ROMAINMOTIER
ROMAINMÔTIER, Abbazia di (ted. Romeinmostier; Romanum monasterium nei docc. medievali)
La più importante chiesa abbaziale del primo Romanico nella Svizzera, in origine priorato cluniacense dedicato ai ss. Pietro e Paolo (dal 1537 chiesa parrocchiale riformata), situata nella boscosa valle di Nozon, non lontano dall'insediamento romano di Orbe (cantone di Vaud, originariamente diocesi di Losanna), oggi circondata dall'omonima cittadina.
L'origine di R. si ricollega alle figure dei ss. Romano e Lupicino, i due fratelli che intorno al 450 fondarono qui un monastero perché vi si potesse condurre vita eremitica secondo l'esempio del padre del deserto egiziano Antonio. Nel sec. 6° sembra che il piccolo monastero conoscesse una fase di sviluppo tale che il re dei Burgundi Sigismondo (516-523) chiamò monaci di R. nella nuova fondazione monastica di Saint-Maurice-d'Agaune. In seguito nelle fonti non si trovano più menzioni di R. per quasi un secolo e ciò generalmente viene spiegato con un temporaneo abbandono del sito, probabilmente in ragione dell'invasione alamanna. Solo intorno alla metà del sec. 7°, dopo una vasta opera di restauro e l'introduzione della Regola di s. Colombano per opera del duca burgundo Felix Chramnelenus, l'abbazia riacquistò la propria importanza, giungendo a ricoprire il ruolo fondamentale di nodo di collegamento fra i monasteri burgundi (Luxeuil) e quelli dell'Italia settentrionale (Bobbio).Tra i visitatori allora presenti a R. figura s. Vandregisilo, che successivamente avrebbe fondato l'abbazia di Fontenelle (od. Saint-Wandrille) in Normandia; anche papa Stefano II (752-757), durante il viaggio intrapreso nel 753 per chiedere al re franco Pipino il Breve aiuto contro i Longobardi, dovette stabilire una sosta a Romainmôtier. Diverse fonti dei secc. 10° e 11° riferiscono che in questa occasione il papa consacrò la chiesa e pose il monastero direttamente sotto l'autorità della Chiesa di Roma. Nell'888, tuttavia, R. risulta fra i possedimenti della casa regnante burgunda; in quell'anno Rodolfo I donava il monastero insieme alle relative proprietà a sua sorella Adelaide, che nel 929, con testamento, ne disponeva l'assegnazione a Cluny. Ma le ultime volontà di Adelaide non trovarono immediata esecuzione, se è vero che ancora nel 966 a R. sono attestati canonici e non monaci cluniacensi. Solo negli anni intorno al 970 o al 980 ebbe finalmente luogo il passaggio definitivo di R. a Cluny. Successivamente, tra il 1002 e il 1011, grazie alle grandi donazioni da parte del re Rodolfo III e di altri nobili, il priorato acquisì rapidamente potere sia dal punto di vista economico sia da quello politico.Nel corso dei secc. 12° e 13°, numerose chiese e monasteri, come, Bevaix, Bursins, Corcelles, Vallorbe, divennero filiazioni di Romainmôtier. I legami personali troppo stretti fra i monaci e le famiglie nobili locali e i conflitti d'interesse interni che ne scaturirono condussero, sul finire del sec. 15° e agli inizi del 16°, a un ridimensionamento della comunità, un processo al quale fu posta fine nel 1537 con l'introduzione, attraverso Berna, della Riforma.
L'od. complesso monastico risale al Medioevo maturo per quanto riguarda la chiesa e al Tardo Medioevo per quanto concerne gli edifici monastici. Gli scavi, condotti fra il 1904 e il 1914 nella chiesa, hanno permesso di appurare che l'impianto attuale fu preceduto da due distinte costruzioni. In entrambi i casi si tratta di aule con abside orientata, provviste di due ambienti annessi alle spalle del coro. Se è ovvio collegare la più antica delle due chiese precedenti alla fondazione dei ss. Romano e Lupicino e la più recente, invece, alla ricostruzione voluta da Felix Chramnelenus, è vero anche, tuttavia, che le evidenze archeologiche non autorizzano alcuna attribuzione definitiva. Scavi più recenti, avvenuti nel 1971 e negli anni successivi, hanno riportato alla luce a S della chiesa resti ulteriori dell'originario impianto monastico e di altri edifici religiosi risalenti all'epoca altomedievale; ma poiché a tutt'oggi non esiste alcuna pianta dettagliata degli scavi, l'interpretazione e la relativa scansione cronologica dei ritrovamenti rimangono per il momento oscure.
