ROMANIA (XXX, p. 1; App. I, p. 981; II, 11, p. 740)
Divisione. - Dal 1956 la Repubblica romena risulta divisa in 16 regioni, più la città autonoma di Bucarest. La città di BraŞov, una delle più industriali della Romania, ha preso, dalla fine del 1948, il nome di Orasul Stalin.
Popolazione. - L'ultimo censimento della popolazione (1956) ha dato un risultato di 17.489.794 ab. (74 per km2), saliti a 18.255.000 (77 per km2) secondo una valutazione del 1959.
Condizioni economiche. - Secondo l'art. 7 della Costituzione del 24 settembre 1952, lo stato romeno organizza e sviluppa l'economia pianificata, basandosi sulle imprese di stato e sulle cooperative; i piani dell'economia nazionale sono stabiliti dalla Grande Assemblea nazionale, cui spetta pure controllare e approvare il bilancio dello Stato e stabilire le imposte e le altre entrate statali. I piani annuali del 1949 e del 1950 diedero inizio alla ricostruzione economica e finanziaria postbellica e alla riorganizzazione del sistema produttivo, che hanno avuto poi il massimo sviluppo con i piani quinquennali 1950-55 e 1955-60.
Benché l'economia romena vada sempre più avviandosi verso l'industrializzazione, si è cercato anche d'incrementare la produzione agricola.
Così, mentre nel 1948 le colture, comprese le arborescenti, si estendevano su 9.300.000 ha, le foreste su 6.326.000 ha ed i prati-pascoli permanenti su 3.400.000 ha, nel 1956 la situazione era la seguente: colture 10.125.000 ha, foreste 6.438.000 ha e prati-pascoli 4.156.000 ha. Al primo posto sono tuttora i cereali, e tra questi prevale il granoturco, coltivato nel 1958 su 3.645.000 ha (prod. 66.570-000 q), seguito dal frumento (2.973.000 ha e 29.140.000 q). L'avena ha visto dimmuire la sua area da 510.000 ha nel 1948 a 311.000 ha nel 1958 (prod. 2.500.000 q); così l'orzo da 410.000 ha (prod. 3.600.000 q) si è ora ridotto su 292.000 ha (prod. 3.050.000 q). La coltura della patata si estendeva nel 1958 su 271.000 ha, con una produzione di 27.770.000 q. Tra le colture industriali si è cercato d'introdurre il cotone; nel 1958 se ne sono raccolti 20.000 q (contro i 230.000 q previsti nel piano quinquennale); il lino ha dato 50.000 q e la canapa 171.000 q. La barbietola da zucchero si coltiva su 131.000 ha; la vite, infine, coltivata nel 1951 su 202.000 ha (prod. 4.500-000 hl di vino), si estende ora su 240.000 ha (prod. 2.620.000 hl di vino).
Il patrimonio zootecnico nel 1958 risulta ripartito come segue: bovini 4.470.000, ovini e caprini 10.887.500, suini 3.248.000, cavalli 1.308.600; la bachicoltura ha dato nel 1957 una produzione di 150.000 kg di bozzoli.
Tra le risorse del sottosuolo, la più importante è il petrolio, la cui produzione è andata sempre aumentando; nel 1953 se ne sono prodotte 9.300.000 t, salite nel 1956 a 10-920.000 t e ad 11.500.000 t nel 1959. Il metano è stato estratto, nel 1959, in ragione di 5782 milioni di m3 ed il gas naturale di 6.750 milioni di m3. Nel 1950 sono entrati in funzione i nuovi pozzi dei distretti di Prahova e Damboviţa (nella fascia subcarpatica), che offrono l'80% della produzione romena; nuovi pozzi sono stati perforati anche nella regione di Bacǎu (Moldavia). Ormai tutto il prodotto viene raffinato all'interno del paese. È stato costruito un gasdotto, lungo complessivamente 365 km (di cui 230 in territorio romeno), che dalla zona di produzione (Transilvania) conduce direttamente al distretto industriale ungherese di Borsod. La produzione di carbone del 1957 è stata di 7.054.825 t. Nel 1950 è stato scoperto un nuovo giacimento nella vallata del Jiu. I minerali di ferro, estratti nel 1959, ammontarono a 1.064.000 t.
Dopo il 1948 si è iniziata in pieno l'industrializzazione del paese, soprattutto delle regioni precedentemente trascurate, nelle quali per prima cosa si è provveduto a valorizzare le risorse minerarie. Così nella regione del MaramureŞ sono stati creati centri di industrie meccaniche, nella Transilvania di SE è stato dato maggiore impulso all'impianto siderurgico di Vlǎhitzu che si avvantaggia della vicinanza delle miniere di ferro; nell'Oltenia è in funzione il più importante centro d'industria elettronica altri impianti industriali sono sorti nella Dobrugia e nella Moldavia.
