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ROMANIA

di Redazione - Enciclopedia del Cinema (2004)
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Romania

Redazione

Cinematografia

La prima proiezione avvenne a Bucarest il 27 maggio 1896, e nel 1897 dei brevi documentari furono realizzati da Paul Menu. I primi lungometraggi a soggetto, diretti da Grigore Brezeanu, furono il melodramma Amor fatal (1911) e il film storico Razboiul independenţei (1912, La guerra d'indipendenza), noto anche come Independenţa României (Indipendenza della Romania, che è stata raggiunta con la piena sovranità nel 1878); ma si trattò di casi isolati. Fu il grande successo di Ţigăncuşa de la iatac (1923, La zingarella della camera da letto) dell'austriaco Alfred Halm, girato in R. con capitali tedeschi e olandesi ma interpretato da attori locali, che diede l'avvio a una produzione vera e propria. Nel campo del dramma spiccano due registi, autori di opere improntate a un sentimentalismo tragico: Jean Mihail, con gli innovativi Păcat (1924, Il peccato) e Manasse (1925), e i più commerciali Lia (1927) e Povara (1928, Il fardello); e Gheorghe Popescu, con Legenda celor două cruci (1925, La leggenda delle due croci) e Năpasta (1928, La sfortuna), firmato insieme a Eftimie Vasilescu. Le principali commedie furono Milionar pentru o zi (1924, Milionario per un giorno) di Jean Georgescu, Năbădăịle Cleopatrei (1925, Le furie di Cleopatra) di Ion Şahighian, Maiorul Mura (1928, Il maggiore Mura) di Ion Timuş. Horịa Igiroşanu diede vita a un genere specificamente romeno, il western storico, con Iancu Jianu (1928), Haiducii (1929, I banditi), Ciocoii (1930, I proprietari terrieri). Nacque anche un cinema di animazione a opera di Aurel Petrescu (Păcală amorezat, 1924, Păcală innamorato; Motanul în Lună, 1926, Il gatto sulla Luna), che non ebbe però imitatori fino agli anni Cinquanta. L'epoca del sonoro iniziò con Ciuleandra, noto anche come Verklungene Träume (1930), film tedesco-romeno del tedesco Martin Berger. Ma l'industria nazionale non disponeva degli investimenti necessari: nel corso degli anni Trenta si moltiplicarono così le coproduzioni, mentre i film esclusivamente locali diminuirono, nonostante i provvedimenti presi dallo Stato, che istituì nel 1934 un fondo nazionale del cinema, finanziato attraverso tasse sui biglietti venduti e sui film stranieri importati, e nel 1938 l'Oficiul Naţional al Cinematografiei (ONC, Ufficio nazionale cinematografico). Tra i titoli più importanti: il dramma Chemarea dragostei (1932, Il richiamo dell'amore) di Mihail, primo film interamente parlato in romeno, Bing-bang (1935) di Nicolae Stroe e Vasile Vasilache, primo musical, e la commedia O noapte de pominā (1939, Una notte straordinaria) di Şahighian. Nel campo del documentario si mise in luce Paul Călinescu, il cui Tara Moţilor (1938, Il Paese dei Moţị) fu premiato nel 1939 alla Mostra del cinema di Venezia: fu il primo riconoscimento internazionale ottenuto dal cinema romeno. La Seconda guerra mondiale provocò un forte calo della produzione, e l'iniziativa privata venne soppiantata da quella pubblica. Nel 1941 divenne direttore dell'ONC Ion I. Cantacuzino, il principale teorico e storico del cinema romeno, che varò un ambizioso programma di espansione: finanziò tra gli altri il costoso O noapte fortunoasă (1941, Una notte tempestosa) di Georgescu, e iniziò una stretta collaborazione con Cinecittà, che portò prima alla coproduzione di Odessa in fiamme (1942) di Carmine Gallone, in parte girato in R., e nel gennaio 1943 alla creazione di un società in comune, la Cineromit, che avrebbe anche dovuto costruire dei grandi studi a Bucarest sul modello di quelli di Roma, ma alla quale le vicende belliche impedirono di andare al di là della realizzazione di un paio di film: la R., alleata della Germania nazista, nell'estate del 1944 fu infatti invasa e occupata dalle truppe sovietiche.

