Colman, Ronald (propr. Ronald Charles)
Attore cinematografico inglese, nato a Richmond (Surrey) il 9 febbraio 1891 e morto a Santa Barbara (California) il 19 maggio 1958. Caratterizzato dal volto aristocratico e dallo sguardo intenso, intorno ai quali l'industria cinematografica statunitense costruì la sua immagine un po' convenzionale di seduttore fosco, ma pervaso di profonda malinconia, riuscì a imporsi con successo a Hollywood già negli anni Venti. Grazie alla dizione elegante di scuola inglese e a una voce suadente e pacata, a differenza di quanto accadde a molti altri divi dell'epoca, poté vivere il passaggio dal muto al sonoro non come un trauma ma come un arricchimento definitivo di quelle qualità interpretative fino ad allora appena emerse. Nel corso della sua carriera vinse il premio Oscar nel 1948 per la sua interpretazione in A double life (1947; Doppia vita) di George Cukor.
Iniziò a recitare in teatro nel 1914 e nel giro di pochi anni divenne uno dei più applauditi attori giovani, no-nostante l'allontanamento dalle scene fino al 1916, a causa della guerra, approdando al cinema quasi immediatamente. Partecipò così ad alcuni film fra i quali The toilers (1919) di Tom Watts e A son of David (1920) di Hay Plumb. Trasferitosi a Hollywood, già a partire dai primi anni Venti affiancò Lillian Gish in The white sister (1923; La suora bianca) e in Romola (1925), entrambi di Henry King. L'attore fece quindi coppia fissa con l'ungherese Vilma Bánky in film come The night of love (1927; Feudalismo) di George Fitzmaurice e The magic flame (1927) di King. Nel 1930 ottenne due nominations all'Oscar come migliore attore protagonista per Bulldog Drummond (1929; Cercasi avventura) di F. Richard Jones, e Condemned (1929; L'isola del diavolo) di Wesley Ruggles. Seguirono Arrowsmith (1931; Un popolo muore) di John Ford, Cynara (1932; Infedele) di Vidor, A tale of two cities (1935; Le due città) di Jack Conway. Notevoli furono anche le sue interpretazioni negli anni Quaranta, in particolare quella dello struggente smemorato in Random harvest (1942; Prigionieri del passato) di Mervyn Le Roy (terza nomination). Ma le prove più significative e impegnative del suo grande talento, che non risultò più adeguatamente valorizzato negli anni Cinquanta, restano quelle di Lost horizon (1937; Orizzonte perduto) di Frank Capra e di A double life. Nell'emblematico film di Capra, con la sua perenne smorfia di divertito disappunto, C. aderì perfettamente al modello di sognatore intraprendente, in cui la curiosità, il pragmatismo e l'ironico sussiego si mescolano creando il perfetto leader carismatico e ottimista del new deal, scevro da ogni sorta di ambiguità o di torva inquietudine. La sapiente aria anacronistica e distaccata gli permise invece, in A double life, di disegnare un allusivo ritratto di attore maturo e distinto, ma alienato perché sempre in bilico tra realtà e finzione. Con questa interpretazione C. portava così a compimento quello sdoppiamento del ruolo già presente in The prisoner of Zenda (1937; Il prigioniero di Zenda) di John Cromwell, Lost horizon e Random harvest. L'eleganza e l'ironia caratterizzarono le sue ultime interpretazioni in film di produzione inglese: quella del funzionario indiano in Around the world in 80 days (1956; Il giro del mondo in ottanta giorni) di Michael Anderson, e quella del personaggio dello Spirito dell'uomo in The story of mankind (1957; L'inferno ci accusa) di Irwin Allen.
J.B. Colman, Ronald Colman, a very private person: a biography, New York 1975.
L.J. Quirk, The films of Ronald Colman, Secaucus (NJ) 1977.
R.D. Smith, Ronald Colman, gentleman of the cinema: a biography and filmography, Jefferson (NC) 1991.
S. Frank, Ronald Colman: a biography, Westport (CT) 1997.