DEAGLIO, Romolo
Nacque a Piasco (Cuneo) da Emilio e Zita Palli, il 15 genn. 1899. Prima di completare gli studi partecipò, giovanissimo, alla prima guerra mondiale con la i Soa compagnia del genio, ricevendo la croce di guerra.
Tornato in Piemonte, si laureò al politecnico in ingegneria industriale meccanica nel 1923; conseguì poi una seconda laurea, in fisica, presso l'università di Torino e nel 1926 divenne assistente presso la cattedra di fisica sperimentale del politecnico. tenuta dal professor E. Perucca. Nel 1929 sposò Tina Lachelli, che gli rimarrà vicina tutta la vita e che gli darà un figlio, Emilio.
Come allievo del Perucca, pubblicò una serie di lavori a carattere sperimentale, riguardanti prevalentemente il campo che oggi va sotto il nome di fisica dei solidi. Rivelò doti organizzative, tanto che nel 1936 gli venne affidato l'incarico di fondare un nuovo reparto, quello di fotometria, dell'Istituto nazionale elettrotecnico Galileo Ferraris. Nel 1937. con una borsa di studio della Fondazione Volta, compì due viaggi di studio in Francia Germania, Inghilterra, Svizzera per osservare di persona l'organizzazione e le tecniche dei principali laboratori di fotometria d'Europa. Continuò a seguire il laboratorio di fotometria anche quando venne nominato professore straordinario di fisica a Cagliari nel 1939: una breve parentesi, seguita dal ritorno a Torino come professore ordinario di fisica superiore nel 1942. Anche all'università le sue capacità organizzative gli valsero posti di notevole responsabilità: nel 1946 venne eletto preside di facoltà, carica che ricoprì fino al 1972.
Direttore del Centro di studi per l'elettrofisica, dal 1946 al 1961, favorì lo sviluppo degli studi di fisica dello stato solido, di cui si era occupato nei primi anni di lavoro col Perucca. All'università diventò direttore dell'istituto di fisica superione subito dopo la sua istituzione, dal 1963 al 1970, e della sezione di Torino dell'Istituto nazionale di fisica nucleare dal 1962 al 1966.
I nuovi impegni non gli impedirono di continuare ad avere responsabilità nei campi di cui già si era occupato: membro della Commission internationale de l'éclairage, fu eletto nel comitato esecutivo dal 1951 al 1977 e fu vicepresidente della commissione dal 1955 al 1963. In Italia, dal 1951 presidente del Comitato italiano dell'illuminazione del Consiglio nazionale delle ricerche (C.N.R.), fu consigliere dell'Associazione italiana per l'illuminazione. Fu nominato commendatore (nel 1959) e poi grande ufficiale (1975) dell'Ordine al merito della Repubblica italiana; dal 1948 fu membro corrispondente dell'Accademia dei Lincei e dal 1951 socio nazionale residente dell'Accademia delle scienze di Torino.
Collocato fuori ruolo nel 1969 e a riposo nel 1974, morì a Torino il 14 dic. 1978.
I suoi lavori scientifici possono essere ripartiti in due gruppi: uno di fisica sperimentale e uno di carattere metrologico-applicativo, riguardante soprattutto la fotometria. Quelli di fisica sperimentale furono svolti tra il 1926 e il 1939, sotto l'influenza di E. Perucca e riguardano un campo di grande interesse anche attualmente: la fisica dei solidi. Il D. studiò, con tecniche sperimentali molto accurate, le proprietà elettriche di vari materiali, in generale in situazioni di conduzione non ohmica: un settore di ricerca che assumera in seguito un grande sviluppo, come fisica dei semiconduttori. Un primo gruppo di lavori riguarda l'effetto Volta (in particolare, cfr. Einfluss der Wasserhäute - auf den Voltaeffekt, in Zeitschrift für Physik, LI [1928], pp. 279-86: dallo studio della dipendenza del potenziale di contatto tra due metalli dalle condizioni esterne, in particolare dall'umidità, il D. esclude che esso possa derivare da un effetto elettrochimico, come sostenuto dalla teoria di A. A. de La Rive). Un altro gruppo di lavori riguarda l'effetto fotoclettrico: sia quello esterno, in presenza di un contemporaneo effetto termoionico (cfr. per esempio, Action de la lumière sur les phénomèncs thermioniques, in Coniptes-rendus de l'Académie des sciences, CXC [1930], pp. 229 s.), interessante perché si ha emissione fotoclettrica per frequenze inferiori a quelle previste dalla legge di Einstein; sia l'effetto fotoelettrico interno, su cui si basarono le celle fotovoltaiche a energia solare (cfr. E. Perucca-R. Deaglio, Über den Photo-elektrischen Effekt in Cu2-O Gleichrichter, in Annalen der Physik, X [1931], pp. 257-61).
