Roma
Róma. – A seguito della riforma del 2001 del titolo V, parte II, della Costituzione italiana nasce l’ente territoriale di Roma Capitale, che garantisce alla città un maggior grado di autonomia nella gestione del proprio vasto territorio. Con l'approvazione, nel 2009, della l. 42/2009, la cosiddetta legge sul federalismo fiscale, che avvia definitivamente l'istituzione dell'ente, con la denominazione Roma Capitale si definisce l’ente territoriale speciale i cui confini geografico-amministrativi corrispondono a quelli che individuavano già il comune di Roma (1285 km2 di superficie). Il decreto legislativo attuativo del 3 ottobre 2010, che ne sancisce di fatto l’entrata in vigore dispone, nei limiti stabiliti dalla Costituzione, una speciale autonomia, statutaria, amministrativa e finanziaria, nonché maggiori competenze sul territorio per Roma. L'ordinamento di Roma Capitale ha come obiettivo generale quello di garantire un migliore assetto delle funzioni che Roma è chiamata a svolgere quale sede degli organi costituzionali nonché delle rappresentanze diplomatiche degli stati esteri, ivi presenti presso la Repubblica italiana, presso lo Stato della Città del Vaticano e presso le istituzioni internazionali. Dal punto di vista amministrativo e funzionale Roma Capitale dispone, oltre alle numerose competenze amministrative già solitamente delegate ai Comuni e alle più importanti aree metropolitane italiane, competenze legate alla valorizzazione dei beni storici, artistici, ambientali e fluviali, allo sviluppo urbano e alla pianificazione territoriale, al turismo, all’edilizia pubblica e privata, all’organizzazione e al funzionamento dei servizi di trasporto pubblico e di collegamento con i comuni vicini, all’organizzazione del personale, alla protezione civile in collaborazione con la presidenza del Consiglio dei ministri e la Regione Lazio.
Archeologia e urbanistica. – Il perimetro fortificato più ampio della città antica è rappresentato dalle Mura aureliane, ultimate nel 279 d.C. dopo circa nove anni di lavori; si estendono per 19 km e abbracciano un'area di circa 12,7 km2; furono costruite a una distanza di un miglio dalle precedenti Mura serviane, risalenti al periodo arcaico e repubblicano, il cui perimetro abbracciava un'area di circa 4,26 km2. All'interno delle Mura Aureliane la città si strutturò realizzando opere poderose e irripetibili, modificando in maniera imponente l'orografia dei luoghi; furono bonificate depressioni e aree paludose e ridisegnato l'aspetto naturale del territorio. Basti ricordare che per costruire il Colosseo (Anfiteatro Flavio) fu prosciugato un bacino lacustre o che le attuali via Barberini, via Vittorio Veneto, via del Tritone, via Cavour, via San Gregorio, via delle Terme di Caracalla e via Labicana altro non sono che il sedime di quel che furono degli affluenti del Tevere. Questo immenso patrimonio è giunto fino a noi in modo frammentario; quello che emerge ha un fascino ineguagliabile, ma è in condizioni di stabilità talvolta precarie. Nel sottosuolo si trova la parte più rilevante e meno conosciuta, che occupa l'intera area centrale e può raggiungere la profondità di oltre 20 m (come in piazza Poli e a S. Giovanni). Come dire che sotto la superficie stradale ci sono almeno altre due città. Tale frammentarietà è il risultato del declino che inizia a partire dal 4° sec.; nel 5° sec. cominciarono l'abbandono e la destrutturazione dei monumenti con le relative spoliazioni, che si perpetuarono per oltre un millennio, come se quegli edifici fossero delle vere e proprie cave a cielo aperto. Spoliazioni ufficialmente avversate, ma di fatto consentite e largamente praticate, se è vero che al Colosseo si tenevano ancora spettacoli mentre era in corso lo smontaggio dell'anello esterno (6° sec.). In definitiva, l'assetto della città in gran parte è il frutto delle trasformazioni avvenute tra l'8° e il 9° sec., quando l'impianto imperiale fu alterato irrimediabilmente e gli edifici costruiti tra il 5° sec. e il pieno medioevo furono realizzati quasi esclusivamente con materiale proveniente dalle demolizioni. È allora che nasce un fitto reticolo di strade e piazze attorno al quale si organizza la città medievale. La testimonianza materiale di questo travaglio di quasi trenta secoli di trasformazioni è la città contemporanea pluristratificata, erosa dal tempo e dagli uomini, che la sensibilità anche più recente tende a vedere come contrapposta a quella della modernità, confermando le sconsolate previsioni di C. Boito quando osservava che quei resti si sarebbero trovati «nel mezzo delle brutte via moderne e dei quartieri nuovi». Quest'eredità complessa, considerata universalmente un patrimonio irripetibile, si scontra quasi quotidianamente con la necessità di adeguare la città alle esigenze di una capitale moderna (l'unica al mondo che viva così intimamente questa doppia identità di antico e nuovo nel medesimo tempo), soprattutto sul piano infrastrutturale. Gli esiti di questa contrapposizione hanno prodotto danni irreparabili: da una parte, una sostanziale immobilità nella realizzazione dei servizi (a Roma l'uso dei mezzi collettivi rappresenta appena il 28,2% della mobilità motorizzata, quando in Europa si arriva a superare abbondantemente il 60%); e dall'altra, delle ferite importanti al tessuto archeologico, avvenute soprattutto tra il 19° e il 20° sec. con gli sventramenti prodotti nel Ventennio e con la realizzazione delle due linee metropolitane, quando si è scavato anche a cielo aperto, a ridosso di monumenti come il Colosseo e l'Arco di Costantino. Tutto ciò non è dipeso dall''impiccio' del dato testimoniale, ma dal fatto che continua a persistere una progettualità per il contemporaneo e un'altra per la città storica che orgogliosamente s'ignorano, si guardano 'in gran dispitto', misurando vittorie e sconfitte dell'una sull'altra, nella drammatica inconsapevolezza che il patrimonio culturale è una risorsa finita, limitata e non riproducibile.
