ROGNONI
(Rogniono, Rognone, Rognoni Taeggio, Rognoni Taegio). – Famiglia di musicisti lombardi, vissuti tra i secoli XVI-XVII.
Riccardo nacque intorno alla metà del XVI secolo, verosimilmente in val Taleggio nel Bergamasco. Mancano testimonianze circa l’infanzia e la formazione. Il primo dato noto è la pubblicazione di Canzonette alla napoletana per 3-4 voci (Venezia 1586), perdute, ma menzionate in cataloghi editoriali dal 1591 al 1605 (Mischiati, 1984, pp. 94, 108, 111) e in bibliografie (Picinelli, 1670, p. 482). Le origini bergamasche si ricavano dall’unica stampa pervenuta, i Passaggi per potersi essercitare nel diminuire terminatamente con ogni sorte d’instromenti (Venezia, Vincenti, 1592), dedicati al duca Guglielmo il Pio di Baviera: nel frontespizio l’autore risulta «espulso di Val Tavegia».
La famiglia Rognoni, il cui casato si ritrova nelle valli bergamasche fin dal XIV secolo, avrebbe preso parte alle lotte tra guelfi e ghibellini schierandosi con questi ultimi e perdendo, con gli accordi del 1456, i territori dell’alta valle (Barblan, 1962a, 1962b). Per quanto è noto, solo i figli Giovanni Domenico e Francesco, aggiunsero al cognome, dal 1605 in poi, il toponimo ‘Taegio’. Nello stesso frontespizio Riccardo viene detto «musico» del governatore di Milano («vien molto lodato nel suonar di viola ed è stimato de’ primi della nostra città», Morigi, 1595, p. 186), e di nuovo nel 1598, quando il mantovano Giovan Giacomo Gastoldi include due suoi canoni, con composizioni «d’altri eccellentissimi musici di Milano», nel suo Primo libro della musica a 2 voci (Milano, Besozzi e Tini).
Nel 1603 Rognoni diede alle stampe a Milano Pavane e balli a 4-5 voci, anch’essi perduti (citati nel catalogo Giunta del 1605, cfr. Mischiati, 1984, p. 133, come «libro I»; Picinelli, 1670, p. 482; Pitoni, 1713-1730, 1988, p. 193). Nel 1607 dimorava nella parrocchia di S. Tecla (Milano, Archivio storico diocesano, Status animarum [1607], S. Tecla; cfr. Kendrick, 1996, p. 85). L’anno seguente il figlio Francesco incluse in un suo libro una canzone strumentale del padre (La Sfondrata, nelle Canzoni francese, Milano 1608) e ancora, cinque anni dopo, due madrigali a 5 voci (il petrarchesco Quando ch’al mar descenderanno i fiumi e O quanto, o pio Giesù, mi doglio e sdegno) nel Primo libro de madrigali (Venezia 1613).
Riccardo morì in data imprecisata, prima del 1620: dalla prefazione di Francesco Lomazzo (figlio dell’editore) alla parte seconda della Selva de varii pasaggi di Francesco Rognoni (Venezia 1620) si desume che il padre dell’autore era defunto.
L’importanza storica di Riccardo Rognoni, considerato un fondatore della scuola violinistica milanese, è data principalmente dai Passaggi del 1592, spesso elevati al pari di illustri precedenti come i trattati di Silvestro Ganassi (1535), Diego Ortiz (1553), Girolamo Dalla Casa (1584) e Giovanni Bassano (1585). La dottrina dei ‘passaggi’, che prescriveva le tecniche per ornamentare estemporaneamente le note lunghe di una linea melodica disadorna mediante figure formate da note di valore inferiore, viene qui affrontata in maniera più organica e con una metodologia didattica più mirata al proficuo esercizio del discente.
Giovanni Domenico, figlio di Riccardo, nacque intorno al 1575 (risulta «di anni 31» nel 1607: Milano, Archivio storico diocesano, St. anim. [1607], S. Tecla; Kendrick, 2002, p. 75 n.), «sacerdote milanese», compositore e organista milanese «di tanto valore nella musica» (Picinelli, 1670, p. 296).
