Ingarden, Roman Witold
Filosofo polacco (Cracovia 1893 - ivi 1970). Insegnò nell’univ. di Leopoli (1933-41), poi (dal 1945) nell’univ. di Cracovia; diresse la rivista Studia philosophica (dal 1935). Il suo pensiero è informato alla fenomenologia di Husserl, che ha integrato con gli strumenti della filosofia analitica per elaborare un’ontologia come «scienza delle pure possibilità e dei modi d’esistenza»; esito, questo, che sarebbe precluso dalla mera «riduzione fenomenologica», incapace di giustificare l’esistenza del mondo (Spór o istnienie świata «Per l’esistenza del mondo», 2 voll., 1947-48). Più nota è l’estetica, che fonde fenomenologia, formalismo e strutturalismo (Das literarische Kunstwerk, 1931, trad. it. Fenomenologia dell’opera letteraria; O Budowie Obrazu. Szkic z teorii sztuki «La struttura delle immagini. Schema della teoria dell’arte», 1946; Studia z estetyki «Studi di estetica», 2 voll., 1957-58, 2ª ed. 1966; Untersuchungen zur Ontologie der Kunst, 1962; Vom Erkennen des literarischen Kunstwerks, 1968). Per I. l’opera d’arte è una struttura oggettiva complessa: non si tratta né di un «oggetto ideale», né tantomeno può ridursi al ‘vissuto’ dell’artista e del fruitore. Un’autentica interpretazione dovrà, quindi, necessariamente ricorrere alla nozione di «stratificazione», intendendo l’opera come una struttura di diversi strati in relazioni molteplici tra loro. Altre sue opere: Über die Gefahr einer Petitio Principii in der Erkenntnistheorie (1921); Essentiale Fragen (1925); Über die Stellung der Erkenntnistheorie im System der Philosophie (1926); Über die Verantwortung (1970; trad. it. Sulla responsabilità).