ROLANDI RICCI, Vittorio Amedeo
– Nacque ad Albenga (Savona) il 18 febbraio 1860, primogenito di Filippo Andrea Rolandi e di Maura Cappellini, proprietari terrieri benestanti (che nel 1874 ebbero anche una figlia, Angiola Antonia); discendente dai Rolandi di Lusignano (Albenga), famiglia nobile con notai e giureconsulti sin dal XV secolo, e dell’unico dei tre rami non ascritto all’albergo di Bernardo Ricci (1786), aggiunse il cognome Ricci probabilmente da Anna Maria Rolandi Ricci, sposatasi nel 1821 con il nonno Vittorio Amedeo.
Conseguita la laurea in giurisprudenza all’Università di Genova, città dove si trasferì, nel 1880 pubblicò la sua dissertazione sulla prescrizione civile, intraprese la libera professione di avvocato iscrivendosi nel 1887 all’Ordine e nel 1889 si coniugò con Regina Canova (con la quale ebbe i figli Maura, Filippo e Rolando). Dotato di capacità di intermediazione e di attitudine alla ricerca del compromesso, approfittando dell’espansione economico-finanziaria genovese già nei primi anni Novanta del XIX secolo acquisì un’ampia e selezionata clientela costituita dai principali imprenditori italiani nei settori siderurgico, cantieristico e saccarifero, diventando uno dei più noti curatori di interessi di diversi istituti di credito ed enti finanziari. Sfruttando «le molteplici contiguità e sovrapposizioni di ruoli – personali oltre che societari – che caratterizzavano l’imprenditoria del capoluogo ligure» (Cantagalli, 2010, p. 187), operò soprattutto come consulente legale del consorzio siderurgico e meccanico Odero-Terni-Orlando (OTO) e rappresentante degli investitori genovesi alle assemblee della Banca nazionale del Regno d’Italia, poi Banca d’Italia (1891-1902).
Quale «poliedrico avvocato e uomo d’affari che nell’età giolittiana riuscì ad affermarsi come consigliere e mediatore tra i poteri forti, favorendo la conclusione di alleanze e strategie comuni, e ponendosi come anello di congiunzione tra gli interessi industriali-finanziari e quelli politici» (p. 14), entrato nei consigli di amministrazione delle Società Elba e Ilva (1905) e consulente per la Banca commerciale italiana, fu uomo di fiducia della Banca d’Italia, ricevendo dal suo direttore generale Bonaldo Stringher l’incarico di creare un consorzio interbancario per la difesa dei valori azionari a seguito della crisi bancaria del 1907. Fu anche tra i principali protagonisti del difficile processo di risanamento dell’industria siderurgica (1907-11) conclusosi con la nascita del consorzio tra le più rilevanti società italiane del settore e che gli valse l’appellativo, coniato da Stringher, di «Ercole Siderurgico» (p. 221). Mediatore tra armatori, banche e governo per il rinnovo delle convenzioni marittime tentato dal governo Giolitti (1909), divenne anche bersaglio di critiche per conflitto d’interessi, rivoltegli, tra gli altri, da Gaetano Salvemini (Musella, 2002, pp. 127 s.).
Acquistata villa Consigli, a Lido di Camaiore, presso Viareggio (già dimora di Eleonora Duse e Gabriele D’Annunzio), con un’ampia tenuta e frutteti tra i più ricchi d’Italia, la fece trasformare in villa liberty, con una torre di oltre trenta metri, dall’architetto Gino Coppedè (1909-10); ribattezzatala castello Regina in onore della moglie, vi risiedette dal 1922 ricevendovi illustri ospiti (Vittorio Emanuele III, Benito Mussolini, i ministri inglese Neville Chamberlain e francese Joseph Caillaux, uomini d’affari europei e americani, intellettuali, artisti e scienziati).
Nominato senatore del Regno nel 1912, si iscrisse al gruppo politico liberale democratico e poi all’Unione democratica; fu relatore sul bilancio, proponente di progetti di legge e membro delle commissioni: consultiva per lo studio di un’imposta patrimoniale straordinaria (1919), finanze (1919-21), per i disegni di legge sui trattati internazionali (1919-20), politica estera (1920-21).
