UNGARELLI (Ongarelli, Ungherelli), Rosa
Figlia di Giorgio e di Caterina Ferranti, nacque a Bologna il 10 gennaio 1686 sotto la parrocchia di S. Tommaso del Mercato.
Soprano, fu cantante acclamatissima nel genere comico. Il primo ingaggio documentato ebbe luogo a Verona nel 1708, in un’opera seria, il Venceslao di Carlo Francesco Pollarolo; della stessa compagnia faceva parte, nel ruolo eponimo, il tenore Antonio Maria Ristorini, che più tardi divenne suo compagno esclusivo nell’usuale dialettica delle coppie buffe. Dal 1711 Ungarelli si produsse esclusivamente in ruoli comici, talvolta come comprimaria brillante in opere serie e più spesso come controparte femminile negli intermezzi, accanto ai tenori Angelo Maria Cantelli e Michele Selvatici o al basso Giovanni Battista Cavana. Dal 1715 fece coppia fissa con Ristorini. È priva di fondamento l’ipotesi, spesso reiterata, di una loro unione affettiva o matrimoniale: Ristorini teneva già famiglia nel 1698, mentre Ungarelli rimase sempre nubile.
Nel loro sodalizio artistico i due cantanti calcarono molte importanti scene dell’Italia settentrionale e d’oltralpe, per singole stagioni o reiteratamente: dal 1709 a Firenze (teatro del Cocomero, della Pergola), nel 1715 a Verona, dal 1715 a Torino (Carignano), nel 1717 a Bologna (Formagliari), dal 1718 a Venezia (S. Angelo, S. Samuele), nel 1720 a Livorno (S. Sebastiano), dal 1721 a Genova (Falcone), dal 1722 a Milano (Ducale), nel 1722 a Monaco di Baviera (castello di Dachau), nel 1724 a Parma (teatro di corte), nel 1725 a Pistoia (Risvegliati), nel 1728 a Mantova (Arciducale) e a Faenza (Remoti), dall’estate 1728 alla Monnaie di Bruxelles, infine nel 1729 all’Opéra di Parigi (Académie royale de Musique). Le loro esibizioni entusiasmavano: le recite pistoiesi parvero «un portento di natura», poiché nelle «parti buffe non ha il paragone tanto lei [Ungarelli] che il signor Antonio Ristorini» (Rossi Melocchi, cit. in Kirkendale, 1993, p. 507). Furono i primi a proporre degli intermezzi in Francia. Precettati dopo il successo mietuto nel 1728 a Bruxelles, il loro arrivo a Parigi nella primavera seguente fu salutato con estremo favore da Luigi XV: nel Privilège du Roy accluso al libretto del Marito giocatore e la moglie bacchettona il sovrano lodò apertamente i due interpreti (Mamczarz, 1972, p. 233). A seguito delle fortunate esibizioni parigine del giugno 1729, alcuni compositori francesi approntarono alla Comédie-Italienne delle parodie francesi degli intermezzi intonati dalla coppia. Va osservato che, se nella consuetudine italiana gli intermezzi si eseguivano a mo’ di entr’acte, ossia tra un atto e l’altro di un dramma per musica – non chiudendosi il sipario in corso di serata –, a Parigi Don Micco e Lesbina e Serpilla e Baiocco (sic) vennero recitati come spettacolo principale, rimpinzati di divertissements cantati e danzati.
Nel ‘baule’ di Ungarelli e Ristorini preponderavano gli intermezzi di Giuseppe Maria Orlandini: Il marito giocatore e la moglie bacchettona (ossia Serpilla e Bacocco), Il matrimonio disuguale, L’ammalato immaginario, L’artigiano gentiluomo, il citato Don Micco e Lesbina, Monsieur di Porsugnacco (da Molière); accanto ad essi, quelli di Tomaso Albinoni (Pimpinone) e di Francesco Gasparini (L’avaro, da Molière). Due sole volte i due cantanti comparvero come personaggi buffi in drammi per musica provenienti da Napoli: Radamisto di Nicola Fago (Firenze 1709) e Dafni di Alessandro Scarlatti (Monaco 1722). Il repertorio qui ricostruito attinge le informazioni perlopiù dai rispettivi libretti a stampa (integrati con gli apporti di Kirkendale, 1993, e Weaver - Weaver, 1978) ed è passibile d’incremento nei numerosi casi ove i libretti omettano i nomi degli interpreti. Ulteriore ostacolo alla ricostruzione della loro carriera è la frequente dispersione dei libretti. Tale perdita può essere ovviata, in parte, sulla base dei libretti delle opere serie a cui i loro intermezzi erano abbinati: essi avvisano il lettore della presenza dei due interpreti buffi tra un atto e l’altro, ma non sempre riportano quali lavori comici la coppia avrebbe eseguito. Dallo spoglio dei libretti si evince altresì che dal 1719 entrambi ebbero la patente di virtuosi del principe Filippo d’Assia-Darmstadt, governatore di Mantova, a prescindere dalla loro presenza in loco.
