MARCHELLI, Rolando
Figlio di Gerolamo e di Maria Ginetta, nacque a Genova nel 1665, come documenta l'atto del battesimo, avvenuto il 15 ottobre di quell'anno nella chiesa di S. Siro (Belloni, 1988, p. 224). Tale dato confuta quello tramandato dal biografo del M., Carlo Giuseppe Ratti, che ne fissava la nascita all'anno precedente (1762, p. 134).
Dopo un primo periodo formativo con Domenico Piola, il M. divenne membro effettivo della prestigiosa bottega che da Piola era diretta. Nel maggio 1684, in seguito al bombardamento francese di Genova, Piola intraprese, in compagnia dei figli Anton Maria e Paolo Gerolamo e con il M., un viaggio che da Milano li portò a Bergamo, Bologna, Venezia, Parma, Piacenza e, forse, ad Asti. Grazie ai rapporti di Piola con il marchese Niccolò Maria Pallavicini, dal 1689 al 1694 il M. soggiornò a Roma presso la bottega di Carlo Maratti (o Maratta). Tra il 1693 e il 1694 si colloca un suo viaggio a Loreto e Forlì in compagnia di Paolo Gerolamo Piola e del marchese Pallavicini. In quel periodo il M. mantenne comunque rapporti con la città natale, come attesta un pagamento effettuato il 22 sett. 1691 da Giuseppe Maria Durazzo per l'acquisto di un dipinto raffigurante una Resurrezione (Puncuh, 1984, p. 207, doc. 170). Il 31 genn. 1699, rientrato stabilmente in patria, il M. fu chiamato a deporre in un processo intentato da Ottavio De Ferrari contro Giovanni Lorenzo Bertolotto. L'11 giugno dello stesso anno la famiglia Sauli corrispose a Giovanni Battista Pescio, a Domenico Piola e al M. alcuni pagamenti per l'ingrandimento della pala di Maratti raffigurante il Martirio di s. Biagio (Genova, chiesa dell'Assunta di Carignano), acquistata per il tramite del M. (Ratti, 1762, p. 135), e di altre tele collocate nello stesso edificio, di cui i Sauli detenevano il giuspatronato. Il 20 giugno 1700 il M. valutò con Domenico Piola le opere di Carlo Spinola conservate nella dimora sita nelle vicinanze della chiesa di S. Caterina. Nello stesso anno il M. partecipò al concorso per la decorazione del salone del Maggior Consiglio del palazzo ducale realizzando alcuni bozzetti (ibid.). Il 4 ag. 1701, sempre insieme con Piola, stimò la quadreria di Paola Maria Crocco; un ruolo, quello di perito e mercante, ricordato in particolare da Ratti, che sottolineò come il M. "passava gl'interi anni senza toccare pennello" (Soprani - Ratti, 1769, p. 176) per applicarsi a quell'attività. Costituisce un'ulteriore testimonianza a riguardo la stesura dell'inventario della quadreria di Costantino Balbi, ereditata nel 1740 dal figlio Giacomo (Boccardo - Gavazza - Magnani, 1987, p. 85). Il 23 nov. 1720 furono pagate al M. 1520 lire da Giacomo Filippo (II) Durazzo per un quadro raffigurante Adone morto di Domenico Zampieri, detto il Domenichino (Puncuh, 1984, p. 189, doc. 77); mentre il successivo 31 luglio ancora Durazzo gli corrispose la cifra di 101,5 lire per una Battaglia di Cornelis de Wael e una "mezza figura" di Luca Giordano (ibid., p. 209, doc. 177). Al 1721 risale ancora la compilazione da parte del M. e di Paolo Gerolamo Piola di un inventario dei beni destinati a Paolo Mattia Doria e Agostino Serra Doria. In questa fase viene collocata l'esecuzione degli affreschi, rimaneggiati nel corso del XIX secolo, nelle cappelle di S. Nicola da Bari e di S. Paola Romana presso la chiesa genovese della Maddalena (Boggero, 1979, p. 16), raffiguranti la Caduta degli angeli ribelli e la Gloria di s. Paola Romana con, agli angoli, quattro episodi della vita della religiosa.
Datata 30 genn. 1727 è una ricevuta relativa all'acquisto del Riposo durante la fuga in Egitto di Maratti (Tagliaferro, 1995, p. 151). L'8 febbr. 1730 il M. ottenne da Giacomo Filippo (II) Durazzo 400 lire per "sua assistenza e incomodo" nell'ambito dell'acquisto di una Venere del Domenichino e di una Carità romana di Guido Reni, opera, quest'ultima, di cui garantì l'autenticità (Puncuh, 1984, p. 193, doc. 103). In qualità di intermediario compare pure in un documento del 10 maggio 1733 riguardante l'ingresso nelle collezioni di Giovanni Francesco (III) Brignole di una S. Caterina del Barocci (Federico Fiori) appartenuta a Francesco Gaetano Cambiaso (Tagliaferro, 1995, p. 169 n. 78). Sempre nel corso del 1733 (26 marzo) Giacomo Filippo (II) Durazzo gli affidò l'incarico di "ridurre in tre quadri e tre ovati" un fregio di Domenico Piola comprato dal padre Marcello (Puncuh, 1984, p. 194, doc. 106; Sanguineti, 2004, scheda I.55, p. 395). Nel 1736 stimò insieme con Michelangelo Bertolotto le collezioni appartenute a Lorenzo Centurione (5 marzo) e a Giantommaso Centurione (31 luglio), mentre nel 1738 fu interpellato per la divisione dei beni destinati ai figli di Cesare De Franchi (Migliorini - Assini, 2000, p. 28). Il 26 giugno 1743 stese l'elenco dei quadri del quondam Paolo Maria Cattaneo (Genova, Archivio della Galleria nazionale di Palazzo Spinola, Arm. 12, scatola 11, pacco 81) mentre al 22 ag. 1744 risale un pagamento al M. per la compilazione dell'inventario della quadreria dei fratelli Carlo Emanuele e Francesco Maria Durazzo (Tagliaferro, 1995, p. 146).