Dopo una missione diplomatica ad Ankara (1919), fu designato ambasciatore onorario d’Italia negli Stati Uniti (novembre 1920) e prese servizio a Washington (febbraio 1921), occupandosi di regolamentazione dei debiti di guerra dell’Italia, sostegno all’investimento economico americano in Italia, politica doganale, immigrazione italiana – attirandosi le proteste del governo americano per aver affermato che «gli immigrati italiani avrebbero dovuto preservare la fedeltà all’Italia prima che agli Stati Uniti» (Ducci - Luconi - Pretelli, 2012, p. 64). Prima di rientrare in Italia (dicembre 1922) per dimissioni volontarie, partecipò alla delegazione italiana alla Conferenza navale di Washington (novembre 1921-febbraio 1922) che sancì la parità navale italo-francese e il contenimento della rincorsa al riarmo.
Nel periodo liberale gli furono conferite le onorificenze di grande ufficiale (1915) e gran cordone (1920) dell’Ordine della Corona d’Italia, commendatore (1920), grande ufficiale (1922) e gran cordone (1922) dell’Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro.
Nel 1923, anno nel quale, nel mese di giugno, intervenne in Senato a sostegno del governo Mussolini, svolse ancora due missioni diplomatiche: una alla Società delle Nazioni, a Ginevra, per la crisi italo-greca scoppiata dopo l’eccidio della delegazione militare guidata dal generale Enrico Tellini e incaricata di tracciare i confini greco-albanesi; l’altra alla Conferenza dell’Aja per lo studio delle regole sulla limitazione dell’uso bellico delle armi aeree.
Lasciata la professione per dedicarsi all’attività economico-finanziaria, nel 1925 si iscrisse al Fascio di Genova del Partito nazionale fascista e accettò la presidenza della Società finanziaria per l’industria e il commercio. Dimessosi da vicepresidente del Consiglio superiore per l’istruzione agraria, industriale e commerciale (1926), fu presidente dell’Istituto superiore di studi commerciali di Genova, dell’Istituto italiano di credito marittimo (1927), del consiglio di amministrazione della Navigazione generale italiana, membro di quelli dell’Italia, del Lloyd triestino e della Generale immobiliare di lavori di utilità pubblica ed agricola nonché rappresentante della Banca d’Italia nel Comitato tutela di possessori di obbligazioni e prestiti concessi sotto gli auspici della Lega delle Nazioni (1932). Durante il fascismo in Senato fu membro delle commissioni finanze (1924-29; 1929-34), per l’esame del disegno di legge «Provvedimenti per la bonifica integrale» (1928), d’accusa dell’Alta Corte di giustizia (1929-34; 1934-39), delle forze armate (1939-40) e affari esteri, degli scambi commerciali e della legislazione doganale (1939-43). Nel 1936 fu nominato ministro di Stato e, con la riforma della Marina mercantile, entrò nel consiglio di amministrazione della Società finanziaria marittima (Finmare).
Durante la seconda guerra mondiale perse entrambi i figli maschi: Filippo, laureato in giurisprudenza, già reduce della prima guerra mondiale (decorato con due medaglie d’argento al valore) e volontario in Libia, Etiopia e Spagna (dove la partecipazione a missioni militari gli valse una medaglia al valore), cadde in combattimento a Soroppa (Etiopia) il 31 marzo 1941, lasciando la moglie e i figli Vittorio e Maura; Rolando, ufficiale di artiglieria durante il primo conflitto mondiale, cavaliere e dirigente dell’Ente nazionale della frutticoltura, mentre era in missione per il ministero dell’Agricoltura morì durante il bombardamento aereo alleato di Bologna del 29 gennaio 1944.
Dopo la caduta del fascismo rese pubblica la sua adesione alla Repubblica sociale italiana (RSI) con l’articolo Scelta, edito dal Corriere della sera il 3 novembre 1943, con il quale dichiarò la sua iscrizione al Partito fascista repubblicano e la propria fedeltà al duce, denunciando al contempo, da liberale e monarchico, l’incapacità dei Savoia di difendere l’unità nazionale.