La carriera di Ungarelli terminò a Firenze nel carnevale 1732. Negli anni seguenti si dedicò alla cura dei suoi cospicui affari finanziari nella città natale. Per soddisfare una richiesta del re di Napoli, desideroso di accrescere la propria biblioteca musicale, nel 1739 procurò tramite Paolo Zambeccari la partitura di alcuni intermezzi: dal carteggio del nobile bolognese col ministro napoletano, il marchese José Joaquín Guzmán de Montealegre, risulta che si trattò di Arnolfo e Dalisa, Don Micco e Lesbina, Grillone e Marinetta, Melinda e Tiburzio (ossia Il matrimonio disuguale), Pimpinone e Grilletta e Tarpina e Zelone. Tali intermezzi furono forniti dietro «pagamento della grave pretensione di tre doppie l’uno» (Zambeccari, cit. in Maione, 2014).
Morì a Bologna il 13 marzo 1744: priva di eredi diretti, lasciò i propri averi alla domestica Maria Lenzi (Archivio di Stato di Bologna, Atti dei notai del distretto di Bologna, Notaio Pio Lodovico Colli, 5/14, ad diem 14 marzo 1744).
Antonio Maria Ristorini (Restorini), il partner professionale di Rosa Ungarelli, getta con la propria biografia qualche lume supplementare sulla figura della cantante. Era nato a Firenze il 19 settembre 1673 da Sebastiano e Lucrezia Caroni. Tenore specializzato nel genere comico, fu il capostipite di una famiglia di cantanti attivi fino a fine Settecento. Esigue sono le notizie sui primi anni di carriera: il primo impegno accertato fu una ripresa fiorentina del Lisimaco di Bernardo Pasquini, nel 1690. Dopo aver soggiornato a Roma nel 1695, l’anno dopo si stabilì a Bologna. Lì, il 22 luglio 1696, il basso Pietro Moggi tentò di colpirlo con «un’archibugiata», dopo una funzione liturgica nella quale entrambi avevano cantato: l’alterco ebbe esito in sede giudiziaria (Ricci, 1888; Pasqual, 2013).
Il 20 febbraio 1698 si unì in matrimonio con la bolognese Carla Maria Evangelista Paini, figlia del palafreniere di Giacomo Boncompagni, arcivescovo di Bologna (Bologna, Archivio generale arcivescovile, Matrimoni, cart. 29, fasc. 49). Nacquero almeno cinque figli: Innocenza Angela (11 maggio 1699), Giuseppe Ferdinando Francesco (1702; vedi sotto), Cesare Giovanni (26 genn. 1704), Gaetano (21 apr. 1706, padrino di battesimo il celebre contralto Francesco Antonio Pistocchi), Rosalia (morta nel 1710).
Dopo le nozze si esibì a Cento, Firenze, Napoli, Reggio, Venezia, in opere di Albinoni, Gasparini e Pollarolo. Come si legge nei libretti stampati tra il 1698 e il 1703, si fregiò del titolo di virtuoso di Ferdinando de’ Medici, principe ereditario di Toscana. Un’attestazione emblematica della vocalità di Ristorini, nel genere serio, è il ruolo eponimo nel Ritorno di Ulisse alla patria di Giuseppe Porsile (Napoli 1707). A tale altezza cronologica egli possedeva una voce estesa quantomeno dal mi centrale al sol acuto, ed era versato parimenti nel canto sillabico e in quello d’agilità (Napoli, Biblioteca del Conservatorio di musica, Cantate 36, olim 34.4.15). A partire da Le risa di Democrito di Pistocchi (Forlì 1710) si cimentò nel genere comico. L’ultimo ruolo serio ch’egli tenne fu nello Scanderbeg di Antonio Vivaldi (Firenze e Siena 1718).