L'industria meccanica ha prodotto, nel 1959, 11.000 trattori, l'automobilistica 9513 autoveicoli. Per l'industria chimica sono in costruzione nuovi impianti: a Valea-Cǎlugǎreascǎ per la petrochimica, a Năvodari per i fertilizzanti, a Govora per la soda calcinata, e di recente è stato costruito un impianto per la produzione dell'ossigeno a Bucarest. A Brăila è stato creato un complesso per la produzione della pasta da carta. L'industria del cemento ha dato nel 1959 una produzione di 2.568.000 t.
L'energia installata nel 1959 era di 1.650.000 kW; l'energia prodotta nel 1959, di 6.803 milioni di kWh, di cui 300 milioni idroelettrici. Sulla Bistriţa è in costruzione la centrale "Lenin" di 210.000 kW. Dal 1954 è in funzione la centrale termica di Sîngiorgiu-de-Pădure (Transilvania sud-orientale).
Comunicazioni. - La rete ferroviaria è attualmente di 12.200 km. Dopo il 1945 sono state costruite nuove ferrovie; la linea Salva-ViŞen, la Bumbesti-Livezeni, che unisce la regione mineraria del Jiu con Craiova e la pianura danubiaria, ed infine la linea BucarestCraiova. E stato costruito, negli ultimi anni, un ponte sul Danubio, da Giurgiu a Ruse, con notevole vantaggio per le comunicazioni con la Bulgaria. Inoltre è stato costruito un canale, lungo circa 70 km, che unisce il Danubio al Mar Nero; da Cernavodă, per Medgidia e Năvodari giunge fino a Capo Midia. Năvodari sta così soppiantando Costanza nella sua funzione di massimo porto marittimo della Romania. Le comunicazioni fra i due capi del canale sono assicurate anche da una strada di recente costruzione. Il canale, oltre a favorire le comunicazioni con l'interno, permette una migliore utilizzazione del suolo della regione del basso Danubio.
Commercio estero. - Il valore delle importazioni, in media, per il 1954-58 si è aggirato sui 55 milioni di dollari all'anno, quello delle esportazioni sui 110 milioni di dollari circa. Il commercio estero è rivolto soprattutto verso l'URSS (oltre il 75%).
Finanze. - Per il 1960 è previsto un aumento del reddito nazionale, rispetto al 1959, nella misura del 12,50%. Il bilancio dello Stato, che comprende anche quelli degli enti locali, presenta di solito un avanzo, che nel 1958 è stato di 2,3 miliardi di lei, nel 1959 di 2,7 miliardi e nel 1960 di 900 milioni.
Nel 1959 il settore socialista ha fornito il 91,6% delle entrate; il rimanente 8,4% è stato fornito per intero dalle imposte dirette. Le spese principali riguardano per 33,6 miliardi l'economia nazionale, per 13,4 miliardi i servizî sociali, per 3,5 miliardi la difesa nazionale. Le entrate dei consigli locali e regionali sono ammontate, nel 1957, a 8 miliardi di lei, e le spese a 7,5 miliardi. Per il 1960 le entrate medesime erano previste in 9,1 miliardi di lei.
Col 1° febbraio 1954 il contenuto aureo del leu è stato fissato in 0,148 grammi di oro fino e il cambio in 6 lei per 1 dollaro S. U. A.; nel luglio 1957 sono stati introdotti dei premî per transazioni non commerciali in alcune valute estere, fra cui il dollaro e la sterlina. Dal 13 novembre 1948, la Banca nazionale di Romania è diventata Banca della Repubblica popolare di Romania, sottoposta al controllo del ministero delle Finanze; altre banche sono la Banca agricola e quella per gli investimenti.
Storia. - Lo scoppio nel 1948 della crisi tra la Iugoslavia e l'URSS coinvolse anche la R., con la conseguenza dell'inasprimento nella situazione interna e di un maggiore assoggettamento all'economia ed alla politica dell'URSS, sotto la dittatura di Anna Pauker. Mentre venivano operate nei ranghi del partito comunista severe epurazioni, di cui fu vittima anche l'ex ministro L. Pătrăscanu, alla sospensione dei rapporti diplomatici con la Iugoslavia si aggiunsero ripetuti incidenti di frontiera, specie nel 1951, e continue polemiche contro il deviazionismo nazional-comunista.
