Corman, Roger
Regista e produttore statunitense, nato a Detroit (Michigan) il 5 aprile 1926. Esemplari le sue incursioni nell'universo formale e narrativo dei generi, soprattutto l'horror, l'abilità nel trattarne struttura e meccanismi, con una carica di violenza figurativa e di ironia visionaria e macabra, e la capacità inventiva dimostrata nell'ambito di produzioni del cinema indipendente e a basso costo. Leggendaria la sua rapidità nel realizzare i film (sei/sette l'anno, alcuni in meno di due giorni) e fondamentale la sua funzione di scopritore di talenti (molti dei quali protagonisti del rinnovamento del cinema statunitense: Peter Bogdanovich, Francis Ford Coppola, Martin Scorsese, Paul Bartel, Monte Hellmann, Jack Hill, John Sayles, James Cameron, Joe Dante, Jonathan Demme, Jack Nicholson, Robert De Niro, Ellen Burstyn) tanto da formare una factory, una vera e propria 'scuola cormaniana'.
Dopo aver studiato al Beverly Hills College di Detroit, durante il secondo conflitto mondiale seguì un corso di addestramento alla U.S. Navy, e nel 1947 si laureò in ingegneria industriale alla Stanford University. Compiuto un apprendistato a Hollywood nel 1948 alla 20th Century-Fox, prima come fattorino poi come story analist, effettuò un 'viaggio culturale' in Europa, a Parigi e a Oxford, con una borsa di studio in letteratura inglese. Tornato negli Stati Uniti, dopo essere stato giornalista e agente letterario lavorò per l'American International Pictures e cominciò la sua infaticabile attività di produttore, distributore e regista. A ritmo frenetico C. ha realizzato nel tempo un centinaio di film di largo consumo, dai western, ai gangster film, ai teenagers-movies, al soft-core, alla fantascienza, ai prediletti horror, ed è stato oggetto di attenzione da parte della critica anticonformista, che ne ha individuato il background culturale nella letteratura romantica, nell'avanguardia surrealista, nella cultura psichedelica, e sottolineato l'attenzione alla psicoanalisi e agli aspetti socio-politici, dissimulata dalla grande ironia.
Il debutto come regista avvenne con il western Five guns West (1955; Cinque colpi di pistola) cui seguirono, nei soli anni Cinquanta, più di venti film, tra cui Machine Gun Kelly (1958; La legge del mitra) e I, mobster (1959; Vita di un gangster), ritratti, pervasi di violenza fisica e psicologica, di quel mondo gangsteristico che sarebbe tornato poi con The St. Valentine Day Massacre (1967; Il massacro del giorno di San Valentino) e Bloody Mama (1970; Il clan dei Barker), racconti secchi e brutali, anticipatori del clima dei film di Scorsese o di John Milius. Mentre l'antirazzismo di The intruder (1962; L'odio esplode a Dallas), l'anarchismo di The wild angels (1966; I selvaggi), le visioni psichedeliche di The trip (1967; Il serpente di fuoco) anticipavano l'immaginario radical inaugurato dal ribellismo sessantottino.Ma furono gli horror tratti dai racconti di E.A. Poe, segnati da fantasia barocca, senso onirico della messinscena, orchestrazione del ritmo, abilità nel mescolare effetti orrorifici e note grottesche, a riassumere meglio la ridefinizione estetica del fantastico cinematografico. House of Usher (1960; I vivi e i morti) inaugura la costruzione di un universo parossistico, inquietante, morboso e soffocante, quasi metafisico, ma anche pervaso di una vena beffarda e sarcasticamente funebre, enfatizzato dai gotici décors di Daniel Haller, fiammeggiante per i colori carichi e sanguigni delle luci di Floyd Crosby, complici le sceneggiature di Richard Matheson, Charles Beaumont, Robert Towne e la recitazione autoironicamente enfatica di Vincent Price o Peter Lorre. Al primo film seguirono The pit and the pendulum (1961; Il pozzo e il pendolo), The premature burial (1962; Sepolto vivo), Tales of terror (1962; I racconti del terrore), The raven (1963; I maghi del terrore), The masque of the red death (1964; La maschera della morte rossa), The tomb of Ligeia (1964; La tomba di Ligeia). Questi, con altri horror come The terror (La vergine di cera), X-The man with X-ray eyes (L'uomo dagli occhi a raggi X), The haunted palace (La città dei mostri), da un racconto di H. P. Lovecraft, tutti del 1963, contribuirono all'elaborazione visiva di un mondo fantastico, presto diventato 'di culto' in cui il mostruoso non ha più solo una funzione terrorizzante ma diventa emblema figurativo e persino significazione morale, caricandosi di allusioni pittoriche e psicoanalitiche.
Dopo la corrosiva e sarcastica incursione nel mondo giovanile di Gas-s-s-s! (1970) e Von Richtofen and Brown (1970; Il barone rosso), elegia individualista su un leggendario pilota tedesco della Prima guerra mondiale, C. si è dedicato per tutti gli anni Settanta e Ottanta solo alla produzione e a un'encomiabile attività di distribuzione negli Stati Uniti dei film di grandi cineasti europei come Federico Fellini, François Truffaut, Ingmar Bergman. Nel 1970 aveva fondato la sua casa di produzione e distribuzione, New World Pictures, sostituita nel 1983 dalla società di produzione New Horizons Pictures e da quella di distribuzione Concorde. Nel 1990 C. è ritornato alla regia con una contaminazione di horror e fantascienza, Frankenstein Unbound (Frankenstein oltre le frontiere del tempo), da un romanzo di B. Aldiss, piena di inventiva visionaria, di umorismo nero e di colta ironia. Del 1990 è l'autobiografia, scritta con J. Jerome, How I made a hundred movies in Hollywood and never lost a dine (trad. it. 1998).
G. Turroni, Roger Corman, Firenze, 1976.
J.P. di Franco The movie world of Roger Corman, New York 1976.
G. Morris Roger Corman, Boston 1985.
A. Silver, J. Ursini Roger Corman: metaphysics on a Shoestring, Los Angeles 2000.