Il suo nome comparve nel 1596 nella collettanea Psalmodia vespertina a 5 voci (Milano, eredi Tini). La sua formazione musicale, ignota, si sarà svolta sotto la guida del padre. Non ancora venticinquenne, Giovanni Domenico figurò anch’egli tra i «musici di Milano» nella citata raccolta di Gastoldi del 1598, con due brani. Nel frontespizio delle Canzonette leggiadre a 3 voci (Milano, eredi Tini e Besozzi, 1600), pubblicate insieme a Ruggiero Trofeo, risulta organista a Milano. Nel 1605 fu organista in S. Marco e pubblicò due opere, Il primo libro de madrigali a 5 voci (Venezia), dedicato a Gasparo Omodeo, e Canzoni a 4 e 8 voci, libro primo (Milano): quest’ultima ne testimonia la presenza nelle accademie di Prospero Lombardi, fra i più importanti circoli musicali frequentati dalla borghesia milanese, alla quale sono dedicate le canzoni secondo la diffusa prassi di intitolarle con i nomi dei casati cittadini più in vista (La Lombarda, L’Omodea, La Galarana, La Niguarda, La Biuma ecc.).
In parallelo, in questi anni, tenne anche l’incarico di maestro di cappella nella corte ducale. Nel 1615 Giovanni Domenico avrebbe pubblicato un altro volume di Canzonette insieme a Trofeo, oggi disperso (Picinelli, 1670, p. 296); o forse fu una ristampa del precedente. Quattro anni più tardi apparvero i Madrigali a 8 voci «con la partitura» (Milano 1619), dedicati al duca di Feria, governatore di Milano.
Giovanni Domenico morì il 16 marzo 1622 di febbre e asma, quarantottenne (Milano, Archivio di Stato, Popolazione, parte antica, 114; cfr. Kendrick, 2002, p. 172). L’ultimo incarico da organista lo aveva svolto nella chiesa del S. Sepolcro, prima dell’arrivo di Michelangelo Grancini, che nel proprio Secondo libro de concerti a 1, 2, 3 e 4 voci (Milano 1624) incluse quattordici mottetti del predecessore.
Tra il 1596 e il 1626, parecchie composizioni ecclesiastiche di Giovanni Domenico apparvero in edizioni collettive, come i Concerti de diversi eccell. auttori editi dal milanese Francesco Lucino (Milano 1608) con la loro Aggiunta nuova del 1612, il Parnassus musicus Ferdinandeus del bergamasco Giovanni Battista Bonometti (Venezia 1615), i Pontificalia Ambrosianae ecclesiae (Milano 1619) e le Litaniae Ambrosianae et Romanae (Milano 1623) di Giulio Cesare Gabussi e Vincenzo Pellegrini, e i Flores praestantissimorum virorum dell’editore Filippo Lomazzo (Milano 1626); un libro di Messe a 4 con partitura risulta disperso (Mischiati, 1984, pp. 161, 259). Quanto alle scelte poetiche nei madrigali, si osserva una predilezione per Battista Guarini (un sonetto, parecchi madrigali e un estratto dal Pastor fido), accanto ai più remoti Iacopo Sannazzaro (uno stralcio dall’Arcadia) e Benedetto Varchi (due sonetti) e ai nuovissimi Girolamo Casone e Cesare Rinaldi.
Francesco, nato presumibilmente nell’ultimo ventennio del XVI secolo, musicista e compositore milanese, figlio di Riccardo, fu apprezzato «nel suonar di flauto, di violino, di altri istromenti» (Borsieri, 1619, p. 55).
