CAPELLUTI (Capelluto, Capezzuti), Rolando (Rolandus Parmensis)
Nacque probabilmente verso la fine del sec. XII a Parma, dove fu allievo del grande chirurgo Ruggero Frugardo.
Poche e controverse sono le notizie relative al C.: la stessa attribuzione del cognome deve essere considerata non del tutto provata. Nei codici più antichi compare sempre e solo la denominazione "Rolandus Parmensis"; il cognome Capelluti gli viene attribuito per la prima volta in un codice del sec. XV (ms. 1065 della Parmense) che con molta probabilità fu redatto o fatto redigere da Rolando Capelluti il Giovane, il quale potrebbe aver voluto rendere più illustre il proprio casato collegandone l'origine al famoso medico e chirurgo. La patria del C. fu senza dubbio Parma, essendo ormai screditata l'ipotesi del De Renzi, che lo voleva nativo di Salerno.
La formazione scientifica del C. viene di solito collocata sotto l'influenza diretta o indiretta della scuola salernitana: si è creduto infatti che Ruggero, maestro del C., fosse originario di Salerno e che il C. stesso avesse soggiornato più o meno a lungo in quella città.
Studi più rigorosi (Pazzini) hanno accertato che Ruggero fu figlio di Giovanni Frugardo, originario di Frügard in Finlandia, il quale probabilmente faceva parte del piccolo contingente svedese sceso in Italia nel 1154 al seguito di Federico Barbarossa, e si stabilì a Parma dove Ruggero svolse la sua attività all'interno di una scuola ivi attiva dagli inizi del sec. XI. Nell'ambito della stessa scuola dovette compiersi la formazione culturale di Rolando, il quale fu, assieme a Guido d'Arezzo, il discepolo più fedele di Ruggero. Tra il centro tosco-emiliano di studi medici, con fulcro in Parma, e la scuola medica salernitana esistevano notevoli differenze nelle tecniche e nelle dottrine, che avevano dato luogo anche a vivaci polemiche documentate in particolare dall'opera di Guido d'Arezzo; questi dati, unitamente a quelli forniti da un riesame critico della chirurgia rogero-rolandina, hanno definitivamente confutato l'ipotesi dell'appartenenza dei due maestri alla scuola salernitana.
L'attività del C. si compendia nel commento, nella rielaborazione e nella diffusione dell'opera del maestro. Ruggero aveva composto in Parma nel 1180 la sua famosissima Chirurgia; alcuni anni dopo il C. ne curò una nuova edizione con "additiones" al testo originario, talora per spiegare termini nuovi o inconsueti, talora invece per integrare il testo con ricette e notizie relative a nuove tecniche di intervento; tutte queste aggiunte furono poi inserite nel corpo della Rolandina. La data di questa edizione con aggiunte della Rogerina non è precisabile; il codice più antico ad essa relativo risale comunque al XIII sec. (ms. 7035 della Nazionale di Parigi).
Trasferitosi in Bologna in data non precisabile (vi era comunque sicuramente nel 1250 per sua esplicita dichiarazione), vi fu lettore di medicina; nel 1279 è nominato ancora come tale negli elenchi dei professori dell'università. In questa città, a quanto egli narra nella Chirurgia, operò di polmone erniato il nobile Domicello (secondo Teodorico Borgognoni però tale eccezionale operazione sarebbe stata eseguita da suo padre Ugo Borgognoni con l'assistenza del Capelluti). Sempre in Bologna, intorno al 1250, compose la sua Chirurgia (comunemente detta Rolandina) nella quale seguì molto da vicino il testo di Ruggero, integrandolo, oltre che con le "additiones", con nuove osservazioni e terapie frutto della propria originale esperienza medica.
La chirurgia secondo il C. è uno dei tre tipi di cura usati dal medico, assieme alla pozione e alla dieta; in essa tuttavia sono stati fatti meno progressi che nelle altre due e perciò, pregato da numerosi amici, si è indotto a dedicarle un volume. Esposte l'intenzione, la causa dell'intenzione, l'utilità e la divisione dell'opera, inizia la trattazione distribuita in quattro libri. Il primo libro tratta delle lesioni del capo, e in esso vengono esposti i metodi di cura per la melancolia e l'epilessia, oltre che per varie affezioni degli occhi, del naso e degli orecchi. Il secondo libro tratta delle ferite del collo e del busto fino all'inguine, dedicando particolare attenzione alla cura del bubbone sottoascellare. Il libro terzo esamina le fratture e le ferite degli arti superiori, le lesioni dell'addome e della milza, il tumore al seno, l'ernia e i calcoli della vescica. Il libro quarto è dedicato alla cura delle ferite degli arti inferiori, delle lussazioni, dei tumori, della sciatica e dell'artrite.
