NALDI, Romolo
NALDI, Romolo. – Nacque, si presume, intorno al 1560 a Bologna (si presenta come «clericus bononiensis» sul frontespizio dei suoi mottetti del 1600). Nel periodo tra il 1542 e il 1565, però, il suo nome non è registrato al fonte battesimale della cattedrale di S. Pietro, l’unico esistente entro le mura della città.
Sebbene non se ne conoscano le ascendenze familiari, può darsi che fosse imparentato col musicista bolognese Antonio di Marco Naldi detto «il Bardella» (dal 1571 custode degli strumenti musicali alla corte medicea, nonché inventore del chitarrone), col quale tenne una corrispondenza epistolare.
Oltreché musicista, fu chierico, dottore in teologia e in diritto civile e canonico. Tra le sue prime incombenze potrebbe esservi stata quella di organista nella chiesa di S. Domenico a Ferrara (cfr. Fétis, che però non specifica il periodo né la fonte e non può ritenersi del tutto affidadibile). Stabilitosi a Roma, verso il 1579 entrò al servizio del cardinale Iñigo d’Avalos d’Aragona, restandovi ininterrottamente fino alla morte di questi (1600) e rivestendo negli anni mansioni diverse, comprese quelle di maestro di casa, scalco, segretario, maestro di cappella. Nel contempo, per alcuni periodi, fu impegnato anche in altre attività musicali: in particolare in S. Luigi dei Francesi, dove fu secondo organista nel gennaio 1585, tra luglio e dicembre 1587, nel biennio 1588-89, nei primi nove mesi del 1590, e dal 1591 a marzo 1592.
L’esordio editoriale di Naldi è un madrigale, Già moriva il mio core, inserito nei Fiori musicali de diversi autori a tre voci libro primo (Venezia, Vincenti, 1587), ristampati per tre volte fino al 1618, pure ad Anversa. Nel 1589 dette alla luce Il primo libro de madrigali a cinque voci (Venezia, Gardano, 1589): «picciole fatiche», scrive nella dedica ad Arcangelo, Orazio, Francesco e Guido Cavalcanti, «le quali dal poco fertile ingegno mio, per ricreazione delli studi delle lettere, anzi che per particolare professione che io n’abbia fatto, sono potute uscire».
Sminuendo il peso della propria opera l’autore si conformava a un luogo comune tipico delle epistole dedicatorie; che poi abbia inteso relativizzare l’impegno musicale rispetto all’esercizio letterario, più oneroso e serio, ha indotto a credere che praticasse la musica solo per diletto (cfr. Gaspari, 1893, p. 133); alla luce della sua biografia sembra tuttavia che ricalcasse qui semplicemente un topos consueto. Nel libro sono intonati 11 componimenti, dei quali ben 5 tratti dal Primo volume delle rime scelte da diversi autori (Venezia, Gabriel Giolito, 1563). Qui si leggono, per esempio, le due sestine che Naldi pone in apertura e chiusura del libro: Quando la bella Aurora inanzi al sole di Bartolomeo Carli Piccolomini (di cui utilizza solo le due prime stanze), e L’aura che già di questo fragil legno di Giovanni Battista Amalteo (integrale). Fra i testi musicati (di Bernardo e Torquato Tasso, Egidio Antonini da Viterbo, Pietro Barignano, Giovambattista Lapini), uno, d’autore ignoto, ha carattere esplicitamente encomiastico («Cantin le Muse l’opre gloriose / del mio sacro Signor pio d’Aragona»).
Alla committenza diretta dell’Avalos e alla sua manifesta predilezione per organici corposi, veste sonora opulenta, architetture acustiche complesse e d’impianto multifocale, si deve la genesi dell’unica pubblicazione sacra di Naldi, Mottectorum duobus choris Dominicis diebus concinendorum partis hyemalis. Liber primus (Venezia 1600), una scelta dei mottetti a 2 cori composti nell’arco di diversi anni per le funzioni liturgiche presiedute dall’Avalos, qui ordinati in un ciclo per le domeniche e le festività dall’Avvento alla Pentecoste.
Il volume, che avrebbe magari avuto un seguito se il cardinale non fosse mancato proprio nel febbraio 1600, consta di 29 pezzi a 8 voci (alcuni suddivisi in più parti), di un Regina caeli a 12 voci e d’un paio di Ave regina caelorum rispettivamente a 12 e 16 voci (di queste ultime tre composizioni Laurence Feininger ha curato l’edizione moderna, in Monumenta liturgiae polychoralis Sanctae Ecclesiae Romanae, IV A, 2 e IV B, 2, Trento 1969). Due mottetti a 8 voci trovarono ulteriore collocazione in rilevanti antologie d’oltralpe: Cum turba plurima in Promptuarii musici ... pars prima (Strasburgo 1611), Transeunte Domino in Reliquiae sacrorum concentuum (Norimberga 1615).
