NANNETTI, Romano
– Nato a Roma attorno al 1845, si dedicò dapprima all’arte del padre, la pittura, per passare poi allo studio del canto.
Si trovava alla corte del kedivè d’Egitto nel 1866, quando alcuni biografi lo danno per esordiente al teatro del Cairo o ad Alessandria d’Egitto. Dotato di un’ottima voce di basso, debuttò in patria nel 1870, nell’Africana di Giacomo Meyerbeer al teatro Comunale di Trieste. Nel carnevale successivo cantò alla Fenice di Venezia nel Don Carlo di Giuseppe Verdi (Grand’Inquisitore), nel Ruy Blas di Filippo Marchetti (Don Guritano) e negli Ugonotti di Meyebeer (Saint-Bris), e nell’autunno 1871 al teatro Apollo di Roma nella Muta di Portici di Daniel-François-Esprit Auber, nel Guarany di Antônio Carlos Gomes, nei Promessi sposi di Errico Petrella e in Lucia di Lammermoor di Gaetano Donizetti (Raimondo); l’anno successivo in Mignon di Ambroise Thomas (Lotario), nel Rigoletto (Sparafucile) e ancora nel Don Carlo di Verdi (Filippo II).
Il debutto al Covent Garden di Londra avvenne nella primavera del 1873 col Faust di Charles Gounod, nella parte di Mefistofele. Il 23 ottobre era all’Academy of Music di New York, con la compagnia di Max Strakosch (direttore Emanuele Muzio) per impersonare Re Enrico nella fortunatissima prima statunitense del Lohengrin di Richard Wagner. Il 26 novembre la medesima egregia compagnia di canto fece conoscere per la prima volta al pubblico nordamericano l’Aida di Verdi, che fu anche l’allestimento più redditizio. Di ritorno in Italia, Nannetti cantò spesso quest’opera, sempre nella parte di Ramfis: al teatro Pagliano di Firenze in un famoso allestimento del 1874 diretto da Emilio Usiglio, quindi l’anno dopo in occasione del trionfale ritorno sulle scene dell’Apollo, teatro dove ricomparve spesso negli anni successivi. Nel 1875 fu prescelto da Arrigo Boito come primo Mefistofele nel rifacimento dell’opera omonima, stroncata nel 1868 a Milano. Il «mio diavolo» – così l’autore soprannominava l’interprete – cantò dunque al Comunale di Bologna il 4 ottobre, accanto a Erminia Borghi-Mamo (Margherita/Elena) e Italo Campanini (Faust).
Avendo messo in gioco la profondità della voce e l’intelligenza interpretativa necessarie per dare il giusto spicco al ghiribizzoso personaggio, mieté subito consenso: nell’insieme l’opera fu ben accolta, applaudita con enfasi crescente di recita in recita, fino alla definitiva consacrazione.
Sempre al Comunale, dopo una parentesi con Gli ugonotti, a novembre impersonò Fra’ Tranquillo nella prima di Luce, la seconda attesissima (ma effimera) opera del giovane Stefano Gobatti. Seguirono altri battesimi operistici: nella Cleopatra di Lauro Rossi (Torino, Regio, 1876), nella zarzuela Roger de Flor di Ruperto Chapí (Madrid, Real, 1878), nella Giuditta di Stanislao Falchi (Roma, Apollo, 1887). Nell’ottobre 1876 ottenne il primo ingaggio al Théâtre Italien di Parigi.
A partire dalla trionfale ripresa di Venezia nella primavera 1876, il Mefistofele boitiano divenne il suo cavallo di battaglia: lo fece conoscere, presente l’autore, anche allo Her Majesty’s di Londra (6 luglio 1880), al São Carlos di Lisbona (24 febbraio 1881) e infine alla Scala (primavera 1881): qui il successo fu tale che James Henry Mapleson, l’impresario che aveva allora programmato l’opera di Boito al Covent Garden, si trovò costretto a rinviare per cinque settimane l’allestimento londinese, giacché l’impresa milanese non lasciava partire l’artista. Degna di nota anche l’interpretazione dell’opera, ancora una volta curata dall’autore, al teatro Petrarca di Arezzo, il 2 settembre 1882, in occasione dell’inaugurazione del monumento a Guido d’Arezzo. Il repertorio di Nannetti, a quel tempo, comprendeva anche Don Giovanni (Leporello), Il barbiere di Siviglia (Basilio), I puritani (Giorgio), Lucrezia Borgia (Alfonso), Linda di Chamounix (il Prefetto), Gli Ugonotti (Marcello) e Faust, parti che sostenne al Real di Madrid (stagioni 1877-78, 1878-79, 1882-83 e 1889-90), al Liceu di Barcellona (a più riprese tra il 1881 e il 1895), al S. Carlo di Napoli (primavera 1887) e a San Pietroburgo (1891-92).
