CHIODELLI, Rodolfo Raoul (Raoul)
Nacque a Roma il 29 marzo 1896 da Luigi Carlo Gaetano e da Cecilia Gualdi. Il nonno paterno, originario di Soresina (Cremona), si era trasferito a Roma prima dell'Unità e aveva dato vita a un'attività edilizia che il figlio aveva continuato negli ultimi anni del secolo.
Il C. frequentò il liceo "Umberto I" e nel 1919 si laureò a pieni voti in ingegneria industriale con specializzazione in elettrotecnica. Subito dopo vinse un concorso indetto dall'Amministrazione telefonica di Stato e prese servizio presso l'Istituto superiore sperimentale del ministero delle Comunicazioni, ove rimase fino al 1923. Interessato altresì all'insegnamento universitario, fu per tre anni assistente alla cattedra di statistica grafica e meccanica applicata alle macchine presso la Scuola di ingegneria di Roma. Lasciata l'amministrazione dello Stato, assunse quindi la carica di capo dell'ufficio telefoni e radio della CGE a Milano e nel 1924 divenne direttore della SIRAC, la Società italiana per le radio audizioni circolari.
In quegli anni stava nascendo anche in Italia, sull'esempio di altri paesi occidentali, l'industria della comunicazione radiofonica che ben presto avrebbe assunto grandi proporzioni su tutto il territorio nazionale e fatto della radio un mezzo di comunicazione di massa di primo piano. Il C. fu particolarmente attratto dalle potenzialità del nuovo strumento tecnologico, anche a ragione dell'impressione destata in lui dal rapporto che l'americano Sarnoff aveva redatto per il presidente degli USA sullo sviluppo futuro della radio.
In Italia la lotta per la concessione del servizio fu particolarmente aspra, e ad essa non fu estraneo il regime fascista, da poco al potere, che determinò le caratteristiche di tutta la nascente struttura industriale dell'impresa radiofonica. Questa lotta aveva visto schierate la società Italo-Radio, con capitali francesi e tedeschi garantiti dalla Banca commerciale italiana; la società Radiofono, nata con la partecipazione di alcune società che agivano nel settore dell'industria radioelettrica come la FATME (Fabbrica apparati telefonici e materiali elettrici), la Allocchio Bocchini, la Perego, e controllata dalla Compagnia Marconi, fortemente protetta dal ministro delle Corporazioni Costanzo Ciano; infine la SIRAC, nata con lo scopo di assicurare il mercato edilizio alle apparecchiature costruite dalla Western Electric. Dalla fusione di queste due ultime società si costituì a Roma il 27 ag. 1924 l'Unione radiofonica italiana (URI), con capitale sociale di 1.400.000 lire. Presidente venne nominato Enrico Marchesi, che proveniva dalla FIAT; vicepresidente Luigi Solari, molto vicino agli interessi di Guglielmo Marconil direttore generale il C., su proposta del ministro Ciano.
Nel 1925, un anno dopo la nascita ufficiale della radio, occorreva soprattutto sviluppare adeguatamente un'attività e un'azienda dal carattere del tutto nuovo, risolvendo un'infinità di problemi, anche editoriali (dal 1925 fu infatti pubblicato il Radiorario, che si sarebbe trasformato poi in Radiocorriere), facendo affidamento su scarsi mezzi finanziari e tra le ostilità e le avversioni di molti ambienti (giornali, imprese teatrali, editori di musica, società sportive, ecc.) che vedevano nella radio un pericoloso concorrente. Con entusiasmo e grande energia, il C. si dedicò allo sviluppo e al consolidamento della radiodiffusione nel periodo dell'esordio, cercando di risolvere tutti i problemi industriali e di garantire agli ascoltatori, fin dall'inizio, un servizio che, da un punto di vista tecnico e culturale, fosse di qualità e soddisfacente.
Nel 1928 l'URI venne trasformata in EIAR (Ente italiano audizioni radiofoniche); e il C. venne confermato nella carica di direttore generale e, successivamente, nominato amministratore delegato. Egli fu certamente uomo di regime; del resto, la nascita e il consolidamento dell'apparato per la comunicazione radiofonica avvennero di pari passo con il peso sempre crescente che andava assumendo il fascismo nella società civile e nel costume italiano. Tuttavia egli non fu, né sarebbe mai stato, un persuasore occulto né un propagandista militante, bensì soprattutto un tecnico, come Giancarlo Vallauri, il presidente dell'EIAR subentrato alla morte del Marchesi. Più che ai programmi, come direttore generale il C. fu attento alle dimensioni dell'impresa radiofonica, allo sviluppo dei servizi tecnici e del portafoglio abbonati, degli impianti, dei trasmettitori, delle stazioni, degli studi di registrazione. Sorvegliava la qualità del prodotto e fu infatti vigile ascoltatore delle trasmissioni radiofoniche, attento persino a sorvegliare con zelo le voci degli annunciatori, la loro dizione, la puntualità degli orari, la qualità formale dei programmi.