Era Ristorini a negoziare gli ingaggi propri e di Ungarelli: lo si evince dai carteggi con il marchese fiorentino Luca Casimiro degli Albizzi, impresario del teatro alla Pergola (Firenze, Archivio Guicciardini, A. 769, cc. 126r, 127v-128r), e col conte bolognese Sicinio Pepoli, mecenate e patrono delle arti. Oggetto delle trattative era anche la scelta degli intermezzi da inscenare: i più caldeggiati dal cantante erano quelli di Orlandini, in virtù di un legame artistico e personale di antica data (i due coabitarono a Bologna nel 1715; Bologna, Archivio generale arcivescovile, Parrocchie soppresse, S. Maria del Carrobbio, 23/5, ad annum). Una caricatura di Anton Maria Zanetti, tracciata in occasione di una sua esibizione a Venezia, effigia Ristorini «in un travestimento scenico analogo a quello del cosiddetto dottore della Commedia dell’Arte» (Lucchese, 2015, p. 234); Ungarelli fu ritratta da Marco Ricci (ivi, pp. 174 s.).
Antonio Maria Ristorini morì in data imprecisata, successiva al 25 febbraio 1736. Nel 1732 si era ritirato a vita privata, ma continuò a mantenere rapporti con l’ambito teatrale: nella data citata aveva raccomandato ad Albizzi il soprano Caterina Ferrari, allieva di Antonio Pasi (Firenze, Archivio Guicciardini, A. 770, cc. 569v, 572r). Dopo di che si perdono le sue tracce.
Tra i consanguinei di Ristorini vi furono altri cantanti di rango.
Rosaura Mazzanti, sua sorella uterina, nacque a Firenze il 22 giugno 1689, figlia di Valentino e di Lucrezia Caroni. Contralto, apparve sempre in lavori di genere serio: tra il 1710 e il 1738 interpretò parti di prima o seconda donna in opere di Gasparini, Orlandini, Johann Adolf Hasse, Giovanni Porta e Vivaldi. Due caricature di Zanetti la ritraggono in scena, negli anni Venti del secolo (Lucchese, 2015, pp. 109, 246). Nel 1725 si unì in matrimonio al violinista veneziano Antonio Madonis; ma nel giro di un anno il vincolo fu sciolto, per motivi ignoti (Selfridge-Field, 2018).
Giuseppe (Ferdinando Francesco) Ristorini, figlio di Antonio Maria, nato a Bologna il 26 febbraio 1702, fu anch’egli cantante di teatro, come gran parte della sua discendenza. Come il padre, fu tenore, e in giovinezza si distinse nel genere serio. Tra il 1724 e il 1732 si esibì in numerosi teatri dell’Italia settentrionale, in opere di Riccardo Broschi, Orlandini, Nicola Porpora e Porta, talvolta in compresenza del padre, impegnato nei corrispondenti intermezzi. Dopo alcuni anni di apparente inattività, a partire dal 1738 si dedicò al genere comico, sia negli intermezzi sia sul versante del nascente dramma giocoso per musica. Si esibì nell’Italia settentrionale (Firenze, Sassuolo, Bologna, Venezia, Vicenza, Cesena, Alessandria, Ferrara, Mantova, Brescia, Pesaro) nonché in Olanda (Leida, Amsterdam). Tra gli anni Trenta e Quaranta abitò a Genova, dove nacquero almeno due suoi figli (cfr. infra). La sua carriera teatrale terminò nel 1757.
Morì a Bologna l’8 febbraio 1763, sotto la parrocchia di S. Stefano (Bologna, Archivio generale arcivescovile, Parrocchie soppresse, S. Stefano, 41/3, ad diem). Nel 1726 si era unito in matrimonio con la bolognese Silvia Falconi. Ebbero almeno otto figli: Luigi Leopoldo Ignazio Melchiorre (1726; vedi sotto); Lucrezia (4 genn. 1729); Giovanni Battista Melchiorre (1734; vedi sotto); in date ignote Anna Maria, Antonio (vedi sotto) e Caterina (idem); Giovanni Vincenzo Baldassare (24 giugno 1743); Teresa Matilde (7 sett. 1745). Tra questi, Luigi, Giovanni Battista, Antonio e Caterina, si distinsero come cantanti.
