BUTTURA, Romualdo
Nato a Verona intorno al 1820, si qualificherà egli stesso (1846) "ingegnere architetto". Come ingegnere, si rese noto anzitutto dirigendo i lavori del nuovo tronco ferroviario Verona-Brescia, sulla grande linea Milano-Venezia già progettata dal governo austriaco fin dal 1840 e condotta a termine nel 1857. Come architetto, il B., dopo aver eretto alcuni edifici di minor conto ma lodati per solidità e buon gusto attirò l'attenzione specialmente con il suo progetto per il palazzo della Borsa di Vienna e la sistemazione della piazza adiacente. I disegni relativi furono da lui editi e illustrati nel 1846 (Grandioso fabbricato della Borsa e gran piazza Metternich in Vienna,progetto dell'ingegnere architetto R. B. di Verona, Milano 1846).
Dell'amore del B. verso la sua città e i suoi antichi monumenti testimonia la pubblicazione, da lui curata per le nozze di Ottavio di Canossa con Clelia Durazzo, delle Notizie del cenotafio denominato Arco de' Gavii in Verona,demolito nel mese di agosto 1805,corredate dei disegni autografi dell'architetto Andrea Palladio, Milano 1845.
Le Notizie erano state redatte dal concittadino consigliere Gaetano Pinali, il medesimo che, in quell'anno 1845, aveva donato alla Biblioteca civica veronese i quattro disegni con la pianta, il prospetto, la sezione e alcuni particolari dell'Arco romano dei Gavi, presso Castelvecchio, ora appunto riprodotti in facsimile dal B. nelle litografie dello stabilimento Saldini, milanese. L'iniziativa risulta tanto più importante dato lo smarrimento degli originali a seguito delle ultime vicende belliche anche se questi disegni non sono più considerati autografi palladiani (cfr. A. Magrini, Memorie intorno la vita e le opere di Andrea Palladio, Padova 1845, pp. 303 s.)ma di Giovanni Maria Falconetto, con sole scritturazioni e misure del Palladio (G. G. Zorzi, I disegni delle Antichità di Andrea Palladio, Venezia 1958, pp. 53 s.). Nella prefazione al lavoro il B. auspicava quella ricostruzione dell'insigne monumento antico (cfr. C. Anti, L'arco dei Gavi a Verona, in Architettura e arti decorative, I [1921-1922], p. 121)che sarà compiuta solo quasi un secolo più tardi (A. Avena, L'arco dei Gavi ricostruito dal Comune di Verona, Verona 1932).
Nel 1853 il B. fu chiamato a Vicenza, assieme al feltrino G. Segusini, da mons. A. Graziani, rettore del nuovo seminario maggiore. La fabbrica del seminario era stata iniziata nel 1842 su progetto del veneziano F. Lazzari; dopo una parentesi di inattività dovuta ai moti risorgimentali del 1848, erano sorte divergenze, alla ripresa dei lavori, tra l'architetto ed il Graziani relativamente allo scalone d'onore: donde l'interpellanza a due estranei. Dovette prevalere l'opinione del B., cui infatti "l'attuale disegno" dello scalone "probabilmente appartiene" (Mantese). Il Lazzari, comunque, non reagì e chiuse la questione inviando anzi a Vicenza, il 5 giugno 1854, un suo disegno per la necessaria ringhiera da eseguirsi in ferro battuto. Ma, intanto, il B. era morto a Verona il 28 giugno 1853.
Bibl.: E. A. Cicogna, Delle Inscrizioni veneziane…, V, Venezia 1842, pp. 546s. (correzione e aggiunta al IV, p. 410);G. Mantese, Lacollabor. del rettore A. Graziani col vescovo G. Cappellari nell'erez. del Sem. di Vicenza, in Boll. della diocesi di Vicenza, 1942, ottobre, pp. 17-58;F. Barbieri, Illum. e neo-classici a Vicenza, Vicenza 1972, p. 186;U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, V, p. 307.