Sulla pubblicazione dei Mottetti grava un piccolo mistero: le copie superstiti, pur frutto di una medesima impressione, portano dediche differenti, una, vergata in luglio 1600, diretta a papa Clemente VIII, l’altra del 1° marzo precedente all’Avalos. Evidentemente la dedica originaria fu pensata per d’Avalos, senonché l’inopinato decesso del porporato la rese inservibile (ma qualche copia doveva già essere stata stampata e venne comunque smerciata); Naldi dovette dunque procurarsi un altro dedicatario per far uscire il libro. E non fu che il minore dei problemi personali e professionali arrecatigli dalla scomparsa del protettore. Gli altri li riferiva egli stesso in un memoriale del 1601 per il Governatore di Roma «che ne parli al papa» (cfr. Il Cardinale d’Aragona e il suo mastro di casa scalco e musico, 1880): infatti, pur essendo stato vicino all’anziano e malato cardinale fino al momento del trapasso, e «avendo sempre dormito in terra nella camera propria di detto S. Cardinale assistendo sempre alla sua persona [...] et datoli a magnare li mesi intieri a otto et nove ore di notte imboccandolo come si fa alle creature li quattro et sei mesi per volta perché si trovava offeso da podagra et chiragra» negli ultimi suoi anni di vita, e sebbene d’Avalos gli avesse promesso di compensarne la perdurante fedeltà in modo tale da liberarlo per sempre dalla necessità di continuare a servire, gli eredi si rifiutarono di liquidare a Naldi salari pregressi e altre provvigioni ammontanti a circa 2300 scudi. Perdipiù costoro l’avevano messo in cattiva luce col nuovo datore di lavoro, il cardinale Alfonso Gesualdo, che di conseguenza l’aveva licenziato.
Dopo tale data non abbiamo più notizie di Naldi, che morì nel 1612 a Roma, dove venne sepolto il 21 maggio.
Nel fondo Cappella Sistina (Città del Vaticano, Biblioteca apostolica Vaticana, cod. 33, cc. 102v-112) si conserva un Magnificat Primi Toni a 8 voci in 2 cori.
Fonti e Bibl.: G.O. Pitoni, Notitia de’ Contrapuntisti e Compositori di musica [1713], a cura di C. Ruini, Firenze 1988, p. 178; G. Gaspari, Continuazione e fine delle memorie biografiche e bibliografiche sui musicisti bolognesi del secolo XVI (1877), rist. anast. in Id., Musica e musicisti a Bologna. Ricerche, documenti e memorie riguardanti la storia dell’arte musicale in Bologna, Bologna 1969, pp. 442-447; Il Cardinale d’Aragona e il suo Mastro di casa scalco e musico, in Archivio storico artistico archeologico e letterario della città e provincia di Roma, VI (1880), vol. 4, pp. 119 s.; G. Gaspari, Catalogo della Biblioteca del liceo musicale di Bologna, II, Bologna 1892, p. 468; III, ibid. 1893, p. 133; A. Einstein, The Italian madrigal, II, Princeton 1949, p. 855; Capellae Sixtinae Codices musicis notis instructi sive manu scripti sive praelo excussi, a cura di J.M. Llorens, Città del Vaticano 1960, p. 67; H.-W. Frey, Die Kapellmeister an der französischen Nationalkirche S. Luigi dei Francesi in Rom im 16. Jahrhundert. II: 1577-1608, in Archiv für Musikwissenschaft, XXIII (1966), pp. 53-55; P. Kast, Biographische Notizen zu römischen Musikern des 17. Jahrhunderts, in Analecta musicologica, I (1963), p. 54; W. Kirkendale, The court musicians in Florence during the principate of the Medici, Firenze 1993, pp. 141, 276; Id., Emilio de’ Cavalieri «gentiluomo romano». His life and letters, his role as superintendent of all the arts at the Medici court and his musical compositions, Firenze 2001, p. 369; F.-J. Fétis, Biographie universelle des musiciens, VI, p. 277; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, II, p. 156; Suppl., p. 559; R. Eitner, Quellen-Lexikon der Musiker, VII, 1959, p. 138; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, V, 1988, p. 321; The new Grove dictionary of music and musicians, ed. 2001, XVII, p. 599; Die Musik in Geschichte und Gegenwart. Personenteil, XII, col. 896.