ROMANIA
(lat. Dacia; rumeno România)
Stato dell'Europa orientale che occupa la regione a N del corso inferiore del Danubio e il cui territorio si articola, da un punto di vista orografico, in un nucleo centrale montuoso e collinoso, costituito dalla cerchia dei monti Carpazi e dalle alture della Transilvania, circondato a O e a E da due aree pianeggianti, rispettivamente quella che si apre verso la pianura ungherese e quella prospiciente il mar Nero, attraversata dall'ultimo tratto del corso del Danubio e dal suo profondo delta.L'etnogenesi rumena si compie negli oltre mille anni che separano la fine del sec. 4° dagli inizi del 14°, allorché vennero costituiti, da un lato e dall'altro dei Carpazi, gli stati rumeni (Transilvania, Valacchia, Moldavia) e furono prodotti i principali monumenti artistici presenti sul territorio dell'od. Romania. Questi monumenti sono espressione di una cultura 'aulica' e di una cultura 'popolare', così come esse si riflettono nell'architettura, nella scultura, nella lavorazione fine dell'argento, nella ceramica e, in una fase successiva, nella pittura e nell'arte del ricamo. L'arte rumena pone in evidenza la capacità di sintesi e di adattamento di cui diede prova l'ambiente locale nei confronti delle influenze esercitate sia dalle zone vicine sia dalle culture più lontane (bizantino-balcanica, slava, germanica, turanica, romanico-gotica).Nei secc. 5°-8° i territori carpato-danubiani - al pari di tutte le zone di frontiera poste tra l'impero bizantino e il variegato mondo barbarico - ebbero l'incerto statuto di regioni in cui i popoli in migrazione esercitarono di volta in volta una dominazione temporanea, mentre alcune zone del basso corso del Danubio entrarono temporaneamente nella sfera di controllo dell'amministrazione costantinopolitana.Nel panorama artistico di quest'epoca è la regione della Dobrugia nei secc. 5°-6° a offrire le testimonianze più eloquenti della persistenza di una tradizione architettonica e scultorea che affondava le proprie radici nel paganesimo grecoromano, ai tempi del trionfo della Chiesa cristiana, trionfo che trovò espressione, nella regione posta tra il Danubio e il mar Nero, in una serie di edifici: monumenti funebri (Niculiţel) e basiliche destinate al culto (Adamclisi, Istria, Costanza, Mangalia, Isaccea, Igliţa, Slava Rusă), alcune delle quali richiamano l'architettura di Costantinopoli, della Macedonia, dell'arcipelago greco e dell'Asia Minore. La scultura architettonica è rappresentata nella Dobrugia romano-bizantina da lastre funerarie su cui sono scolpiti simboli cristiani, da alcuni frammenti di recinzioni corali e soprattutto da splendidi capitelli come quelli di Mangalia (Bucarest, Muz. Naţional de Istorie al României), decorati da foglie d'acanto, da aquile e da teste di arieti, in composizioni assai elaborate che fanno pensare ad analoghi esemplari di area bizantina. La ceramica, molto standardizzata, e l'arte dei metalli - testimoniata da alcuni gioielli scoperti a Istria (Bucarest, Muz. Naţional de Istorie al României), in cui si ritrovano analogie con esemplari di origine costantinopolitana e siriana - completano l'immagine dell'arte nella zona orientale del Basso Danubio durante l'epoca protobizantina, quella coincidente con i regni degli imperatori Teodosio II (408-450), Anastasio I (491-518) e Giustiniano (527-565).All'altra estremità del territorio rumeno lungo la riva danubiana, nelle regioni del Banato e dell'Oltenia, le fonti ricordano l'esistenza di alcune fortezze romano-bizantine, ma in un solo caso si sono finora trovate testimonianze che non siano da ricondurre strettamente nell'ambito dell'architettura militare: si tratta della fortezza di Sucidava (od. Celei), nella quale si conservano i resti di una basilica databile al 6° secolo.Se il territorio rumeno del Basso Danubio conobbe fin verso il 600 - e anche oltre, in virtù di particolari condizioni storiche - una notevole persistenza di forme di cultura plastica di tradizione classica, nel resto delle regioni carpato-danubiane, comprese nel vasto barbaricum europeo, nel corso dei secc. 6°-8° comparvero forme del c.d. artigianato folclorico premedievale, sia nel campo della ceramica - una