Nel decennio 1929-39 si assisté a un imponente balzo in avanti dell'azienda radiofonica che vide moltiplicarsi le sue emittenti, estendersi la sua rete d'ascolto, potenziarsi il suo patrimonio immobiliare: nacque infatti la SIRI (Società immobiliare radiofonica italiana), che andava ad aggiungersi alla SIPRA, costituita per la raccolta di pubblicità, e alla CETRA. che entrava nel mercato discografico. Venne costituita la nuova sede di via Asiago a Roma e progettata quella di corso Sempione a Milano. realizzata nel 1942. Infine, gli abbonati passarono da 61.500 del 1928 a 1.194.849 alla vigilia del secondo conflitto mondiale. In quello stesso periodo le stazioni a onde medie erano 34 e 9 quelle a onde corte. Esse irradiavano tre programmi radiofonici e un servizio in lingua italiana diretto a paesi stranieri.
Oltre al perfezionamento degli impianti di trasmissione, il C. dette impulso all'incremento degli impianti di ripresa acustica con la creazione di nuovi, grandi auditori, in particolare a Roma e a Torino, sedi di due prestigiose orchestre sinfoniche. Nel settore dell'organizzazione artistica e musicale, nel periodo di pieno sviluppo, l'EIAR disponeva di due orchestre di musica da camera, sei orchestre di musica leggera, due cori lirici, un coro per esecuzione di musiche da camera, due compagnie di prosa, una compagnia di rivista, tre compagnie di varietà musicale. Il personale era composto di 38 dirigenti, 1401 impiegati, 485 tecnici specializzati, 490 operai, 670 componenti dei complessi artistici, per un totale di 3057 dipendenti. Le esigenze della programmazione imposero, nel corso degli anni Trenta, tutta una serie di accordi con le organizzazioni di categoria degli artisti, con la Società italiana degli autori ed editori, con gli impresari di teatro, con le direzioni degli enti lirici, delle sale da concerto e delle società sportive. Il C. stipulò con tutte queste organizzazioni accordi che progressivamente consentirono all'EIAR di disporre, dietro pagamento di tariffe stabilite, di tutto il repertorio musicale e drammatico e di potersi collegare con qualsiasi manifestazione sportiva.
Dalle 6196 ore annue iniziali di trasmissione si era passati alle 15.668 del 1928 e alle 43.723 del 1934. L'industria radiofonica cominciava così a gravitare nel più ampio sistema industriale italiano, nel momento in cui questo si trovava in una fase di riflusso dell'espansione produttiva. Il C., da manager accorto, adeguò il modello industriale dell'EIAR alle necessità, anche politiche, dello sviluppo del servizio. Il regime, infatti, si era già appropriato del nuovo mezzo di comunicazione di massa e, contemporaneamente, ne condizionava il rapporto con il pubblico; un pubblico nuovo nella storia delle comunicazioni: al tempo stesso entità senza volto, difficilmente identificabile secondo i criteri tradizionali, ma anche supremo giudice della programmazione.
Con le prime conseguenze della crisi economica del 1929 e con il bisogno del fascismo di accreditarsi all'estero e di controllare più in profondità l'opinione pubblica interna, il C. comprese l'importanza, per l'Italia, di non essere penalizzata nella ripartizione delle frequenze assegnate nei diversi consessi internazionali. A Praga (1928), Madrid (1931), Lucerna (1933), Montreux (1939) egli difese sempre gli interessi della radiofonia nazionale con un'autorevolezza che gli derivava anche dall'essere ben conosciuto all'estero.
La sua grande competenza tecnica era stata messa in luce durante un incontro con Guglielmo Marconi, avvenuto a Londra verso la metà del 1929. Il consiglio di amministrazione dell'EIAR aveva già deciso l'impianto a Roma di una stazione a onde medie di grande potenza. Marconi aveva sollecitato la visita a Londra ' presso la Marconi Wireless, di un funzionario del ministero delle Corporazioni e di un rappresentante della società italiana di radiodiffusione. A Londra il C. ebbe modo di discutere con l'inventore della radio il futuro della comunicazione internazionale a onde corte e da quell'incontro nacque il progetto del trasmettitore di Prato Smeraldo sulla via Ardeatina, primo nucleo di quello che sarebbe divenuto, dal 1935 in poi, uno dei più importanti centri di trasmissione a onde corte del mondo.
Informatissimo di tutte le invenzioni che il progresso tecnologico metteva a disposizione dell'industria radiofonica, il C., nel periodo in cui fu anche amministratore delegato, ebbe sempre presente l'obiettivo di assicurare all'azienda, attraverso sani criteri di management industriale, solide basi amministrative. Fin dall'inizio egli si mosse con estrema prudenza negli impegni finanziari e nella impostazione dei bilanci. A causa della durata eccezionalmente breve degli impianti (dovuta non a questioni di usura, ma alla rapida obsolescenza tecnologica, alle veloci innovazioni dei criteri circa la potenza e la portata dei trasmettitori), lo stanziamento metodico di opportuni ammortamenti fu dal C. costantemente considerato un fondamentale dovere amministrativo. La necessità di ammortizzare il più possibile, nei limiti consentiti dai proventi e dal fisco, era tenuta presente dal direttore generale dell'EIAR anche in vista dell'avvento della televisione, i cui esperimenti erano iniziati fin dal 1927.
