STELLA, Rocco.
– Secondo di cinque figli, nacque a Modugno il 24 febbraio 1662, da Nicola Francesco, dottore fisico, e da Ortenzia de’ Lorenzi. Nella sua città natale apprese i primi rudimenti di filosofia, teologia, astronomia, matematica e geometria, mostrando una certa propensione per le lingue straniere ma, soprattutto, una forte inclinazione verso il mestiere delle armi. Nel 1680 abbandonò la Puglia per arruolarsi nell’esercito imperiale, in quegli anni impegnato nelle guerre turciche, e combatté in Ungheria nel 1684, sotto la guida e la protezione del generale Enea Caprara e del commissario generale Antonio Carafa. Ebbe, così, l’opportunità di imparare il tedesco e, grazie alle sue capacità militari, al carattere estroverso, alla pronta intelligenza, iniziò a farsi notare e a guadagnarsi la promozione a sergente maggiore nel reggimento Montecuccoli.
Nel novembre del 1700 seguì a Roma Giovanni Carafa e Carlo di Sangro, nobili napoletani da anni in servizio nell’esercito imperiale, inviati da Leopoldo I a organizzare il fronte filoimperiale napoletano: con la morte di Carlo II d’Asburgo si apriva, infatti, il conflitto per la successione al trono di Spagna, cui il Regno di Napoli apparteneva, conteso tra il francese Filippo d’Angiò, nipote di Luigi XIV, e l’arciduca Carlo, figlio secondogenito dell’imperatore. Ritornato in Austria, Stella iniziò a svolgere un ruolo di raccordo tra i napoletani e la corte viennese: ciò gli consentì di avvicinarsi ad Antonio Floriano principe di Liechtenstein, aio dell’arciduca Carlo, e di conoscere Leopoldo I.
Nel 1704, tra le fila dell’esercito imperiale, seguì l’arciduca Carlo durante la sua campagna di Spagna: ebbe, così, modo di dimostrare le sue doti militari e, anche per questo, si guadagnò la stima del giovane sovrano che lo volle come assistente personale, servendosi di lui come interprete, e che lo introdusse nella giunta di Guerra.
Nel 1705 la morte di Leopoldo I portò sul trono imperiale il figlio primogenito Giuseppe che entrò in conflitto con il fratello Carlo, sempre più desideroso di emanciparsi dalla sua tutela e di assumere il pieno controllo dei territori italiani. La conquista del Regno di Napoli, nel 1707, accrebbe il potere di Carlo che ne diventò re e che, da Barcellona, iniziò a governare il nuovo Regno coadiuvato da consiglieri spagnoli e italiani, tra i quali cominciava a primeggiare Stella. Nel 1707 Carlo lo nominò conte, gli assegnò alcune rendite nel Regno di Napoli e agevolò il suo matrimonio con Giuseppa Copons, di nobile famiglia catalana – la cui sorella maggiore aveva sposato il marchese Marino Caracciolo di Santeramo in Colle –, con la quale ebbe la sua unica figlia, Marianna, morta all’età di undici anni.
Nel 1711 lo scenario politico era destinato a cambiare nuovamente: l’improvvisa morte di Giuseppe I portò sul trono imperiale Carlo, con il nome di Carlo VI, che abbandonava Barcellona per Vienna. Stella lo seguì e nella capitale austriaca ebbe modo di accrescere la sua influenza sul nuovo imperatore che lo nominò consigliere di cappa e spada per Napoli all’interno del Supremo Consiglio d’Italia (dal 1713 trasferito a Vienna da Barcellona e poi trasformato nel Supremo Consiglio di Spagna), organismo che sovrintendeva al governo dei domini italiani. Stella, tuttavia, non si limitò a esercitare un indiscusso controllo sulla gestione politica del Regno di Napoli e dei territori italiani: ammesso nella Conferenza imperiale, ebbe voce in capitolo anche sul governo e sulla politica estera di tutto l’Impero, entrando, spesso, in conflitto con il ‘partito’ imperiale – in questi anni guidato da Johann Wenzel, conte di Wratislaw, cancelliere del Regno di Boemia – che cominciò a screditarlo e a diffondere maldicenze sul suo conto.
Il suo ruolo strategico all’interno della corte e la sua vicinanza a Carlo VI erano universalmente noti, tanto che i principi stranieri si rivolgevano a lui per agevolare negoziazioni e perorare richieste presso l’imperatore, inondandolo di doni e di laute ricompense che accrebbero le sue già consistenti fortune. Stella, infatti, si assicurò, dalle grazie imperiali, importanti benefici: i beni, i feudi e i titoli nel Regno di Napoli dell’ultimo rappresentante della famiglia Ceva Grimaldi, Angelo, morto senza eredi (in particolare le terre di Telese e Santacroce); la signoria austriaca di Wartenstein e Grimmenstein; il titolo di nobile d’Austria e magnate del Regno d’Ungheria; una rendita annuale di 6000 ducati. Sostenne, poi, la scalata sociale dei suoi più stretti familiari: nel 1710 suo padre venne aggregato alla nobiltà cittadina di Bari; nel 1711 suo nipote, Pietro Luca, ebbe il titolo di marchese di Torre Ruggiero e fu aggregato al seggio napoletano della Montagna; nel 1713 suo fratello primogenito, Giambattista, fu nominato vescovo di Taranto, di regio patronato.
