GONZAGA, Rodolfo
Quartogenito di Ludovico III, secondo marchese di Mantova, e di Barbara di Hohenzollern, nacque a Mantova il 18 apr. 1452. Destinato dal padre ad abbracciare la carriera delle armi, iniziò giovanissimo ad avere un ruolo ufficiale in missioni di rappresentanza per conto del marchese di Mantova: già nella primavera del 1463 fece infatti parte con il fratello maggiore Gianfrancesco della comitiva che andò a Innsbruck per accompagnare a Mantova Margherita di Wittelsbach, figlia di Alberto il Pio, poi duca di Baviera, futura moglie del primogenito Federico. Il 3 febbr. 1469, recatosi a Ferrara per rendere omaggio all'imperatore Federico III, venne creato cavaliere. Nella stessa estate, il marchese Ludovico prese accordi con il duca di Borgogna, Carlo il Temerario, per mandare il giovane G. in Borgogna al servizio del duca, in una delle più sfarzose e note corti d'Europa, immaginando anche che fosse per il diciassettenne principe una buona occasione per dare le prime prove di sé nel mestiere delle armi. Il giovane G., partito da Mantova gli ultimi giorni di luglio del 1469, raggiunse il duca Carlo e la sua corte a Bruxelles alla fine di agosto, mettendosi al servizio del Temerario. Il soggiorno del G. nelle Fiandre è il primo contatto prolungato di un Gonzaga con i principati francesi: i rapporti con l'area francofona, caratteristici degli ultimi decenni del secolo e consolidati con il matrimonio di Chiara di Federico Gonzaga con Gilberto di Borbone, conte di Montpensier (1480), si inaugurarono con questo primo viaggio di formazione del giovane Gonzaga.
Al suo ritorno dalle Fiandre, nell'inverno del 1470, il G. era pronto per intraprendere professionalmente il mestiere delle armi, e Ludovico si volse, per lui, alla Chiesa: al soldo del pontefice militava già da due anni infatti il fratello Gianfrancesco grazie agli interessamenti di un altro fratello, il cardinale Francesco che, consapevole delle opportunità presenti in Curia di Roma, aveva spregiudicatamente definito, al tempo della prima ferma di Gianfrancesco, la Chiesa una "bona tetta" per i giovani Gonzaga (Arch. di Stato di Mantova, Archivio Gonzaga, b. 843, l. 682). Nel settembre del 1471 l'ambasciatore mantovano a Roma, Antonio Donato de Meo, poteva scrivere al marchese Ludovico che Gianfrancesco e il G. erano al servizio di papa Sisto IV per una provvisione complessiva di 10.000 ducati l'anno (al giovane G. ne spettavano 3000). Tale condotta terminò per il G. nella primavera del 1473: il pontefice infatti ridusse il soldo e l'organico delle squadre ai propri ordini, e solo Gianfrancesco rimase al servizio della Chiesa, mentre il G. a Cesena era oppresso da sempre più urgenti problemi finanziari, tanto da temere di dover sciogliere la propria compagnia. Secondo il cronista mantovano Andrea da Schivenoglia, nell'estate del 1473 il G. avrebbe militato brevemente per la Serenissima, capitanando 150 lance agli ordini di Bartolomeo Colleoni, ma sarebbe stato dissuaso dal continuare dalle pressioni del duca di Milano, Galeazzo Maria Sforza, del quale il marchese Ludovico era all'epoca luogotenente generale. Quel che è certo è che il G. trascorse a Mantova buona parte del 1474, allontanandosi dalla città gonzaghesca solo tra giugno e luglio per accompagnare la sorella Barbara, sposatasi nell'aprile, a Urach, dove l'attendeva il marito Eberardo di Württemberg.
Nell'ottobre del 1474 il G. trovò infine sistemazione agli stipendi della Repubblica fiorentina, al cui servizio rimase sino al 1481, soggiornando prevalentemente in Toscana, dove partecipava per lo più non a fatti d'arme, ma alle frequenti e splendide giostre organizzate a Firenze da Lorenzo e Giuliano de' Medici, delle quali era apprezzato protagonista. Nel 1477 il G. si recò, con Francesco Secco e una comitiva di una quarantina di persone, nel Regno di Napoli quale rappresentante del marchese di Mantova alle nozze di re Ferdinando con Giovanna d'Aragona, avvenute il 14 settembre.
Il 12 giugno 1478 morì Ludovico: due giorni dopo Federico venne riconosciuto marchese, ottenendo il Marchesato e buona parte dello Stato mantovano, da cui vennero peraltro scorporate parti del territorio lungo i confini per i cadetti.