Le poche informazioni su di lui si ricavano dai frontespizi delle opere. La più antica pubblicazione pervenuta sono le Canzoni francese per sonar con ogni sorte de instromenti a 4, 5 e 8 parti (Milano 1608), in cui Francesco è indicato come «sonator de violino e di viola bastarda». La dedica a Marco Maria Arese lascia supporre ch’egli ne frequentasse le accademie musicali. Due anni più tardi risulta maestro di cappella del principe Francesco Filiberto di Masserano (Messe, salmi intieri e spezzati a 5 voci, op. 2, Milano 1610), «sonatore de diversi instromenti da corda e da fiato». Nel 1613 lo si ritrova a Milano, «cappomusico d’instromenti» per il governatore Juan de Mendoza y Velasco (Il primo libro de madrigali a 5 voci, Venezia): anche Francesco privilegia i versi di Guarini (in particolare dal Pastor fido), con qualche scelta isolata da Francesco Petrarca, Ottavio Rinuccini e Giovan Battista Marino; al termine del libro, un «balletto» commissionato dal marchese Muzio di Caravaggio. Un altro suo «balletto» figura nei madrigali di Giovanni Domenico del 1619; e alcuni mottetti a poche voci compaiono accanto a quelli del fratello in due raccolte di musica da chiesa, l’Aggiunta nuova del 1612 e i Flores del 1626.
Francesco deve la sua durevole notorietà alla Selva de varii passaggi secondo l’uso moderno (Milano 1620), un trattato in due parti di tecnica vocale e strumentale che mira a limitare gli eccessi di ornamentazione attraverso «il modo di cantar polito e con grazia», esprimendo «bene distintamente la parola che si canta» e suggerendo agli strumentisti come «imitare la voce umana». Dal frontespizio risulta che Francesco era maestro di cappella in S. Ambrogio, fra le maggiori cappelle musicali della città; l’opera è dedicata a Sigismondo III re di Polonia, che, scrive Francesco nella dedica, aveva più volte dimostrato interesse per i suoi lavori. Le ultime due pubblicazioni note risalgono al 1624: una raccolta di Correnti e gagliarde, dispersa (Picinelli, 1670, p. 220), e il Missarum et motectorum liber primus a 4 e 5 voci, op. IX (Venezia), in cui il capo degli strumenti della corte di Milano si fregia del titolo asburgico di cavaliere e conte palatino, conferitogli probabilmente dall’arciduca Carlo d’Austria, vescovo di Breslavia, cui è dedicata l’opera.
Dai cataloghi del libraio augustano Kaspar Flurschütz (1616 e seguenti) risulta un trattatello stampato a Milano, Il scholaro per imparar a suonar di violino et altri instromenti [...] contengono brandi, saltarelle, gagliarde etc. (Die Kataloge..., 1974, nn. 776, 1823, 2631), oggi disperso come pure l’Aggiunta dello scolaro di violino del 1614 (Picinelli, 1670, p. 220). Potrebbero derivare da questi perduti manuali gli Exempla diminutionum per violino o cornetto attribuiti a Francesco Rognoni nella Musica practica sive Instructio pro symphoniacis di Johann Andreas Herbst (Norimberga 1642, pp. 15-21).
È ignota la data della morte.
Edizioni moderne e facsimile: R. Rognoni, Passaggi per potersi esercitare nel diminuire (1592), facsimile a cura di B. Dickey, Bologna 2002; G.D. Rognoni Taegio, Canzoni a 4 e 8 voci, libro primo (1605), ed. mod. a cura di J. Ladewig, New York-London 1992; F. Rognoni Taegio, Selva de varii passaggi (1620), ed. facsimile con prefazione di G. Barblan, Bologna 1970 (ambo i trattati anche in Méthodes et traités, s. IV, 17, voll. 2-3, a cura di P. Biordi - V. Ghielmi, Courlay 2004).
