GARAUDY, Roger
Filosofo e uomo politico, nato a Marsiglia il 17 luglio 1913; è stato per molti anni uno dei più autorevoli dirigenti del Partito comunista francese, del cui ufficio politico ha fatto parte. Dopo il XX Congresso del Partito comunista dell'URSS (1956), si è allontanato sempre più dalla rigida ortodossia stanilista delle sue precedenti posizioni ideologico-politiche. In seguito all'intervento sovietico in Cecoslovacchia (1968), da lui nettamente condannato, è entrato in grave contrasto con le posizioni del gruppo dirigente del PCF, e nel 1970 è stato espulso dal partito. I suoi più importanti scritti filosofici sono: Perspectives de l'homme (1959), Dieu est mort. Étude sur Hegel (1962), Marxisme et existentialisme (1962), Marxisme du XXe siècle (1969). Ha esposto i risultati delle sue riflessioni ideologico-politiche, ispirate a una ferma critica dello stalinismo e all'elaborazione di una strategia democratica per il socialismo, in due libri; Le grand tournant du socialisme (1969) e Toute la vérité (1970).
Secondo G., lo sviluppo stesso delle forze produttive, nell'epoca della nuova rivoluzione scientifica e tecnica (in particolare di quella cibernetica) crea condizioni favorevoli alla crescita delle forze storiche capaci di realizzare un modello di socialismo democratico che erediti e sviluppi le più alte conquiste della tradizione democratica occidentale. Ancor più della prima rivoluzione industriale, la nuova rivoluzione scientifica e tecnica trasforma la scienza in una forza direttamente produttiva; essa determina così l'accrescimento dell'importanza del lavoro intellettuale nel processo di produzione, l'inversione della tendenza che portava alla dequalificazione della mano d'opera, il cambiamento dello stesso concetto di qualificazione professionale, concedendo maggior spazio alla cultura generale. Infine, la nuova rivoluzione scientifica e tecnica rovescia - sia al livello della gestione aziendale, sia al livello immediatamente produttivo - la precedente tendenza alla direzione centralizzata e gerarchica. Tutti questi mutamenti (che modificano profondamente il concetto ottocentesco di classe operaia) permettono, secondo G., di realizzare una forma di socialismo che garantisce per un verso il diretto controllo dei processi produttivi e, più in generale, dei processi sociali da parte dei produttori, e per un altro verso la conservazione e il potenziamento delle libertà democratiche.