RODINÒ DI MIGLIONE, Marcello
– Nacque a Napoli il 17 aprile 1906 da Giulio e da Nerina Sergio, entrambi di nobili origini (i Rodinò, imparentati con i Sanseverino di Bisignano, provenivano dalla Calabria, i Sergio dal Cilento).
Determinante per la sua formazione morale e politica fu l’esempio del padre, leader del movimento politico dei cattolici partenopei (si veda la voce in questo Dizionario).
Nel 1928 Rodinò si laureò in ingegneria elettrotecnica al Politecnico di Napoli. Terminata la scuola ufficiali a Pola, nel 1930 entrò in una società del gruppo SME (Società Meridionale di Elettricità).
Nel 1933 sposò Maria dei marchesi Piromallo, con la quale ebbe sette figli (Giulia, Marinella, Giovanna, Giuseppe, Francesco, Elisabetta e Ugo).
Favorito dalla seconda laurea, in giurisprudenza, conseguita nel 1935 presso l’Università di Napoli, si mise presto in luce all’interno della SME, che controllava la produzione e distribuzione di energia elettrica in tutto il Mezzogiorno continentale, società privata ma con una forte partecipazione dell’Istituto per la riconversione industriale (IRI).
Dirigeva la SME il vicentino Giuseppe Cenzato, strenuo fautore di un’industrializzazione del Sud sostenuta da un deciso sviluppo dell’industria elettrica e dal diffondersi di un’adeguata cultura tecnica meridionale; Rodinò, che considerava Cenzato un maestro, ne riprese le idee fondamentali in numerose relazioni nell’ambito di convegni dedicati al rilancio del Mezzogiorno, convinto com’era che l’industrializzazione fosse una priorità assoluta e che la scarsa propensione al rischio d’impresa nelle regioni del Sud costituisse un freno al loro sviluppo.
Nei primi anni Cinquanta giunse ai vertici sia degli organi di rappresentanza nazionale delle aziende elettriche, con la nomina a consigliere delegato dell’Associazione nazionale per le imprese distributrici di energia elettrica (ANIDEL), sia della SME, di cui fu nominato direttore generale nel 1954. Si trovò pertanto in prima fila con Cenzato nella battaglia che vide gli ‘elettrici’ opporsi a un’accesa campagna d’opinione, condotta da Ernesto Rossi, Eugenio Scalfari e gli ‘Amici del Mondo’, favorevole alla nazionalizzazione dell’industria elettrica, conclusasi sul finire del 1962 con la creazione dell’Ente nazionale per l’energia elettrica (ENEL).
Nel 1956 l’IRI offrì a Rodinò la carica di amministratore delegato della RAI in sostituzione di Filiberto Guala. L’offerta, del tutto inattesa per l’interessato, sembra da mettere in relazione con l’estromissione di Cenzato dalla guida della SME in una fase politica in cui la Democrazia cristiana (DC) puntava al controllo delle aziende IRI e nasceva il ministero delle Partecipazioni statali. La gestione di Rodinò, che corrispose a una fase di crescita esponenziale dell’azienda radiotelevisiva, si caratterizzò per le grandi realizzazioni tecniche – con il potenziamento degli impianti e la nascita del secondo canale TV – l’inizio della pubblicità televisiva e la netta separazione interna tra settore informativo e programmazione. Pur essendo un convinto sostenitore della DC, Rodinò, estraneo al nuovo clima politico del centro-sinistra, non gradiva le interferenze politiche nelle scelte dell’ente; per questo motivo cercò di limitare, riuscendoci solo in parte, il crescente potere di Ettore Bernabei, nominato direttore generale nel 1961, «punta di diamante del gruppo fanfaniano» (Morrione, 1978, p. 25).
Grande rinnovatore della programmazione televisiva, finalmente più rispondente alle esigenze e alle aspettative di una società in rapida evoluzione, Bernabei creò i presupposti per il deficit di bilancio, favorendo massicce assunzioni di dirigenti e giornalisti – spesso per accontentare i partiti di governo –, il proliferare delle direzioni e delle collaborazioni esterne.