Nel 1944, con l’avanzata degli Alleati in Toscana, fu costretto ad abbandonare castello Regina e si trasferì prima a Piacenza e poi a Sirmione, sul lago di Garda, da dove si spostò frequentemente per raggiungere a Gargnano (Brescia) Mussolini, del quale rimase uno dei consiglieri più fidati, pur non esitando a sostenere infondate le accuse di tradimento e collusione con il re rivolte agli imputati del processo di Verona (Silvestri, 1964, p. 99). Presidente dell’Associazione famiglie dei colpiti da bombardamenti della RSI, nonostante l’età avanzata si prodigò con interventi propagandistici sul Corriere della sera, affrontando temi come la critica al sottosegretario Carlo Fabrizi per la politica dei prezzi, la neutralità del Vaticano, l’ipotesi di un’unione federale tra gli Stati europei, da lui ritenuta utopistica per ostacoli geopolitici insormontabili (Zuccarello, 1945). Contrario all’avvenuta abolizione del Senato, invocò una «rivoluzione […] non soltanto formale e politica ma sostanziale ed economica» per creare «un regime socialistoide» che realizzasse «i postulati economici del socialismo coordinatamente con le facoltà nazionali, e mediante una regolata opera di governo» (V.A. Rolandi Ricci, In vista della “Costituente”, in Il Corriere della sera, 10 dicembre 1943) e formulò un progetto di Costituzione della RSI in 22 punti – del quale è pervenuto solo un resoconto (Amicucci, 1948, pp. 185-189) – che prevedeva un assetto istituzionale «di stampo presidenziale secondo un modello costituzionale fortemente conservatore (quasi una repubblica degli ottimati)» (Ganapini, 1999, p. 165) con suffragio universale esteso alle donne, elezione diretta del presidente della Repubblica (non capo del governo ma con potere di nomina dell’esecutivo da sottoporre alla fiducia delle Camere) e un bicameralismo perfetto.
Il 7 agosto 1944 venne deferito all’Alta Corte di giustizia per le sanzioni contro il fascismo in quanto senatore che aveva aderito alla RSI e fu quindi dichiarato decaduto dalla carica il 30 ottobre seguente.
Nella notte tra il 25 e il 26 aprile 1945, partito in auto da Sirmione verso Milano, sfuggì alla cattura dei partigiani a Crescenzago durante la sparatoria nella quale perse la vita il nipote sedicenne Vittorio. Consegnatosi al Comitato di liberazione nazionale a Milano, il 24 maggio 1945 venne qui processato e condannato per collaborazionismo a quindici anni di reclusione e alla confisca di tutti i beni, rimanendo nel carcere di San Vittore, e poi in quello di Regina Coeli a Roma e infine nel castello di Procida, fino all’ottenimento della grazia in seguito all’amnistia del giugno 1946; il suo ricorso contro la decadenza da senatore venne invece rigettato dalle sezioni unite della Corte di cassazione con sentenza del 22 luglio 1948. Morì a Roma il 30 giugno 1951.
Scritti e discorsi (oltre ai testi citati). Studio critico-storico sulla prescrizione civile, Genova 1880; Concause remote, in Nuova Antologia di lettere scienze ed arti, 1918, vol. 193, pp. 292-297; Vedere ciò che è, ibid., 1918, vol. 195, pp. 73-76; Senator Rolandi Ricci’s Speech, in Il Carroccio, XIII (1921), 4, pp. 382-385; Address by his excellency senator V. R. R. italian ambassador to the U.S.A. before the Rotary Club Philadelphia, February, 21, 1922, s.l. né d. [New York 1922]; Address by V. R. R. italian ambassador to the USA before the Catholic Club, New York, March, 16, 1922, s.l. né d. [New York 1922]; Considerazioni di un vecchio, Roma 1942; Scelta, in Il Corriere della sera, 3 novembre 1943; In vista della “Costituente”, in Il Corriere della sera, 10 dicembre 1943; Della guerra. Considerazioni di un italiano vecchio, Venezia 1944; Per la sincerità, Milano 1945; Repubblica e Vaticano, in L’Orizzonte, I (1945), 1; Vaticano, Repubblica, Clero, Milano 1945.