Nel 1946 fu sciolta la Cineromit e rinacquero le compagnie private, ma lo stato precario in cui versavano gli studi permise di realizzare solo film a corto o a medio metraggio. La R. divenne nel 1947 una repubblica popolare sul modello sovietico, e nel 1948 anche l'industria cinematografica fu nazionalizzata. Venne girato nel 1949, in condizioni molto difficili, il primo lungometraggio del dopoguerra, Rāsunā valea (Risuona la valle) di Călinescu. L'apertura degli studi di Buftea (presso Bucarest), tra i più grandi d'Europa, permise un forte aumento della produzione, mentre rinasceva un cinema d'animazione. Tale espansione non trovò riscontro sul piano della qualità, dato che furono obbligati a conformarsi ai canoni del realismo socialista persino veterani illustri come Călinescu (Desfăşurarea, 1954, Lo sviluppo), Mihail (Brigada lui Ionuţ, 1954, La brigata di Ionuţ) e Georgescu (Directorul nostru, 1955, Il nostro direttore). Come negli altri Paesi dell'Est, il 'disgelo' politico del 1956 ebbe conseguenze anche sul cinema. I primi segnali di cambiamento vennero da Moara cu noroc (1956, Il mulino della fortuna) di Victor Iliu ed Erupţia (1957, L'eruzione) di Liviu Ciulei, e nel campo dell'animazione da Scurtă istorie (1957, Una storia breve) di Ion Popescu-Gopo, premiato come miglior cortometraggio al Festival di Cannes. Un nuovo passo in avanti fu rappresentato da Valurile Dunārii (1959; Le onde del Danubio) di Ciulei, Şapte arte (1958, Le sette arti) e Homo sapiens (1960) di Popescu-Gopo, Viaţa nu iartā (1959, La vita non perdona) di Iulian Mihu e Manole Marcus. Negli anni Sessanta, la presa di distanza dal blocco sovietico spinse il Paese verso un crescente nazionalismo, in appoggio al quale fu varato un grandioso programma di film storici, che ebbero un enorme successo, venendo quindi a rappresentare una forma singolare di 'cinema commerciale di regime': i principali furono Tudor (1962) di Lucian Bratu, la serie Haiducii (1965-1971, cinque film che riprendevano i 'western storici' degli anni Venti) di Dinu Cocea, Dacii (1966, I Daci) di Sergiu Nicolaescu, Columna (1968, La colonna) di Mircea Drăgan e Mihai Viteazul (1970, Mihai il Coraggioso) di Nicolaescu e Titus Popovici. Fu anche permessa la realizzazione di film d'autore destinati a un pubblico ristretto: tra essi Pādurea spînzuraţilor (1965, La foresta degli impiccati) di Ciulei, Duminică la ora 6 (1965, Domenica alle sei) diretto da Lucian Pintilie, Dimineţile unui băiat cuminte (1966, Le mattinate di un ragazzo tranquillo) di Andrei Blaier. I limiti della tolleranza governativa apparvero però chiari quando uscì Reconstituirea (1969; La ricostruzione o Il sopralluogo) di Pintilie, molto critico verso il regime: il film venne ritirato dalle sale, e successivamente sia il suo autore sia Ciulei dovettero emigrare. Analoga sorte toccò ad alcuni dei cineasti che esordirono negli anni Settanta, come Radu Gabrea (Prea mic pentru un război atît de mare, 1970, Troppo piccolo per una guerra così grande; Dincolo de nisipuri, 1973, Oltre le dune). Quelli che restarono si trovarono obbligati a scegliere come cifre stilistiche l'allusione e la parabola: Dan Piţa in Filip cel bun (1975, Filip il buono), Mircea Daneliuc in Cursa (1975, La corsa), Mircea Veroiu in Dincolo de pod (1976, Oltre il ponte), Alexandru Tatos in Mere roşii (1977, Le mele rosse). Negli anni Ottanta l'ulteriore inasprimento della stretta repressiva costrinse i registi ad accentuare i toni metaforici: così in Croaziera (1980, La crociera) di Danieluc, Concurs (1982, Il concorso) di Piţa, Secvenţe (1982, Le sequenze) di Tatos. La censura bloccò i pochi film politicamente espliciti, come De ce trag clopotele, Mitică? (1981, Perché suonano le campane, Mitică?) di Pintilie e Faleze de nisip (1982, Le falesie di sabbia) di Piţa, usciti solo nel 1990.

Dopo il crollo della dittatura (1989), il recupero della libertà d'espressione ha permesso ai maggiori talenti di rappresentare la drammatica situazione del Paese, entrando talvolta in vivace polemica con il nuovo, ambiguo establishment. Ma il cinema romeno, se ha dimostrato un'incisività di stile e un'ironia corrosiva che testimoniano la sua vitalità, è anche entrato in una gravissima crisi produttiva, ed è ricorso ad aiuti esteri; la Francia (con il Fonds d'aide aux coproductions avec l'Europe centrale et orientale, istituito nel 1990 e gestito dal Centre national de la cinématographie) ne finanzia oggi una parte consistente. Pintilie, tornato in patria, si è confermato l'autore di punta (Terminus Paradis, 1998; Niki et Flo, 2003), seguito da Daneliuc (Patul conjugal, 1992, Il letto coniugale; Ambasadori, cautam patrie, 2003, Ambasciatori, cerchiamo patria) e Pịţa (Hotel de lux, 1991, Hotel di lusso, Leone d'argento alla Mostra del cinema di Venezia nel 1992; Omul zilei, 1997, L'uomo del giorno). Sono inoltre emersi nuovi registi: Laurentiu Damian (Rămînerea, 1991, La permanenza), Radu Mịhăịleanu (Trahir, 1993; Train de vie, 1998, Train de vie ‒ Un treno per vivere), Nae Caranfil (è pericoloso sporgersi, 1993; Dolce far niente, 1999; Filantropica, 2002).   *

Bibliografia

M. Gheorghiu-Cernat, A concise history of the Rumanian film, Bucharest 1982.

Roumanie, le film documentaire (1898-1990), éd. M. de Hadeln, Nyon 1990.

C. Caliman, Ịstorịa fịlmuluị românesc: 1897-2000 (Storia della cinematografia romena: 1897-200), Bucureştị 2000.

D. Nasta, Cinema rumeno, in Storia del cinema mondiale, a cura di G.P. Brunetta, 3° vol., L'Europa. Le cinematografie nazionali, t. 2, Torino 2000, pp. 1459-93.

Cineromit: il sogno della Cinecittà romena, 1941-1946, a cura di V. Lazar, P. Spila, Roma 2003.

Vedi anche
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