ROMANOV
. Capostipite della vecchia stirpe moscovita (non principesca) dei R. e dei Šeremetev è considerato un Feodor Koška, che sarebbe emigrato dalla Lituania a metà circa del secolo XIV. I suoi discendenti si chiamarono Koškin, Zachar′in, Jur′ev e finalmente Romanov. Nel 1547 lo zar Ivan IV sposò Anastasia Romanova (morta nel 1560): e poiché la consorte del di lei fratello, Nikita, apparteneva a una famiglia discendente da un fratello di Alessandro Nevskij, la parentela dei Romanov con i Rjurik così ebbe una doppia consacrazione. Per opera di Boris Godunov cinque fratelli R. furono esiliati (nel 1600-1601: il maggiore suo competitore, Feodor Nikitič R., fu costretto a farsi monaco, assumendo il nome di Filarete). Il falso Demetrio (v.) richiamò nel 1605 i R. a Mosca.
I rappresentanti della nobiltà provinciale, del clero e dei cosacchi, in un'assemblea nazionale (Zemskij Sobor) del febbraio 1613, elessero a zar Michele Feodorovič R., figlio di Filarete. Questa elezione mise un termine alla grave crisi della suprema autorità nello stato moscovita a cui aveva dato luogo l'estinguersi della dinastia dei Rjurik (età del disordine, smuta). Dal 1619 fino alla morte, avvenuta nel 1633, Filarete, come patriarca e associato al trono, influì sul governo del figlio in modo decisivo. Tanto in politica interna - Michele fino al 1645, suo figlio Alessio (v.) sino al 1676 - si rivelarono gli eredi dei Rjurik, riallacciandosi alla tradizione dei loro predecessori. L'annessione di quella parte dell'Ucraina che giace sulla sponda sinistra del Dnepr conferì allo stato moscovita la supremazia di fronte allo stato polacco. Nel 1676-1682 regnò Feodor III, figlio di Alessio. Superiore a qualsiasi R. per genialità e forza di volontà, Pietro, nato nel 1672 dal secondo matrimonio di Alessio, riuscì a imporsi come unico signore contro i fratellastri maggiori d'età, Ivan V, debole d'intelletto, solo nominalmente associato al governo, e Sofia che dal 1682 aveva governato effettivamente. Tradizione dell'assolutismo, cesaropapismo, riforme, che avvicinassero la Russia alla civiltà europea, furono le basi su cui Pietro il Grande (v.) fondò l'illimitato assolutismo. Dopo che il figlio Alessio, ribelle, finì in prigionia, Pietro emanò nel 1722 una legge sulla successione al trono, per cui ogni autocrate russo doveva designare il proprio successore a suo piacere; egli però non si valse di quella legge.
Con la morte di Pietro (1725) s'inizia in Russia un governo femminile durato quasi ininterrottamente sino alla fine del secolo; fu l'epoca delle rivoluzioni di palazzo favorite dalla Guardia, del governo dei favoriti (Men′šikov, Biron, Potemkin), della lotta nel campo culturale di alterni influssi tedeschi e francesi. Meri′šikov aiutò la vedova di Pietro, Caterina I, a salire sul trono. Il suo successore Pietro II Alekseevič (1727-1730), nipote di Pietro il Grande, si fece prima dirigere dal Men′šikov poi dal partito vecchio russo dei Dolgorukij (v.). Con lui si estinse la linea maschile dei R. I Verchovniki (membri del consiglio supremo segreto, appartenenti per la più gran parte alla vecchia aristocrazia) chiamarono sul trono Anna (1730-40), del ramo primogenito della dinastia, figlia dello zar Ivan. Anna nominò a suo successore il piccolo Ivan figlio della sua nipote Anna Leopoldovna. Il 6 dicembre 1741 Elisabetta (1741-1762), figlia di Pietro il Grande, s'impadronì del trono. Ivan dovette passare l'intera vita in prigionia, sinché, ultimo rivale di Caterina II della linea femminile dei R., fu assassinato nel 1764. Per assicurare il trono agli eredi di Pietro il Grande, Elisabetta scelse a suo erede un nipote di Pietro in linea femminile, il duca Carlo Pietro Ulrico di Holstein-Gottorp (della casa di Oldenburgo), e gli fece sposare nel 1745 la principessa Sofia di Anhalt-Zerbst (Caterina Alekseevna): Pietro III, debole di mente, venne rovesciato nel 1762 da una congiura diretta da Caterina e assassinato