Valli, Romolo
Attore teatrale e cinematografico, nato a Reggio Emilia il 7 febbraio 1925 e morto a Roma il 1° febbraio 1980. Interprete dalla cultura vasta e raffinata e dalla curiosità inquieta, riuscì a creare i suoi personaggi arricchendoli di una sottile ambiguità. Nell'arco di vent'anni di carriera cinematografica si aggiudicò per tre volte il Nastro d'argento come miglior attore non protagonista: nel 1963 per Una storia milanese (1962) di Eriprando Visconti, nel 1971 per Il giardino dei Finzi Contini (1970) di Vittorio De Sica e nel 1977 per l'interpretazione del capoufficio Spaziani in Un borghese piccolo piccolo di Mario Monicelli.
Dopo l'esordio in teatro (1949) con la Compagnia del Carrozzone di Fantasio Piccoli, nel 1952 venne scritturato da G. Strehler al Piccolo di Milano. Nel 1954 fondò la Compagnia dei Giovani (con G. De Lullo, R. Falk, A.M. Guarnieri e T. Buazzelli) in cui svolse con successo la sua attività per diciassette anni. Alla sua carriera di attore, di profonda preparazione tecnica, interprete lucido ed essenziale di riprese classiche e di novità teatrali, affiancò quella di direttore artistico del Festival dei due mondi di Spoleto (1972-1978) e, insieme a De Lullo, quella del teatro Eliseo di Roma (dal 1977) rivelando non comuni doti di organizzatore teatrale. Scoperto relativamente tardi dal cinema, diverse e importanti furono le sue apparizioni in film diretti da registi italiani e stranieri. Il suo debutto cinematografico avvenne nel 1958 con Policarpo, ufficiale di scrittura di Mario Soldati e proseguì con La grande guerra (1959) di Mario Monicelli, La ragazza con la valigia (1961) di Valerio Zurlini, La viaccia (1961) di Mauro Bolognini. Le capacità di scavo psicologico mostrate da V. sul palcoscenico furono usate con sottigliezza da Luchino Visconti che lo volle come interprete di Don Pirrone in Il Gattopardo (1963), del direttore dell'hotel in Morte a Venezia (1971), dell'avvocato in Gruppo di famiglia in un interno (1974); a questi personaggi V. offrì la propria sensibilissima maschera d'attore sempre in grado di superare i limiti della caratterizzazione. Mostrò la stessa alta capacità interpretativa anche con Sergio Leone (Giù la testa, 1971) e con Bernardo Bertolucci (Novecento, 1976). Significativi sono infine i nomi dei registi stranieri che lo vollero come interprete dei loro film: Roger Vadim (Barbarella, 1968), Joseph Losey (Boom, 1968, La scogliera dei desideri), Roman Polanski (What?, 1972, Che?), Sydney Pollack (Bobby Deerfield, 1977, Un attimo una vita) e Constantin Costa-Gavras (Clair de femme, 1979, Chiaro di donna).