BERNOTTI, Romeo
Nacque a Marciana Marina (nell'isola d'Elba) il 24 febbr. 1877 da Pietro e Giovanna Sardi. Affascinato dai racconti del nonno materno, capitano di un brigantino, e attirato dalla vita sul mare, si imbarcò come mozzo all'età di nove anni, e nel 1889 divenne allievo della Accademia navale di Livorno. Nel 1894 fu nominato guardiamarina ed ebbe negli anni successivi diversi imbarchi ("Ancona", "Ruggero di Lauria", "Morosini"), fu presente all'inaugurazione del canale di Kiel (1895), e nel 1896 fu promosso sottotenente di vascello. Dotato di un vivo interesse per lo studio della storia navale e per le questioni di tattica e strategia, conoscitore ed estimatore degli scritti dello studioso americano A. Mahan, pubblicò nel 1897 il suo primo. articolo, e da allora affiancò alla sua attività di ufficiale quella di pubblicista, approfondendo temi diversi e divenendo in breve assai conosciuto negli ambienti della marina. Destinato in Mar Rosso sulla cannoniera "Veniero" venne però colpito da malaria e fu costretto a rientrare in Italia; dopo un breve periodo di malattia fu sulla "Sardegna" e poi sull'"Italia". Promosso tenente di vascello nel 1899 fu destinato alla direzione di artiglieria di La Spezia. Nel gennaio del 1903 riprese il mare a bordo del "Vettor Pisani" e partecipò a diverse operazioni in Estremo Oriente seguendo da vicino le vicende della guerra russo-giapponese; inviato dall'ammiraglio C. Mirabello ad analizzare l'impiego dei telemetro, montato su alcune navi straniere, espresse parere decisamente favorevole alla sua adozione su unità nazionali. Rientrato in Italia divenne membro della commissione permanente per esperimenti sui materiali di guerra a La Spezia e studiò, al balipedio di Viareggio, gli effetti dei proiettili perforanti su corazze. Ricevette l'incarico di insegnare arte e storia militare agli allievi della Accademia navale e raccolse le sue considerazioni in un volume (Lezioni di storia navale per gli ufficiali del corso complementare, Livorno 1908). Partecipò ad un concorso, bandito dalla Rivista marittima, sui requisiti necessari per le nuove navi di linea (in Inghilterra era stata varata la "Dreadnought") e sui nuovi cAteri di impiego e ne uscì vincitore. Pubblicò Fondamenti di tattica navale (Livorno 1910) e Fondamenti di strategia navale (ibid. 1911), pregevole coronamento di anni di studi di un giovane ufficiale che aveva saputo cogliere certe inadeguatezze delle dottrine di impiego ed aveva sottolineato la necessità di rinnovare criteri e metodi (gli valsero una medaglia d'oro e una d'argento per l'efficace contributo portato nell'elevare la cultura professionale nella marina). Fu destinato a tenere conferenze d'arte militare anche presso organismi dell'esercito e riprese il mare nell'agosto 1910 come comandante di torpediniere. Fu inviato in Egeo durante la guerra italo-turca; promosso capitano di corvetta nel 1913, prestò servizio nell'ufficio del capo di Stato Maggiore P. Thaon di Revel ricevendone significativi apprezzamenti. Partecipò alla prima guerra mondiale, prima comandante del "Dardo" destinato a Valona, poi per scorta di piroscafi; preparò la difesa dell'isola di Saseno, partecipò alle operazioni di reimbarco dell'esercito serbo, poi della brigata Savona da Durazzo. Nel giugno del 1916 al comando dello "Irrequieto" ebbe un breve scontro con l'esploratore austriaco "Novaras e venne decorato con medaglia di bronzo per diverse operazioni portate in prossimità delle coste nemiche. Nel febbraio del 1917 capitano di fregata, fu comandante in seconda dell'incrociatore "S. Marco" poi comandante dell'"Aquila" fino alla fine della guerra. All'armistizio diresse le operazioni per l'occupazione di Curzola e Lesina e fu successivamente distaccato a Cattaro ove terminò il periodo d'imbarco nel febbraio del 1919.
Il conflitto appena concluso aveva sconvolto nel campo della strategia e della tattica vecchie certezze, creato contraddizioni mentre non era facile indicare vie nuove per l'impiego delle flotte e delle basi o per lo sviluppo delle nuove armi. Il B. ebbe il merito di iniziare una serie di riflessioni su questi problemi sin dal 1917, di articolarle in diveese conferenze appena terminato il conflitto e di sintetizzarle nell'opera Il potere marittimo nella grande guerra (Livorno 1920).
Con notevole equilibrio, il B. non scartava le navi da battaglia che avevano in effetti permesso il blocco totale dei rifornimenti per gli Imperi centrali, ma auspicava la costruzione di corazzate più veloci e protette degli incrociatori da battaglia dell'epoca; metteva in guardia contro il credere risolutiva la guerra sottomarina; osservava che l'offesa subacquea poteva essere rintuzzata da convogli scortati mentre poteva esasperare i neutrali e deciderli all'intervento; richiedeva la costruzione di una nuova grande base navale a sud-ovest della Sardegna come la più adatta a difendere il traffico e a permettere all'armata proiezioni offensive. Sul piano politico generale faceva presente che l'Italia avrebbe dovuto comunque allearsi con nazioni che fossero in grado di portarle aiuti decisivi sul mare garantendo le vie di comunicazione ed i rifornimenti.