produzione 'popolare' comune ai popoli autoctoni e a quelli migranti, di derivazione romana, decorata da strisce o a punzone e con immediate analogie nell'ambito culturale germanico - sia in quello dell'oreficeria. In quest'ultimo caso si tratta di gioielli comuni a tutta l'area sudorientale europea, alcuni di provenienza locale, come provano gli stampi per la fusione scoperti in Valacchia e in Moldavia, le guarnizioni di cintura avare della valle del Mureş, con motivi bizantini e asiatici, le fibule 'digitate' simili a quelle del mondo slavo scoperte in Moldavia, in Valacchia, in Oltenia, in Dobrugia e in Transilvania, ove si trovano anche delle fibbie di gusto gepidico.Nell'arte carpato-danubiana, un capitolo a parte è rappresentato dalla lavorazione fine dei metalli, illustrata da alcuni tesori dei secc. 4° e 5°, in cui si manifestano le influenze dell'arte delle steppe dell'Asia centrale e di quelle delle coste settentrionali del mar Nero, dell'Iran e del mondo bizantino, ponendo in evidenza le principali tecniche (colatura, martellatura, incisione, punzonatura, lavorazioni a sbalzo, a champlevé e a cloisonné) che si ritrovano in quest'epoca dalle Isole Britanniche fino alla Siberia.Va in particolare ricordato il tesoro di Petroasa (v.; Bucarest, Muz. Naţional de Istorie al României), rappresentativo dell'arte dei decenni intorno al 400 e vero punto d'incontro tra le correnti artistiche provenienti dalla toreutica classica e quelle che conducono verso l'arte dell'Occidente franco. Lo stesso vale anche per un altro tesoro databile intorno al 400, quello di Şimleul Silvaniei (Budapest, Magyar Nemzeti Múz.; Vienna, Kunsthistorisches Mus.), scoperto in due momenti diversi e comprendente medaglioni d'oro, realizzati con stilemi romano-barbarici della fine del sec. 4°, vasi, anelli, braccialetti, ornamenti di cinture, fibule di tipologia puramente romana, anch'esse in metallo prezioso e decorate da motivi animalistici e antropomorfi stilizzati che presentano analogie con materiali provenienti dalla zona settentrionale del Ponto Eusino, in cui erano ancora assai vive le tradizioni greco-romane, sia pure con correttivi 'barbarici'.Questa vitalità è ancora più evidente in un terzo tesoro, contemporaneo ai precedenti, scoperto in R., quello di Conceşti (San Pietroburgo, Ermitage), nel quale tre vasi d'argento, riccamente decorati con scene appartenenti al repertorio ellenistico, romano e romano-bizantino, con personaggi mitologici, maschere umane e motivi vegetali, possono essere anch'essi attribuiti alle botteghe poste in Crimea; tali officine mantennero nel corso dei secc. 4° e 5° il ricordo dell'arte classica fino all'area del Basso Danubio, alla Transilvania e al centro dell'Europa.I tesori di Apahida (v.) e di Cluj-Someşeni, entrambi conservati a Bucarest (Muz. Naţional de Istorie al României), sono particolarmente caratteristici del sec. 5°, nel corso del quale, all'epoca della dominazione politica degli Unni, gli echi della toreutica greco-romana cedettero sempre più il passo allo stile policromo germanico. I vasi in argento, decorati da scene bacchiche, i braccialetti, gli anelli, gli orecchini e le fibbie di cintura in oro, i sontuosi ornamenti destinati ai costumi e alle finiture, le armi incastonate da pietre preziose che compongono motivi zoomorfi e combinazioni geometriche, provenienti dalle due c.d. tombe principesche di Apahida - che presentano analogie assai strette con il mondo franco-merovingio e con quello anglosassone -, così come i gioielli di Cluj-Someşeni, alcuni dei quali ricordano nettamente prototipi romani e bizantini, costituiscono testimonianze eloquenti delle persistenze classiche in un clima stilistico che, prima del 600, sembra aver riunito elementi culturali assai diversi sotto il rapporto artistico - o piuttosto artigianale - che legava i Romani autoctoni, fedeli ai canoni dell'arte romano-bizantina della regione meridionale dell'area danubiana, ai popoli migratori germanici che si spostavano dall'Est verso l'Ovest dell'Europa.Nei secc. 9°-12° si ebbe effettivamente una produzione artistica medievale. Va rilevato che agli inizi del Medioevo una parte del territorio rumeno era compreso in aree culturali diverse