Manutenzione preventiva e programmata e progettazione del nuovo. – La prospettiva di superamento di questa situazione di stallo sta nella ricerca di una visone unitaria e di una progettualità che sappiano coniugare le esigenze del nuovo con quelle dell'esistente. E cioè, nella strutturazione di un percorso di conoscenza che si traduca, da una parte, in un piano di manutenzione preventiva e programmata dell'esistente e dall'altro nella progettazione del nuovo. Questo è quel che si è iniziato a sperimentare nel corso dei recenti studi e degli interventi per l'area archeologica centrale, attraverso quel riconoscere, proteggere e conservare che significa tratteggiare la complessità e la singolarità di ogni bene, inteso come unico e irriproducibile; e cioè, come quell’insieme non gerarchizzato di valori costitutivi, la cui complessità e spessore stratigrafico assurgono a valori di autenticità. Per la realizzazione di infrastrutture, come la linea della metropolitana in corso di costruzione, è stato messo a punto il Prontuario per gli scavi archeologici e le infrastrutture (Cantieristica archeologica e opere pubbliche, la linea C della metropolitana di Roma, 2011) che, muovendo dalle norme sull'archeologia preventiva, «enumera l’insieme delle azioni, dei mezzi e del personale indispensabili per la realizzazione delle opere, quantificando la potenza degli interri, l’incidenza delle strutture attese, calcolando la manodopera specialistica e la tecnica da utilizzare, in base alle attività da svolgere; e chiarisce in che cosa consista e di cosa abbia bisogno un’indagine sul campo impegnata in un’operazione che avrà come esito anche quello di distruggere una serie circoscritta di resti». Per l'altra progettualità sono state messe a punto e sperimentate le Linee guida per la conservazione delle architetture d'interesse archeologico (Roberto Cecchi, Roma Arcӕlogia, terzo rapporto, 2011). Il percorso che le Linee guida propongono è riassumibile in un diagramma di flusso (fig.) da cui emerge che l’impianto metodologico per la tutela si fonda su conoscenza, valutazione della sicurezza, ispezioni periodiche e manutenzione. A partire dall’accertamento dello stato di conservazione del bene è possibile individuare diversi percorsi. Si va dal non intervento, che equivale al semplice prendersi cura, per passare ad azioni di manutenzione straordinaria, fino ad arrivare al vero e proprio restauro, che generalmente si pone sul medesimo piano delle altre possibilità dell’agire, mentre va inteso come una sorta di possibilità estrema, da attuare quando non sia più possibile limitarsi alle attività di prevenzione e manutenzione. Il diagramma di flusso prevede anche che, qualsiasi sia l’azione di tutela intrapresa, vada sempre seguita da un programma di prevenzione, con l’adozione di piani di manutenzione preventiva e programmata, con verifiche e ispezioni periodiche. Dunque, la tutela sta nel ciclo delle attività ispettive e nell’iterazione costante della verifiche. Un procedimento che in prospettiva può portare asintoticamente al non intervento e dunque a raggiungere il più alto livello di tutela auspicabile. Le Linee guida costituiscono la prima parte del progetto per l'area archeologica centrale e hanno lo scopo di integrare in un unico percorso di conoscenza l'analisi archeologico-stratrigrafica, quella strutturale e la valutazione dello stato di conservazione. La seconda parte è dedicata agli interventi di manutenzione straordinaria e consolidamento. Ne sono stati realizzati circa ottanta e tra questi alcuni hanno interessato la struttura del Colosseo, come il completamento della cosiddetta area Stern, la messa in sicurezza del terzo ordine, il consolidamento dei paramenti dell'attico e un nuovo percorso negli ipogei; nell'area del Foro romano-Palatino gli interventi hanno riguardato soprattutto gli Orti farnesiani e il Ninfeo della pioggia; la rampa domizianea; i dipinti di S. Maria Antiqua; i percorsi archeologici delle Arcate severiane e della Villa Barberini; il peristilio orientale delle Casa di Augusto; il consolidamento di parti della Basilica Giulia; taluni approfondimenti archeologici al Lapis niger; il restauro delle superfici del Tempio di Antonino e Faustina; il Tempio di Venere e Roma. Altri hanno interessato le Terme di Caracalla, il Tempio rettangolare del Foro Boario, la Cripta Balbi, le Terme di Diocleziano insieme ad alcuni interventi mirati sugli acquedotti e sulle vie consolari Appia e Flaminia. Infine, è stato messo a punto il progetto di sponsorizzazione del Colosseo per ridefinire e ampliare il sistema di fruizione e di riqualificazione dell'area circostante, insieme a un intervento complessivo di conservazione. Il progetto prevede il restauro dei prospetti, l'eliminazione delle recinzioni in tubolari metallici che occupano e deturpano i fornici, la ristrutturazione dell'intero sistema degli ipogei e degli ambulacri con lo spostamento di tutti i servizi all'esterno. Per realizzare quel programma, il progetto prevede la ricerca di risorse stimolando la propensione dei privati a investire in cultura, ma evitando accuratamente forme di sfruttamento commerciale dell'immagine, come le affissioni pubblicitarie sui ponteggi, e qualsiasi vincolo di esclusiva dei segni distintivi del monumento. Allo sponsor viene garantito un ritorno d’immagine legato esclusivamente a un piano di comunicazione che dia conto dell’attuazione del piano degli interventi previsti dal progetto. L'accordo di sponsorizzazione è in corso di esecuzione a partire dalla fine di gennaio 2011.