All’attività politica e amministrativa affiancò un costante impegno come mecenate e protettore delle arti e, anche per questo, fu ammesso all’Arcadia con lo pseudonimo di Aristide Calidonio. Suggellarono il suo status sociale l’edificazione di uno sfarzoso palazzo nel centro di Vienna (oggi al n. 8 di Franz Joseph Platz) e le numerose opere encomiastiche e genealogiche che gli furono dedicate e che lo facevano discendere da un antico lignaggio di cavalieri catalani, partenopei o tedeschi.
Rimasto vedovo, costituì un maggiorasco in favore del suo unico nipote, Pietro Luca, riconosciuto come erede universale, a eccezione di cinque possedimenti austriaci che lasciò al cognato, il marchese Caracciolo di Santeramo in Colle, con l’obbligo di acquisire anche il cognome Stella.
Ammalatosi di idropisia, morì a Vienna il 15 ottobre 1720.
Fonti e Bibl.: Figura piuttosto controversa, un quadro preciso delle sue capacità di governo e della sua cultura politica, messe in dubbio dai suoi detrattori, può ricavarsi dall’analisi delle sedute dei diversi consigli cui partecipò, la cui documentazione è conservata a Vienna presso l’Haus-Hof-und Staatsarchivs, nei fondi Staatskanzlei, Vörtrage der Zentralbehoerden (anni 1713-1720); Italien-Spanischer Rat, Vörtrage der Zentralbehörden (1712-1720); Italien-Spanischer Rat, Supremo Consejo de España, Collectanea (1712-1720); Italien-Spanischer Rat, Neapel Korrespondenz (1707-1720); della corrispondenza diplomatica, Staatenabteilungen. Spanien, Diplomatische Korrespondenz (1706-1711); presso l’Archivio di Stato di Napoli, Consiglio di Spagna, vol. 219, e a Madrid, Archivo histórico national, Estado, ff. 8688, 8689, 8696.
B. Gracián, Il savio politico di Baldassar Gratiano. Consegrato all’illustrissimo et eccellentissimo signor don R. S., sargente generale di cavalleria delle truppe di S.M. Cesarea, generale aggiunto di S.M. Cattolica, suo consiglier di Guerra, e della giunta di Stato d’Italia, Napoli 1709; G. Sánchez de Luna, Fantasie capricciose trasportate in sensi politici e morali, Lipsia 1710, pp. 269, 291, 325; G.F. Gemelli Careri, Aggiunta a’ viaggi di Europa, Napoli 1711, pp. 56 s.; G. Recco, Notizie di famiglie nobili ed illustri della città e regno di Napoli, Napoli 1717, p. 115; M. Crescimbeni, Notizie istoriche degli Arcadi morti, Roma 1721, pp. 298-305; M. Foscarini, Storia Arcana, a cura di T. Gar, in Archivio storico italiano, 1843, vol. 5, p. 45; V. Maffei Junior, Relazione sulle cose notabili della città di Modugno, scritto nel 1774, in M. Garruba, Serie critica de’ Sacri Pastori Baresi, corretta accresciuta ed illustrata, Bari 1844, pp. 834-838; A. Granito, Storia della congiura del principe di Macchia e dell’occupazione fatta dalle armi austriache del Regno di Napoli nel 1707, I-II, Napoli 1861, I, pp. 52, 63, 205-207, 254 s.; II, pp. 29, 40, 87, 209 s.; G. De Bellis, Modugno e i suoi principali uomini illustri, Bari 1888, pp. 42-44; M. Schipa, Problemi napoletani al principio del secolo XVIII, in Atti dell’accademia pontaniana, XXVIII (1898), p. 26; C. Morandi, Relazioni degli ambasciatori sabaudi, Bologna 1936, pp. 124 s.; F. Nicolini, Uomini di spada di chiesa di toga di studio ai tempi di Giambattista Vico, Milano 1942, pp. 237-251; H.C. Ehalt, La corte di Vienna tra sei e settecento, Roma 1984, p. 187; R. Ajello, Tra Spagna e Francia. Diritto, istituzioni, società a Napoli all’alba dell’Illuminismo, Napoli 1992, pp. 61-63; Dilatar l’Impero in Italia. Asburgo e Italia nel primo Settecento, a cura di M. Verga, in Cheiron, 1994, n. 21, monografico (in partic. M. Verga, Il “Bruderzwist”, la Spagna, l’Italia. Dalle lettere del duca di Moles, pp. 35, 39-42, 53; C. Cremonini, Carlo Borromeo Arese, un aristocratico lombardo nel “nuovo ordine” di Carlo VI, pp. 98 s.); G. Saliani, Relazione intorno alla città di Modugno ed alla vita dell’Arciprete Giambattista Stella, scritto nel 1786, in R. Macina, Viaggio nel Settecento, Modugno 1998, pp. 55-57; T. Carafa, Memorie di Tiberio Carafa, principe di Chiusano, a cura di A. Pizzo, Napoli 2005, pp. 257, 1493-1496; R. Quirós Rosado, Monarquía de Oriente. La corte de Carlos III y el gobierno de Italia durante la guerra de sucesión española, Madrid 2017, passim; F.F. Gallo, La congiura di Macchia. Cultura e conflitto politico a Napoli nel primo Settecento, Roma 2018, pp. 349, 353, 364.