ROMELIA (A. T., 75-76, 81)
Dal turco Rūm-īlī (v. ar-rūm), nome regionale il cui significato variò grandemente col tempo. Quando gli corrispose un'accezione territoriale precisa (metà del sec. XV), servì a indicare l'insieme dei paesi a S. della catena balcanica, fra Mar Nero, Egeo, Albania, esclusa la cuspide sud-orientale fra Adrianopoli e il Bosforo, ossia, in sostanza, Macedonia e Tracia, meno questa stessa cuspide. Il governatore della provincia risiedette fino al 1836 in Sofia col titolo di Beglerbeg, di poi a Bitolj (Monastir). Col trattato di Berlino 1878 la parte orientale di questa regione - ossia quella che costituì i primi okrăga bulgari di Plovdiv (Filippopoli), Stara-Zagora, Haskovo e Burgas (meno le due okolii di Malko-Tărnovo e di Vasiliko) - venne costituita in principato autonomo (vassallo della Turchia) col nome di Rumelia Orientale. Essendo però questi distretti stati incorporati al principato bulgaro nel 1885, si disse da allora Rumelia (senz'altra aggiunta) la zona corrispondente all'Albania centrale e alla Macedonia, ancora possesso della Turchia. Ma dopo le guerre balcaniche, spartito fra Serbia, Grecia, Bulgaria e Albania anche questo lembo dell'antica provincia, il nome venne a cadere quasi del tutto in disuso, pur nel caso, meno infrequente, di allusioni alla Rumelia orientale.
Nella sua più larga accezione, il territorio della Rumelia abbracciava all'incirca poco meno di 1/3 della regione balcanica (150-160 mila kmq.), ma risultava costituito da zone assai diverse dal punto di vista geografico (orografia, morfologia, clima, attitudini o produttività, gravitazione economica, ecc.). L'individualità della provincia, tenuta distinta così dai territorî serbi a N., come da quelli peninsulari occupati dai Greci (Morea), a S., si spiega solo riflettendo che la massa della sua popolazione, anche se frammista di elementi etnici diversi, mostrava la netta prevalenza dei Bulgari, e cioè degli ortodossi cristiani sui seguaci dell'Islām.