ACQUAVIVA, Rodolfo
Nacque ad Atri il 25 ott. 1550. Nel 1568, recatosi a Roma con il padre Giovanni Girolamo, duca d'Atri, ottenne, nonostante alcune opposizioni fatte da parte dei familiari, di entrare nella Compagnia di Gesù.
Intraprese il noviziato a S. Andrea al Quirinale il 2 apr. 1568, avendo già la prima tonsura e il voto di religione. Studiò filosofia e teologia al Collegio Romano, ma insisté per essere destinato alle missioni dell'Estremo Oriente. Malgrado la non robusta costituzione, nel novembre 1577 venne infine inviato a Lisbona, dove, promosso subito al sacerdozio, il 24 marzo 1578 s'imbarcò per le Indie. Facevano parte della stessa spedizione Matteo Ricci, Michele Ruggeri ed altri dieci missionari.
Giunse a Goa il 13 settembre; per un anno insegnò filosofia nel collegio S. Paolo di questa città e l'anno seguente fu inviato con due compagni presso Muhammad Gialāl ad-dīn, detto Akbar, sovrano del Gran Mogol (Indostan), che aveva chiesto missionari (17 nov. 1579).
I tre gesuiti raggiunsero il re Akbar a Fatehpur-Sikri il 27 o 28 febbr. 1580, accolti con onori e cordialità e alloggiati nello stesso palazzo imperiale (la loro cappella fu ornata d'un quadro della B. V. Mater Dei,copia dell'effigie che si venera ora in Roma nella cappella borghesiana di S. Maria Maggiore).
Ma le manifestazioni di simpatia verso i missionari cattolici non tardarono a suscitare ostilità, specialmente da parte degli esponenti religiosi locali. Il re Akbar, sebbene sinceramente affezionato all'A., era affatto indifferente in materia di religione e vagheggiava una riforma sincretistica dei vari culti, per cui quanto era largo di promesse, altrettanto cauto si dimostrava nei fatti.
Nella primavera del 1582 Akbar pensò di organizzare l'invio di una missione presso Filippo II, divenuto re del Portogallo, della quale avrebbe dovuto far parte anche il p. Monserrat, uno dei missionari. Il progetto fallì in seguito all'ostruzionismo del viceré Mascarenhas; il quale, comprendendo che il sovrano mirava unicamente a servirsi dei missionari per stringere rapporti politici e commerciali col Portogallo, provocò il richiamo dell'A. e dei compagni, nel maggio 1583.
Pochi giorni dopo il suo ritorno a Goa, l'8 luglio, l'A. fu mandato dal provinciale nella penisola di Salsette, vicino a Goa, dove l'avversione al dominio portoghese aveva sempre determinato anche ostilità verso i missionari: con lui fu inviato il p. Alfonso Pacheco, spagnolo, missionario da molti anni (tre altri gesuiti, dei quali l'A. doveva essere superiore, Pietro Berno di Ascona, Antonio Francisco e Francesco Aranha portoghesi, erano stati inviati a Salsette in precedenza). La sera del 13 luglio i missionari si ritrovarono tutti insieme in Orlim, villaggio prossimo a Cuncolim, dove si pensava di costruire una Casa e una chiesa. La mattina del 15 luglio 1583 la popolazione sobillata da un fanatico stregone, si scagliò improvvisamente contro di loro. Il primo a cadere fu l'Acquaviva.
Dell'avvenimento possediamo una relazione fatta da Alessandro Valignano (Goae V kal. Ianuarii 1584),il quale si trovava a Cuncolim in quei giorni. Essa ha formato argomento di un elegante poema latino dell'umanista gesuita Francesco Benci, Quinque Martires (Venetiis 1591). Il modo come i corpi dei martiri vennero ritrovati e seppelliti nel villaggio di Raciol è riferito da Laerzio Alberti. I corpi nel 1597 furono trasportati nella chiesa di S. Paolo in Goa, di qui, nel 1793, nel seminario di Chorão, e finalmente nel 1863 nella cattedrale di Goa. Fu proprio la città di Cuncolim, che nel 1647 chiese a Innocenzo X l'introduzione della causa di beatificazione dei martiri di Salsette, conclusasi con decreto di Leone XIII del 6 genn. 1893.
Fonti e Bibl.: Arch. Rom. Soc. Iesu, Annuae litterae Soc. Iesu, Romae 1585, 215-231; A. Valignano, Relatione della felice morte di cinque religiosi della Compagnia di Gesù, Milano 1585; A. Monserrat, Mongolicae legationis commentarius or the first Jesuit mission to Akbar, in Memoirs of the Asiatic Society of Bengal, III (1914), pp. 513-704; Acta beatificationis V. Rodulphi Aquaevivae: Summarium, Romae 1720 (ivi deposizione di Laerzio Alberti); R. Streit, Biblioteca Missionum, IV, Aachen 1894, pp. 261-267, 270-271. Per la vita dell'A. v.: F. Alegambe, Mortes illustres et gesta eorum de Soc. Iesu qui in odium fidei... confecti sunt, Romae 1657, pp. 116-161; N. Angelini, Istoria della vita... dei bb. R. A., Alfonso Paceco...,Roma 1893; P. Suau, Les bb. martyres de Salsette, Lille 1893. Studi particolari: D. Bartoli, Missione al Gran Mogor del P. Ridolfo Aquaviva, Roma 1653; Id., Storia della Compagnia di Gesù: l'Asia, Roma 1667, pp. 605-663; G. Jouvency, Historia Soc. Iesu,V, 2, Romae 1710, pp. 449-512; E. D. Maclagan, Jesuit missions to the emperor Akbar, in Iournal of the Asiatic Society of Bengala,LXV (1896), pp. 38-113; Id., The Jesuits and the Great Mogul,London 1932; G. Tucci, Pionieri italiani in India Asiatica,in Bollett. d. Ist. per il medio ed estremo Oriente, II (1936), pp. 3-11; Id., Italia e Oriente, Milano 1949, p. 77; Encicl. Cattolica, I, col. 246.