Questa linea entrò fatalmente in rotta di collisione con quella dell’amministratore delegato, che anteponeva a tutto la ‘salute’ del bilancio, rimasto sempre in attivo durante il suo mandato; anche se l’idea di televisione di Rodinò, paternalista e non aliena da anacronistiche censure, oggetto degli strali dei partiti d’opposizione e condivisa dagli ‘aziendali’ formatisi ai tempi dell’EIAR (Ente Italiano per le Audizioni Radiofoniche), era destinata a essere inevitabilmente superata.
Nel 1965, ormai stanco e sfiduciato, Rodinò fu invitato dall’IRI a dimettersi, su pressione della DC, e venne sostituito da Gianni Granzotto.
Lasciò in eredità alla RAI Telescuola, insieme di trasmissioni scolastiche ed educative nato da una sua intuizione, che s’impose anche in campo internazionale come esperienza fortemente innovativa e significativa del suo tenace utopismo cristiano (testimoniato pure dal saggio Televisione realtà sociale, Milano 1964, ispirato alla dottrina sociale della Chiesa).
Coerentemente con tale impostazione, come presidente di Telespazio promosse l’utilizzo dei satelliti per le telecomunicazioni per la diffusione dell’istruzione a livello planetario. Restò alla guida di Telespazio spa per le comunicazioni spaziali dalla fondazione (1961) al 1978, periodo in cui l’Italia conquistò un posto di prestigio in questo settore ad alta tecnologia. Dal 1966 al 1970 diresse, per incarico dell’IRI, le Manifatture cotoniere meridionali (MCM), importante azienda tessile con sede a Napoli.
Cavaliere del lavoro nel 1962, presidente dell’Union européenne de radiodiffusion nel 1964, fu anche presidente dell’Associazione fra le società italiane per azioni (Assonime) dal 1970 al 1975. Nella sua città è ricordato per la costruzione del centro di produzione RAI di Fuorigrotta (1963) e per l’impulso dato alla nascita della Polisportiva Partenope (1951).
Morì il 27 agosto 1994.
Fonti e Bibl.: Roma, Archivio storico Telespazio, Relazioni del consiglio d’amministrazione e bilanci, aa. 1963-1984; RAI - Radiotelevisione italiana, Servizio documentazione e studi, Annuario RAI, Torino (poi Roma), aa. 1956-65; Dizionario biografico dei meridionali, III, P-Z, Napoli 1974, p. 118; F. Chiarenza, Il cavallo morente. Trent’anni di radiotelevisione italiana, Milano 1978, ad ind.; R. Morrione, La RAI nel paese delle antenne. Uomini e vicende del più discusso dei mass media. Dall’era Bernabei all’era della riforma, Roma 1978, pp. 25 s.; L. Ragno - B. Amatucci, L’Italia nello spazio prima e dopo Sirio, Roma 1978, pp. 98, 128, 130; F. Monteleone, Storia della radio e della televisione. Un secolo di suoni e immagini, Venezia, 1992, ad ind.; Storia dell’industria elettrica in Italia, III, Espansione e oligopolio. 1926-1945, a cura di G. Galasso, Roma-Bari 1993, ad ind., IV, Dal dopoguerra alla nazionalizzazione. 1945-1962, a cura di V. Castronovo, Roma-Bari 1994, ad ind.; E. Corsi, Napoli contemporanea. La città dalla guerra al Duemila, Napoli 1995, p. 88; A. Grasso, Storia della televisione, II, Dizionario dei personaggi e dei termini tecnici e gergali, Milano 1998, pp. 229 s.; M. Pessetti, 50 anni di Polisportiva Partenope, Pozzuoli 2001, pp. 8, 20, 24, 40, 58, 122, 220; V. Corvisieri, Vita di un manager al servizio del bene comune. M. R. di M. (1906-1994), Prefazione di A. Diana, Napoli 2006; C. Padovani, Un’attrazione fatale. Televisione pubblica e politica in Italia, Trieste 2007, ad indicem.