Allo stesso gruppo appartiene il lavoro sulle proprietà di raddrizzamento del carborundum, in cui è enunciata la sua scoperta della conduzione asimmetrica della stessa sostanza (cfr. Conduzione unipolare interna nei cristalli, in Atti dell'Acc. delle scienze di Torino, LXX [1935], pp. 626-38). Chiude questo periodo una serie di esperienze sulla conducibilità delle pellicole metalliche sottili, in cui viene rilevato tra l'altro un effetto di campo, cioè la variazione della conducibilità per effetto di un campo elettrico esterno, sfruttata successivamente nei transistor FET (field effect transistor), la cui importanza non poteva però essere riconosciuta nel contesto teorico e tecnico della sua epoca (Abhdngtgkeit der Leitfdhigkeit sehr dúnner MetalIschichten vom elektrostatischer Felde, in Naturwissenschaften, XXII [1934], pp. 525 s.).
Dalla seconda metà degli anni '30 l'interesse del D. si sposta verso problemi di fotometria: oltre a vari lavori di rassegna di tipo metrologico, in particolare sulla colorimetria, vi è una serie di lavori sull'abbagliamento (ricordiamo il primo, C. Brigatti-R. Deaglio-E. Perucca, Tempo di adattamento alla visione dopo abbagliamento, in Atti dell'Acc. delle scienze di Torino, LXXIII [1938], pp. 218-27, e l'ultimo e più importante R. Deaglio-C. M. Garelli, Abbagliamento e visibilità nella fase di incrocio degli autoveicoli, in Trasporti pubblici, [1955], pp. 5-16) che denotano l'interesse del D. per i problemi di importanza pratica, come quelli relativi alle basi scientifiche della normativa sui fari degli autoveicoli. Occorre sottolineare la grande importanza del contributo del D. allo sviluppo della fisica italiana come tenace organizzatore di una serie di iniziative che nel secondo dopoguerra spezzarono l'isolamento della ricerca scientifica torinese, portandola ad assumere un ruolo di primo piano a livello internazionale.
Si è già accennato all'intenso impegno del D. per lo sviluppo del reparto di fotometria dell'Istituto nazionale G. Ferraris; esso continuò nel dopoguerra, finché egli ottenne nel 1962 l'installazione del campione fotometrico primario, che permise di effettuare misure fotometriche basandosi non su strumenti tarati altrove, ma solo sulla definizione dell'unità di misura (la "candela nuova" entrata in vigore nel 1940) e sulle proprietà della radiazione di corpo nero. Nello stesso periodo, attraverso il Centro di studi per l'elettrofisica del C.N.R., egli promosse lo sviluppo delle ricerche di fisica dei solidi, in particolare sulle proprietà magnetiche dei materiali. Il terzo settore di ricerca, a cui egli dedicò la maggior parte della sua opera organizzativa, fu quello della fisica nucleare e subnucleare, presso l'istituto di fisica dell'università.
Il D. vi si ritrovò praticamente solo nell'immediato dopoguerra (E. Persico lasciò Torino per gli Stati Uniti nel 1947) e, dato che le sue esperienze di ricerca riguardavano campi più applicativi, dedicò un notevole e disinteressato impegno a radunare a Torino persone che fossero in grado di stimolare la ricerca nei settori più avanzati. Sollecitò perciò la chiamata di G. Wataghin, suo compagno di università, dal Brasile dove aveva organizzato l'università di San Paolo e successivamente quella di M. Verde, teorico di valore che lavorava con W. Pauli a Zurigo. Seguiva intanto personalmente un piccolo gruppo che si dedicava allo studio dei raggi cosmici mediante il lancio di palloni stratosferici che trasportavano lastre fotografiche; le ricerche di Torino si inserivano in una collaborazione con Milano, Padova e Bristol, dove il gruppo era diretto dal futuro premio Nobel C. F. Powell.
Il D. comprese ben presto che era necessario avviare una linea di ricerca basata sugli acceleratori di particelle e fu uno dei più tenaci sostenitori della costruzione di un sincrotrone da 100 MeV, frutto della collaborazione tra università, Fiat e C.N.R. 1 lavori si avviarono nel 1952;nel 1954alcune difficoltà costrinsero a. ripiegare temporaneamente su un betatrone, ma dal 1959il sincrotrone (primo in Italia) permise all'istituto di svolgere ricerca autonoma nel campo della struttura nucleare. Negli anni successivi, prima del ritiro, egli si impegnò ancora per l'installazione di un centro di calcolo automatico presso la facoltà di scienze di cui era preside. È caratteristico in questo caso, come in quelli precedenti, l'impegno su un settore di ricerca in cui egli non era direttamente interessato e in cui nessuna pubblicazione uscì a suo nome, accontentandosi di dare ad altri la possibilità di fare ricerche che si rivelarono di grande importanza.
Fonti e Bibl.: Torino, Univ. degli studi, fa coltà di scienze, M. Verde, Commem. datt.; altri necrol. in Atti dell'Accad. delle scienze di Torino, CXIV (1980), pp. 339-347; in Luce, gennaio-febbraio 1979, pp. 5 s.; in Bulletin de la Commission internationale de l'éclairage, XXXVI (1979), p. 38.