e anche - nel caso della Dobrugia, del Banato e della Transilvania - sottoposte all'autorità di stati differenti, nel caso specifico l'impero bizantino e il regno ungherese.Assai significativo per definire il clima stilistico dell'epoca risulta il tesoro di Nagyszentmiklós (v.; rumeno Sînnicolau Mare), oggi a Vienna (Kunsthistorisches Mus., Schatzkammer), del sec. 10°, autentica sintesi delle diverse correnti che, intorno all'anno Mille, si incrociarono nelle arti suntuarie dell'Europa orientale e soprattutto della penisola balcanica, a partire dalla base romano-bizantina per giungere alle influenze post-sasanidi, caucasiche e islamiche. In diretto rapporto con questo tesoro si trovano i monumenti ortodossi e cattolici della Transilvania dell'anno Mille, epoca in cui venne realizzato il suggestivo sarcofago in pietra (Cenad, chiesa romano-cattolica) ritenuto del veneziano Gerardo de Sagredo, il primo vescovo dell'antica Morisena urbs (regione del Mureş).Le chiese di Dăbâca, la rotonda e le due basiliche, precedenti l'attuale cattedrale del sec. 13°, di Alba Iulia (v.) - monumenti in pietra dei nascenti centri feudali della Transilvania dei secc. 10°-12° - sembrano essere collegate con l'aspetto stilistico particolare delle interferenze tra l'architettura ecclesiastica bizantino-balcanica e quella dell'Europa centrale e occidentale, nella prima fase della comparsa dello stile romanico, cui si ricollegano anche alcune sculture arcaiche dei portali, dei capitelli e delle mensole di Alba Iulia che risalgono agli inizi del 12° secolo.Fu questa l'epoca in cui i feudi della Transilvania e della dinastia degli Arpadi (v.) stabilirono contatti politici ed ecclesiastici con Costantinopoli e l'Occidente, in un momento in cui non si avvertono differenze troppo marcate, né dal punto di vista dell'organizzazione dello spazio liturgico né da quello artistico, tra i monumenti bizantini e quelli occidentali. Ciò nonostante, dopo il 1100, le nuove strutture politiche ed ecclesiastiche del voivodato di Transilvania, il trionfo definitivo della Chiesa romana, la presenza di gruppi etnici esterni, in primo luogo di origine germanica (Sassoni), finirono per determinare in maniera sempre più netta un panorama di arte romanica e gotica provinciale, in rapporto con l'Austria, l'Ungheria, la Boemia e la Slovacchia.Nel sec. 13°, prima e dopo l'invasione mongola, a Cisnădioara e a Drăuşeni fecero la loro comparsa basiliche in pietra, a tre navate, vicine a quelle della regione renana da cui provenivano i primi colonizzatori tedeschi (flandrenses), mentre l'architettura in mattoni era specifica della regione del Banato (monastero cistercense di Igriş, sepolture di Andrea II, re di Ungheria, m. nel 1235, e di Iolanda di Courtenay, m. nel 1233) e della regione del Someş-Bihor (Acâş, Herina). Un monumento assai significativo dell'epoca romanica - ma piuttosto isolato - è la grande basilica di S. Michele di Alba Iulia, costruita tra il 1247 e il 1291, in cui fu attivo anche il lapicida lorenese Jean de Saint-Dié.Penetrate in Transilvania intorno alla metà del sec. 13°, nel monastero cistercense di Cîrţa, le forme e le strutture gotiche si diffusero rapidamente, pur conservando una forte impronta romanica (chiese di Bartolomeu e della fortezza di Prejmer). In seguito, nel corso dei secc. 14° e 15°, nei centri che godevano dello statuto di civitates, fiorenti ai tempi della dinastia angioina, sotto l'imperatore Sigismondo di Lussemburgo (1411-1437) e il re d'Ungheria Mattia I Corvino (1458-1490) vennero erette le cattedrali gotiche di Sibiu, Braşov, Sebeş, Cluj, Mediaş, Sighişoara (tutte variamente rimaneggiate nei secoli successivi), giungendo alle forme dello stile flamboyant e alle strutture del tipo della chiesa 'a sala', legate all'arte della Germania meridionale, di Praga, di Košice e di Vienna.In questo panorama artistico, aspetti di particolare rilievo sono rappresentati dalla vicenda di due scultori di origine transilvana, Martin e George di Cluj, autori nel 1373 della statua di S. Giorgio che uccide il drago nel terzo cortile del castello di Praga, opera che annuncia già la scultura degli spazi esterni del Rinascimento; dalla pittura dei polittici