomia patologica di Karl Rokitanski - già allora considerato una celebrità internazionale nella sua disciplina - e la scuola istologica di Karl Wedl. Tornato in Italia fornito del diploma viennese di chirurgo operatore e in possesso di un prezioso patrimonio di cognizioni scientifiche, nel 1856 concorse a un posto di praticante gratuito in chirurgia nel grande ospedale milanese. Si mise presto in luce come un brillante operatore e come un attento e originale studioso dei problemi chirurgici.
Dopo aver pubblicato Resoconto della clinica chirurgica del professor Schuhnegli anni scolastici 1853-54, 1854-55, in Annali universali di medicina, 1856, vol. CLV, pp. 512-562; vol. CLVI, pp. 53-87, 271-323, dette alle stampe un importantissimo contributo tecnico-scientifico al processo di amputazione dell'arto inferiore, il metodo detto di amputazione osteoplastica all'estremo distale del femore (Dell'amputazione del femore al terzo inferiore e della disarticolazione del ginocchio. Valore relativo di cadauna, coll'indicazione di un nuovo metodo denominato amputazione del femore ai condili con lembo patellare, ibid., 1857, vol. CLXI, pp. 5-32): l'innovativo intervento consisteva essenzialmente nella formazione di un lembo anteriore comprendente la rotula che, opportunamente cruentata, veniva fissata alla superficie di sezione del moncone femorale, risultando così idonea a sopportare il carico. Il metodo, del quale il G. dette una dimostrazione pratica a un congresso di chirurgia a Ginevra, divenne presto noto come uno fra i migliori procedimenti di amputazione: tentato nel 1861 e poi praticato con successo nel 1863 dal suo maestro di chirurgia viennese (F. Schuh, Sul metodo d'amputazione secondo Gritti, ibid., 1864, vol. CLXXXVIII, pp. 158-164), fu poi adottato da W. Stokes il cui nome fu associato a quello del G. nell'indicazione dell'intervento (W. Stokes, On supra-condyloidamputation of the thigh, in Medico-chirurgical Transactions, LIII [1870], pp. 175-186). Mentre era chirurgo praticante il G. pubblicò anche un pregevole studio su alcune particolari neoplasie articolari: Di alcuni tumori fibro-condromatosi riscontrati nell'articolazione scapulo-omerale. Osservazione, in Annali universali di medicina, 1858, vol. CLXIII, pp. 318-331.
Nominato chirurgo aiutante di seconda classe nel maggio 1859, il G. dovette affrontare la situazione sanitaria di emergenza determinatasi per l'afflusso alle strutture nosocomiali dei soldati feriti negli scontri della seconda guerra di indipendenza: per l'impegno prodigato anche nella direzione dell'ospedale militare S. Francesco e dell'ospedale provvisorio nella casa Melzi, il cui incarico aveva senza esitazione accettato di assumere, fu insignito dell'onorificenza francese della medaglia di seconda classe. Nel settembre dello stesso anno concorse, senza successo, a un posto di primario chirurgo presso l'ospedale di Monza. Nel 1863 visitò vari paesi europei allo scopo di conoscere i progressi ivi realizzati in campo chirurgico: raccolte preziose informazioni tecniche e scientifiche a Berlino, Bruxelles, Londra e Parigi, le espose al Consiglio ospedaliero di Milano in due relazioni nelle quali segnalava i punti salienti per un razionale e indispensabile adeguamento agli standard europei degli ospedali italiani. Nel 1865 fu nominato chirurgo primario dell'ospedale Maggiore e il suo impegno clinico, sia nell'ambito nosocomiale sia nella professione privata, ne risultò notevolmente accresciuto. Non tralasciava, comunque, di recare contributi scientifici e tecnici che consegnava puntualmente alla letteratura specialistica.
La patologia e la clinica oculistica costituirono uno dei temi chirurgici ai quali il G. rivolse le sue prime attenzioni: collaborò validamente col celebre oculista A. Quaglino nella stesura del volume Sulle malattie interne dell'occhio. Saggio di clinica e d'iconografia ottalmoscopica (Milano 1858), la prima opera italiana del genere, con l'esecuzione di vari disegni che servirono di base all'allestimento di una serie cromolitografica di 23 figure colorate riproducenti quadri di malattie coroidali e retiniche. Sollecitato anche da autorevoli cultori della specialità, tra i quali E. Arlt, il G. approfondì gli studi di oftalmoiatria e di chirurgia oculare e nel 1862 pubblicò a Milano Dell'ottalmoscopio e delle malattie endoculari per esso riconoscibili. Trattatoteorico-pratico con sei tavole litografate, aggiornata e completa messa a punto dell'argomento nella quale, dopo un capitolo dedicato alla storia della disciplina e una trattazione dell'anatomia e della fisiologia dell'occhio, erano esposte numerose osservazioni pratiche di patologia intraoculare.