Fonti e Bibl.: Albenga (SV), Istituto internazionale di studi liguri, Archivio storico ingauno, Fondo Rolandi Ricci, Gerolamo Rolandi Ricci, Albero genealogico della famiglia Rolandi Ricci; Milano, Archivio storico del Corriere della sera, Carteggio personaggi e società, cart. 163, f. 493, Rolandi Ricci Vittorio; Senato della Repubblica, Portale storico, ad nomen; Senato della Repubblica - Cinecittà Luce, Archivio Luce, Banca dati multimediale, ad nomen. A. Bosi, Cinquant’anni di vita italiana in America, New York 1921, pp. 207 s., https://archive.org/details/cinquantanni divi00bosiiala (13 febbraio 2017); Segretariato generale del Senato, Elenchi storici e statistici dei senatori del Regno dal 1848 al 1° gennaio 1937, Roma 1937; G. Ansaldo, La guerra vittoriosa e la pace nel pensiero del sen. V. R. R., in Il Popolo di Trieste. Il Piccolo della Sera, 29 ottobre 1942; G. Zuccarello, Per l’unione europea, in La Stampa, 15 marzo 1945; E. Amicucci, I 600 giorni di Mussolini. Dal Gran Sasso a Dongo, Roma 1948, pp. 185-189; G. Ansaldo, Ricordo di R. R., in il Borghese, 15 luglio 1951, pp. 425-427 (anche in Id., Il fiore del ricordo, a cura di G. Marcenaro, Genova 1995, pp. 177-182); La morte di R. R., in Il Corriere della sera, 1° luglio 1951; G. Silvestri, Vent’anni fa il processo di Verona, in Storia illustrata, 1964, n. 1, p. 99; F. Bonelli, Lo sviluppo di una grande impresa in Italia. La Terni dal 1884 al 1962, Torino 1975, ad ind.; F. Franchi, Le costituzioni della Repubblica sociale italiana: V. R. R., il Socrate di Mussolini, Milano 1987, ad ind.; L. Ganapini, La repubblica delle camicie nere, Milano 1999, p. 165; F. Torriero, V. R. R., in Uomini e scelte della RSI. I protagonisti della Repubblica di Mussolini, a cura di F. Andriola, Foggia 2000, pp. 209-215; I. Cerioni, La Banca d’Italia e il Consorzio siderurgico. Fonti per la storia della siderurgia in età giolittiana nelle carte dell’Archivio della Banca d’Italia, in Quaderni dell’Ufficio ricerche storiche, 2001, n. 2, pp. 12, 14-17, 19, 21 s., 24-30, 32, 34, 38, 45-52, 54, 56 s., 60-63, 66, 69-72, 74-77, 82, https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/quaderni-storia/2001-0002/Q2_Cerioni.pdf (13 febbraio 2017); L. Musella, Clientelismo. Tradizione e trasformazione della politica italiana tra il 1975 e il 1992, Napoli 2002, pp. 127 s.; F. Balletta, Mercato finanziario e Corriere della sera (1944-1947). La pubblicistica di R. R., Fabrizi, Einaudi, Bresciani-Turroni e Lenti, Napoli 2003, pp. 23-34; R. De Felice, Autobiografia del fascismo. Antologia di testi fascisti 1919-1945, Torino 2004, pp. 469-472; O. Cancila, Giolitti, la Banca d’Italia, La Navigazione generale italiana e il salvataggio di Casa Florio (1908-1909), in Mediterranea. Ricerche storiche, IV (2007), 10, pp. 299-330, http:// www.storiamediterranea.it/wp-content/uploads/ mediterranea/p2489/r802.pdf (13 febbraio 2017); M. Forno, La guerra delle parole. Fedeli e traditori nelle pagine del “Corriere”, in Violenza, tragedia e memoria della Repubblica sociale italiana. Atti del Convegno nazionale di studi (Fermo..., 2005), a cura di S. Bugiardini, Roma 2007, pp. 55-72; A. Cantagalli, Vittorio R. R.: tra politica e affari, in Id., Avvocati, banche e imprese 1890-1940, Bologna 2010, pp. 185-242; E. Di Rella, Storia dell’avvocatura genovese dall’Unità d’Italia, Genova 2010, pp. 26, 212 s., 228, 253, 261-263, 287; L. Ducci - S. Luconi - M. Pretelli, Le relazioni tra Italia e Stati Uniti. Dal Risorgimento alle conseguenze dell’11 settembre, Roma 2012, p. 64; M. Franzinelli, L’amnistia Togliatti. 1946. Colpo di spugna sui crimini fascisti, Milano 2016, pp. 178, 293, 338 s.