ALBERTI, Romano
Da Borgo San Sepolcro, pittore e letterato. Dopo aver lasciato ancora giovanissimo il paese natale, girovagò per varie città d'Italia, trovando una prima sistemazione a Roma, presso la Venerabile Compagnia di S. Luca, o Nobile Accademia dei Pittori. Ad istanza di questa compose e pubblicò il Trattato della nobiltà della Pittura, Roma 1585,riprendendo le teorie di F. Zuccari e, per la "nobiltà cristiana" di quell'arte, ispirandosi direttamente ai deliberati del Concilio tridentino e al libro del cardinale G. Paleotti (1582) sulle immagini sacre e profane.
Intrecciò in quegli anni una relazione con una cortigiana di nome Arminia Andovina, per la quale scrisse le rime più appassionate del suo canzoniere. Recatosi con lei a Napoli, frequentò gli ambienti culturali di quella città, legandosi di amicizia con fra' G. Carafa, F. Marotta, G. B. Attendolo.
Proprio a Napoli, l'A. prese interesse alla polemica che si agitava intorno alla Gerusalemme liberata,schierandosi decisamente per il Tasso, al quale indirizzò un sonetto di lode. Contro questi "nuovi cervelloni" di critici, l'A. scrisse tre capitoli: "Alle magnifiche melensaggini e alle melense magnificaggini dei motteggevoli Signori Accademici della Crusca"; "A Don Gaspare Toralto"; "All'Abate G. B. Attendolo".
Ritornato a Roma, sotto il pontificato di Sisto V, per oscuri motivi corse un serio pericolo di vita, per cui fu costretto ad abbandonare la città e a riparare presso l'ospitale repubblica di Venezia. Qui si arruolò nelle milizie della Repubblica, e fu inviato a Candia, dove trascorse alcuni difficili anni.
Rientrato di nuovo a Roma, ottenne nel 1593, per la protezione di F. Zuccari e per i suoi meriti trascorsi, il posto di segretario dell'Accademia di S. Luca. In tale veste raccolse in un'opera intitolata Origine et progresso dell'Accademia del disegno de' Pittori, Scultori et Architetti di Roma,Pavia 1604, discorsi e ragionamenti tenuti nell'Accademia tra il 1593-99, in particolare durante il 1594, sotto il principato dello Zuccari.
Lo stesso A. sarebbe dovuto intervenire, il 12 giugno di quell'anno, con un discorso intorno a "che sia, et s'intenda la forza del rilievo nella pittura, e di quanta sustanza sia, e quali maestri passati siano stati più singolari in questo particolare" (op. cit., p. 55);ma, in effetti, non parlò, a causa di "alcuni travagli" (p. 66). L'opuscolo, importante per la storia dell'Accademia di S. Luca, è altresì significativo per la ricostruzione degli interessi e delle discussioni dell'ambiente artistico romano dell'epoca.
A questo punto si perdono le tracce della vita dell'A.; ignota è pure la data della sua morte.
All'A, sono stati attribuiti un affresco nell'ex convento dei Minori osservanti e un Crocifisso, dipinto a olio, nella cattedrale di Borgo San Sepolcro.
Fonti e Bibl.: A. Borzelli, Notizia di R. A., pittore e poeta, difensore di T. Tasso,Napoli 1919 (il Borzelli compilò tale Notizia consultando il ms. XIII D 24 della Biblioteca nazionale di Napoli, in cui son raccolte quasi tutte le rime dell'A., ricche di particolari biografici); D. Mahon, Studies in Seicento Art and Theory,London 1947, pp. 157-176; J. Schlosser-Magnino, La letteratura artistica,Firenze 1956, pp. 390-391, 400 s., 599; U. Thieme-F. Becker, Allgem. Lexikon der bildenden Künstler, I, p. 212.