Di gran lunga più chiara è la situazione circa l'od. impianto, che nel suo nucleo risale agli inizi del sec. 11°, quando l'abate Odilone di Cluny (994-1049) fece rinnovare a fundo (Iotsaldo, Vita sancti Odilonis abbatis; PL, CXLII, col. 908) la chiesa priorale. Per questa venne scelto uno schema che nei tratti essenziali corrisponde al modello adottato nella chiesa madre, Cluny II, consacrata nel 981: una basilica a tre navate con transetto sporgente e ampio coro tripartito. Le arcate del corpo longitudinale, scandito da quattro campate, corrono su pilastri cilindrici caratterizzati da una leggera entasi; al di sopra originariamente si estendeva una volta a botte priva di archi di cinghiatura, come quelle che ancora oggi si conservano nel transetto e nelle campate del coro. La campata d'incrocio è invece coperta da una cupola, che a sua volta si eleva su una bassa torre d'incrocio. Tanto l'interno quanto l'esterno dell'edificio sono riccamente articolati da lesene e archi ciechi; da ulteriore ornamento servivano in origine un'intonacatura bianca con commessure dipinte in rosso e pitture a carattere decorativo in rosso e blu.Intorno al 1100 a questa basilica venne anteposto un nartece su due piani, organizzati secondo un medesimo impianto a tre navate e con quattro campate. Su entrambi gli angoli occidentali della cappella dedicata a s. Michele, che occupa il piano superiore, si elevavano in origine due piccole torri di facciata, di cui oggi è possibile rilevare solo l'attacco. Il portale di questo corpo occidentale nel tardo sec. 13° venne dotato di uno stretto portico con copertura a volta a crociera costolonata. Nello stesso periodo dovette avvenire anche la sostituzione della volta a botte della navata centrale della chiesa con volte a crociera costolonata. L'od. terminazione del coro, rettilinea, risale invece ai secc. 14° e 15°, quando il coro altomedievale a tre absidi venne in tappe successive abbattuto e ampliato verso E.Per quanto concerne l'arredo, va fatta menzione in primo luogo di un ambone frammentario, databile ai secc. 7° o 8°, oggi collocato all'ingresso del coro, che mostra, entro una cornice a intreccio, una grande croce ricoperta da un motivo a foglie, tutt'intorno alla quale corre l'iscrizione del committente, un non altrimenti documentato abate Cudinus. Significativi sono ancora i monumenti funebri dei priori Henri de Sivirier (1371-1379) e Jean de Seyssel (1381-1432) nella cappella meridionale del coro. Al medesimo Jean de Seyssel risalgono inoltre un dipinto murale nel coro e gli stalli della zona settentrionale antistante il coro settentrionale. Di poco precedenti (sec. 14°) dovrebbero essere invece gli affreschi, fra cui un Giudizio universale, del piano terreno del corpo occidentale.L'edificio di culto è circondato da un complesso di costruzioni di servizio e di uso abitativo. Circa in asse con il portale della chiesa si eleva la torre dell'orologio, del sec. 14°, dalla cui porta si accede al complesso. Presso la terminazione meridionale del muro di cinta si trova l'originaria casa del priore, che dal 1537 fu adibita a residenza dei balivi di Berna. A quest'epoca risale la distruzione del chiostro che un tempo si collegava alla chiesa e la cui ubicazione è ancora oggi leggibile sul fianco meridionale di questa, grazie ai resti delle volte del tratto che in origine ne costituiva l'ala settentrionale.
Bibl.:
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