dopo pochi giorni. Dopo Pietro III non entrò più nessun membro di sangue russo nella famiglia degli zar; per i loro successori si può tutt'al più parlare di una dinastia Romanov-Oldenburgo. (La beffarda designazione per i R. di "dinastia Saltykov" si basa sulla falsa supposizione che l'imperatore Paolo fosse figlio di Caterina e del di lei amante Sergej Saltykov). Con varie alleanze e guerre felici Caterina II la Grande (1762-1796) consolidò la posizione della Russia tra gli stati europei e le assicurò straordinarî vantaggi territoriali. Nell'imperatore Paolo (1796-1801) il despotismo alimentato dalla mania di comando condusse alle stesse eccentricità, che avevano provocato la rovina del padre. Una speciale legge emanata il 17 aprile 1797 regolò la situazione della dinastia (diritto di successione del primogenito, con precedenza della linea maschile sulla femminile, con precisi particolari). Inoltre furono fissati i beni e gli assegni dei membri della famiglia imperiale. Il 24 gennaio 1801 lo zar cadde vittima di una congiura militare di cui il figlio, Alessandro I (1801-1825), era a cognizione. Alla morte di Alessandro, che non lasciò discendenti maschili, la rinunzia alla successione del fratello Costantino a favore del terzo fratello dello zar, Nicola I (1825-1855), provocò gravi disordini (v. decabristi). Alessandro II (1855-1881) inizia con l'era delle grandi riforme la storia contemporanea della Russia.
Il 13 marzo 1881 Alessandro II veniva ucciso da una bomba in un attentato. Il figlio Alessandro III (1881-94), influenzato dal procuratore generale del Santo Sinodo, Pobedonoscev, lasciò cadere il progetto paterno di concedere alla Russia una costituzione, la cosiddetta costituzione di Loris-Melikov. Il suo governo realizzò un assolutismo d'impronta nazionale, caratterizzato da una straordinaria centralizzazione dell'amministrazione. Anche suo figlio Nicola II (1894-1917), sovrano debole, privo di senso critico e di competenza, influenzato dalla madre e dal Pobedonoscev, si mantenne fedele al regime autocratico. Durante la guerra mondiale, nel settembre 1915, lo zar assunse nominalmente il comando supremo. La sua indecisione diede alla zarina Alessandra Fedorovna, a sua volta influenzata da Rasputin, sempre maggiore ingerenza negli affari di stato. Nella rivoluzione del febbraio 1917 Nicola abdicò a favore del fratello Michele. Internato a Ekaterinburg dai bolscevichi, all'avvicinarsi dell'esercito bianco, nella notte dal 16 al 17 luglio 1918 lo zar fu assassinato insieme con la zarina e tutti i figli: granduchessa Olga, Tatiana, Maria, Anastasia e con l'unico figlio Alessio, per ordine del soviet locale. Numerosi membri della famiglia imperiale subirono la stessa sorte durante la rivoluzione. L' attuale pretendente, granduca Cirillo Vladimirovič (nato nel 1876), cugino dell'ultimo zar, vive a Saint-Briac (Bretagna); egli lasciò la Russia nel giugno 1917 e assunse nel 1924 il titolo di zar.
Bibl.: R. N. Bain, The first Romanovs (1613-1725). A History of Moscovite Civilisation, Londra 1905; K. Waliszewski, Le berceau d'une dynastie. Les premiers R. 1613-1682, Parigi 1909; Jubilejnyj Sbornik Imperatorksago S. Petersburgskago Archeologičeskago Instituta 1613-1913, Pietroburgo 1913; Gosudari iz doma Romanovych 1613-1913 g. Žizneopisanie carstvovašich gosudarej i ocěrki ich cartstvovanij. Pod red. N. D. Čečulina (I sovrani della casa Romanov dal 1613 al 1913), Mosca 1913; M. M. Bogoslovskij, Tri veka carstvovanija doma R.; Čtenija v imp. obščestve istorii i drevnostej rossijskich pri moskovskom universitete (Tre secoli di regno dei Romanov), 1913; G. Čulkov, Les derniers tsars autocrates: Paul Ier, Alexandre Ier, Nicolas Ier, Alexandre II, Alexandre III, Parigi 1928; M. Lindemann, Die Heiraten der Romanows und der deutschen Fürstenhäuser im 18. und 19. Jahrhundert und ihre Bedeutung in der Bündnispolitik der Ostmächte, Berlino 1935 (Das Reich und Mitteleuropa, II).