Nel febbraio 1882 alla Scala partecipò a quella che sarebbe dovuta essere la prima della Hérodiade di Jules Massenet, data però poche settimane prima a Bruxelles per via d’un mancato accordo con Milano. Nella parte di Fanuele, riscosse enorme successo; così pure, sulla stessa piazza, come Fiesco nel nuovo Simon Boccanegra di Verdi. Ritornò alla Scala nel 1893, nella Lucrezia Borgia, col consueto successo. Tra il 1879 e il 1900 la sua città d’elezione fu però Roma, dove, tra un ingaggio e l’altro in pressoché tutti i teatri cittadini, si fece apprezzare dall’affezionatissimo pubblico quasi ogni anno. Non poche volte si esibì nel cosiddetto 'triumvirato', col baritono Antonio Cotogni e il tenore Francesco Marconi, ai quali era legato da salda amicizia artistica e personale.
Secondo Nino Angelucci (1907), nel 1885 ciascuno dei tre avrebbe ricoperto al contempo le mansioni d’artista e d’impresario, occupandosi della scelta e dell’organizzazione di spettacoli, assai sontuosi, al teatro Nazionale; famosi sarebbero rimasti alcuni loro allestimenti, come I puritani e soprattutto Linda di Chamounix: in quest’opera, del resto, Nannetti e Cotogni facevano coppia da tempo.
Durante gli ultimi anni, a Roma, si dedicò all’attività didattica.
Morì a Roma il 29 luglio 1910.
Sebbene non potesse vantare la straordinaria potenza vocale di certi suoi illustri colleghi, contese a Ormondo Maini, Francesco Navarrini e Paolo Medini (del quale si può considerare l’erede) la palma di miglior basso italiano nell’ultimo trentennio dell’Ottocento, che non fu un periodo d’oro per le voci di basso italiane: l’incipiente gusto verista attenuava l’interesse per questa tipologia vocale, restringendola entro i ruoli canonici del repertorio, popolarissimo ma retrospettivo, del grand opéra francese e dei romantici italiani (Bellini, Donizetti, il primo Verdi), con qualche puntata verso il più aggiornato drame lyrique (Mefistofele nel Faust di Gounod). Un’alternativa contemporanea era offerta proprio dal Mefistofele boitiano, una parte nella quale diversi bassi si specializzarono poi, senza però mai superare le magistrali interpretazioni di Nannetti, che della fortuna italiana ed europea dell’opera furono un coefficiente poderoso: in quella parte sfoggiava una raffinata e consumata tecnica interpretativa, che dell’ambivalente personaggio esaltava il lato beffardo e ironico, pur senza occultarne il fondo demoniaco e sinistro. Nondimeno la voce pastosa, vellutata, rotonda, se pur restituiva convincentemente anche personaggi rudi come il Marcello degli Ugonotti, era per sua natura più congeniale alle parti di basso «nobile» della tradizione italiana, cui conferiva tono terso, «appassionato, caldo, […] gesto largo, solenne» (Carteggio Verdi-Ricordi 1882-1885, 1994, p. 273). Fu dunque forse l’elasticità, consentita da generosi mezzi vocali e dall’intelligenza interpretativa, la maggior qualità artistica di Nannetti.
Fonti e Bibl.: Her Majesty’s Theater, in The musical times and singing class circular, XXI (1880), 50 , pp. 397 s.; J.H. Mapleson, The Mapleson memoirs, Chicago-New York-San Francisco 1888, ad ind.; N. Angelucci, Ricordi di un artista: Antonio Cotogni, Roma 1907, ad ind.; G. Monaldi, Cantanti celebri del secolo XIX, Roma [1907], pp. 230-237; Annuaire des artistes et de l’enseignement dramatique et musical, Paris 1909, p. 1239; O. Trebbi, Le grandi esecuzioni a Bologna. Il Mefistofele di Arrigo Boito, in La vita cittadina, 9 settembre 1918, pp. 231-240; C. Schmidl, Dizionario universale dei musicisti, II, Milano 1928, p. 157; A. Cametti, Il teatro di Tordinona poi di Apollo, II, Tivoli 1938, ad ind.; R. Celletti, N., R., in Enciclopedia dello spettacolo, VII, Roma 1960, col. 999; G. Marchesi, I cantanti, in Storia dell’opera, II: Aspetti e problemi dell’opera, a cura di A. Basso, Torino 1977, p. 385; K.J. Kutsch - L. Riemens, Großes Sängerlexikon, II, Bern-Stuttgart 1987, col. 2071 s.; Carteggio Verdi-Ricordi, 1880-1881, a cura di P. Petrobelli - M. Di Gregorio Casati - C.M. Mossa, Parma 1988, ad ind.; Carteggio Verdi-Ricordi, 1882-1885, a cura di F. Cella, M. Ricordi, M. Di Gregorio Casati, Parma 1994, ad ind.; Dizionario enciclopedico universale della musica e dei musicisti. Le biografie, V, p. 323.