CALÒ, Romano
Nacque a Roma il 6 maggio 1884 da Nicola e da Eugenia Atti. Dopo aver frequentato l'università e l'Accademia filodrammatica di Roma, entrò nel 1902 nella compagnia di D. Lombardi e T. Boetti Valvassura che si produceva presso il teatro Manzoni di Roma, e poi in quella di A. Campioni che aveva sede stabile presso il teatro Metastasio della stessa città con un repertorio di carattere popolare. Dal 1904 si presentò ancora, con la compagnia di F. Pozzone, al teatro Manzoni; generico nella Borisi-Micheluzzi e primo attor giovane nella De Liguoro, ebbe vita irrequieta ed esperienze diseguali che però gli fecero acquisire la sicurezza del mestiere; dapprima amoroso, poi primo attor giovane nella compagnia Fumagalli, nel 1905, nel 1906 fu scritturato da F. Garavaglia per la compagnia stabile del teatro Argentina di Roma e dall'11 genn. 1908 figurò nel cartellone di una fortunatissima tournée de La nave di G. D'Annunzio. Il 9 ottobre dello stesso anno ebbe la prima menzione sulla Scena di prosa di Milano ad opera di L. Bevacqua-Lombardo per l'interpretazione de Lo straniero di E. Lepelletier, messo in scena il giorno precedente al teatro Olimpia di Milano dalla compagnia del Grand Guignol diretta da A. Sainati.
La "bella eloquenza" del C. fu uno degli elementi di un successo tanto più insperato, quanto più l'indifferenza del pubblico e le riserve della critica dopo le prime serate facevano ritenere che il tentativo di trapiantare in Italia il repertorio di quel teatro parigino fosse destinato all'insuccesso (ma a novembre la situazione risultava capovolta: il pubblico era ormai conquistato e la critica si mostrava interessata dai casi paradossali, spesso patetici, o lugubri, questi meno graditi perché più grossolani, che venivano prospettati nei brevi drammi, ai quali si faceva seguire d'abitudine una farsa, e che costituirono per il C. il suo noviziato d'interprete del personaggio dell'investigatore, in alternativa con quello dell'astuto antagonista, destinato, peraltro, a soccombere).
Ormai attore di richiamo, entrò nell'elenco artistico della Ruggeri-Borelli nel 1909 restandovi fino al 1912. Cominciò così per il C. il periodo di studio della maniera del Ruggeri: l'imitazione che ne seguì, mai pedissequa, a volte critica, gli dette la possibilità di affermarsi tra i migliori attori del tempo, e il raffinato magistero di quello, congiunto con la consapevole completa padronanza dei propri mezzi espressivi, gli consentì di tenere a battesimo le opere degli autori più famosi, in primo luogo il D'Annunzio.
Comparve nella prima rappresentazione italiana di Poliche di H. Bataille (teatro Valle di Roma, 17marzo 1909), nella Reginetta di Saba di E. Moschino (Politeama nazionale di Firenze, 7 febbr. 1911), in Salomè di O.Wilde (ibid., 14 febbr. 1911, parte di Jokanaan, dove però gli fu riscontrata la non piena aderenza al personaggio), nella prima edizione italiana di Papà di G. de Caillavet e R. de Flers (teatro Valle di Roma, 7 apr. 1911), che riportò un discreto successo, e de L'avventuriero di A. Capus (teatro Manzoni di Milano, 19 maggio 1911), ne Il bosco sacro del binomio Flers-Caillavet (teatro Apollo di Roma, 1º ott. 1911), ne Il gustodel vizio di H. Lavedan (teatro Manzoni di Milano, 17 nov. 1911), ne Il figlio dell'amore di H. Bataille (teatro Valle di Roma, 8 apr. 1912, parte di Maurizio), nell'Avvocatoprincipe diF. Wanderem (Politeama nazionale di Firenze, 14 sett. 1912), in Amore proibito di P. Wolff (teatro dei Filodrammatici di Milano, 2 dic. 1912).
Con la Carini-Reiter dal 1912, incontrò sempre maggiori consensi di critica (prese parte ad una delle tre prime rappresentazioni contemporanee de Il ferro del D'Annunzio: teatro Carignano di Torino, 27 genn. 1914, parte di Bandino Guinigi), particolarmente apprezzato da R. Simoni, che non mancò di analizzarne le interpretazioni con i connessi eventuali difetti: è il caso de La signora di A. Hermant e A. Savoir (teatro Manzoni di Milano, 19 maggio 1914), in cui, nonostante impostasse il personaggio di Pietro con misura e buon gusto, nel secondo e nel terzo atto non gli conferì quella vita ardente che esso richiedeva. Nel 1915 entrò nella compagnia Fert diretta da E. Novelli, come primo attore accanto a L. Borelli prima donna, sulle cui risorse fu predisposto un repertorio di forte richiamo sul pubblico: il 17 apr. 1915, nella prima rappresentazione de Le nozze dei centauri di S. Benelli al teatro Carignano di Torino, interpretò la difficilissima parte di Ottone con molto talento, pur tra qualche ineguaglianza; ma la formazione ebbe vita brevissima, perché dovette sciogliersi a causa della guerra. Per qualche tempo fece parte della compagnia di E. Gramatica, sempre come primo attore, poi entrò nella compagnia stabile del teatro Manzoni di Milano, rimanendovi per tutto il carnevale del 1917. Nella quaresima di quell'anno, prescelto da A. Testoni, entrò nella compagnia di I. Gramatica, che nutrì per lui grande stima e, traendosi qualche volta in disparte, ne evidenziò le singolari qualità d'interprete. Nella prima rappresentazione italiana de Ildilemma del dottore di G. B. Shaw (teatro Manzoni di Milano, 15 febbr. 1917, parte del pittore Dubedat) fu, secondo A. Cervi, il cooperatore ideale dell'autore: lo distingueva una recitazione misurata, piana, capace di colorire le note passionali ma sempre con giusti toni.