Sempre vivo rimaneva l'interesse del G. per le vicende nazionali: entrato a far parte del comitato milanese della Associazione medica italiana per i soccorsi ai militari feriti e malati in tempo di guerra, costituitosi nel 1864 e in rapporto con il Comitato internazionale di Ginevra (che con la convenzione dello stesso anno sanciva la neutralità del ferito e dei suoi soccorritori sul campo di battaglia facendo nascere la Croce rossa), partecipò alla terza guerra di indipendenza come responsabile dell'organizzazione e della direzione del servizio di assistenza e trasporto dei feriti che giungevano a Milano tramite ferrovia. Dedicatosi allo studio dei problemi medici durante il periodo bellico, pubblicò un pregevole articolo: Saggio di una tavola nosologica statistica e terapeutica per uso degli ospitali militari in tempo di guerra, in Gazzetta medica italiana. Lombardia, s. 5, V (1866), pp. 236-239.
Il G. si occupò di argomenti di interesse generale nella pratica chirurgica, quali il valore dell'applicazione topica dei solfiti (La medicazione solfitica esterna. Studii ed osservazioni cliniche sull'uso esterno dei solfiti, in Annali universali di medicina, 1864, vol. CXC, pp. 241-292) e il metodo di esecuzione degli interventi chirurgici con il campo operatorio immerso in acqua mantenuta alla temperatura di 25 °C (Delle operazioni che si praticano sott'acqua allo scopo di evitare l'azione dell'aria atmosferica sulle superfici cruentate, entro le cavità chiuse ele cavità suppuranti, ibid., 1870, vol. CCXI, pp. 320-359): questo procedimento, già proposto dallo Schuh e da altri operatori relativamente agli interventi di toracentesi, era raccomandato dal G. per le operazioni di svuotamenti di empiemi e di ascessi profondi, per l'artrocentesi del ginocchio ecc., come mezzo atto a proteggere la parte cruentata dai rischi di infezione (ben presto, comunque, il metodo antisettico introdotto da E. Bottini e J. Lister si sarebbe affermato come il provvedimento unico e insostituibile per la sicura esecuzione delle operazioni di chirurgia). Fu chirurgo generale ed eseguì interventi sulle ossa facciali (Resezione intrabucalee sottoperiostea della mandibola inferiore mercé un nuovo processo operativo, conosservazione clinica, in Gazzetta medica italiana. Lombardia, s. 5, VI [1867], pp. 349-352; Della contemporanea resezione del mascellare superiore ed estirpazionedel bulbo-uranoplastica, in Archivio ed atti della Società italiana di chirurgia, I [1883-84], pp. 334-339), sull'apparato urogenitale in particolare con la pratica del processo di cistotomia lateralizzata con l'impiego di un nuovo catetere scanalato (Sur un nouveau cathéter cannelé et sur une nouvelle méthode pour lataille périnéale, in Bulletin général de thérapeutique médicale et chirurgicale, XCV [1878], pp. 853-860; Della cura chirurgica della spermatalgia, con osservazioni cliniche, in Gazzetta medica italiana. Lombardia, s. 8, V [1883], pp. 15-18; Relazione sui risultati clinici del processo di cistotomia lateralizzata col nuovocatetere scanalato, in Annali universali di medicina e chirurgia, 1883, vol. CCLXIII, pp. 51-61), sul torace (Cura chirurgica dell'empiema a mezzo della resezione parziale sottoperiostea sulla X, XI costa, in Il Morgagni, XXXIV [1892], pp. 1-20), sull'addome (Sopra un caso di gastrotomia per stenosi esofagea, in Gazzetta medica italiana. Lombardia, s. 8, III [1881], pp. 3-5) e sul bacino (Dell'incisionemetodica degli ascessi della fossa iliaca interna, in Gazzetta degli ospitali, VIII [1887], pp. 732-734, 739-741, 749-751). Di particolare rilievo fu il contributo dato dal G. alla chirurgia ortopedica, sia nel campo della traumatologia di guerra (Delle fratture del femore per arma da fuoco, studiate sotto il punto di vista della chirurgia militare. Memoria, Milano 1866; Nuovi documenti in favore della chirurgia conservativa nelle fratture del femore per arma da fuoco, ibid. 1868) sia in quello