ROMBO (ted. Waldteufel; ingl. bullroarer)
Scienza delle religioni. - Nella Grecia antica era, per testimonianza di Archita (fr. 1, in Diels, Fragm. d. Vorsokrat., 5ª ed., I, p. 435), un oggetto che "si girava nei misteri". In un frammento orfico (fr. 196 Abel = 34 Kern) tramandato da Clemente Alessandrino (Proirept., II, 17, 2 ed. Stählin, I, p. 14) figura come uno dei giocattoli con cui i Titani allettarono Dioniso (Zagreus) fanciullo per trucidarlo. Da uno scolio a Clemente il rombo è descritto come "un pezzetto di legno cui è attaccata la funicella, ed era roteato nei misteri, "perché producesse una specie di ronzio". Uno strumento del tutto simile è in uso presso popoli incolti attuali di ogni parte della terra: Australia (v. fig.), Melanesia (Isole dello Stretto di Torres, Nuova Guinea, Isole Salomone), Polinesia (Nuova Zelanda), Indonesia (Sumatra), Africa meridionale e occidentale (Boscimani, Zulu, Costa di Guinea, ecc.), America Settentrionale (Eschimesi, Indiani della costa del Pacifico, Californiani, Arapaho, Apache, Navaho, Pueblos) e Meridionale (Bororo del Brasile, ecc.). Si tratta sempre, in sostanza, di un'assicella di legno piatta, di forma e dimensioni diverse, spesso con ornamenti incisi o dipinti sopra una o sopra ambedue le facce, con un foro o qualche intaccatura a un'estremità per fissarvi una cordicella (di fibre vegetali o di crini o pelle d'animali o di capelli umani), che, tenuta in mano per l'altro capo, serve a imprimere all'assicella un movimento di rotazione da cui si produce un suono cupo, monotono, intermittente. Di solito presso i primitivi questo strumento è tenuto nascosto alle donne e ai fanciulli, ed è mostrato a questi soltanto quando sono sottoposti ai riti d'iniziazione. Si tratta dunque dello "strumento religioso più antico, più diffuso e più sacro che si conosca" (Haddon). La sua antichità è confermata dal fatto che esso era in uso, a quanto pare, anche nell'Egitto antico e nell'antica Mesopotamia.
Da questa sua originaria santità e sacralità originaria il rombo scade gradualmente fino a diventare uno strumento magico in mano a qualche strega o stregone, oppure un semplice giocattolo in mano ai ragazzi. Di questo processo di scadimento si ha traccia nella Grecia antica e anche nel mondo stesso dei primitivi. Ma sotto questo rispetto sono soprattutto interessanti le numerose sopravvivenze del rombo nel folklore di varî paesi europei. In Sicilia, p. es., si usa dai ragazzi un giocattolo chiamato lapuni (apone, grossa ape): esso è descritto dal Pitrè nel modo seguente: un balocco composto da una sottile assicella di legno, d'un terzo di metro circa, ad una estremità della quale nel mezzo è legato un filo di spago che dal capo opposto vien preso in mano da un fanciullo e girato rapidamente facendo mulinello. Dal rumore prodotto da questa assicella girando, molto simile al ronzio di una grossa ape, il trastullo è detto lapuni (apone)" (G. Pitrè, Giochi fanciulleschi siciliani, Palermo 1883, p. 415). Lo stesso giocattolo ricompare in forme modificate e spesso complicate in Toscana (cicala, frullo), nei paesi baschi, in Galizia, in Pomerania, nella Scozia.
Bibl.: R. Pettazzoni, I Misteri, Bologna 1924, pp. 1-40; id., Un rombo australiano, in Archivio per l'antropologia e la etnologia, XLI (1911), pp. 257-270; id., Sopravvivenze del rombo in Italia, in Bollettino della Società di etnografia italiana, I (1912).