Il libro aprì gli anni più densi e significativi per il B. sia come comandante sia come pubblicista, anni in cui raggiunse la più alta maturità ed originalità nel pensiero strategico. Tenne altre conferenze agli allievi dell'Accademia, inviò un complesso promemoria al comitato ammiragli; su invito di U. Cagni s'imbarcò per un mese sulla corazzata "Giulio Cesare", dove tenne altre conferenze sulle nuove condizioni strategiche verificatesi nel Mediterraneo. Venne promosso capitano di vascello nel 1921 su segnalazione dei ministro per la Marina G. Sechi; nello stesso anno il Sechi gli affidò l'incarico di progettare un nuovo Istituto di guerra marittima per approfondire le conoscenze tecniche degli ufficiali sul tipo della scuola di guerra creata nel 1908 dall'allora capo di Stato Maggiore della marina G. Bettolo. Raccolse approfondite informazioni sulle scuole di guerra esistenti all'estero e pubblicó infine un breve saggio esponendo intenzioni e prospettive. Di fatto il nuovo Istituto di guerra marittima venne inaugurato alla fine del '21 ed egli stesso lo diresse fino al 1924. Svolgeva intanto ulteriormente il proprio pensiero facendosi sostenitore dello sviluppo di una forte aviazione navale, in grado di cooperare tempestivamente, e alle dipendenze della marina. Come capo di Stato Maggiore nella divisione leggera partecipò a bordo del "Marsala" ad una esercitazione strategica a partiti contrapposti avente come tema l'attacco e la protezione al traffico e nel giugno del 1925 assunse il comando della corazzata "Dante Alighieri". Poi, imbarcato sulla "Conte di Cavour", fu il capo di Stato Maggiore del comandante in capo dell'armata, D. Simonetti, e nel dicembre 1926 fu promosso contrammiraglio e assunse il comando della base navale di Napoli. Elaboro un approfondito memorandum sulla politica navale che dal sottosegretario di Stato G. Sirianni venne sottoposto direttamente a Mussolini. Nel novembre del 1928 ricevette il grado di ammiraglio di divisione mentre era stato nominato sottocapo di Stato Maggiore della marina dal dicembre 1927. In questo incarico ebbe modo di precisare le proprie proposte e le proprie convinzioni sull'organizzazione della flotta.
Il B. in sostanza partiva dal concetto che la marina doveva essere in grado di assicurare le comunicazioni nel Mediterraneo e quindi non era utile imitare (come invece si faceva) il numero e il tipo di unità della vicina Francia. Per assicurare l'uso del mare e tenuto conto delle limitate risorse proponeva una marina di qualità che doveva puntare sui seguenti elementi: radiazione delle vecchie corazzate e costruzione di navi da battaglia veloci e ben protette; non costruzione di navi troppo leggere, poiché la grande velocità non poteva compensare la debolezza di armamento; messa in linea di incrociatori di notevole tonnellaggio; opportunità di costruire sommergibili oceanici per distrarre parte delle forze nemiche. Ma soprattutto richiedeva la realizzazione di almeno una nave portaerei, unico modo per assicurare tempestività di intervento e protezione della flotta anche lontano dalle coste. Le proposte del B. avrebbero portato ad una marina efficace e ben equilibrata ma giungevano in un ambiente sempre meno propenso alle osservazioni critiche, legato spesso ad esperienze dei passato e in un clima politico di crescente conformismo.
Il B. fini con l'essere criticato e accusato di eccessivo attivismo, si ritrovò in attrito con il proprio superiore diretto e fu mal visto da una parte dei colleghi. No' minato da pochi giorni in carica, partecipò ad un incontro tra i massimi esponenti della marina e quelli dell'aeronautica (tra cui I. Balbo e F. De Pinedo), difendendo con una serie di interventi la necessità di un'aviazione per la marina e la costruzione di una nave portaerei, ma venne attaccato dai rappresentanti dell'aviazione, non ricevette l'appoggio del sottosegretario di Stato mentre il suo capo di Stato Maggiore lo invitò a cedere e a lasciar perdere. All'inizio del '28 il maresciallo P. Badoglio indisse una serie di riunioni tra i tre Stati Maggiori. In una di queste il B. fece un cenno poco positivo alla Milizia volontaria per la sicurezza nazionale; stando alla sua testimonianza fu per quella ragione che non si tennero più riunioni (ma è più probabile, vista la scarsa collaborazione tra le forze armate, che si cercasse un pretesto per sospenderle). Nel giugno del '29 pubblicò un articolo sulla Rivista marittima a difesa della utilità delle navi portaerei; nell'estate dello stesso anno partecipò come osservatore a una crociera di uno stormo di idrovolanti nel Mediterraneo orientale e in Mar Nero. E poiché anche da questa esperienza trasse l'idea che per le operazioni dei velivoli era necessario l'appoggio navale venne attaccato dallo stesso Balbo come diffusore di idee antiquate. Venne allontanato dall'incarico nell'ottobre del 1929.