Conformemente alla Rogerina, la maggior parte del materiale dell'opera deriva dall'osservazione e dall'esperienza; gli unici autori citati sono Ippocrate e Alessandro (non essendo quest'ultimo meglio indicato resta incerto se si tratti dell'Afrodisio, di Alessandro Abonuteichos, di Alessandro Filalete, di Alessandro di Tralles, o di un non meglio identificato Alessandro autore del Liber Alexandri de agnoscendis febribus et pulsibus et urinis). Anche se in genere l'originalità dell'opera del C. appare minima, limitandosi egli a commentare ed ampliare l'opera del maestro, tuttavia vanno attribuite esclusivamente a lui alcune tecniche chirurgiche e terapie, quale l'adozione della posizione rovesciata nella operazione dell'ernia, in seguito attribuita al Trendelemburg; inoltre gran parte della chirurgia cranica della Rolandina è originale e l'indagine su affezioni del sistema nervoso, come l'epilessia, ampiamente sviluppata dal C., era totalmente assente nella Rogerina.
L'opera chirurgica del C. fu in seguito commentata assieme a quella del suo maestro, dai quattro maestri salernitani Archimatteo, Petroncello, Plateario e Ferrario (Glossulae quatuor magistrorum super chirurgiam Rogerii et Rolandi, a cura di C. Daremberg, Paris 1854), ed ebbe larga fortuna di copie manoscritte e di edizioni a stampa. Il codice più antico è il ms. L. VI. 9 della Biblioteca comunale di Siena, che risale al sec. XIII; tra gli altri, i più importanti sono il cod. 1382 della Casanatense di Roma, notevole per la chiarezza dei caratteri e le miniature a colori; il cod. 604 dell'università di Padova, del XV sec. contenente una traduzione della Rolandina in dialetto veneto di autore anonimo; il cod. miscellaneo 1065 della Parmense, del sec. XV, nel cui incipit compare per la prima volta il cognome "Capellutus" e in cui l'opera è preceduta da frammenti di sentenze e aforismi la cui attribuzione al C., sostenuta dal Giacosa (P. Giacosa, Magistri salernitani nondum editi, Torino 1901, pp. 489-490), non può esser ritenuta certa. La Rolandina fu stampata per la prima volta a Venezia nel 1498 presso Boneto Locatello, per Ottaviano Scoto, nella Collectio Chirurgica e l'anno seguente, ancora a Venezia, presso Simon de Lovere, per Andrea Torresani (L. Hain, Repertorium bibliographicum, II, nn. 4811-4812);la pregevole edizione giuntina del 1546nella Ars Chirurgica fu preceduta da altre due edizioni venete (1516 e 1519).La prima edizione a stampa in italiano fu quella curata da G. Carbonelli (Roma 1927); le più recenti quelle curate da L. Stroppiana e D. Spallone (Roma 1964)e da M. Tabanelli (in La chirurgia italiana dell'alto Medioevo, I, Firenze 1965, pp. 111-191).
Degli ultimi anni della vita del C. non si hanno notizie certe; morì forse in Bologna, città della quale aveva assunto la cittadinanza e nella quale risiedeva ancora nel 1279.
Bibl.: I. Affò-A. Pezzana, Memorie degli scrittori e letterati parmigiani, I, Parma 1789, pp. 122-128; VI, 2, ibid. 1827, pp. 47-52; C. Sprengel, Storia prammatica della medicina, II, Napoli 1825, pp. 441 s.; G. Tiraboschi, Storia della letteratura italiana, II, Milano 1833, pp. 99 s.; A. Mazzetti, Repertorio di tutti i professori della famosa università di Bologna, Bologna 1847, p. 269; S. De Renzi, Storia documentata della scuola medica di Salerno, Napoli 1857, p. 359; M. Sarti-M. Fattorini, De claris archigymnasii Bononiensis professoribus, I, 2, Bononiae 1888, pp. 536 ss.; H. F. Garrison, History of Medicine, London 1914, p. 102; W. Linge, Analysis of the Rolandina and comparison with the Surgery of Rogier, in Isis, IV (1925), pp. 585-600; A. Garosi, Brevi considerazioni sulla "Cyrurgia magistri Rolandi Parmensis", in Bull. senese di storia patria, n. s., V (1934), pp. 455-461; A. Sorbelli, Storia dell'università di Bologna, I, Bologna 1940, p. 116; E. Alfieri, La posizione rovesciata di Rolando, in La clinica ostetrica, XLIII (1941), pp. 311-20; G. Grassi, La chirurgia cranica nella Rolandina, in Humana Studia, L (1941), pp. 27-36; G. G. Forni, La chirurgia nello Studio di Bologna, Bologna 1948, pp. 20-22; L. Belloni, Historical notes on the inclined inverted or so-called Trendelemburg position, in Journ. of the Hist. of med. and allied sciences, IV (1949), pp. 372 s., 381; C. Castellani, La chirurgia medioevale e Rolando da Parma, in Boll. d. riun. medico-chirurgiche d. osp. Mellini Chiari, XXIII (1960), pp. 1-15; A. Pazzini, Ruggero di Giovanni Frugardo maestro di chirurgia a Parma…, in Collana di pagine di st. della medic., I, Roma 1966, pp. 27-32.