Dal 1917 al 1932, ad eccezione dei periodi di ritorno col Ruggeri, fu un susseguirsi di formazioni, talune di breve durata, nelle quali il C. ricercò ossessivamente il "suo" personaggio, quello che lo potesse imporre all'ammirazione incondizionata del pubblico.
Dopo l'esperienza della compagnia Calò-Wnorowska (L'illusionista di S. Guitry, teatro dei Filodrammatici di Milano, 19 giugno 1919, parte di Paolo Dufrense), tornò col Ruggeri nella compagnia nazionale, con la quale rimase tre anni: partecipò alla prima rappresentazione de La Parisina del D'Annunzio (teatro Argentina di Roma, 12 dic. 1921, parte di Nicolò d'Este, per la quale M. Praga, che la riteneva la più drammatica, ebbe parole di caldo consenso e, insieme col Simoni, volle sottolineare la giusta dosatura di toni e di gesti, due mesi più tardi, a Milano), dell'EnricoIV di L. Pirandello (teatro Manzoni di Milano, 24 febbr. 1922, parte di Belcredi, nella quale diede un altro saggio del suo singolare valore) e di Noi di G. Rocca (teatro Manzoni di Milano, 12 maggio 1922), e alla prima riedizione di Vestire gliignudi delPirandello (teatro Olimpia di Milano, 10 genn. 1923). Alla compagnia C.-Capodaglio-Olivieri diretta da V. Talli risalgono i successi di Nastasia, riduzione di L. Ambrosini da L'idiota di F. Dostoewskij (teatro Olimpia di Milano, 19 genn. 1923, parte di Rogožin), della prima rappresentazione italiana de Ilgabbiano diA. Cechov (stesso teatro, 13 apr. 1924, parte di Trigorin) e di Bluff di A. De Angelis (stesso teatro, 27 maggio 1924, parte di Marcuccio, al quale conferì una malinconia appassionata). Nelle successive compagnie, di cui furono lodate la disciplina e la diligenza, offrì caratterizzazioni stilizzate (ad es., come marito ne L'anello di zaffiro di L. Lakatos: Politeama milanese, 7 giugno 1927); approdò al teatro d'arte, imponendosi, ancora una volta accanto al Ruggeri, ne Il nuovoidolo di F. De Curel (teatro Lirico di Milano, 30 marzo 1929), in Siegfried diJ. Giraudoux (teatro Manzoni di Milano, 10 marzo 1930) e in Deburau diS. Guitry (stesso teatro, 21 marzo 1930). Debuttò con la compagnia dei comici riuniti, diretta da L. Picasso, nella parte di Lefebvre, in Madame Sans-Gêne di V. Sardou ed E. Moreau al teatro Dal Verme di Milano il 10 luglio 1930; accanto a M. Abba fu l'avvocato ne La buona fata di F. Molnar al teatro Manzoni di Milano il 19 dicembre dello stesso anno.
Nel 1932 cominciò per il C. un periodo decisivo. Nella rivista Broadway di G. Abbott e P. Dunning, rappresentata al teatro Olimpia di Milano nel 1928 dalla compagnia Za Bum con grande imbarazzo del Praga che lo vide contornato da divette di caffè concerto, il C. aveva impersonato un poliziotto, sollevando un'accoglienza entusiastica da parte del pubblico. Ripensando a quell'affermazione, decise di dedicarsi interamente al dramma giallo, non solo perché gli spettatori italiani lo scoprivano allora, ma anche perché ritenne di portare fantasia e dinamicità in un teatro opaco e stagnante, e di reagire felicemente, una volta convinto della moralità e socialità del suo lavoro, ad una galleria di personaggi imbalsamati con un tipo umano attuale e problematico; in ultima analisi, ebbe importanza determinante il desiderio d'incontrare un pubblico più vasto, magari meno esigente, dopo le non incoraggianti esperienze degli ultimi anni. Da L'ospite misterioso di M. Ankrum e V. Duffey (teatro Excelsior di Milano, 1º giugno 1932) in poi, gli spettatori si dimostrarono fedeli al suo repertorio e identificarono il C. con il viso scavato, la calvizie, lo sguardo penetrante, con il personaggio del detective lucido e compassato di stampo anglosassone. Quando entrò nella compagnia stabile di San Remo diretta dall'Abba (prima rappresentazione italiana di Quando si è qualcuno di L. Pirandello, teatro del Casinò, 7 nov. 1933; al personaggio di Qualcuno conferì intensità ma non varietà di espressione) o formò compagnia con D. Galli (prima rappresentaz. de La Ninetta del Verziere di G. Adami, teatro Manzoni di Milano, 17 nov. 1937; regista e interprete di una breve parte applaudita a scena aperta), gli incontri apparvero casuali e poco sentiti. Tra i numerosi drammi polizieschi che egli diresse e interpretò con scrupolosa diligenza ebbero particolare risonanza Una tazza di caffè di A. Christie (teatro Lirico di Milano, 24 giugno 1932, in cui disegnò una memorabile figura d'investigatore), Chicago di E. Wallace (teatro Olimpiadi Milano, 23 genn. 1933, in cui impersonò un'altrettanto memorabile figura di gangster)e L'ispettore Grey di A. Gragnon (teatro Odeon di Milano, 27 ag. 1934).
