BAGLIONI, Rodolfo
Nacque a Perugia il 1° luglio 1518 da Malatesta e da Monaldesca Monaldeschi di nobile famiglia orvietana. Nel 1529, allorché Malatesta entrò al servizio della Repubblica di Firenze in lotta contro le forze congiunte imperiali e papali, al B., appena undicenne, fu affidato il comando di cinquanta cavalieri con una provvigione di 250 fiorini. Alla morte del padre (1531), il B. si ritirò nel feudo di Bettona, avendolo Clemente VII bandito da Perugia e dichiarato ribelle. Solo con la morte del pontefice, il B. e il cugino Giampaolo poterono rientrare nella città difesa da Braccio Baglioni espugnando il palazzo del governatore e uccidendo Cinzio Filonardi, vescovo di Terracina, vicelegato pontificio. Le truppe inviate da Paolo III, nel 1535, per ristabilire la situazione, sbaragliarono le forze del B. che, privato di feudi e castelli, entrò al servizio di Alessandro de' Medici. Combatté contro i fuorusciti fiorentini a Montemurlo, al comando di novecento cavalieri, e assisté poi alla proclamazione di Cosimo a duca di Firenze, come si osserva in un affresco del Vasari nella sala detta di Cosimo I in Palazzo Vecchio.
Scoppiata nel 1540 tra il papa e Perugia la "guerra del sale", il governo perugino si rivolse al B. per organizzare la difesa.
Il B., cui nel 1538 erano stati restituiti dal pontefice i beni confiscati, sconsigliò il - ricorso alle armi, ma Cosimo I, preoccupato delle ambizioni espansionistiche di Paolo III, lo convinse a cedere alle pressanti richieste dei Perugini, nonostante le assicurazioni in contrario inviate al papa. Salutato come un liberatore, il B. entrò a Perugia il 16 maggio 1540. Sebbene la situazione fosse ormai disperata, il B. concentrò le forze contro le truppe pontificie, che marciavano su Perugia attraverso Ponte San Giovanni, e riuscì a batterle a Fontenuovo, a Borgo Sant'Antonio e a Monteluce. Mancando però vettovaglie e denari, pattuì di lì a poco col commissario pontificio Girolamo Orsini la resa della città, effettuatasi il 4 giugno, salvi la vita ed i beni dei cittadini. Il B. indirizzò contemporaneamente al cardinale Alessandro Farnese una lettera che delinea abbastanza nettamente il suo atteggiamento ambiguo nel desiderio di non compromettere i buoni rapporti col papa: il che tuttavia non gli valse la conservazione dei feudi.
Tornato al servizio del duca di Firenze, il B. fu inviato nel 1543 a fortificare Volterra e i luoghi vicini, in seguito alla congiura ordita in Siena dai Salvi per cedere Porte Ercole ai Francesi. Nel 1544 prese parte alla battaglia di Ceresole come capitano generale della cavalleria che Cosimo de' Medici aveva inviato al campo imperiale contro i Francesi. Sconfitto dal maresciallo Paul de Termes, il B., pur essendo ferito, riuscì a ricomporre le schiere, per impedire al vincitore duca d'Enghien di marciare su Milano, e partecipò alla vittoria su Piero Strozzi avvenuta fra Novi e Serravalle nel giugno 1544. Condusse quindi la cavalleria medicea a Ratisbona, per unirla alle truppe di Carlo V. Dopo la pace di Crépy, partecipò alla guerra smalcaldica al comando di duecentocinquanta cavalleggeri.
Ritornato in Italia dopo la vittoria imperiale, Giulio III gli affidò l'incarico di occupare Castro. In riconoscimento dei servigi resi, ottenne finalmente la restituzione dei beni, con breve datato 16 ott. 1551; il 10 novembre ritornò a Perugia e provvide all'amministrazione dei feudi, che il 7 settembre successivo affidò allo zio, Leone Baglioni.
Passato di nuovo al servizio del duca di Firenze, il B. fu inviato, al momento della sollevazione senese, a Colle Val d'Elsa e a San Gimignano, allo scopo di prevenire eventuali attacchi delle truppe francesi. Scoppiata nel 1553 la guerra di Siena, restò al servizio del duca di Firenze, ottenendo, oltre al comando della cavalleria ducale, anche quello delle milizie di Cortona, Arezzo, Montepulciano e Val d'Arno.
Nel corso della guerra fu a Pisa, poi a Volterra, come comandante della piazza, a Staggia, a Montepulciano, e partecipò alla presa dell'Aiuola e di Lucignano, avvenuta il 2 luglio 1553. Alla fine dello stesso anno gli fu affidata una parte di primo piano nell'attacco che contro Siena avrebbero dovuto sferrare le truppe mediceo-imperiali: mentre a Federico da Montauto era affidato il compito di attaccare dal litorale tirrenico le città di Massa, Grosseto e Castiglion della Pescaia, il B., al comando di tremila fanti, avrebbe dovuto invadere la Valdichiana, occupare Chiusi, Pienza e Montalcino, quindi unirsi al terzo contingente rimasto nei pressi di Siena agli ordini del marchese di Marignano. L'azione non ebbe tuttavia successo: il B., attraversata la Valdichiana e tentato invano di impadronirsi di Pienza, si diresse contro Siena, senza aver potuto occupare alcuno dei luoghi prestabiliti, mentre le sue retrovie dovevano subire l'attacco degli archibugieri senesi; anche il Montauto fallì la sua missione.
Nel marzo 1554 il B. partecipò all'azione militare organizzata da Ascanio Della Cornia in Valdichiana, Giunto sotto Chiusi, il Della Cornia tentò di impadronirsi della città col tradimento, ma una spia, Santaccio da Cutignano, ne informò il difensore, Gìovacchino Guasconi. I franco-senesi attesero che l'esercito mediceo passasse il ponte della Chiana per assalirlo improvvisamente, impedendo, con l'occupazione del ponte, la ritirata. Durante questo scontro del 24 marzo 1554 il B. rimase ucciso da una archibugiata.
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