Luigi (Leopoldo Ignazio Melchiorre) Ristorini, il primogenito di Giuseppe Ristorini, nacque a Bologna il 5 luglio 1726 sotto la parrocchia di S. Maria del Carrobbio. Soprano, fu avviato al canto in tenera età: tredicenne, impersonò il fanciullo Neocle nel Temistocle di Francesco Poncini Zilioli (Casale Monferrato 1739). Votato ai ruoli seri, interpretò parti sia virili (in prevalenza) sia muliebri (a Roma, nel 1742). Come distinto amoroso comparve in titoli comici tra il 1742 e il 1746, talvolta accanto al padre, per esempio nella Finta cameriera di Gaetano Latilla (Venezia 1743, Alessandria 1746), nello Scialacquatore di Orlandini (Firenze 1744) e nella adespota Serva per amore (Firenze 1744). Rare sono le attestazioni della sua vocalità: il Tito Manlio di Gennaro Manna prevede per lui, non più che quindicenne (Roma 1742), un’estensione dal re centrale al la acuto (Napoli, Archivio musicale della Congregazione dell’Oratorio, ms. 134); musiche più tarde confermano che era un soprano (cfr. per es. le arie superstiti dell’Antigono di Hasse, Milano 1747; Schmidt-Hensel, 2009).
Luigi fece parte delle maggiori istituzioni musicali nella città natale: il 26 marzo 1743 fu aggregato all’Accademia dei filarmonici, nella classe dei cantori (Penna, [1750]); dal 1747 al 1753 prestò servizio come cantore soprano nella cappella musicale di S. Petronio, con una paga mensile di lire 7 (Gaspari, p. 181). Nel 1757 era a Lisbona (Bologna, Museo della musica, I.22.87), dove si trattenne almeno fino al 1764 al servizio del sovrano, Giuseppe I (Archivio di Stato di Bologna, Ufficio del Registro, Copie degli atti, L. 736, c. 149r). Da una lettera del compositore Andrea Basili a Giambattista Martini si apprende che nel 1767 ambiva a un posto di cantore nella cappella della S. Casa di Loreto: la raccomandazione procuratagli da Martini fu tuttavia vana, poiché egli aveva già superato l’età massima per accedere a un concorso (Bologna, Museo della musica, I.17.141).
Luigi Ristorini morì a Bologna il 1° febbraio 1793, sotto la parrocchia di S. Benedetto (Bologna, Biblioteca comunale dell’Archiginnasio, Carrati, B. 923, p. 56).
Giovanni Battista Melchiorre Ristorini (anche Giambattista, Giovanni), tenore, fratello di Luigi, nacque a Genova il 31 dicembre 1734 (Bologna, Archivio generale arcivescovile, Foro arcivescovile, Franchi Antonio, 850, fasc. 150). Con la sorella Caterina (vedi sotto) condivise la carriera fino al 1771: in seguito si esibì in Italia (1773-74), Danimarca (1775-78) e Russia: al servizio di Caterina II (1780-89), cantò in opere di Domenico Cimarosa e Giovanni Paisiello (Mooser, 1951, pp. 402 s.). Scarse le notizie biografiche: l’8 ottobre 1759 si unì in matrimonio con la bolognese Maria Negrini (Bologna, Archivio della parrocchia di S. Procolo, Matrimoni, t. XII, 1759-75, ad diem); da lei ebbe almeno due figli: Andrea Giuseppe Maria Gaetano, nato il 14 agosto 1760, a sua volta attivo come cantante tra il 1776 e il 1782; Teresa Maria, nata il 4 luglio 1761 (padrino di battesimo il basso buffo Michele Del Zanca), calcò le scene tra il 1777 e il 1780.
Antonio Ristorini nacque intorno al 1739. Scarse le attestazioni della sua attività artistica: ebbe una particina nei Tindaridi di Tommaso Traetta (Parma 1760). Nel 1784 viveva a Bologna, in casa della sorella Caterina (Bologna, Archivio generale arcivescovile, SS. Fabiano e Sebastiano, 13/11, ad annum). Probabilmente si recò in Russia nel 1795, ingaggiato nella compagnia di cantanti italiani guidata dal compositore Gennaro Astaritta (Mooser, 1951, p. 675).