d'altare (Tommaso di Cluj, altari delle chiese di Biertan e di Mediaş); dai cicli monumentali dipinti nelle chiese di Homorod, di Mălâncrav e di Mediaş; o anche dall'architettura militare del castello di Hunedoara, costruito da feudatari di ceppo rumeno.D'altro canto, la feudalità rumena ortodossa aveva già sostenuto economicamente, sotto gli ultimi Arpadi e anche in seguito, nelle regioni di Haţeg e del Maramureş, un'arte sacra legata sia al Gotico europeo sia all'arte bizantina dell'epoca paleologa, attraverso i monumenti valacchi e moldavi dell'epoca (chiese di Densuş, Strei, Sântămărie Orlea, Cuhea).Tornando agli inizi del Medioevo, occorre dire che nell'altra zona rumena che conobbe alcune realizzazioni artistiche significative, la Dobrugia, la conquista bizantina della fine del sec. 10° condusse all'edificazione di possenti fortezze in pietra (Păcuiul lui Soare), di costruzioni religiose a carattere monastico e di oratori per le necessità di un clero che dipendeva da Dorostolon, da Ochrida e da Costantinopoli. Tra gli edifici ecclesiastici appartenenti alla prima categoria, che testimoniano del livello di civilizzazione della Dobrugia e in cui si ritrovano gli echi artistici del mondo bizantino, della regione delle steppe e dell'Asia Minore, dei Balcani e anche del Nord vichingo, figurano i monumenti rupestri di Basarabi-Murfatlar (sec. 10°) - che recano iscrizioni, immagini antropomorfe e zoomorfe incise nelle pareti di calcare di una collina nei dintorni di Costanza -, così come i resti di una chiesa a Niculiţel (sec. 12°), costruita secondo l'impianto trilobato caratteristico del monachesimo missionario posticonoclastico, dalla Macedonia fino alla Serbia, alla Bulgaria, alla Valacchia e alla Moldavia.Quanto alla seconda categoria di monumenti, essa è illustrata dalla chiesa di Garvăn (secc. 11°-12°), costruita secondo un impianto a croce pressoché quadrata utilizzato in altri piccoli edifici contemporanei della Bulgaria bizantina o di epoca successiva del regno bulgaro di Tărnovo, della Serbia orientale e della Valacchia del 13° secolo.Quest'ultima regione giocò un ruolo decisivo, sul piano politico e spirituale, nell'affermazione nell'Europa sudorientale e centro-orientale dei voivodati di Valacchia e di Moldavia, sotto le dinastie dei Basarabidi e dei Muşat. Nella seconda metà del sec. 13° e agli inizi del successivo si collocano cronologicamente, in Valacchia, alcune cappelle principesche e signorili, a pianta cruciforme (Curtea de Argeş) e rettangolare (Drobeta-Turnu Severin, ancora Curtea de Argeş) con strette analogie nella zona balcanica o con suggestioni che rinviano all'arte romanica transilvana (chiesa di Câmpulung). Allo stesso modo, in Moldavia, intorno alla metà del sec. 14° può essere datata la basilica di Rădăuţi, che si ricollega alle norme liturgiche orientali, mentre i gioielli e i costumi moldavi mostrano un orientamento verso il meridione bizantinobalcanico e, in parte, verso il principato russo di Galizia (corredi di Voineşti, Oţeleni, Cotnari, Ibăneşti, Trifeşti, conservati a Bucarest, Muz. Naţional de Istorie al României e a Iaşi, Muz. de Istorie al Maldovei).Sempre nel sec. 14° si colloca la formazione delle gerarchie ecclesiastiche rumene, rappresentate dalle Chiese metropolitane di Argeş e Suceava, con gli edifici di culto che a esse erano destinati: va ricordata la chiesa di S. Nicola di Curtea de Argeş, monumento con pianta a croce greca inscritta, risalente alla metà del sec. 14°, che presenta strette analogie nell'architettura e nella pittura monumentale con la chiesa del Salvatore di Chora (Kariye Cami) a Costantinopoli e con la chiesa dei Ss. Apostoli a Salonicco. Si possono rilevare anche coincidenze cronologiche e stilistiche tra il trionfo del monachesimo, definitivamente organizzatosi in Valacchia e in Moldavia alla fine del sec. 14°, e la comparsa di un'architettura specifica delle chiese conventuali, caratterizzate dalla pianta triconca (come a Vodiţa, Cotmeana e Cozia), e di una decorazione pittorica in cui l'iconografia e lo stile sono propri della visione monastica (nartece di Cozia).I prototipi balcanici appaiono assai frequenti in Valacchia nella produzione di tessitori, argentieri, calligrafi