Fu presidente della commissione di collaudo degli incrociatori nel 1931, comandante dell'Accademia navale dal 1932 al '34 e partecipò con la "Vespucci" ad una campagna navale di istruzione per gli allievi. Nel giugno '34 fu promosso ammiraglio di squadra; nel novembre assunse il comando dei dipartimento marittimo dell'Alto Tirreno. Fu comandante della seconda squadra, ammiraglio designato d'armata e nel '39 fu nominato senatore. Alla fine dello stesso anno venne collocato a disposizione in base ad una riforma degli ordinamenti della marina che limitava gli anni di permanenza nel grado di ammiraglio e il 23 febbr. 1940 passò in posizione ausiliaria. Vista ormai imminente l'entrata in guerra, si presentò al capo di Stato Maggiore e sottosegretario della Marina D. Cavagnari chiedendo di essere riassunto in servizio o di poter prestare in qualche modo la propria opera presso il capo di Stato Maggiore. La sua richiesta venne respinta. Nel dicembre del '40, sostituito Cavagnari con l'ammiraglio A. Riccardi, fece una nuova richiesta che ebbe lo stesso esito negativo. Gli alti comandi della marina condussero così le operazioni di guerra privandosi della collaborazione e dell'esperienza di un ufficiale tra i più intelligenti e preparati.
Terminato il conflitto fu congedato definitivamente nel 1954. Proseguì la sua attività di scrittore di cose militari realizzando lavori di grande respiro: La guerra sui mari nel conflitto mondiale 1939-1945 (Livorno 1950), Storia della guerra nel Mediterraneo 1940-1943 (Roma 1960), Cinquant'anni nella marina militare (Milano 1971).
I primi sono entrambi eccellenti studi tecnici delle vicende della guerra sul mare, indispensabili per avere un'ampia e precisa ricostruzione delle vicende belliche; il terzo è una buona sintesi di ricordi ed osservazioni. Manca tuttavia in queste opere, o è appena accennata, un'analisi delle responsabilità politiche di fondo di certe scelte che avevano portato a una preparazione sbagliata e a una errata condotta delle operazioni.Sposato con Maria Carradini ebbe un figlio Piero, divenuto anch'egli ammiraglio, e un altro Andrea disperso in mare durante la seconda guerra mondiale. Si spense a Roma il 18 marzo 1974.
Oltre alle opere citate ricordiamo che il B. fu autore di un volume sulla guerra fredda e sulla difesa dell'Occidente (Questa crisi mondiale, Livorno 1954), collaboratore della Enciclopedia Italiana e del Dizionario biografico degli Italiani, autore di commenti radiofonici, di articoli, recensioni, rubriche fisse che comparvero principalmente sulla Rivista marittima ma anche su altri periodici (Nuova Antologia, Gerarchia, Proceedings) e sul quotidiano Il Messaggero, alcuni firmati con la sigla B.
Fonti e Bibl.: Roma, Ministero della Marina, Ufficio storico, Fascicolo personale; Ministero degli Affari Esteri, L'Italia in Africa, L'opera della Marina 1868-1943, a cura di G. Fioravanzo e G. Viti, II, Roma 1959, p. 196; V. Tur, Plancia ammiraglio, Roma 1963, II, p. 62; III, pp. 100, 108, 121, 164, 219, 254, 325; M. Gabriele, Operazione C/3: Malta, Roma 1965, pp. 119, 131, 136, 165; G. Rochat, L'esercito italiano da Vittorio Veneto a Mussolini, Bari 1967, p. 380; G. Bocca, Storia d'Italia nella guerra fascista 1940-43, Bari 1969, pp. 125, 232, 235, 596, 599, 602, 605; R. De Belot, La guerra aeronavale nel Mediterraneo, Milano 1971, p. 12; G. Fioravanzo, Storia dei pensiero tattico navale, Roma 1973, p. 11; G. Bernardi, Il disarmo navale tra le due guerre mondiali1919-1939, Roma 1975, pp. 829, 832; W. Polastro, La marina rpilitare italiana nel primo dopoguerra (1918-1925), in Il Risorgimento, XXIX (1977), n. 3, pp. 127-170; G. Rochat-G. Massobrio, Breve storia dell'esercito italiano dal 1861 al 1943, Torino 1978, pp. 208, 226, 236, 264, 289; W. Polastro, Lineamenti della politica navale italiana nel primo dopoguerra, in Rivista marittima, CXI (1978), n. 7, pp. 13-24; G. Rochat, Italo Balbo aviatore e ministro della Aeronautica 1926-1933, Ferrara 1979, pp. 64 s., 79, 97 s., 108, 189; Ufficio storico della marina militare, L'Accademia navale 1881-1981, a cura di G. Galuppini, Roma 1981, pp. 62, 70; M. Gabriele - G. Friz, La politica navale italiana dal 1885 al 1915, Roma 1982, pp. 29, 277.