Eletto nel 1751 tra i primi accademici di merito dell'Accademia ligustica, il M. morì il 19 dic. 1751. Due giorni dopo il suo corpo fu inumato nella cappella dedicata al Rosario in S. Martino d'Albaro.
Solo recentemente è stata proposta una ricostruzione del catalogo del M., affrontata principiando dal recupero delle opere segnalate dalle fonti, fra cui la Decollazione del Battista (Genova - Sestri Ponente, chiesa di S. Giovanni Battista), realizzata in origine per S. Paolo a Campetto (Toncini Cabella, 1996, 387 s.), e le Stigmate di s. Francesco di Nostra Signora del Rifugio (Fusconi, 1980, p. 72). A questo esiguo nucleo sono state affiancate una tela raffigurante S. Francesco in meditazione (Genova, Galleria di Palazzo Bianco), messa in relazione con un disegno di pertinenza del Gabinetto disegni e stampe di Palazzo Rosso (Toncini Cabella, 1996, pp. 388 s.), un dipinto di analogo soggetto conservato presso il Museo dell'Accademia ligustica di belle arti di Genova (Id., 2002, p. 126) e, ipoteticamente, una copia della Salita al Calvario di G. Lanfranco (Genova, Galleria di Palazzo Bianco: ibid., p. 140). Al M. risulta accostato altresì un S. Francesco appartenuto alla collezione Durazzo Pallavicini Negrotto Cambiaso di Arenzano (ibid., p. 126) nonché alcuni interventi in opere commissionate a Domenico Piola, come le figure a monocromo realizzate sulle pareti della galleria di palazzo Baldini di Piacenza e le tre allegorie della tela raffigurante Alessandro Farnese spirante del Museo archeologico nazionale di Napoli (Sanguineti, 2004, schede I.174, III.17, pp. 438 s., 476 s.). Attribuibili ad altri artisti, suggestionati dal fare compassato di Marcantonio Franceschini, parrebbero invece la Resurrezione e il Noli me tangere conservati nella chiesa di S. Giovanni Battista di Sestri Ponente (Toncini Cabella, 1996, p. 388), nonché il S. Francesco in adorazione del Crocifisso (Albenga, Museo diocesano), ritenuto di Domenico Piola (Sanguineti, 2004, II, scheda I.172, p. 438). Sulla base del disegno raffigurante Saturno divora la Bellezza (Monaco, collezione Herbert List), contrassegnato dall'iscrizione "Del Sig.r Rolando Marchelli Scol(ar)o de Cav. Carlo Maratta", sono ascritti alla mano del M. un foglio con Agar e l'angelo (Edimburgo, National Gallery of Scotland: Fusconi, 1980, p. 72) e un S. Giovanni Evangelista a Patmos del Gabinetto disegni e stampe degli Uffizi di Firenze (Newcome, 1989, pp. 177 s.: di parere contrario Toncini Cabella, 1996, p. 389). Tra le opere menzionate dalle fonti sette-ottocentesche, perdute o non rintracciate, si ricordano il quadro di Rachele e Giacobbe commissionato dai De Ferrari per il palazzo di Vico del Gelsomino (Soprani - Ratti, 1769, p. 175) e l'affresco nella facciata di Nostra Signora del Rifugio (Ratti, 1762, p. 135), oltre al Beato Giuseppe da Copertino citato nella chiesa di S. Francesco di Castelletto (Id., 1766, p. 225) e alla Decollazione del Battista dell'oratorio delle Stigmate di s. Francesco (Alizeri, 1875, p. 573). Nel convento dei gesuiti di Sestri Ponente si conservavano "alcune sue cose come un quadro con la sacra Famigliuola" (Ratti, 1762, p. 135); mentre nel palazzo della nobile Giovannetta Grillo composizioni del M. fungevano da sovrapporta (ibid.). Di ubicazione sconosciuta è la Vergine Addolorata trafugata nel 1972 dall'oratorio del S. Cristo di Sestri Ponente (Marcenaro - Repetto, 1970, p. 248), già segnata da Alizeri (1780, p. 51) nella vicina chiesa di S. Giovanni, come incerte appaiono le vicende della grande tela con la Decollazione del Battista appartenente al ciclo dedicato al santo titolare allontanato dall'oratorio sestrese nel 1974 (Zanelli, 2004, p. 78). Non ancora individuati dalla critica sono inoltre un disegno con l'Età dell'oro (Ratti, 1762, p. 135) e il foglio recante il ritratto di Maratti ereditato dai figli (ibid.). Nulla è noto riguardo all'Annunciazione citata nell'oratorio di S. Francesco (Diz. encicl. Bolaffi…, p. 168). Non fondata su dati concreti appare infine l'ipotesi di una collaborazione fra il M. e lo scultore Anton Maria Maragliano (Newcome, 1989, p. 178).
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