Intorno alla suddivisione del territorio del Marchesato, e dunque alle ultime volontà di Ludovico, rimane però una questione aperta: il testamento del marchese non venne trovato all'epoca e non ne rimane copia. Non si ha dunque certezza che Ludovico intendesse realmente diminuire il territorio controllato dal primogenito a favore dei fratelli, considerando che solo la casualità biologica gli aveva permesso, faticosamente e nel corso di qualche decennio, di riunificare il Marchesato. Lo Schivenoglia narra di colloqui segreti tra la marchesa Barbara e i figli Federico, Gianfrancesco e il G. immediatamente dopo la morte di Ludovico. Barbara sostenne di ricordare il contenuto del testamento del marito e procedette a suddividere lo Stato ritagliandone alcune zone in appannaggio per i cadetti. La rapidità con cui avvennero la morte di Ludovico e la spartizione del Marchesato rende poco verosimile l'ipotesi che si trattasse un piano architettato su due piedi da una madre preoccupata di mantenere la concordia fra i cadetti e l'erede. I due figli minori, il G. e il protonotario Ludovico, ottennero la fascia di confine con Brescia che comprendeva Canneto, Castelgoffredo, Castiglione delle Stiviere, Ostiano, Redondesco e Solferino. Nei mesi successivi il marchese Federico operò permute e scambi con i fratelli: in particolare cedette Luzzara e Marmirolo a Ludovico e al G. (salvo poi riacquistare nel 1480 il palazzo di Marmirolo) in cambio di Canneto sull'Oglio. L'accordo definitivo tra i fratelli, stipulato nel febbraio del 1479, venne ratificato dall'imperatore Federico III il 10 giugno 1479. Si trattò di un momento di importanza rilevante nella storia territoriale del Marchesato e nella storia dinastica dei rami cadetti: i piccoli marchesati e principati che derivarono da questa seconda scissione del territorio mantovano avrebbero dato origine a signorie indipendenti di lunga durata che non sarebbero state più riassorbite dallo Stato del ramo principale. Il G. in particolare fu il capostipite dei Gonzaga di Castiglione delle Stiviere.
Con il 1478 e la guerra fra Firenze d'un lato, alleata a Milano e Venezia, e il papa in lega con il re di Napoli e la Repubblica di Siena dall'altro, il G. si trovò a prendere parte attiva alle operazioni militari in Toscana, insieme con i fratelli Federico e Gianfrancesco: nel settembre del 1479 venne fatto prigioniero dal duca di Calabria a Poggio Imperiale, venendo liberato solo nel febbraio successivo. Rimase al soldo di Firenze sino al luglio del 1481, allorché venne cassato dal servizio senza avere compiuto l'ultimo periodo pattuito per la drastica riduzione degli effettivi fiorentini. Durante la seconda fase della guerra di Venezia contro Ferrara, a partire cioè dal 1483, il G. si trovò a militare per la Serenissima con 40 uomini d'arme e 300 cavalli, mentre il marchese Federico e Gianfrancesco combattevano sul fronte opposto, fatto che creò in più di un'occasione motivi di attrito tra i fratelli. Forse anche in seguito a queste tensioni Federico, al momento della morte, sopravvenuta il 14 luglio 1484, raccomandava al figlio Francesco di fare affidamento soprattutto su Francesco Secco e su Eusebio Malatesta, di grande influenza nella corte mantovana. I rapporti fra il nuovo marchese e gli zii Gianfrancesco, il G. e Ludovico, vescovo di Mantova, nei primi anni di marchesato di Francesco non furono limpidi: nel 1487 Paolo Erba, un ferrarese al seguito del vescovo Ludovico, confessò un progetto di congiura degli zii del marchese Francesco contro di lui e contro il potente Francesco Secco, di cui Evangelista di Carlo Gonzaga avrebbe dovuto provocare la morte. Si tratta di un episodio poco chiaro, che si concluse con l'incarcerazione di Evangelista e il volontario ritiro nelle loro terre da parte del G., di Gianfrancesco e Ludovico. Nel 1483 tra l'altro era morta in modo oscuro la prima moglie del G., Antonia di Sigismondo Pandolfo Malatesta (sposata nel 1481): i contemporanei, come lo Schivenoglia, parlarono di decapitazione per adulterio; la storiografia successiva vide in Antonia di volta in volta o una vittima delle macchinazioni di Eusebio Malatesta (che ne avrebbe denunciato falsamente la condotta licenziosa) oppure la colpevole di una relazione con Francesco Secco, confermando comunque l'idea di risentimenti e pessimi rapporti fra il G. e i due favoriti del marchese Francesco. Alessandro Luzio, citando una lettera del cardinale Francesco al G., le cui condoglianze sembrano far presupporre una morte naturale di Antonia, ritenne che l'intera vicenda fosse frutto di una romanzesca traduzione di queste ostilità. L'anno dopo in ogni caso il G. sposò Caterina di Gianfrancesco Pico, signore di Mirandola, che gli sopravvisse e gli diede due maschi (Gianfrancesco e Luigi) e quattro femmine (Paola, Lucrezia, Barbara e Giulia).