e scalpellini, come testimoniano, per es. un evangeliario miniato del 1404-1405 (Bucarest, Muz. Naţional de Istorie al României, 1), una stola del monastero di Tismana (Mus. del monastero), o le sculture a bassorilievo schiacciato delle facciate del monastero di Cozia. Per quanto riguarda poi l'arte moldava dell'epoca, dopo una fase 'occidentalizzante' (1350-1360, basilica di Rădăuţi), si passa a una fase 'balcanica' (1370-1390; chiesa a triconco della SS. Trinità a Siret, eco di relazioni dirette moldavo-serbe) e infine a una fase 'bizantino-pontica', rappresentata dalla prima chiesa del monastero di Neamţ, con analogie a Caliacra, Cetatea Albă e a Nessebar, in Bulgaria.Intorno al 1400, l'affermarsi di un clima artistico più marcatamente internazionale nell'area del Basso Danubio è posto in luce da un gruppo di opere (fortezze, chiese cattoliche, sepolture monumentali e corredi) legate all'arte gotica dell'Europa centrale e delle regioni del mar Baltico (Neamţ, Suceava, Drobeta-Turnu Severin, Câmpulung, Târgovişte, Curtea de Argeş, Baia) e da un secondo gruppo, comprendente gioielli, pezzi d'argenteria, ricami liturgici, ceramiche smaltate di lusso provenienti da Costantinopoli e dai paesi balcanici (Tismana, Cozia, Suceava) e conservati a Bucarest (Muz. Naţional de Istorie al României).Il sec. 15° e la prima metà del 16°, che rappresentano l'epilogo del ciclo medievale dell'arte rumena, coincidono con il periodo in cui i monumenti dell'ortodossia rumena si sono andati raggruppando in 'scuole' dai caratteri stilistici ben definiti. In Moldavia, nel corso del lungo regno del principe Stefano III il Grande (1457-1504) vide la luce un'architettura sacra che sintetizza la visione gotica dell'Europa centro-orientale e lo spirito del mondo orientale. I risultati furono delle creazioni peculiari quali le volte c.d. moldave nelle navate e nel nartece - apparentate all'architettura del Caucaso -, la moltiplicazione orizzontale degli spazi consacrati dell'edificio (chiesa del monastero di Neamţ), le notevoli sculture funerarie con una decorazione vegetale di ispirazione bizantina (chiese di Rădăuţi e di Putna), i ricami liturgici che riuniscono iconografia ortodossa e dettagli decorativi di origine gotica o anche islamica (Putna, Mus. del monastero), una pittura monumentale (chiese di Pătrăuţi, Voroneţ e Bălineşti) che somma alla tradizione iconografica bizantina la vivacità dello spirito moldavo. Gli anni del governo del figlio di Stefano il Grande, Pietro Rareş (1528-1538; 1541-1546), giunsero a chiudere il Medioevo con un'architettura e una pittura religiose che lasciano posto a un incontro, imbevuto di spiritualità, tra lo spazio consacrato dell'edificio e l'esterno di natura profana, incontro da cui derivò la comparsa, dopo il 1530, dell'esonartece aperto e della decorazione pittorica monumentale esterna, segno della predominanza di un narrativo appartenente già alla civiltà visuale postmedievale (chiese dei monasteri di Probota, Humor e Moldoviţa; S. Demetrio a Suceava e chiesa di Arbore).Il vicino principato di Valacchia vide, tra il 1499 e il 1517, l'edificazione della chiesa monastica di Dealu e della chiesa episcopale di Curtea de Argeş, dovute ai principi Radu il Grande e Neagoie Basarab V, monumenti ortodossi in pietra da taglio che sono i primi costruiti, dopo la caduta di Costantinopoli, nelle immediate vicinanze della frontiera con il nuovo impero ottomano. Su una struttura di tradizione medievale rumena, e quindi bizantina, questi monumenti adottano la decorazione (scultura in pietra, portali in marmo bicolore) delle prime moschee turche di Istanbul.
Bibl.: V. Vătăşianu, Istoria artei feudale în ţările române [La storia dell'arte feudale nelle terre rumene], Bucureşti 1959; Istoria artelor plastice în România [La storia delle arti plastiche in R.], I, Bucureşti 1968; R. Theodorescu, Un mileniu de artă la Dunărea de Jos (400-1400) [Un millennio d'arte nel basso Danubio (400-1440)], Bucureşti 1976; id., ''Monumentum princeps'' et genèse d'etats en Europe orientale au Moyen Age, Revue roumaine d'histoire 170, 1978, pp. 211-248; V. Drăguţ, Arta gotică în România [L'arte gotica in R.], Bucureşti 1979.R. Theodorescu