Caterina Ristorini nacque a Genova intorno al 1741 (Archivio di Stato di Bologna, Ufficio del Registro, Copie degli atti, L. 1069, c. 207r). Dal 1752 in avanti dimorò a Bologna, al seguito della famiglia paterna (Bologna, Archivio della parrocchia di S. Procolo, Stati delle anime, ad annum 1752-54: da tale documentazione si evince l’età relativa dei componenti della famiglia). Contralto, debuttò nel genere serio, insieme con il fratello Giovanni Battista e al seguito del genitore, in un Tigrane di Ignazio Celoniat e in un’Ipermestra «di diversi celebri autori» dati a Pesaro nel carnevale 1757. In seguito si esibì quasi esclusivamente in drammi giocosi di conio goldoniano, dapprima in ruoli comprimari e ascendendo col passar degli anni a quello di prima donna. Il suo repertorio includeva titoli di Baldassarre Galuppi, Giovanni Battista Lampugnani, Niccolò Piccinni e Giuseppe Scolari. Fu prima interprete di lavori fortunati, tra di essi L’isola disabitata di Giuseppe Scarlatti (Venezia 1757), Il mercato di Malmantile di Domenico Fischietti (Venezia 1757, Bologna 1758, Milano 1758, Vienna 1764, Varsavia 1765), La conversazione di Scolari (Venezia 1758, Firenze 1758), Buovo d’Antona di Traetta (Venezia 1759), Le pazzie di Orlando di Pietro Alessandro Guglielmi (Londra 1771, Milano 1773), Gli uccellatori di Florian Gassmann (Venezia 1759, Milano 1759, Firenze 1761, Mantova 1763, Varsavia 1765, Londra 1770, qui con aggiunta di musiche d’altri autori). Gran parte dei suoi impegni operistici fu in comune col fratello Giovanni Battista e col basso Del Zanca, coi quali si esibì anche a Vienna (1764), Varsavia (1765-67), Białystok (1767-70), Londra (1770-71). Le sue esibizioni ebbero esito strepitoso in Polonia, tanto da far desiderare al pubblico di poterla trattenere per le stagioni successive; in quell’occasione si distinse come protagonista nella Buona figliuola maritata di Piccinni (Parkitna, 2020, p. 65). A Londra fu rimpianta quando, in una ripresa del 1782 della Contadina in corte di Antonio Sacchini, la parte già da lei sostenuta passò a un’interprete meno disinvolta (Petty, 1980).
Caterina Ristorini morì a Bologna il 4 agosto 1806, sotto la parrocchia di S. Maria della Carità (Bologna, Archivio della parrocchia di S. Maria della Carità, Morti, t. XIV, ad diem). Intorno al 1776 si era unita in matrimonio con Giuseppe Gazzaniga e ne aveva assunto il cognome fino al ritiro dalle scene, avvenuto a Genova nel 1778 con La vendemmia dello stesso Gazzaniga. Nel 1770, alla corte dell’etmano Jan Klemens Branicki a Białystok, la cantante e il buffo Del Zanca avevano avviato le pratiche per un matrimonio che però, si presume, non ebbe seguito (cfr. Katalog tek Glinki, 1969; Żórawska-Witkowska, 2005); di fatto, le loro carriere si erano poi separate a Venezia nell’autunno 1771.