Del 1939 è l'unico film che lo ebbe protagonista, Il diario di una stella di M. Pinoli (l'attività cinematografica, alla quale fu avviato da L. D'Ambra, abbastanza intensa sin dal tempo del muto, non aggiunse nulla alla sua fama di attore teatrale, e le sue apparizioni del periodo sonoro, nel ruolo di caratterista, si rivelarono indegne del suo talento). Intanto L'Illustrazione del popolo di Torino, nei nn. 35 e 36 dello stesso anno, pubblicava i due atti della sua commedia rosa Diciotto anni (isuoi drammi Beatrice Cenci e La doppia morte dell'ispettore Belot, da lui rappresentati rispettivamente nel 1928 e nel 1933, non avevano incontrato il favore del pubblico). Dal 1940 fu attivo presso l'E.I.A.R., poi a Lugano come direttore della compagnia di prosa di Radio Monteceneri (nel 1940 fu radiotrasmesso il suo atto unico Un fuorilegge).Tornò al teatro, per reincontrare il suo maestro Ruggeri ne Ilbarone di Gragnano di V. Tieri (teatro Manzoni di Milano, 5 dic. 1941), in Ambizione di G. Achille (ibid., 19 dic. 1941), di cui fu ottimo regista, ne Iltribuno di P. Bourget (Teatro Nuovo di Milano, 10 febbr. 1942) e nella prima rappresentazione di Servi e padroni del Tieri (teatro Olimpiadi Milano, 30 dic. 1942, regia e parte dell'usuraio).
Nel 1945 (da due anni risiedeva stabilmente a Lugano) prese parte al suo ultimo film, Die Letzte Chance (L'ultima speranza)di L. Lindtberg, girato in Svizzera. Nell'estate del 1951 fu invitato a Milano da S. De Marco per un breve periodo di recite in una serie di gialli, e concluse la sua carriera al teatro Carignano di Torino, il 30 settembre, con l'ultima replica della commedia La canarina assassinata, riduzione del C. dal romanzo omonimo di S. Van Dine.
Ricoverato prima nell'ospedale di Lugano, poi in quello di Faido nel Canton Ticino, vi morì il 17 agosto del 1952.
Fonti e Bibl.: R. Calò, Io e il dramma giallo, in Scenario, agosto 1940, pp. 379-381; necr. in L. Ridenti, Vita terrena dell'ispettore R. C., in Il dramma (Torino), 15 sett. 1952, pp. 29-32; Scena di prosa (Milano), 9 ott. 1908, 20 marzo 1909, 11 e 17 febbr., 8 apr., 29 maggio, 7 ott., 24 nov. 1911, 15 apr., 20 sett., 11 dic. 1912; Il Messaggero (Roma), 3 marzo 1909, 30 giugno 1936, 2 ag. 1952 (necrologio); La Nazione (Firenze) 8-9, 15-16 febbr. 1911; Il Giornale d'Italia (Roma), 2 ott. 1911; Avanti! (Milano), 16 febbr. 1917; Corriere della sera (Milano), 25 febbr. 1922; L'Illustrazione del popolo, 27 agosto-2 sett. 1939 e 9 sett. 1939; La Nuova Stampa, Torino 30 sett. 1951; A. Cervi, Senza maschera, Bologna 1919, pp. 5-8; M. Praga, Cronache teatrali, IV, Milano 1922, p. 49; V, ibid. 1923, p. 13; X, ibid. 1928, p. 185; R.Simoni, Trent'anni di cronaca drammatica, I, Torino 1951, pp. 63, 187, 358, 550, 574, 637, 641; II, ibid. 1954, p. 83; III, ibid. 1955, pp. 64, 231, 307, 342, 371, 544, 555; IV, ibid. 1958, pp. 13, 64, 141, 375, 541 s., 551, 569; Attori comici, I, Milano 1940, pp. 192 s.; Enc. dello Spett., II, Roma 1954, coll. 1522 s.; Filmlexicon degli autori e delle opere, I, coll. 1028 s.