Romanticismo
Atteggiamento etico-spirituale e movimento letterario, artistico e culturale, sorto in Germania e in Inghilterra negli ultimi anni del Settecento e quindi diffusosi in Francia, in Italia e in tutta l’Europa nel primo Ottocento.
La concezione romantica della storia tese soprattutto a porre in evidenza da un lato l’esistenza di un disegno divino al suo interno, dall’altro la specificità di ciascuna epoca che, in quanto manifestazione di quel disegno, non può essere considerata inferiore a quelle successive, secondo la concezione che della storia come progresso aveva avuto l’Illuminismo. Herder, Schelling, Goethe ebbero della storia questa visione organicistica e antilluministica, visione che sarebbe stata poi anche al centro della speculazione hegeliana, che tuttavia vede nella storia lo sviluppo di un piano razionale, più che divino, volto alla realizzazione di un sapere assoluto che è anche la progressiva realizzazione della libertà attraverso le istituzioni politiche. Per quanto riguarda la storiografia, anche questa si sviluppò in netto contrasto con gli orientamenti cosmopoliti dell’Illuminismo, esaltando la storia nazionale come espressione dello spirito del popolo (Volkstum) e sottolineando i limiti posti dall’ordine divino all’agire cosciente dell’individuo. La forza della tradizione fu elevata a potenza storica, che trovava le sue origini nel Medioevo, considerato non più età di decadenza e barbarie, ma al contrario epoca di autonomo sviluppo dei popoli romano-barbarici e dei loro specifici caratteri nazionali. In tale concezione diritto, religione, arte e istituzioni potevano essere sviluppati solo in organica connessione con i tratti distintivi della nazionalità. Prendendo a modello il romanzo storico di W. Scott, la storiografia del R. pose in primo piano la narrazione, polemizzando con gli orientamenti fondati sulla ricerca di uniformità e sull’analisi comparativa; secondo una tendenza che avvicinava sempre più la storia all’arte, obiettivo dello storico era risvegliare il passato, esaltando il colore locale e la fedeltà ai costumi (Chateaubriand, Thierry, Leo), o comunicando al lettore le sensazioni soggettive provate dall’autore nell’avvicinarsi agli avvenimenti del passato (Michelet, Carlyle). All’interno di tale contesto culturale uno spazio significativo fu riservato all’analisi del mito: scorgendo tanto nella natura quanto nella storia il manifestarsi della divinità, il R. attribuì al mito il significato di testimonianza insostituibile del modo originario in cui l’uomo ha recepito la rivelazione divina e insieme ha compreso se stesso nelle fasi iniziali della sua storia (J.J. Bachofen).