Bologna, Archivio dell’Accademia filarmonica: [O. Penna], Registro delle congregazioni ed atti seguiti dall’anno 1737 al 1750 … in proseguimento della Cronologia dell’Accademia de’ signori filarmonici, pp. 156, 159; Archivio di Stato di Bologna, Pepoli, Carteggio, ad diem (19 nov. 1727); Archivio generale arcivescovile, Registri battesimali della Cattedrale, 1686, t. 139, c. 8r; 1699, t. 152, c. 101v; 1702, t. 155, c. 51r; 1704, t. 157, c. 22r; 1706, t. 159, c. 248r; 1726, t. 179, c. 164v; 1729, t. 182, c. 3v; 1743, t. 196, c. 128r; 1745, t. 198, c. 188r; 1760, t. 213, c. 147v; 1761, t. 214, c. 127r; Bologna, Museo della musica, UU.12/1: G. Gaspari, Zibaldone musicale di memorie, documenti, estratti di opere stampate e manoscritte, lettere, autografi, pp. 181; Firenze, Opera di S. Maria del Fiore, Registri battesimali, t. 59, c. 100r; t. 290, c. 170r. C. Ricci, I teatri di Bologna nei secoli XVII e XVIII, Bologna 1888, p. 378; R.A. Mooser, Annales de la musique et des musiciens en Russie au XVIIIe siècle, II, Genève 1951, pp. 402 s.; III, p. 675; Katalog tek Glinki, I, Katalog osobowy, a cura di T. Zielińska, Warszawa 1969, pp. 58, 223 286; I. Mamczarz, Les intermèdes comiques italiens au XVIIIe siècle en France et en Italie, Paris 1972, pp. 232-235; R.L. Weaver - N.W. Weaver, A chronology of music in the Florentine theater, 1590-1750, Detroit, Mi., 1978, pp. 234-238, 241, 245-247, 250-253, 264; F.C. Petty, Italian opera in London 1760-1800, Ann Arbor, Mi., 1980, p. 186; P.H. Highfill - K.A. Burnim - E.A. Langhans, A biographical dictionary of actors, actresses, musicians, dancers, managers & other stage personnel in London, 1660-1800, XII, Carbondale, Ill., 1987, p. 386; W. Kirkendale, The court musicians in Florence during the principate of the Medici, Firenze 1993, pp. 476, 486, 491 s., 506-518, 652; C. Sartori, I libretti italiani a stampa dalle origini al 1800, Indici, II, Cuneo 1994, pp. 422, 560-563, 655; C. Timms, Ristorini, A.M., in The new Grove dictionary of music and musicians, XXI, London 2001, pp. 445 s.; Id., U., R., ibid., XXVI, p. 71; K.J. Kutsch - L. Riemens, Großes Sängerlexikon, V-VII, München 2003, pp. 3943, 4810; A. Żórawska-Witkowska, Muzyka na dworze Jana Klemensa Branickiego, in Dwory magnackie w XVIII wieku, a cura di T. Kostkiewiczowa - A. Roćko, Warszawa 2005, pp. 240 s.; R.D. Schmidt-Hensel, «La musica è del Signor Hasse detto il Sassone…». Johann Adolph Hasses ‘Opere serie’ der Jahre 1730 bis 1745, II, Göttingen 2009, pp. 639 s.; S. Pasqual, Cavalleria rusticana, sotto le Torri, 22-24 novembre 2013, https://www.saggiatoremusicale.it/home/attivita/2013/xvii-colloquio-di-musicologia/abstracts/sandro-pasqual/ (20 febbr. 2020); P. Maione, Tra le carte della diplomazia napoletana: la musica e il teatro “viaggianti” nell’Europa del Settecento, in ‘Society and Culture in the Baroque Period, ENBaCH – European Network for Baroque Cultural Heritage’, 2014, http://www.enbach.eu/it/content/tra-le-carte-della-diplomazia-napoletana-la-musica-e-il-teatro-viaggianti-nelleuropa-del (20 febbr. 2020); E. Lucchese, L’album di caricature di Anton Maria Zanetti alla Fondazione Giorgio Cini, Venezia 2015, pp. 109 s., 174 s., 234, 243 s., 246 s.; E. Selfridge-Field, The Teatro Sant’Angelo: cradle of fledgling opera troupes, in Musicologica Brunensia, LIII (2018), Supplementum, p. 164; A. Parkitna, Opera in Warsaw, 1765-1830: Operatic migration, adaptation, and reception in the Enlightenment, diss., Stony Brook University, New York 2020, pp. 63-66, 70 s., 80-82, 84, 87, 90, 123, 143, 165; R. Mellace, Introduzione a C. Goldoni, Drammi comici per musica, IV, 1756-1758, a cura di A. Vencato, Venezia 2020, pp. 34, 36-37, 57, 976 s. – Si ringraziano Marco Bizzarini e Aldo Salvagno per alcune notizie su Caterina Ristorini.