Fonti e Bibl.: P. Morigi, La nobiltà di Milano, Milano 1595, p. 186; 16192, pp. 304 s.; G. Borsieri, Il supplimento della Nobiltà di Milano, Milano 1619, p. 55; F. Picinelli, Ateneo de’ letterati milanesi, Milano 1670, pp. 220, 296, 482; G.O. Pitoni, Notitia de contrapuntisti e de compositori di musica (circa 1713-1730), a cura di C. Ruini, Firenze 1988; J.G. Walther, Musicalisches Lexicon oder Musicalische Bibliothec, Leipzig 1732, p. 531; E.L. Gerber, Neues historisch-biographisches Lexikon der Tonkünstler, III, Leipzig 1813, coll. 901-903; E. Bohn, Die musikalischen Handschriften des XVI. und XVII. Jahrhunderts in der Stadtbibliothek zu Breslau, Breslau 1890, pp. 122 s.; M. Kuhn, Die Verzierungs-Kunst in der Gesangs-Musik des 16. bis 17. Jahrhunderts (1535-1650), Leipzig 1902; C. Schmidl, Dizionario universale dei musicisti, II, Milano 19292, pp. 385 s.; I. Horsley, The solo ricercar in diminution manuals: new light on early wind and string techniques, in Acta musicologica, XXXIII (1961), pp. 29-40; G. Barblan, I Rognoni musicisti milanesi tra il 1500 e il 1600, in Anthony van Hoboken. Festschrift zum 75. Geburtstag, a cura di J. Schmidt-Görg, Mainz 1962a, pp. 19-28; Id., La musica strumentale e cameristica a Milano, in Storia di Milano, XVI, Milano 1962b, pp. 589-618; A. Moser, Geschichte des Violinspiels, Berlin 19662; A.G. Ponzoni, Le canzoni a quattro di Gio. Domenico Rognoni, in Annuario del Conservatorio di musica “Giuseppe Verdi” di Milano, Milano 1967, pp. 243-257; Die Kataloge des Augsburger Musikalien-Händlers Kaspar Flurschütz, 1613-1628, a cura di R. Schaal, Wilhelmshaven 1974, ad ind.; O. Mischiati, Indici, cataloghi e avvisi degli editori e librai musicali italiani dal 1591 al 1798, Firenze 1984, ad ind.; G. Vecchi, La canzone strumentale e la canzone-mottetto a Milano nella prima metà del Seicento, in La musica sacra in Lombardia nella prima metà del Seicento, a cura di A. Colzani - A. Luppi - M. Padoan, Como 1987, pp. 81-97; S. Carter, Francesco Rognoni’s “Selva de varii passaggi” (1602): fresh details concerning early baroque vocal ornamentation, in Performance Practice Review, II (1989), 1, pp. 5-33; B. Dickey, L’accento: in search of a forgotten ornament, in Historic Brass Society Journal, III (1991), pp. 98-121; C. Longoni, Gli organisti lombardi e la “Canzone alla francese” negli ultimi decenni del secolo XVI e nei primi del secolo XVII, in Rivista internazionale di musica sacra, XII (1991), pp. 63-82; R.L. Kendrick, Celestial sirens. Nuns and their music in early modern Milan, Oxford 1996, ad ind.; M. Toffetti, Per una bibliografia della canzone strumentale milanese, in Ruggero Giovannelli, a cura di C. Bongiovanni - G. Rostirolla, Palestrina 1998, pp. 509-560; Ead., «Et per che il mondo non entri in sospetto di adulatione»: titoli e dedicatorie delle canzoni strumentali sullo sfondo dell’ambiente musicale milanese fra Cinque e Seicento, ibid., pp. 601-636; The new Grove Dictionary of music and musicians, XXI, London-New York 2001, pp. 521-523; R.L. Kendrick, The sounds of Milan, 1585-1650, Oxford 2002, ad ind.; M. Toffetti, Gli Ardemanio e la musica in Santa Maria della Scala, Lucca 2004, pp. 74, 79, 90, 95, 100, 104; Die Musik in Geschichte und Gegenwart. Personenteil, XVI, Kassel 2005, coll. 279-281; A performer’s guide to Renaissance music, a cura di J. Kite-Powell, Bloomington (Ind.) 2007; T. Jeż, La Biblioteca Rhedigeriana di Wrocław (Breslavia): una collezione unica delle stampe italiane del primo Seicento, in Barocco Padano 7, a cura di A. Colzani - A. Luppi - M. Padoan, Como 2012, pp. 388 s.; E. Durante - A. Martellotti, «Amorosa fenice». La vita, le rime e la fortuna in musica di Girolamo Casone da Oderzo (c. 1528-1592), Firenze 2015, pp. 18, 56, 461 s.