Con l'entrata in guerra dell'Italia, anche la radio subì una forte caratterizzazione bellica. Gli accordi e gli scambi culturali con la Germania nazista divennero sempre più frequenti. Il C. ricevette in via Asiago a Milano l'ambasciatore von Mackensen, dopo essere stato, nell'ottobre 1940, a Berlino in visita alla Deutsche Rundfunk. Si era entusiasmato al progetto della "Città della radio" che, nelle intenzioni di Göbbels, sarebbe sorta subito dopo la fine della guerra nella Mussolini Platz. Il progetto era effettivamente faraonico, una città nel vero senso del termine non soltanto per il numero e la mole degli edifici, ma anche per l'autonomia dei servizi che avrebbero dovuto comprendere. anche sale ricreative e ristoranti.
Dopo il 25 luglio 1943 il C. rimase al suo posto e operò in conformità delle direttive del governo Badoglio. Tra il direttore generale dell'EIAR e il nuovo ispettore per la radiodiffusione del ministero della Cultura Popolare vennero stabilite nuove direttive, soprattutto in ordine all'informazione. La sera dell'8 settembre, subito dopo la trasmissione dei messaggio del maresciallo Badoglio, il C. diede ordine a tutte le sedi dell'EIAR di collaborare con gli Alleati e disattivare gli impianti nel caso questi fossero occupati dai Tedeschi. Per quanto riguarda la sede e gli impianti di Roma, il capo di gabinetto del ministero della Cultura Popolare Mazzolini, diede invece l'ordine di consegnare la sede ai Tedeschi senza alcuna opposizione o manifestazione ostile e di collaborare con essi per il ripristino degli impianti eventualmente danneggiati. Il 16 settembre il C. si dimise dalla carica di direttore generale, ma non da quella di amministratore delegato. Contemporaneamente decadeva dall'incarico di membro della Federazione degli industriali dello spettacolo e dalla carica di consigliere nazionale. Nei riguardi dei nuovi indirizzi, tutta l'opera dell'amministratore delegato fu ispirata a resistenza passiva e ad una serie di atti organizzativi e gestionali miranti a salvaguardare impianti e denaro.
Il 29 dic. 1943 venivano intanto insediati a Torino il commissario straordinario Ezio Maria Gray e il direttore generale Cesare Rivelli, nominati dal governo fascista repubblicano. Cessava il funzionamento del vecchio EIAR che, all'atto della liberazione di Roma, sarebbe passato sotto il controllo dello Psychologic Warfare Branch, per trasformarsi infine, con decreto luogotenenziale, in Radio audizioni Italia (RAI) nel 1944.
Dopo la Liberazione, durante la campagna per l'epurazione, il C. venne accusato di aver messo a disposizione dei Tedeschi servizi e materiale dell'EIAR durante tutto il periodo dell'occupazione nazista di Roma. I capi di imputazione del giudizio si estendevano, naturalmente, anche alla sua appartenenza al Partito nazionale fascista e agli incarichi pubblici che da direttore generale aveva ricoperto per diciannove anni. Dopo una lunga istruttoria presso l'Alto Commissariato per le sanzioni contro il fascismo, con una requisitoria del 23 maggio 1946, il pubblico ministero chiedeva il proscioglimento dei C. per non aver commesso il fatto.
Nei primi anni del dopoguerra, il C. si dedicò al suo specifico campo di competenza professionale, il settore dell'industria elettronica. Amministratore delegato della Marconi italiana spa, sovrintendente alla sua riorganizzazione dopo le distruzioni belliche, in particolare il C. promosse e realizzò la costruzione dei nuovo stabilimento di tubi elettronici all'Aquila. Dal 1954 al 1966 fu amministratore delegato della Società italiana radio marittima e presidente della Società radio stampa, concessionaria dei servizi radioelettrici per la stampa nazionale ed estera. Dal 1958 prese parte all'attività del figlio Claudio ricoprendo la carica di presidente del Diner's Club Italia. la prima emittente di carte di credito italiana, carica che mantenne fino al 1978. Membro del consiglio della Federazione dei cavalieri del lavoro dal 1957, ne fu presidente del gruppo centrale e vicepresidente.
Ritiratosi a vita privata, il C. morì a Roma il 18 sett. 1982.
Fonti e Bibl.: Del C. si veda L'organizzazione radiofonica dal 1924 al 1943, Roma [1945]. Specificamente sul C. si veda il necrologio: F. Monteleone, Il docile gerarca della radio, in Il Mattino, 26 sett. 1982. Sulla radio nel periodo in cui. il C. fu direttore generale dell'EIAR, si vedano: R. Tannenbaum, L'esperienza fascista. Cultura e società in Italia, Milano 1974; P. V. Cannistraro, La fabbrica del consenso, Bari 1974; F. Monteleone, La radio italiana nel periodo fascista, Padova 1976; A. Monticone, Il fascismo al microfono, Roma 1977; A. Papa, Storia politica della radio in Italia, I-II, Napoli 1978.