della patologia dell'apparato locomotore per il cui trattamento propose anche nuovi interventi chirurgici (Della cura della frattura del femore mediante l'apparecchio a trazione coi pesi applicato sopra bambini e fanciulli fino all'età disette anni, in Annali universali di medicina e chirurgia, 1880, vol. CCLII, pp. 478-493; Sulla cura delle fratture del collo e dei condili dell'omero mediante l'apparecchioa trazione con pesi, in Archivio ed atti della Società italiana di chirurgia, I [1883-84], pp. 117-135; Claudicazione da anchilosi angolare del cotile sinistropostuma di cotilite con lussazione posteriore superiore; resezione dell'articolazione ileo-femorale col metodo di Volkmann a scalpello (Meisselresection); guarigione colla conservazione dei movimenti del femore, in Archivio di ortopedia, II [1885], pp. 1-7; Resezione dorsale tarso-metatarsea; nuovo processo operativo, in Gazzetta degli ospitali, IX [1888], pp. 13 s.; Dell'astragalotomia per la cura precoce della sinovite fungosa dell'articolazione tibiotarsica coll'appendice sullastessa operazione per cura del flemmone settico corredata colla storia clinicadi dieci operati di astragalotomia nella sala Bambini dell'ospitale Maggiore, in Archivio di ortopedia, IV [1887], pp. 161-170; Svuotamento del calcagno; nuovo processo operativo, in Gazzetta degli ospitali, IX [1888], pp. 258 s.; Quarantadue resezioni del cotile per cura della coxartro-sinovite fungosa praticatanel periodo asettico nei comparti chirurgici, in Archivio di ortopedia, V [1889], pp. 321-350).
Il G. si impegnò molto a favore delle classi più disagiate e per l'affermazione di una società più giusta; mettendo a frutto le non comuni competenze tecniche, scientifiche e pratiche e spinto dalla sensibilità politica che lo animava, fu tra i protagonisti della creazione delle speciali guardie medico-chirurgiche che sorsero nella ormai grande città di Milano, volte soprattutto al soccorso urgente agli appartenenti agli strati sociali più bisognosi. Autore di sei relazioni della guardia medico-chirurgica notturna di Milano per gli anni dal 1876 al 1881, pubblicò Dell'assistenza medico-chirurgica nei casi di urgente bisogno durante lanotte nei grandi centri di popolazione ed in particolare della guardia medico-chirurgica notturna di Milano, in Rivista della beneficenza pubblica e degli istituti di previdenza, VIII (1880), pp. 1353-1360. Aveva aderito alla famiglia massonica, condividendone, con molti altri medici lombardi, ideali e impegno pratico umanitario.
Lasciato l'ospedale per collocamento a riposo nel 1892, il G. morì il 14 luglio 1920 nella sua villa di Pallanza, sul lago Maggiore.
Fonti e Bibl.: Necrologio, in L'Ospedale Maggiore, VII (1920), pp. 193 s.; B. Rossi, R. G., ibid., II (1914), numero speciale in onore del G., pp. 347-349; F. Crosti, La produzione scientifica del dr. R. G., ibid., pp. 350-356; F. Denti, Il dr. G. e gli studi di oftalmologia, ibid., pp. 357-359; D. Giordano, Scritti e discorsi pertinenti alla storia della medicina e ad argomenti diversi, Milano 1930, pp. 294, 336; A. Ferrannini, Medicina italica (Priorità di fatti e di direttive), Milano 1935, p. 182; G. Castelli, Figure dell'Ottocento alla "Ca' Granda"…, a cura di P. Arcari, Milano 1940, pp. 483-494; A. Bottero, La chirurgia del polmone attraverso i tempi, Milano 1945, p. 123; L. Belloni, La medicina a Milano dal Settecento al 1915, in Storia diMilano, XVI, Principio di secolo (1901-1915), Milano 1962, pp. 987, 1001, 1012; K. Bernabeo, R. G. ed il suo "metodo subacqueo", in Atti e memorie dell'Accademia di storia dell'arte sanitaria, s. 2, XXIX (1963); A. Rabino, La toracentesi subacquea di G., in Premio internaz. scientifico Città di Sanremoper la broncologia 1975, a cura di A. Moretti, Sanremo s.d., pp. 73-82; A. Hirsch, Biographisches Lexikon der hervorragenden Ärzte…, II, pp. 861 s.; Enc. Italiana, XVII, p. 977; ibid., III, p. 43, s.v.Amputazione; XI, p. 568, s.v.Coscia.