Avviato il primo piano quinquennale, le difficoltà dell'industrializzazione accelerata e soprattutto i dissesti nella produzione agricola provocarono una nuova ondata epurativa: nel luglio 1952 furono allontanati da ogni carica la Pauker ed i suoi collaboratori più stretti, i ministri delle Finanze e degli Interni V. Luca e T. Georgescu. Il potere passò allora nelle mani di Gh. Gheorghiu-Dej, rimasto sempre in patria durante il precedente regime. Le difficoltà dell'assestamento politico ed economico perdurarono, aggravate dal necessario adeguarsi ai mutamenti succedutisi nell'URSS in seguito alla morte di Stalin. Una nuova costituzione fu varata nel settembre 1952, confermata da elezioni di tipo plebiscitario.
Nel 1954, Pătrăscanu fu condannato a morte, Luca all'ergastolo, e in altri processi furono condannati alcuni esponenti ebrei, mentre oscura restava la sorte della Pauker. In seguito alla liquidazione nell'URSS dal "gruppo antipartito" (luglio 1957), il partito comunista romeno eliminò alcuni dirigenti stalinisti, consolidando la posizione centrista di Gheorghiu-Dej.
Nel campo economico, il regime attuò una più elastica politica agraria, specie nel 1957-58, ed ottenne dall'URSS, nel 1954, la cessione delle quote sovietiche delle sedici società miste, create dopo il 1945 per il controllo e la sovietizzazione delle maggiori attività economiche romene.
I riflessi della destalinizzazione si manifestarono rapidamente nei rapporti con la Iugoslavia. Morto Stalin, fu infatti concluso l'accordo per il controllo della navigazione danubiana alle Porte di Ferro, che Bucarest si era rifiutata di negoziare in precedenza. Il maresciallo Tito e Chruščëv s'incontrarono in Romania nell'agosto 1957. La polemica antiiugoslava riprese però nel 1958.
Frattanto, la R. restò inserita nel Komekon, accentuando la sua pianificazione secondo i dettami del coordinamento tra le economie degli stati comunisti, soprattutto dopo la conferenza di Bucarest dell'Organismo di cooperazione economica del dicembre 1955. La R. fu firmataria del Patto di Varsavia del 14 maggio 1955. L'11 dicembre dello stesso anno fu ammessa nelle N.U.
La rivoluzione ungherese ebbe ripercussioni soprattutto in Transilvania, tra la minoranza magiara. Una volta rafforzati i legami militari sotto il comando unico previsto dal patto di Varsavia, le truppe sovietiche, rimaste in R. dal 1945, iniziarono nel giugno 1958 l'evacuazione del paese: secondo il discorso di Chruščëv al Soviet Supremo del 14 gennaio 1960, a quella data le truppe sovietiche avevano completamente sgomberato la Romania.
Nella fase iniziale della distensione tra Est ed Ovest, la R. tentò di prendere contatti, mediante visite di sue personalità politiche, con paesi non comunisti, tra cui la Grecia. Nel settembre 1957, il ministro degli Esteri V. Stojcă propose una conferenza balcanica per la conclusione di un patto di non aggressione e per la denuclearizzazione della regione. Malgrado le diffidenze iugoslave ed il diniego greco e turco, l'iniziativa fu più volte ripresa, nell'ambito degli orientamenti sovietici, tendenti ad allontanare basi nucleari dall'intiera fascia scandinavo-tedesco-balcanica. Vedi tav. f. t.
Bibl.: La nouvelle Constitution de la république populaire en Roumanie, in Notes et études documentaires, Parigi 1952; La République populaire roumaine, Parigi s. d.; B. Brannen, The soviet conquest of Rumania, in Foreign Affairs, 1952, n. 3, p. 466; J. Suret-Canale, L'évolution recente de l'industrialisation roumaine, in Annales de géographie, 1955, pp. 396-398; id., Modification dans la répartition géographique des industries roumaines, ibidem, 1955, pp. 398-400; A. Cretzianu e altri, Captive Rumania, Londra 1956; N. Spulber, The economics of communist eastern Europe, New York 1957; S.A. Fischer-Galati, Romania, New York 1957; E. Kraehe e altri, Collectivization of agriculture in Eastern Europe, Lexington 1958; E. Birke e R. Neumann, Die Sovjetisierung Ost-Mitteleuropas, Francoforte 1959; W. Roubitschek, Zur Bevölkerungs- und Agrarstruktur Rumäniens, in Petermanns Mitteilungen, 1960, pp. 23-32.