ROLLINS, Theodore Walter, detto Sonny
Tenorsassofonista statunitense di jazz, nato a New York il 7 settembre 1930. Dopo i primi studi di piano e di sax contralto, passò al tenore, iniziando a esibirsi con complessini di rhythm'n'blues. La prima registrazione a suo nome, il brano I know, avvenne nel gennaio del 1951 con un quartetto in cui M. Davis suonava singolarmente il piano. Quindi, sempre a suo nome, seguirono i Prestige con Art Blakey (1951), col Modern Jazz Quartet (1953) e con T. Monk (1954), e gli album Moving out (1954) e Work time (1955). Ma l'incisione più notevole di questo periodo fu l'LP Collector's items (1953) con il gruppo di Davis, di cui faceva parte eccezionalmente C. Parker al sax tenore.
Il 1956 sancì la sua affermazione a livello internazionale: entrato a far parte del quintetto di M. Roach e C. Brown, incise S. R. plus four; quindi, coi gruppi di J. Coltrane e di Monk, rispettivamente, Tenor madness e Brilliant corners e, a suo nome, quattro LP: Saxophone colossus, il suo capolavoro, contenente Blue seven; Plays for Bird, Tour de force e S. R., cui nel 1957 tennero dietro Way out West, S. R. 2, The sound of Sonny, Newk's time e i tre album al Village Vanguard. L'anno successivo con la Freedom suite - una delle sue prove più impegnative − si accostava al jazz politicamente impegnato dell'amico Roach. Dopo altri dischi di alto livello, tra cui il celebre S. R. and the Contemporary leaders, e dopo aver compiuto una tournée in Europa (1959), si ritirò improvvisamente dalle scene; e soltanto nel gennaio 1962 riprese l'attività con uno stile improvvisativo più libero sul piano armonico. Documenti del nuovo R. sono una serie di album: The bridge, What's new, Our man in jazz (1962), Sonny meets Hawk (1963) in quintetto col tenorsassofonista C. Hawkins; Now's the time, The standard S. R. (1964), On Impulse (1965) ed East Broadway run down (1966). In questo periodo effettuò numerose tournées in Giappone, in India e in Europa e si accostò al buddismo Zen. All'apice del successo, ancora una volta (1969) uscì di scena; ricomparve solo nel 1972, allorché incise Next album, il primo di una lunga serie di dischi, sicuramente inferiori, ma fra cui spicca The solo album, un concerto per sax tenore senza accompagnamento (1985). A suo agio sia sui blues che sugli standards (da ricordare almeno le interpretazioni di When your lover has gone, di My ideal e di 'Round midnight, rispettivamente in Tenor madness, in Tour de force e in The standard S.R.), R. palesa un fraseggio aggressivo e spigoloso e una voce greve, opposta a quella dei sassofonisti cool e californiani; ma nel contempo la sua tecnica improvvisativa è assai diversa anche da quella di Coltrane, che con lui è il migliore tenorsassofonista hard bop. Suoi punti di riferimento precipui sono stati soprattutto Hawkins, B. Webster e i tenorsassofonisti texani, oltre, naturalmente, a Parker; a questi vanno aggiunti parecchi elementi antillesi che gli derivano dalla madre, nativa delle Isole Vergini: si pensi al calypso St. Thomas, la sua composizione più celebre.
Bibl.: N. Hentoff, S. Rollins, in Down Beat, 1956; G. Schuller, S. Rollins and the challenge of the tematic improvisation, in The Jazz Review, 1958; D. Cerulli, Theodore S.R., in Down Beat, 1958; D. Hadlock, S. Rollins' Freedom suite, in The Jazz Review, 1959; D. Ioakimidis, S. Rollins et J. Coltrane en parallèle, in Jazz Hot, 1962; L. Jones, Black music, New York 1967; I. Gitler, S. Rollins: Music is an open sky, in Down Beat, 1969; G.M. Maletto, I suoni e i silenzi di S. Rollins, in Musica jazz, 1970; J. Delmas, Traditions et contradictions de Theodore Walter 'Sonny' Rollins, in Jazz Hot, 1974; A. Polillo, Jazz - La vicenda e i protagonisti della musica afro-americana, Milano 1975; J. Goldberg, Jazz masters of the Fifties, New York 19832; C. Blank, S. Rollins, Boston 1983.