Nel 1486 il G. passò al servizio dei duchi di Milano come luogotenente nel Cremonese: lo troviamo al servizio di Ludovico il Moro ancora nel 1493, anche se il marchese Francesco militava dal 1489 agli ordini della Serenissima. Nel dicembre 1494 il Moro concesse al G. di raggiungere a Mantova Francesco Gonzaga, liberandolo dai suoi impegni verso di lui, in un tentativo diplomatico di attrarre a sé il marchese di Mantova, che peraltro rinnovò nel febbraio 1495 la sua condotta veneziana: il G. rimase da quel momento accanto al nipote, accompagnandolo a Fornovo dove trovò la morte combattendo valorosamente (5-6 luglio 1495). Francesco Gonzaga dopo la morte dello zio si impegnò a sostenerne la vedova, per la quale sollecitò da parte della Serenissima una provvisione annua di 1000 ducati.
Fonti Bibl.: Arch. di Stato di Mantova, Archivio Gonzaga, bb. 20, 37, 86 (Dominio della città), 567 (Fiandre), 805 (Napoli), 843 (Roma), 1101-02 (Firenze), 1431bis-1432 (Venezia), 1860, 1869, 1874 (Castiglione delle Stiviere: sul perduto archivio del principato di Castiglione delle Stiviere, v. P. Torelli, L'Archivio Gonzaga di Mantova, Mantova 1920, p. LXXII e A. Luzio, L'Archivio Gonzaga di Mantova. La corrispondenza familiare, amministrativa e diplomatica dei Gonzaga, Verona 1922, pp. 263-266), 2097-2111 (Lettere originali dei Gonzaga), 3453 (Tribunale); J.Chr. Lünig, Codex Italiae diplomaticus, III, Mantova, Frankfurt a.M.-Leipzig 1732, n. 24 pp. 1823-1826, n. 25 pp. 1827-1836; A. Schivenoglia, Cronaca di Mantova dal 1445 al 1484, a cura di C. D'Arco, in Raccolta di cronisti e documenti storici lombardi inediti, a cura di G. Müller, II, Milano 1857, pp. 149, 151 s., 161 s., 166, 172-175, 180, 186 s., 190, 192; I Libri commemoriali della Repubblica di Venezia. Regesti, a cura di R. Predelli, IX, Venezia 1901, pp. 186-188, 216, 236; L.C. Volta, Compendio cronologico-critico della storia di Mantova dalla sua fondazione sino ai nostri tempi, Mantova 1827, II, pp. 163 s., 180, 192, 200, 210 s., 214, 249; B. Arrighi, Storia di Castiglione delle Stiviere sotto il dominio dei Gonzaga, I, Mantova 1855, pp. 11-13; A. Luzio - R. Renier, Francesco Gonzaga alla battaglia di Fornovo (1495) secondo i documenti mantovani, in Arch. stor. italiano, s. 5, VI (1890), pp. 212, 229, 231; F. Amadei, Cronaca universale della città di Mantova, a cura di G. Amadei - E. Marani - G. Praticò, II, Mantova 1955, pp. 131 s., 157, 170, 195, 202, 218, 235, 245, 260 s., 267, 309-311; F. Secco d'Aragona, Francesco Secco, i Gonzaga e Paolo Erba. Un capitolo inedito di storia mantovana, in Arch. stor. lombardo, LXXXIII (1956), pp. 211-213, 215-217, 221, 224, 228, 242, 245; P.O. Kristeller, Un documento sconosciuto sulla giostra di Giuliano de' Medici, in Id., Studies in Renaissance thought and letters, Roma 1956, pp. 442 s., 447 s.; Mantova. La storia, II, L. Mazzoldi, Da Ludovico secondo marchese a Francesco secondo duca, Mantova 1961, pp. 21, 35-38, 84, 90, 104, 125; R.J. Walsh, Charles the Bold, last Valois duke of Burgundy (1467-1477) and Italy, diss., University of Hull, 1977, II, pp. 634-671; G. Amadei, Signorie padane dei Gonzaga, Mantova 1982, pp. 23, 48, 102, 105, 108; R. Signorini, Opus hoc tenue: la "Camera dipinta" di Andrea Mantegna, Mantova 1985, ad indicem; M. Marocchi, I Gonzaga di Castiglione delle Stiviere. Vicende pubbliche e private del casato di s.Luigi, Castiglione delle Stiviere 1990, pp. 69-106 e ad indicem; D.S. Chambers - T. Dean, Clean hands and rough justice. An investigating magistrate in Renaissance Italy, Ann Arbor, MI, 1997, pp. 140 n., 157, 251; P. Savy, À l'école bourguignonne. R. G. à la cour de Bourgogne (1469-1470), in W. Paravicini - B. Schnerb, Les étrangers à la cour de Bourgogne, in corso di stampa.